domenica 3 agosto 2008

Giornata missionaria

Tutti gli anni nella mia parrocchia di Jesolo la prima domenica del mese di agosto è dedicata alla giornata missionaria.
Sarà perché qui al mare, libera dalle faccende domestiche riesco a seguire la S. Messa delle 10.30 o sarà perché effettivamente la parrocchia è almeno cento miglia più avanti rispetto a quella di Rosciate, però qui la messa è più vivace.
Da noi far uscire dai banchi i bambini per la proclamazione del Vangelo e raccoglierli davanti all’altare, far recitare il Padre Nostro tenendosi per mano, mandare i bimbi a distribuire la pace a tutti, e, eresia delle eresie, far recitare proprio a loro la preghiera che conclude la consacrazione affinché l’assemblea risponda con l’amen, minimo avrebbe come risultato l’invio di messaggi scandalizzati al Vescovo perché prenda provvedimenti.
E da alcune battute fatte dal parroco non è escluso succeda anche qui.
Ma la domenica di oggi è stata ancor più rivoluzionaria.
Normalmente per la giornata missionaria, un sacerdote saveriano illustra durante l’omelia la situazione della regione del mondo da cui proviene.
Oggi è capitato don Mario Diotti che in pochissime parole è riuscito a dirci della sua fuoriuscita dal seminario ove non erano apprezzate le sue doti di poeta e compositore di canzoni, del lungo periodo trascorso a fare il “prete da spiaggia” a Lignano Sabbiadoro venendo a contatto con le vittime del terremoto del Friuli, soprattutto bambini, e infine della sua permanenza attorno al lago Tanganika in Congo, terra ricchissima e proprio per questo continuamente funestata da guerre di tutti i tipi.
Dopo questa brevissima presentazione ha preso la fisarmonica in mano, ha letto il canto ottenuto dai pensieri dei bimbi friulani e ha fatto cantare l’intera assemblea.
Altra preghiera che ci ha cantato, quella di un bimbo africano che vede la mamma in pianto perché può attingere solo acqua sporca di sangue.
In conclusione ci ha recitato una poesia di Tagore.
Terminata la funzione, uscendo, ho recuperato il fascicolo che aveva preparato nel quale sono riportati alcuni suoi scritti, canzoni e poesie oltre a materiale che ha raccolto nel mondo.
Scelgo di riportare quella scritta da Felix de Athayde del Brasile:
“Il povero ara la terra”

Il povero ara la terra
(una giornata enorme)
ara fame e miseria.
Il ricco mangia e dorme.

Il povero spacca la pietra
(la pietra viva, enorme)
spacca fame e miseria.
Il ricco mangia e dorme.

Il povero ammassa il pane
(ed ha una fame enorme)
ma chi lo mangia il pane?
Il ricco mangia e dorme.

Il povero vuole il pane
(ed è un delitto enorme)
il ricco lo imprigiona,
si segna, mangia e dorme.

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