domenica 27 luglio 2008

La talpa

Osservi il prato in perfetto ordine: dopo il taglio dell’erba e la sistemazione delle piante ha finalmente riassunto l’aspetto di un giardino.
Ad un tratto l’attenzione viene attirata da un cumulo di terra anomalo.
Una collinetta che si staglia a rovinare tutto l’effetto estetico.
Sotto il prato abita una talpa.
Pazientemente appiani di nuovo la terra smossa augurandoti sia stato un caso, una talpa di passaggio che ha voluto riprender aria e che non transiterà più.
Il pensiero viene rimosso da tante altre faccende che incombono.
Ma poi ritorni dopo un po’ a guardare il tuo prato e di collinette adesso ne sono comparse quattro, di cui due anche enormi.
Cominci ad innervosirti e ti ritornano alla mente i cartoni animati con protagonista una talpa dispettosa oppure era solo un coniglio ma dispettoso lo stesso.
Riappiani cercando di scovare il foro in mezzo al cumulo e dalla successione delle protuberanze il percorso della galleria sotterranea.
Osservi per un po’, in attesa di vedere sbucare l’animaletto preceduto dalla terra smossa.
Non succede proprio nulla e poiché non puoi passare l’intera giornata ad aspettare la sua comparsa lasci perdere.
Qualche ora e di montagnette è pieno il giardino.
Successione di pensieri che si accavallano: ma di talpe ce ne deve essere più di una per aver effettuato così tanto lavoro in poco tempo e da un momento all’altro potrebbe implodere tutto il giardino perché sotto deve esserci un intreccio di gallerie che lo attraversa tutto.
Riemerge anche lo spirito assassino: al corso per i presidi medico-sanitari (leggi conseguimento patentino per i prodotti antiparassitari di classe I e II) sono stati nominati i veleni da insufflare nel terreno per stanare le talpe.
Ma gli appunti per leggere il nome del prodotto specifico e soprattutto il patentino per poterlo comperare sono rimasti a casa.
Armarsi di santa pazienza e mettersi a pattugliare il giardino in modo da intervenire con una vanga al primo cenno di terra smossa onde assestare un bel colpo in testa? (tipo il gioco “acchiappa la talpa”)
Ma no, scavi tranquilla anche lei, riappianerò le collinette se proprio mi danno fastidio.
E in fin dei conti, che fastidio mi danno?
Avrò un originale giardino bitorzoluto.

Risveglio


Sembra incredibile, ma a solo un chilometro dalla spiaggia trasformata dalla successione degli ombrelloni schierati in un enorme centro estetico per l’abbronzatura nel quale devi stare attento a non allargare le braccia perché non finiscano sulla schiena del vicino, a un solo chilometro dal lungo mare trasformato in un enorme centro commerciale, successione ininterrotta di negozi di generi inutili, il mattino verso le sei ti svegliano i canti dei galli. Comincia uno e tutti gli altri poi a fare una sorta di gara a chi strilla più forte. Si aggiungono i versi degli uccelli più mattinieri che sostituiscono i gridi delle civette e di altri rapaci notturni.
E una luce diffusa comincia ad annunciare l’alba.
Ad est il cielo diventa sempre più chiaro e riappaiono i colori.
Sul prato brillano le gocce della condensa dell’umidità notturna e si stagliano a nord i profili frastagliati delle prealpi venete.
Poi iniziano i rumori: il motore di qualche macchina agricola, il sottofondo delle auto che corrono sul provinciale, il fracasso dei mezzi per la raccolta dei rifiuti (essendoci la raccolta differenziata il risultato è che passano tutti i giorni): e l’incanto è finito.

domenica 20 luglio 2008

Senza offesa


I prossimi post saranno dalla trasferta veneta


Buone vacanze a tutti

sabato 19 luglio 2008

Hemaris fuciformis





Dal soggiorno osservo l'aiuola recintata, sede dei miei esperimenti da pollice verde.

E' praticamente una giungla in miniatura: delle tante specie di fiori che vi ho piantato alcune hanno preso il sopravvento soffocando tutte le altre.

In particolare il cespo di lavanda ha avuto uno sviluppo esagerato: da pianticella alta dieci centimetri è arrivata ad invadere quasi tutto. Resistono solo gli iris che occupano il resto dell'aiuola e pochissime belle di notte intrufolate negli spazi liberi.

Anche il convolvolo con i suoi fusti striscianti si è avvinghiato al resto e sta per aprire le sue corolle.

La lavanda è ormai in piena fioritura ed è un brulicare di api e di bombi. Ma tra tante api, due insetti giganti attirano la mia attenzione: sbattono così velocemente le ali che è impossibile osservarle, hanno il corpo a strisce e sembrano api, ma la lunga tromba con la quale assaggiano i fiori di lavanda lo esclude: sono farfalle.

Immediatamente cerco una macchina fotografica per fermarne l'immagine e come sempre mi capita, se mi serve qualcosa, non funziona.

Batterie completamente scariche in entrambe le macchine, batterie ricaricabili scariche (ci vogliono almeno quattro ore di ricarica per cui potrei provare a dire agli insetti "fate con comodo, torno tra quattro ore" ma non sono ancora a quei livelli di demenza) per cui rinuncio alle foto.

Parte allora la ricerca sulla rete per individuare il tipo di insetto e giusto per interrompere la preparazione all'esame di Matteo dò direttamente l'incarico a lui. Così arriviamo alle seguenti conclusioni: probabilmente si tratta di Hemaris Fuciformis o Broad-bordered Bee Hawk-moth (falena falco delle api a bordi larghi?).


Nel frattempo un'ape si accorge della concorrenza e si scaglia contro la falena.

La insegue per un poco, poi sufficientemente lontana dai fiori, la lascia perdere.

E la falena svolazza un poco più a lato e riprende a saltellare da un fiore all'altro, quasi un colibrì in miniatura, sostenendo il suo corpo massiccio col ventaglio trasparente delle ali rosate







venerdì 18 luglio 2008

Chocolate chip cookies



Giornata finale del cre: per la festa serale è d'obbligo preparare qualche vivanda.

Per fortuna quest'anno se ne fa carico Angela, data la sua improvvisa mania, risparmiandomi imprese, al di là della mia portata, di lontana memoria.

Quando infatti tutti erano più giovani e chiaramente in squadre diverse dovevo preparare una torta per ciascuno.

La migliore avessi mai preparato finì miseramente in terra durante il trasporto da casa all'oratorio.


Così per casa si spande il profumo di biscotti al cioccolato e le tracce di tanto lavoro restano ovunque a testimoniare quanto la cuoca sia pasticciona.


Ingredienti:

2 uova (di uno usare solo il tuorlo)

300 g di farina

250 g di burro (a cubetti)

150 g di zucchero di canna

150 g di zucchero semolato

300 g di cioccolato (a pezzetti)

1 bustina di vanillina

bicarbonato di sodio (la punta di un cucchiaino)

un pizzico di sale


Preparazione:

In una ciotola mescolate la farina, il bicarbonato e il sale.
Lasciate ammorbidire il burro, quindi amalgamatelo con lo zucchero, in un'altra ciotola. Aggiungete le uova e la vanillina e mescolate con cura.
Unite al composto il contenuto della prima ciotola (farina, il bicarbonato e il sale), aggiungendo i pezzetti di cioccolato.
Avvolgete il composto con un foglio di pellicola trasparente, formando un salsicciotto, e lasciatelo riposare in frigo per 20 minuti.
Tagliate l'impasto in rotelle spesse circa 1 cm, disponetele su una teglia imburrata e infornate a 180° per circa 10/15 minuti.


