giovedì 30 aprile 2009

Membrane


In seconda abbiamo cominciato la trattazione delle strutture cellulari.
Oggi in particolare ho ripercorso la strada fatta dai biologi nell'individuare la composizione, l'organizzazione e le funzoni delle membrane cellulari.
Potevo liquidare il discorso in dieci minuti scarsi sfruttando anche la rapidità di articolazione della parola che tanto fa disperare gli alunni nel tentativo di prendere appunti, ma almeno per alcuni argomenti preferisco entrare in tutti i dettagli necessari per far capire come effettivamente si fa la ricerca.
Perchè se dal modello a "panino imbottito" (dove è possibile traduco in italiano) si è passati a quello a mosaico fluido non è perchè uno scienziato genialoide si è alzato al mattino con questa ispirazione nella mente, ma perchè tanti hanno contribuito con il loro lavoro, a volte nascosto, a fornire tutti i dettagli necessari.
E così ho trascinato gli studenti tra rose cristallizzate nell'azoto liquido ai puntini verdi o viola dei coloranti fluorescenti danzanti sul vetrino di un microscopio per l'osservazione in vivo, tra proteine disegnate come tunnel ad altre da immaginare come catapulte, tra cuori trapiantati e tumori in agguato.
Almeno spero di averli coinvolti nel viaggio affascinante che abbiamo appena intrapreso.
Come un aquilone trascinato dal vento in un cielo sereno con tutti i fiocchetti ornamentali agganciati al suo filo.
Ma poi è suonata la campanella e il viaggio è finito

martedì 28 aprile 2009

Wah Wah Wah

Ripasso

Ancora le orogenesi e la storia della terra e il programma per l'esame sarà pronto

Metteremo in cantiere tutto il ripasso, sperando che quanto è stato fatto nel primo quadrimestre possa essere riportato alla luce.

Aiutiamo un poco la memoria con la suggestiva immagine ottenuta da Chandra, telescopio orbitante ai raggi X, della stella di neutroni PSR B1509-58, di appena 20 chilometri di diametro con un campo magnetico di tre miliardi più potente di quello del nostro pianeta.




Chi non ha mai pensato almeno una volta di poter afferrare le stelle?

E se nessuno dei miei lettori l'ha mai fatto, peccato.

Provi una volta a sollevare gli occhi al cielo

lunedì 27 aprile 2009

Influenza suina



Dopo l'aviaria è il turno della suina.
Mi raccomando, partendo subito, potete raggiungere la Svizzera e acquistare gli antivirali prima che siano esauriti!

domenica 26 aprile 2009

A volte tornano


A volte tornano i dubbi lasciati in sospeso.

Soprattutto se si ha un figlio che ricorda il post del giugno scorso e ti presenta una soluzione alternativa a quanto scritto allora.

Mi sto riferendo ai 153 pesci pescati da Simon Pietro.

Secondo gli Ebrei i popoli della terra, erano diciassette (si può trovare l'elenco nel cap 2 degli Atti degli Apostoli, quando dopo la discesa dello Spirito Santo tutte le genti comprendono le loro parole).

Sommando tutti i numeri compresi tra 1 e 17 il totale è 153.

Quindi pescare 153 pesci potrebbe far riferimento all'opera universale della Chiesa rivolta a tutte le popolazioni esistenti.

Non mi ha proprio del tutto convinta

Resto in attesa di eventuali altre spiegazioni.

sabato 25 aprile 2009

25 aprile


Uomo del Mio Tempo

Sei ancora quello della pietra e della fionda; uomo del mio tempo.
Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
-t'ho visto- dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura.
T'ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo.
Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri,
come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all'altro fratello: “Andiamo ai campi!”.
E quell'eco fredda, tenace
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite dalla terra,
dimenticate i padri:

le loro tombe affondano nella cenere,

gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

Salvatore Quasimodo
Avevo Due Paure

La prima era quella di uccidere
La seconda era quella di morire
Avevo diciassette anni

Poi venne la notte del silenzio

In quel buio si scambiarono le vite

Incollati alle barricate alcuni di noi morivano d’attesa
Incollati alle barricate alcuni di noi vivevano d’attesa

