domenica 13 aprile 2008

Fioriture


Nel giardino è una continua rincorsa di fioriture di alberi da frutta.

Ha cominciato il susino, poi il pesco e l'albicocco, il ciliegio e adesso anche il melo.

E i fiori del melo sono quelli che mi piacciono di più, perchè il rosso-rosa intenso del bocciolo si stempera in petali bianco-rosati, quasi come fossero di madreperla.


Più che per i fiori la sua fama però è legata ai frutti, fin dal momento della creazione.

Gli dei dell’antico Egitto ricevevano in dono ceste colme di saporitissime mele.

La madre Terra aveva regalato ad Era questi frutti salvifici per le sue nozze, e ne era nato uno splendido giardino sulle pendici del monte Atlante che nessun piede umano poteva calpestare.

Il re Euristeo allora spedì Ercole a sottrarre le famose mele d’oro dal giardino delle Esperidi col chiaro intento di perderlo, ma naturalmente non vi riuscì ed Ercole tornò ancor più vittorioso da quell’impresa, la sua undicesima fatica.

Poi c’è la famosa mela d’oro che la Discordia gettò sulla tavola del banchetto nuziale di Peleo e Teti, che poi Paride diede alla bellissima Venere, scatenando la guerra di Troia.

Sono passate alla storia anche le mele di Ippomene che distraendo Atalanta, gli permisero di vincerla alla corsa e sposarla.
Nelle tradizioni celtiche, il pomo è un frutto di scienza, di magia e di rivelazione.

La donna dell’Altro Mondo, naturalmente bellissima, che viene a cercare Condle, il figlio del re Conn dalle cento battaglie, gli consegna un pomo che lo nutre per un mese e non si consuma mai. Fra gli oggetti meravigliosi la cui ricerca è imposta dal dio Lug ai tre figli di Tuireann, in espiazione dell’omicidio di suo padre Cian, figurano i tre pomi del giardino delle Esperidi: chiunque ne mangi non avrà più fame e sete, dolore e malattia ed essi non si consumano mai.

In alcuni racconti bretoni, mangiare un pomo costituisce il prologo di una profezia.

Se il pomo è un frutto meraviglioso, il melo (abellio, in celtico) è anch’esso un albero dell’Altro Mondo.

La donna dell’Altro Mondo che va a cercare Bran, gli dà un ramo di melo prima di trascinarlo al di là del mare.

Emain Ablach in irlandese, Ynys Afallach in gallese, l’isola d’Avalon, altrimenti detta il pometo, sono i nomi di questo soggiorno mitico in cui riposano i re e gli eroi defunti.

Nella tradizione britannica, re Artù vi si rifugiò in attesa di venir liberato ad opera dei suoi compatrioti gallici e bretoni dal giogo straniero.

Merlino ammaestra sotto un melo.

Sempre nella tradizione celtica, il suo legno è uno dei nove Legni Sacri dei Druidi, usato per accendere i fuochi delle cerimonie.

Presso i Galli era un albero sacro come la quercia.

Nella mitologia scandinava troviamo invece la mela dell’eterna giovinezza che Indhunn teneva ad Asgard, e quella lanciata da una donna dell’Isola della Vita a Conle, che lo nutri’ per un mese facendolo spasimare d’amore.

Perfino presso gli Irochesi, indiani del Nord America un tempo fra i più potenti, che sopravvivono oggi in piccole riserve, un albero di mele è ritenuto il centro del cielo.


Peccato che ai fiori non sia stato dedicato altrettanto spazio

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