lunedì 14 aprile 2008

L'ospite


Da ormai quattro mesi la nostra famiglia si è arricchita di un nuovo ospite, poichè un topolino ha eletto a sua dimora il piano semi interrato, zampettando allegramente tra cantina e lavanderia.

Si facesse i fatti suoi senza interferire nella mia vita potrei anche tollerarne la presenza, ma passare il tempo a ripulire i segni del suo passaggio non è la mia massima aspirazione.

Rosicchia tutto lasciando briciole ovunque: briciole di legno, di carta, persino di sapone.

Con tanta buona volontà per dargli un'esistenza libera e migliore ho lasciato appositamente la porta della lavanderia aperta ma probabilmente il mondo esterno non lo attira perchè non ha funzionato.

Metodi più cruenti sono stati scartati: nessuno avrebbe raccolto una tavoletta imbrattata di vischio con un topo agganciato sopra ancora vivo. Poi che ne avremmo fatto?

Inviare il gatto, che ormai si è ristabilito appieno, a fare il suo lavoro di cattura-topi non è stato proposto da nessuno: basta infatti guardarlo per concludere che al massimo sarebbe stato mangiato lui.

E ricorrere ai sofisticati mezzi chimici?

Nonostante l'alzata di scudi, le proteste vivaci di tutti, i rimproveri "sei la solita, predichi una cosa e poi ne fai un'altra, sei un'assassina potenziale", nessuno si è offerto di scendere in cantina per convincere il topo ad uscire, declamando i vantaggi della libertà, magari leggendogli un pezzo dell'Apologia di Socrate di Platone. Ancora meno i volontari che si sono offerti di sostituirmi nelle pulizie e, tra lo sconforto e la disapprovazione, il veleno è stato comperato.

Risultato: bocconcini divorati, topolino più arzillo di prima.

Spiegazione: in commercio non ci sono più i veleni di una volta oppure l'unico topolino che ha sviluppato la resistenza al veleno abita a casa mia.

Spiegazione dei "super esperti": "hai toccato il bocconcino con le mani e quindi il veleno non è più efficace (!!??)". Deve essere un fluido speciale che ho nelle mani.

Stanotte anche l'incontro ravvicinato.

Rientrato dal seggio il maggiore, lo sento chiamare da sotto perchè è riuscito ad intrappolare il topolino nella scarpiera.

E qui ho fatto l'errore più grande: ho inviato da basso mio marito con l'ordine di prendere una pala e risolvere il problema una volta per tutte.

Risultato: tra tentativi di trasferirlo in una scatola o in una borsa per poi liberarlo all'esterno; balzi di almeno un metro della povera bestiola impaurita e saltellante ovunque, tra calorifero, mobili, maglioni, teste; osservazioni del tipo "ma è troppo bello, così nero con gli occhietti rossi" sintomo di una volontà di cattura pressochè nulla il nostro ospite è riuscito a rifugiarsi in garage.

Chiusura ermetica della porta per impedirgli di ritornare in cantina e speranza che decida di abbandonare il garage.

Torno da scuola e ritrovo la porta interna spalancata.
Chissà chi sarà stato, perchè da me non è mai stato nessuno a fare nulla.
Così il topolino avrà avuto tutto il tempo per ritornare sui suoi passi.

Ripensando a quanti mus musculus ho sacrificato per la preparazione della tesi di laurea ( La spermatogenesi del topo anche in condizioni di variabilità cariotipica: ricerche istomorfologiche) in fin dei conti se questo loro discendente si è salvato non è una tragedia.

Vorrà dire che continuerò a pulire.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grande sto topino deve essere parente di quello che abita da noi...conviviamo con eleganza!...faticosa per chi pulisce ma confido nell'approssimarsi della stagione più caldina...noi non abbiamo aria condizionata!