Poi spuntò l’alba

Ed era il 25 Aprile

Giuseppe Colzani

giovedì 23 aprile 2009

Dipartimento

Puntuale, la riunione di dipartimento arriva.
Un po' meno puntuale io, dovendo prima parlare di AIDS e malattie dell'endocrino al corso pomeridiano.
Segnalo un indirizzo da visitare per chi fosse interessato ad approfondire il discorso relativo al nanismo, non solo dal punto di vista delle disfunzioni ipofisarie.
Arrivo dai colleghi dopo più di un'ora dall'inizio della riunione, perdendomi tutte le premesse relative all'adozione dei libri di testo.
Poco male, perchè nell'immobilismo che genera l'incertezza aggravata dalla spada di Damocle dei vincoli ministeriali, i cambi nelle adozioni risultano congelati.
A ciò si aggiunge l'ormai ricorrente incognita di quali saranno le proprie classi per l'anno prossimo.
Tra contrazioni coinvolgenti le terze e le quarte e pressioni di ogni genere sempre più difficili da gestire, le nostre cattedre saranno rese note a scrutini avvenuti.
Ho deciso quest'anno di assumere l'atteggiamento del sano distacco: non chiedo nemmeno se gli scrutini citati siano quelli di giugno o di settembre.
devo solo esprimere un'indicazione da trasmettere alla Dirigenza:
"Vuoi essere abbinata ai tuoi libri di testo oppure automaticamente terrai i libri di testo della classe a cui sarai destinata?"
Scelgo l'abbinamento ai testi non erchè sia di così fondamentale imprtanza ma perchè mi diverte l'immagine mia in migrazione qua e là col codazzo di libri che mi saltella dietro, come a Topolino nel "L'apprendista stregone" i secchi e la scopa.
Perchè se ci metto buona volontà, qualcosa divertente da pensare lo trovo sempre.



oppure:


mercoledì 22 aprile 2009

Frammento di Venezia II


Nel pomeriggio la motonave ci porta al Torcello.
Una dopo l'altra le isole sfilano a destra e a sinistra battute da onde grigie, quasi metalliche.
Vorrei guardassero quanto scorre loro davanti, osservassero le fonderie prima, il succedersi della tavolozza di Burano poi.
Ma qualcuno gioca a carte, qualcun altro mangia (noto che mangiano in continuazione e se non mangiano bevono), altri si scattano fotografie l'un l'altro e fuori può esserci Venezia oppure qualsiasi altra città ma pare del tutto indifferente.
Metterli in uno scantinato garantendo loro un giorno di vacanza verrebbe apprezzato nello stesso modo?
Si staglia il campanile impacchettato del Torcello e la superficie dell'acqua mostra anelli in espansione: gocce di pioggia copiosa lavano l'attracco, il viale, i campi e il canale che iniziamo a costeggiare.
Nel grigio dominante il suo verde appare ancora più bello.
Cerco di penetrare quella superficie lucida ma sotto non si vede nulla.
Arriviamo alla deviazione resa necessaria dai lavori di sistemazione perdendo il Ponte del Diavolo che congiunge la parte abitata dell'isola a quella adibita alla coltivazione. Oltre ad esso solo un ponte privato di Venezia localizzato in Rio di San Felice non ha le spallette, che sono i parapetti che normalmente qui possiedono i ponti.
Proprio per questo probabilmente veniva usato per "Le guerre dei pugni" fin dal '300, nel periodo tra settembre e Natale.
Le lotte potevano essere di tre tipi: un incontro di boxe singolo (la Mostra), un combattimento multiplo (la Frota), la lotta per la conquista del ponte (Guerra Ordinata). Non essendoci spallette a protezione su quei ponti molto spesso i contendenti cadevano in acqua. Le Guerre dei Pugni provocavano molti feriti e, più raramente, anche dei morti. Con la crescita delle animosità nelle dispute si dovettero proibire nel 1705.
Guardo il ponte imbragato ma non c'è nessun gatto nero.
La leggenda vuole che durante le notti di luna piena sia possibile vedere sopra a questo ponte il Diavolo in persona, sotto forma di un gatto nero
Però non è notte e non c'è la luna piena.
Arrivo alla chiesa completamente bagnata, la nostra guida ci racconta un po' di storia, visitiamo la basilica e ritorniamo al nostro battello, sempre completamente bagnata.
Ma non importa: per nulla al mondo avrei fatto inserire Murano al posto del Torcello
Nel breve tragitto, poichè sono sempre l'ultima, il rumore della pioggia ti isola e ti immerge nel silenzio e nella calma.
E per un attimo vorresti rimanere lì per sempre

