venerdì 29 febbraio 2008

Bis sexto


Il 29 febbraio dà l'occasione per aprire uno scorcio sulla complicatissima modalità di misurazione del tempo a partire dai Romani (per limitarci alla nostra realtà).

Riassumo: nel calendario attribuito a Romolo, basato su dieci mesi lunari di ventotto giorni, rispetto all'effettiva durata del moto di rivoluzione mancavano sessantun giorni invernali senza localizzazione.

Nel calendario di Numa Pompilio, sparsi qua e là alcuni giorni per mese il deficit si era sì ridotto, ma ancora rimanevano dieci giorni da sistemare. E ci si inventò il mercedonio, mese aggiuntivo presente nel calendario ogni due anni.

Con Giulio Cesare ci si avvicina ad oggi: sparisce il mercedonio, i giorni dell'anno diventano 365 ma poichè per ritornare al punto di partenza servono altre 5 ore e 50 minuti ogni quattro anni è introdotto il giorno bis sexto (si conta due volte il sesto giorno prima delle calende di marzo), bis sexto che poi sarà spostato a fine mese.

Ma i dieci minuti regalati ogni anno, dopo un sufficiente lasso di tempo, presentano il conto.

Altra riforma, la gregoriana: cancellati i giorni accumulati ed eliminati i 29 febbraio dagli anni secolari non divisibili per 400 (1700, 1800, 1900).

Più o meno, adesso siamo allineati.

Perchè tanta cura nella misurazione del tempo?

Compilare un calendario non serve più a stabilire le date per i sacrifici agli dei ma ci illude di essere i padroni del tempo: lo ingabbiamo nelle nostre scadenze, lo vincoliamo alle nostre necessità.

E intanto la Terra rotola da un solstizio all'altro e, imperturbabile, continuerà a rotolare anche dopo la nostra estinzione.

Nessun commento: