sabato 12 aprile 2008

Pioggia


A metà primavera, il tepore tanto atteso si è perso, sospinto lontano da ondate di perturbazioni che flagellano il mio giardino.
Un giardino che troppo irrorato a volte è pantano a volte giungla. L'erba trae così vigore dalla pioggia da puntare diritta verso il cielo.
Volontari per il taglio: nessuno.
Giustifica: gli sprazzi di sole durano troppo poco e poi, dopo averla tagliata, ricresce ancora.
Osservazione: perchè prepararvi il pranzo, poi dopo aver mangiato vi viene fame ancora.
Sotto questo cielo ostile che sembra si sciolga, fatico molto a pensare come la pioggia sia importante per la campagna, per le riserve estive, per la pulizia dell'aria perchè comunque preferisco il sole, possibilmente caldo.
Però qualcosa di bello in relazione alla pioggia si può trovare:

il canto della pioggia della tribù dei Papago (Messico)



Vicino ad occidente il grande oceano canta.
Le onde rotolano verso di me,coperte da molti nubi.
Anche qui afferro il suono.
La terra si scuote dietro di me
ed io sento il profondo mormorio.

Probabilmente si perde la musicalità della lingua originale, il nahuatl.




Intatta invece rimane nella Pioggia nel pineto:


Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse,
che oggi m'illude,
o Ermione.

Invito i lettori a continuare la lettura

Nessun commento: