lunedì 27 ottobre 2008

Agrifoglio


Oggi è una grigia giornata autunnale.
Nel giardino le rose scolorite perdono petali che si mescolano ai gialli delle foglie, la lavanda intristisce, l'ortensa sembra quasi risucchiata.
Solo una nota di colore vivace si staglia nella nebbiolina: è la pianta di agrifoglio nel massimo del suo splendore.
Sono molte le leggende che parlano dell'agrifoglio.
Nei paesi del nord si narra che da Odino, re degli dei e da Frigg, dea della bellezza nascesse uno splendido giovane di nome Baldur.
Baldur divenne il dio della vegetazione e personificava le stagioni: egli era così amato da tutti da suscitare l'invidia di Loki, genio del male.
Per sottrarre il figlio alla furia omicida di Loki, Frigg fece giurare a tutti gli esseri di proteggere Baldur.
Ma si dimenticò del vischio e Loki da questa pianta ricavò la freccia con cui uccise Baldur, il quale morendo cadde su un cespuglio di agrifoglio, spruzzandolo col suo sangue.
Odino allora maledisse il vischio e benedisse l'agrifoglio, che fu l'ultimo giaciglio del corpo senza vita di Baldur.
L'agrifoglio fu ricompensato con una profusione di rosse bacche, ricordo delle gocce di sangue versato da Baldur, e con una bella chioma sempreverde.
In Italia la tradizione di usare l'agrifoglio a scopo augurale è arrivata grazie ai Romani che conquistata la Bretagna, scoprirono che i sacerdoti celti usavano la pianta per proteggere le persone dai disagi dell'inverno.
Mentre una leggenda cristiana narra che un piccolo orfanello seguendo i pastori chiamati alla grotta di Betlemme non trovò altro da portare in dono se non una corona di alloro. Sembratagli però indegna cominciò a piangere sconsolato, ma Gesù toccata la corona la fece diventare di un verde brillante e tramutò in bacche rosse le lacrime del bimbo.

Meglio le lacrime delle gocce di sangue.

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