Il risultato è ottimo

giovedì 17 luglio 2008

Mezza estate







Già metà della stagione estiva se ne è andata.





Sarebbe facile il collegamento con "Sogno di una notte di mezza estate" di William Shakespeare ma, forse perchè ancora frastornata dalla dichiarazione dei redditi, seguirne la trama mi è sembrata un'impresa impossibile.

Molto più semplice leggere quanto di questa stagione altri hanno scritto.

Di Luglio

Quando su ci si butta lei,

Si fa d'un triste colore di rosa

Il bel fogliame.


Strugge forre, beve fiumi,

Macina scogli, splende,

E' furia che s'ostina, è l'implacabile,

Sparge spazio, acceca mete,

E' l'estate e nei secoli

Con i suoi occhi calcinanti

Va della terra spogliando lo scheletro.


G. Ungaretti











Meriggiare pallido e assorto

Meriggiare pallido e assorto

presso un rovente muro d'orto,

ascoltare tra i pruni e gli sterpi

schiocchi di merli, frusci di serpi.


Nelle crepe del suolo o su la veccia

spiar le file di rosse formiche

ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano

a sommo di minuscole biche.


Osservare tra frondi il palpitare

lontano di scaglie di mare

mentre si levano tremuli scricchi

di cicale dai calvi picchi.


E andando nel sole che abbaglia

sentire con triste meraviglia

com'e' tutta la vita e il suo travaglio

in questo seguitare una muraglia

che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia


E. Montale

Estate
C'è un giardino chiaro, fra mura basse,

di erba secca e di luce, che cuoce adagio

la sua terra. È una luce che sa di mare.

Tu respiri quell'erba. Tocchi i capelli

e ne scuoti il ricordo.


Ho veduto cadere

molti frutti, dolci, su un'erba che so,

con un tonfo. Così trasalisci tu pure

al sussulto del sangue. Tu muovi il capo

come intorno accadesse un prodigio d'aria

e il prodigio sei tu. C'è un sapore uguale

nei tuoi occhi e nel caldo ricordo.


Ascolti.

La parole che ascolti ti toccano appena.

Hai nel viso calmo un pensiero chiaro

che ti finge alle spalle la luce del mare.

Hai nel viso un silenzio che preme il cuore

con un tonfo, e ne stilla una pena antica

come il succo dei frutti caduti allora.


C. Pavese


mercoledì 16 luglio 2008

Dichiarazioni



Nel periodo giugno-luglio tra le mie attività inserisco anche quella del commercialista.


Saranno infatti ormai trent'anni che mi ostino a compilare le dichiarazioni dei redditi: prima quelle dei miei genitori, poi la mia, di mia sorella, di mio marito.


Il risultato è un nervosismo via via crescente per tutto quanto non funziona, un'ansia in impennata nel dubbio di fare errori e il blocco di qualsiasi altra attività.


