venerdì 8 agosto 2008

La biscia

Capita talvolta nel fare tragitti noti di incontrare qualcosa di insolito.
Stamane, pedalando verso la spiaggia, la ruota anteriore supera un serpentello che a pancia all’aria giace sul ciglio della strada.
Immediato un leggero grido per l’atavica repulsione nei confronti dei rettili striscianti, ma la deformazione professionale mi fa bloccare la bicicletta.
Ripercorro la decina di metri nel frattempo coperti perché devo sapere di cosa di tratta.
A pancia all’aria non è facile, ma con una cannuccia lo rivolto per osservarne la forma della testa, il colore, le squame.
Una voce alla mia destra mi fa notare un signore che con la zappa in mano sta sistemando l’orto.
“E’ una biscia, mi dice, vengono al canale per mangiare le rane”
Effettivamente la forma del capo non lascia dubbi: piccolina, come biscia, perché raggiunge appena i trenta centimetri e ha il diametro del mio mignolo.
Mentre rispondo al signore, almeno tre pensieri contemporaneamente mi attraversano.
Primo: scommetto che zappando è lui che l’ha trovata e dopo averla uccisa l’ha gettata sulla strada
Secondo: mi immagino quel “biscino” che razza di rane sarebbe riuscito a catturare. E l’immagine è quella di un pitone che ha inghiottito un vitello intero, come nei cartoni animati
Terzo: ma ci saranno anche vipere nei dintorni?
Nel frattempo però sto raccontando al “locale” di quando nel canale che costeggia la strada ho visto una biscia dal collare bianco enorme, lunga sicuramente più di un metro.
“Sicuro, mi risponde, ce ne sono. Si chiamano…a questo punto mi dice il nome veneto, un nome lunghissimo, mai sentito nominare, e non avendo la possibilità di appuntarmelo, me lo sono dimenticata”
Chiedo delle vipere.
“Certo, ci sono, ma sono in pineta (disterà duecento metri da dove ci troviamo) e hanno gettato esche velenose così grandi (mi indica usando pollice e indice piegati ad U, tre centimetri circa) perché i turisti non le incontrino passeggiando.”
“Ma poverine, non sono aggressive”
“Però dà fastidio incontrarle sui sentieri”
Sta parlando con una che ha appena gridato quando con la ruota della bicicletta ha superato il cadavere di una piccola biscia inoffensiva, ma in quel momento penso alla vendetta della natura: torme di topi e di ratti pronti a rosicchiare i piedi dei turisti distesi nelle loro tende a dormire.
Così imparano ad essere la causa indiretta della strage delle vipere.
Saluto e mi dirigo alla spiaggia.


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