martedì 12 agosto 2008

Murano - Burano

Come tutti gli anni, la vacanza include una visita a Venezia, possibilmente con mete di volta in volta diverse.
Così l’anno scorso abbiamo fatto il giro completo a piedi dell’isola S. Erasmo, mentre quest’anno ci proponiamo la visita al Museo del vetro di Murano.
Controllo orari traghetti in internet, pranzo effettuato a tempo di record, ritardo cronico sulla tabella di marcia, percorso verso Treporti confidando nell’assenza di autovelox, arrivo al parcheggio, acquisto biglietti.
Solo il tempo di fissare nella memoria la laguna fiorita di viola chiaro alla nostra destra, qualche airone che più slanciato si distingue dai gabbiani, le torri a guardia ormai dei soli campi di granoturco alla sinistra.
Si scopre che gli orari non coincidono e che il traghetto sta già per salpare.
Solo la pazienza dell’addetto alle funi di attracco ci permette di salire.
Ci guardiamo ed è lo stesso il pensiero: “Ma saremo poi saliti sull’imbarcazione giusta?”
La laguna lascia spazio ad un mare più aperto e leggermente ondulato: verde in corrispondenza delle creste, più grigio là dove sono i cavi.
Lasciamo una scia di bolle bianche tra le dame presidiate da gabbiani giganti, uno sulla sommità di ogni triade, talmente assuefatti al passaggio dei traghetti da non girare nemmeno il capo nella nostra direzione.
Superiamo due piccoli isolotti sui quali i ruderi delle costruzioni stanno per essere fagocitati dalla vegetazione: lingue di edera hanno conquistato quasi completamente i muri scrostati. Richiamano i tentacoli di piovre giganti abbarbicati sulla preda.
Superiamo l’arlecchino di Burano, rimandando a dopo la visita e arriviamo alla meta principale, l’isola di Murano, costeggiando pontili di fonderie chiuse.
Anche qui ti accoglie un’aria di abbandono.


Sbarchi ed è una successione di botteghe: dalle vetrine oggetti tutti troppo simili tra loro, troppo simili a quelli esposti a Jesolo.
Solo talvolta c’è qualcosa di veramente bello, ma noi passiamo oltre.
Ci aspetta la mostra “Fare vetro”.
Sali e scendi ponti, costeggi i canali che attraversano l’isola e arrivi, rallegrata nel percorso dai brontolamenti continui di due figli su tre, trascinati alla gita dalla tirannide dei genitori blanditi da una sorella pazza che si ferma a fotografare quanto di più insulso si incontra: un vaso di fiori, un muro rotto, uno scorcio tra case così vicine che il transito deve avvenire in fila indiana.
Visita al museo: la sezione dedicata alle tecniche di preparazione e lavorazione del vetro potrebbe anche servire alle classi.
Chissà se quando si recano in visita a Venezia è compresa questa tappa.
Tra gli oggetti esposti, per me i migliori sono quelli dell’arte contemporanea.






continua...

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