sabato 2 agosto 2008

Letture


Il periodo che trascorro in vacanza è quello nel quale riesco a leggere di più.
Ciò perché la mansarda che mi ospita è talmente piccola che in un’oretta circa è già sistemata e quindi è notevolmente ridotto il tempo da dedicare alle faccende domestiche.
Anche le ore passate in spiaggia senza qualcosa da leggere apparirebbero eterne e noiose, dato lo scarso interesse che dimostro a voler conoscere vita, morte e miracoli dei vicini di ombrellone.
Quindi mi porto da casa le riviste che diligentemente ho accumulato per un anno intero, alcune ancora con la pellicola protettiva, e cerco di smaltire le scorte. Mi sono portata anche dei libri e altri ne prenderò alla biblioteca del paese.
Ho cominciato con “L’oro di Mosè” di Franco Scaglia, un giallo ambientato in Israele-Palestina, con protagonista il Custode francescano della Terra Santa.
L’autore oltre a sviluppare l’intreccio con colpi di scena a sicuro effetto, tipo il rinvenimento della presunta tomba di Mosè, con annessa Arca dell’Alleanza, circondata da scheletri di templari cospiratori contro l’Imperatore e puniti da Federico II a morire di fame e di sete, dedica parecchie pagine anche alla descrizione della situazione attuale del Paese e ai rapporti tra le diverse popolazioni coabitanti in Gerusalemme.
Riporto la scena che più mi ha colpito per la sua infinita tristezza.
Il Custode si sta recando all’inaugurazione di un negozio di giocattoli di un suo amico armeno.
“Quando arrivai, la festa era appena iniziata. Vidi un bambino Amico della Roccia (musulmano) dall’aria simpatica, fermo sulla porta, indeciso sul da farsi. Forse voleva entrare, attratto da tutti quei giocattoli. I suoi occhi neri fissarono i miei. Io sorridente aprii le braccia per rassicurarlo. Mi trovavo a circa cinque metri da lui e dall’ingresso. Mi venne incontro, rispondendo al mio sorriso con un’espressione malinconica. Prese a correre, mi passò accanto, e poco prima di saltare in aria mi sembrò mi salutasse con un gesto largo di ambedue le braccia. Volai anch’io, il rumore dello scoppio mi assordò, credo. Poi non vidi e non sentii più nulla”
Per tutti i rimandi al periodo delle crociate e in particolare a Federico II, poiché non ricordo molto questo periodo di storia studiata al liceo, dovrò ripassarla anche per verificare quanto è detto di attendibile.
In conclusione posso dire che pur essendo un romanzo, si presta a numerose riflessioni utili anche se ho preferito “Il Custode Dell’ Acqua” dello stesso autore e con lo stesso protagonista, che avevo letto l’anno scorso.
Per completare la trilogia mi manca adesso “Il Gabbiano di Sale”.

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