martedì 21 aprile 2009

Frammento di Venezia I


Coda in Piazza San Marco per entrare nella Basilica.
Gli zaini non possono essere introdotti: esiste un deposito apposito.
Però possiamo accatastarli in un angolo, rischiando che le solerti ronde dei vigili urbani li notino e facciano rimuovere perchè oltraggiosi al decoro del luogo.
Mi fermo a guardia dell'accozzaglia (cosa saranno mai pochi minuti di "guardia" in una visita di istruzione, durante la quale tale è il mio ruolo, carabiniere col fucile spianato onde evitare degenerazioni di recente memoria): molto più tranquilla comunque la guardia agli zaini rispetto a quella ai ragazzi.
Quindici minuti di una sosta che tanto ha da regalare.
Perchè nelle innumerevoli visite a Venezia, mai mi sono fermata ad osservare così a lungo la piazza.
Sono anche fortunata perchè è mezzogiorno e iniziano i rintocchi. Si mette in movimento anche il pastore della torre dell'orologio che percuote la campana e per ultimi i battiti dal campanile.
Dall'alto delle finestrelle scendono il XII da una parte, lo 00 dall'altra, e poi lo 05, il 10.
Un tempo che procede a scatti.
Mi piace questo tempo che scorre tra pause di immobilità.
Poi vengo distratta dal panorama umano variopinto che mi passa davanti, da chi si infila a guadagnare posti, dai pochi piccioni che planano sfidando l'attrito gelato dell'aria.
Ma i proprietari degli zaini sono di ritorno.

domenica 19 aprile 2009

Tulipani

Dalla Persia:
“Un giorno il giovane Shirin si allontanò dal suo paese dove viveva un’avvenente fanciulla di nome Farhad, che di lui era innamorata.
Lei lo attese pazientemente fino a quando decise di partire alla sua ricerca, avventurandosi nel deserto.
Ma non riuscì a resistere a lungo alla fatica e al dolore: quando cadde a terra, pietre aguzze le ferirono le membra e fecero sgorgare gocce di sangue, che si
fusero con le lacrime, tramutandosi in rossi tulipani.
A ogni primavera questi fiori tornano regolarmente a sbocciare, in ricordo di quell’infelice passione.”



Chissà se esiste una leggenda anche per i miei tulipani preferiti: viola screziati di bianco

venerdì 17 aprile 2009

La morte ambulante

Una decina di mezzi blindati, con una lettiga sulla quale il condannato viene legato prima della iniezione delle sostanze letali.
Una telecamera a documentare l'avvenuta esecuzione, in caso di contestazioni procedurali.
Viaggiano fino alle località più sperdute della Cina portando il boia direttamente al condannato.
Sempre meno colpi di pistola alla testa, con conseguenti schizzi di sangue magari infetto.
Sempre più iniezioni, pulite, sicure e meno traumatiche per il colpevole (forse bisognerebbe chiedere a lui)
L'equipe di medici e infermieri può anche recuperare immediatamente i preziosi organi dei condannati che verranno rivenduti per i trapianti (così si ammortizzano i costi: tra i 37.500 e i 75.000 euro per ogni mezzo)
E quell'autobus che percorre le strade e ti arriva vicino dovrebbe funzionare da deterrente.
Probabilmente non ha funzionato così bene: più di millesettecento esecuzioni documentate nel 2008

Su colpa e castigo

Allora un giudice della città si fece avanti e disse:
Parlaci della Colpa e del Castigo.
E lui rispose dicendo:
È quando il vostro spirito vaga nel vento,
Che soli e incauti commettete una colpa verso gli altri
e quindi verso voi stessi.
E per questa colpa commessa dovrete bussare e, inascoltati,
attendere a lungo alla porta dei beati.

Come l'oceano è la vostra essenza divina;
Per sempre resta incontaminata.
E come nell'etere, in essa si muovono soltanto gli esseri alati.
Come il sole è la vostra essenza divina;
Ignora le gallerie della talpa e non cerca le tane del serpente.
Ma in voi non dimora soltanto l'essenza divina.
Molto è tuttora umano in voi,
e molto in voi non è ancora umano,
Ma un pigmeo informe che cammina addormentato
cercando nelle brume il proprio risveglio.

E ora vorrei parlarvi dell'uomo che è in voi.
Poiché né la vostra essenza divina,
né il pigmeo nelle brume,
ma solo l'uomo conosce la colpa e il castigo.
Spesso vi ho udito dire di chi sbaglia che non è uno di voi,
ma un intruso estraneo al vostro mondo.
Ma io vi dico:
così come il santo e il giusto non possono innalzarsi
al di sopra di quanto vi è di più alto in voi,
Così il malvagio e il debole non possono cadere
più in basso di quanto vi è di più infimo in voi.
E come la singola foglia non ingiallisce
senza che la pianta tutta ne sia complice muta,
Così il malvagio non potrà nuocere
senza il consenso tacito di voi tutti.

Insieme avanzate,
come in processione,
verso la vostra essenza divina.
Voi siete la via e i viandanti.
E quando uno di voi cade,
cade per quelli che lo seguono
giacché li mette in guardia contro l'ostacolo.
Ma cade anche per quelli che lo precedono i quali,
benché più celeri e sicuri nel loro passo non rimossero l'ostacolo.

E vi dirò inoltre, nonostante la mia parola vi pesi sul cuore:
L'assassinato è responsabile del proprio assassinio,
E il derubato non è senza colpa del furto subito.
Il giusto non è innocente delle azioni del malvagio.
E chi ha le mani pulite non è immune dalle imprese dell'empio.
Sì, il colpevole è spesso vittima di chi ha offeso.
E ancora più spesso
il condannato regge il fardello di chi è senza biasimo e colpa.
Voi non potete separare il giusto dall'ingiusto, il buono dal cattivo,
Poiché stanno uniti al cospetto del sole
come insieme sono tessuti il filo bianco e il filo nero.
E se il filo nero si spezza,
il tessitore rivedrà da cima a fondo tela e telaio.

Se qualcuno di voi volesse portare in giudizio una moglie infedele,
Soppesi anche il cuore del marito e ne misuri l'anima.
E chi volesse frustare l'offensore scruti nello spirito dell'offeso.
E se qualcuno di voi, in nome della giustizia,
volesse punire con la scure l'albero guasto, ne esamini le radici.
E scoprirà radici del bene e del male, feconde e sterili,
tutte insieme intrecciate nel cuore silenzioso della terra.

E voi, giudici, che pretendete essere giusti,
Che giudizio pronunciate su chi,
benché onesto nella carne, in spirito è ladro?
Che pena infliggere a chi uccide nella carne,
ma in spirito è lui stesso ucciso?
E come perseguite chi nei fatti inganna e opprime,
Ma è lui stesso afflitto e oltraggiato?
E come punite quelli il cui rimorso è più grande del loro misfatto?
Il rimorso non è forse la giustizia retta da quella vera legge
che servireste di buon grado?

Ma non potete imporre il rimorso all'innocente,
né strapparlo dal cuore del colpevole.
Inaspettato, esso chiamerà nella notte
affinché l'uomo si svegli e scruti dentro di sé.
E come potrete capire la giustizia,
se non esaminate ogni fatto in piena luce?
Solo così saprete che il caduto e l'eretto sono un solo uomo che sta nel crepuscolo,
sospeso tra la notte della sua essenza non ancora umana
e il giorno della sua essenza divina.
La pietra angolare del tempio non è più alta
della pietra più bassa delle sue fondamenta.

Kahlil Gibran

mercoledì 15 aprile 2009

Willy il coyote





Un po' mi dispiacebbe (ma ho letto che è un falso), però poverino anche il coyote a perdere sempre

L'airone nero



Alla ricerca di oasi di pace, sempre in bicicletta a Jesolo, costeggio il Sile fino all'imbocco di via Lio Maggiore, una stradina sterrata che conduce alle valli di Dragojesolo affiancata per cinque chilometri dal Canale Caligo.
Il canale, pieno di anse, a tratti ristagna e poi riprende la corsa, bordato dagli alberi e dai campi.
In lontananza tanti gabbiani, seduti quasi in cerchio, in mezzo al terreno arato se ne stanno fermi. E penso agli "Uccelli" di Hitchcock radunati a preparare l'attacco
Incontro un cigno solitario che galleggia sull'acqua, un gabbiano che sta cercando di inghiottire un pesce enorme, due gallinelle d'acqua che si nascondono immediatamente.
Ma ecco sul bordo del canale un airone nero osserva il mio avvicinamento.
Se ne sta immobile, vicino ad un tronco, il collo un po' arcuato, quasi un elemento del paesaggio.
Il cigolare della mia bicicletta non lo disturba, se mi fermo e il rumore cessa allora piega la testa, si stacca da terra, compie quasi un'inversione a U dispiegando le ali e si solleva.
Ma non si allontana troppo, plana un poco più avanti e di nuovo si pone immobile.
Ricomincio l'avvicinamento, se mi fermo si alza in volo e riatterra e così per sei, sette volte, finchè scocciato abbandona il canale.



Il canale non scorre più tra i campi.
A sinistra e a destra la laguna, con ciuffi che sporgono a segnalare il fondo basso
Ho trovato la calma e il siloenzio che cercavo ma si sta avvicinando la sera e inverto la marcia.
Ritrovo il mio airone nero ma è tardi per giocare ancora a rincorrerlo.
Immobile osserva il mio passaggio.
Poichè non mi fermo, immobile rimane.

martedì 14 aprile 2009

Le idi di marzo



Non ci siamo troppo con la data, ma è in questi giorni che ho letto l'ultimo romanzo di Manfredi, dedicato all'ultima settimana di vita di Giulio Cesare.
Lettura scorrevole, è stata lo spunto per ripassare un po' la storia di Roma, sia precedente al 44 a.C. ma soprattutto dopo, quando la repubblica è stata sostituita dall'impero.
Anche per riflettere sull'inutilità di tante gesta
Tra tanti personaggi maschili ricordati, fedeli o traditori, saggi o stolti, forti o deboli tre donne meritano la citazione dell'autore: Calpurnia, Servilia e Cleopatra.
Ammesso che le fonti le abbiano descritte come realmente sono state, promuovo la prima, giudizio sospeso a settembre per la seconda e sicuramente bocciata la terza (deformazione professionale)

Sarebbe infine interessante aprire una discussione a proposito di un'affermazione riportata nella nota finale:
"La storia infatti è sempre stata mossa da passioni come l'odio, l'amore, l'invidia, il desiderio di potere, le frustazioni e le delusioni, la sete di vendetta, il fanatismo, più che dalla razionale riflessione, dalla meditazione filosofica, dalle considerazioni di carattere etico"

lunedì 13 aprile 2009

Le strade nel nulla


Quando ritorno a Jesolo dopo qualche mese e con la bicicletta parto in esplorazione ogni volta qualche brutta sorpresa mi attende.
Nei viali principali è stato fatto scempio dei pini italici.

E' vero: le loro radici avevano sollevato l'asfalto qua e là, la strada non era mai veramente pulita perchè gli aghi si rinnovano in continuazione e magari, se sei sfortunato, poteva anche cascarti una pigna in testa.
Però erano lì da più di trent'anni e quello era il loro habitat.

Al loro posto le tanto fascinose palme, perfette infestanti per quel territorio.
E immagino la frescura quest'estate di quei viali, l'ombra abbondante che potranno regalarci.

Peggio capita se giri nella campagna, perchè dal nulla vengono create strade che si perdono nel nulla.

Strisce di asfalto tra campi lasciati incolti ed il perchè è chiaro.

