martedì 10 giugno 2008

Oleandro




Nonostante non faccia che piovere, imperterriti i fiori si inseguono colorando il mio giardino.

Persi tutti i petali l'arancio e il limone, appena appena l'ortensia sta colorando di rosa i suoi corimbri mentre gli oleandri si tanno rivestendo di rosa, bianco e rosso.

Preferisco quelli rosso sangue-venoso.

L'apparenza però non inganni: non sempre quello che è naturale è necessariamente buono.

L'oleandro è il tipico esempio da citare: contiene cardenolidi, in particolare l'oleandrina, glicoside cardioattivo, derivati del ciclopentano periidrofenantrene (struttura steroidea), contengono un nucleo steroideo con attaccato in posizione 3 una serie di zuccheri.

Il loro bersaglio d'azione è la sodio/potassio ATPasi connessa alla pompa del calcio nel reticolo sarcoplasmatico.

L'ATPasi viene inibita da queste sostanze, con conseguente ingresso nella cellula di sodio e fuoruscita di potassio.

L'ingresso del sodio favorisce l'accumulo di calcio nel reticolo sarcoplasmatico, così da averne una maggior quantità liberata durante la fase di depolarizzazione, con effetto di aumentare la forza contrattile .
Tutta la pianta è tossica per qualsiasi specie animale e ciò ha un ben preciso significato: è il meccanismo di difesa selezionato dalla natura.

Se ingerita porta a tachicardia con aumento della frequenza respiratoria.
Le specie animali più colpite sono gli equini, i bovini e i piccoli carnivori.

La morte sopraggiunge per collasso cardio-respiratorio.

Addirittura bruciando rami e foglie bisogna fare attenzione a non inalarne il fumo.

Al riguardo la storia racconta che diversi soldati delle truppe napoleoniche morirono per avvelenamento dopo aver usato rami di oleandro come spiedi nella cottura della carne alla brace, durante le campagne militari in Italia.

Così come l'oleandro, tante altre piante dietro la loro bellezza nascondono insidie pericolosissime: basta saperlo.

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