Riprendo un articolo apparso su le Scienze di questo mese di M. Krauss e R.Scherrer, a cui rimando gli interessati per una lettura più puntuale.
Sulla base di dati raccolti negli ultimi dieci anni si sostiene che l'espansione dell'universo sta accelerando, grazie ad "antigravità" prodotta da "energia oscura" associata a ciò che a noi sembra vuoto.
Le galassie si allontaneranno così con una velocità apparentemente superiore a quella della luce, sparendo per sempre dalla nostra vista.
Ciò eliminerà i punti di riferimento che consentono di misurare l'espansione, cancellando gli indizi dell'esplosione primordiale, in altre parole non si potrà nemmeno supporre il big bang.
Già una cancellazione quasi totale si deve essere verificata nella fase di inflazione, ai primordi dell'universo, e adesso anche questa.
Adesso è un avverbio forse esagerato poichè continuando la lettura si scopre che a non veder più nulla saranno gli astronomi che vivranno tra cento miliardi di anni.
E ha dell'incredibile quanto riporto integralmente: "Se questo articolo si conserverà, potrebbe essere l'unico indizio con cui le future civiltà verranno a conoscenza del big bang. Resta da vedere se qualcuno lo riterrà credibile".
Alcuni giorni fa, in quinta, discutevamo relativamente alle due sezioni del programma: molto più concreta e di facile applicazione la sezione di geologia, per alcuni aspetti "strampalata" l'analisi fatta in astronomia.
Sarò poco pratica, ma studiare le stelle e la cosmologia (che non è solo ipotesi del big bang) mi piace molto di più che studiare "sassi", ma a tutto c'è un limite.
Qualche alunno segnalava l'assurdità di ricostruire avvenimenti di venti miliardi di anni fa, noto che ci sono scienziati che si stanno preoccupando di quelli tra cento miliardi di anni.
Il mondo biologico non segue questi ritmi temporali: dovrò cercare quale è la specie che in assoluto è durata di più, la nostra non credo rientrerà mai nelle prime classificate.
A fine lettura dell'articolo rimango perplessa
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