Prima la strada, poi il cemento dei tanti pollai che sorgeranno intorno per alloggiare sempre nuovi turisti.
Pollai dai colori vivaci, dopo tutto Burano è vicina, ognuno con il suo lungo camino, raggruppati in "villaggi" dai nomi esotici e fantasiosi

domenica 12 aprile 2009

sabato 11 aprile 2009

Il crisantemo


Vivevano in Giappone due sposi che si amavano teneramente.

Ma scoppiò una guerra, l'uomo fu costretto ad arruolarsi e passarono alcuni mesi prima che potesse ottenere una breve licenza per rivedere la giovane moglie.

La moglie lo accolse festosamente e subito gli chiese quanti giorni poteva trattenersi a casa.

"Quanti petali ha quel fiore" - rispose l'uomo accennando ad un fiore sul davanzale .

Ma i petali erano pochi e la donna pensò di aumentare la durata della licenza tagliando in striscioline sottili il fiore.

Il marito rimase con lei molto più del tempo che gli era stato concesso, commettendo una grave infrazione che gli costò, al rientro, una condanna a morte.

Anche la sposa morì poco dopo, torturata dal rimorso e dal dolore per aver ceduto all'egoismo di averlo con sé, anche se dettato dall'immenso amore.

Così, sulla sua tomba sbocciarono fiori meravigliosi, che nessuno aveva mai visto, fiori formati da innumerevoli petali, simili a quelli che aveva ottenuto lei con le forbici in quel giorno lontano.

I crisantemi nacquero così dall'amore e dal dolore

venerdì 10 aprile 2009

Venerdì santo

"Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà". Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano






giovedì 9 aprile 2009

Giovedì santo

Simon Pietro gli dice: "Signore, dove vai?". Gli rispose Gesù: "Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi". 37Pietro disse: "Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!". 38Rispose Gesù: "Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte".


mercoledì 8 aprile 2009

lunedì 6 aprile 2009

Non dovresti conoscere la disperazione


Non dovresti conoscere la disperazione
se le stelle scintillano ogni notte;
se la rugiada scende silenziosa a sera
e il sole indora il mattino.

Non dovresti conoscere la disperazione, seppure
le lacrime scorrano a fiumi:
non sono gli anni più amati
per sempre presso il tuo cuore?

Piangono, tu piangi, così deve essere;
il vento sospira dei tuoi sospiri,
e dall'inverno cadono lacrime di neve
là dove giacciono le foglie d'autunno;

pure, presto rinascono, e il tuo destino
dal loro non può separarsi:
continua il tuo viaggio, se non con gioia,
pure, mai con disperazione!

Emily Bronte

domenica 5 aprile 2009

La morte e il becchino



Recuperata la fotografia dell'opera compiuta, scopro che non soltanto a Klimt va l'ispirazione ma anche a Schawabe perchè la terza figura rappresenta la morte.
E' lo stesso autore che racconta come durante una malattia ebbe una visione: " ..durante la notte ho visto -poichè non dormivo- l'angelo nero seduto sul bordo della finestra della mia camera, il suo sguardo era assai dolce, oh quale dolcezza, quasi un sorriso perchè non doveva entrare..."
Dalla fusione di "Le tre età della donna" e "La morte e il becchino" nasce "Mater?" della quale mi limito a riportare i dati tecnici.
L'intera interpretazione ad altra occasione
Anno: inizio settembre 2007-fine marzo 2008
Titolo: Mater?
Tecnica: graffito e olio (decorazioni in vernici acriliche, intarsi in vetro e cristallo a taglio diamante, oro)
Supporto: legno
Dimensioni: 65 cm x 120 cm
Opera esposta presso l'Istituto delle Suore Orsoline di Somasca dall'8 al 26 dicembre 2007 con tema "Essere donne, essere madri: il dono della maternità educativa"


sabato 4 aprile 2009

Le tre età della donna

Si tratta di un'opera della maturità di Klimt: le figure sono asciutte, sintetiche ed ildecorativismo geometrico si materializza in forme che ricordano oro, sete raffinate e pietre preziose
Il tema è una rivisitazione, in chiave simbolica, delle tre fasi della vita femminile: l'infanzia, la maternità e l'inevitabile declino della vecchiaia.

Il quadro fu premiato e acquistato all'Esposizione Internazionale di Roma del 1911
Non sarà altrettanto famosa ma di gran lunga preferisco l'opera di mia sorella, che pur essendosi ispirata a quello, ha avuto la buona grazia di rappresentare la vecchiaia della donna in maniera molto più decente (e dal mio punto di vista decisamente preferibile)


Nella fotografia il quadro non è ancora completato, appena ne recupero una più recente la sostituirò

venerdì 3 aprile 2009

Muffe




Ormai non servono più perchè è finita la sezione di sistematica.
Cercando cibo nel frigorifero, occupazione preferita dai figli, sono tornati alla luce tre vasetti di yogurt.
Due alla pesca con scadenza gennaio 2009 e uno al cocco con scadenza 10.11.2008
Penso che sia stato battuto ogni record precedente.
Osservando in trasparenza un vasetto di yogurt alla pesca si intuisce una massa scura dovuta alle muffe sviluppatesi.
Con coraggio apro il vasetto dello yogurt al cocco.
Aspetto normale, odore normalissimo (peccato che il cocco non mi piaccia proprio)
Ma mi sacrifico e comincio a mangiare (dovessi essere morta domani la colpa sarà dello yogurt).
Anche il sapore è normale, peccato sappia di cocco.
L'altro giorno parlando della regolazione della respirazione ho citato l'infausto esperimento degli scienziati saliti sulla mongolfiera per verificare il comportamento dell'organismo a basse pressioni di ossigeno.
Speriamo che lo spirito da cavia non mi faccia fare la stessa fine

giovedì 2 aprile 2009

Dissezioni


Ieri si è svolta l'unica attività di laboratorio prevista per il corso pomeridiano "quando il meccanismo si inceppa"
Tre gli argomenti da sviluppare: azione amilasi salivare, dissezione organi, misura pressione a riposo e dopo sforzo.
1. Preparata dall'assistente la salda d'amido, allestite le provette standard, una con il reattivo di Lugol, l'altra con il reattivo di Fehling, la maggior difficoltà è stata la raccolta dei trenta millilitri di saliva necessari, da parte dei tre volontari.
Peccato che messa nella salda d'amido a trentasette gradi non sia stato possibile osservarne l'azione e tristemente il reattivo di Lugol è rimasto blu scuro e quello di Fehling azzurrino.
Del tutto inutile l'ultima parte che prevedeva la disattivazione dell'enzima in seguito alla bollitura. Se non funziona la saliva a temperatura fisiologica, funzionerà dopo bollitura? Infatti
2. Molto più coinvolgente l'esame degli organi, pur non privo di inconvenienti.
Primo: scongelare il cuore di maiale la sera prima può bastare, ma se al cuore sono attaccati i polmoni e il fegato, la trachea e l'esofago, più altri tessuti non meglio identificati, allora vuol dire pretendere di esaminare un blocco di ghiaccio.
Si può cercare di separare i pezzi con le mani (la lama del bisturi si è subito rotta) ma si rischia l'assideramento offrendo in più ai passanti curiosi (il laboratorio è semi interrato e le finestre sono a livello del marciapiede) la rappresentazione di "Jack lo squartatore"
Secondo: verso la fine dell'esperienza, dopo tutte le manipolazioni a cui è stato sottoposto, il materiale si è pure scongelato e ha cominciato a gocciolare sangue ovunque, sui banconi, in terra, sui camici, rendendo ancor più realistica la rappresentazione sopra citata.
Terzo: nessuno ha voluto riportarsi a casa il tutto, metterlo nei cestini fuori discussione, la scuola non ha i raccoglitori per l'umido e quindi, necessariamente, tutto sigillato nei sacchi neri.
Per fortuna, stamane, nel cortile non c'erano frattaglie sparpagliate qua e là da cani e gatti.
3. Infine la misurazione della pressione, ma il tempo rimasto era troppo poco.
Giusto per tre volontari, mandati a correre su e giù per il corridoio.

Conclusione: i ragazzi hanno seguito l'attività con molta più partecipazione rispetto alle normali lezioni, ed è comprensibile e questo post serve a suscitare invidia nei non partecipanti

mercoledì 1 aprile 2009

Shalom

Solo per tenere accesa la memoria