Conoscendo i miei ritmi e le mie difficoltà diluisco le compilazioni per arrivare alla data del versamento delle imposte (oggi) almeno con una certa sicurezza di aver effettuato i conteggi in modo corretto.
Pagate le imposte l'altro ostacolo, ben più arduo, è la trasmissione delle dichiarazioni per via telematica.
Infatti, finchè si potevano portare agli uffici postali, il contribuente aveva la libertà di compilare i quadri anche con una certa originalità.
Adesso no.
Assolutamente vietato uscire dagli schemi predisposti dai solerti funzionari. Scaricare i programmi dal sito dell'agenzia delle entrate e attivarli è stato relativamente facile.
Unico ostacolo il voler utilizzare un computer nel quale l'anno precedente già avevo lavorato.
Perchè nel disordine che mi contraddistingue, per fare ordine avevo spostato file e cartelle varie e il nuovo programma non è stato assolutamente in grado di ricostruire il nuovo percorso.
Supero l'ostacolo cambiando macchina e riinstallando tutto di nuovo.
Procedo alla compilazione, file pronto per l'invio e ... invio non effettuabile per mancanza moduli di controllo installati.
Eppure installati sono.
Ripeto tutte le operazioni, aggiornamenti file internet, aggiornamento macchina java, aggiornamento di tutto l'aggiornabile (perchè poi ogni dieci giorni cambiano le versioni?), riinstallazione e dopo due ore circa il programma controllo funziona. Però il file non è inviabile lo stesso: ricerca degli errori e altre due ore che se ne vanno.
Eccolo scovato: ho messo zero, perchè zero va messo, nella casellina dove invece il programma si aspetta un numero diverso da zero.
Immediatamente dichiarazione scartata.
Problema che appare irrisolvibile: se non presento il quadro, essendo tenuta, scatta la sanzione, se lo voglio presentare con la cifra giusta (cioè zero) la procedura di invio si interrompe, se voglio che la dichiarazione parta devo segnare un numero falso, se segno un numero falso però la dichiarazione diventa mendace.
Detesto la rigidità delle procedure informatiche che non contemplano il minimo scarto dal previsto.
Essendo ormai le 21 e reclamando la famiglia una parvenza di cena devo interrompere per forza.
Resto irritata per un pomeriggio inconcludente e doppiamente irritata perchè il problema non è stato risolto.


Mi è già stato detto che esistono professionisti che si occupano di dichiarazioni con molta più maestria di me, ma quando una faccenda diventa una sfida rifiuto qualsiasi ritirata, pur essendo a volte la scelta più saggia

martedì 15 luglio 2008

Tornare al nucleare?














Ieri sera dibattito relativo alle prossime scelte energetiche: dopo l'introduzione con la ricostruzione storica delle politiche energetiche italiane degli ultimi trent'anni dell'on. G. Sanga, il dott. Chicco Testa e il prof. Marzio Galeotti hanno presentato il loro punto di vista ad un pubblico più numeroso rispetto ad altre sere.


Riassumendo i punti chiave trattati: il nostro stile di vita ci porta ad avere sempre più bisogno di energia, tutte le fonti di energia devono essere sfruttate al meglio, la cooperazione europea potrebbe determinare una diversificazione a livello nazionale più efficiente (inutile che uno stato investa i capitali in mille rivoli, meglio si concentri su pochi settori specializzandosi), i paesi emergenti si sono affacciati sul panorama mondiale a richiedere legittimo progresso, diventeranno sempre più pressanti i problemi legati alla controparte della produzione energetica (leggasi inquinanti sia da combustibili fossili, sia da scorie).






L'impatto ambientale non è un problema del solo nucleare: che direbbero gli ambientalisti di fronte a ettari di pannelli fotovoltaici, a distese di impianti eolici rumorosi, a invasi e dighe per la produzione dell'idroelettrico?


Qualcuno adesso si sta preoccupando delle scorie radioattive stipate negli armadi degli ospedali perchè ancora non è presa la decisione di come smaltirle?


Qualcuno si sta preoccupando delle tonnellate di prodotti chimici non meglio identificati sparsi sul territorio e potenzialmente molto più pericolosi proprio perchè non monitorati?

Dal discorso molto brillante e vivace del dott. Testa emerge una preoccupazione grave: siamo i soliti irresponsabili convinti di poter procedere per la nostra strada senza mai dover pagare dazio?
O trovare altri colpevoli?
Come possiamo chiedere a un cinese che nella migliore delle ipotesi ha una lampadina accesa in tutta l'abitazione di operare un risparmio energetico, riducendo i consumi, rinunciando per il bene del pianeta ad avere un frigorifero o una lavatrice, quando nelle nostre case vanno sostituiti i contatori perchè i 3 Kw non bastano più a nessuno?

Sarebbe utile che tali discussioni trovassero un'eco molto più grande


lunedì 14 luglio 2008

Scarico


Stamane essendosi protratta più a lungo del solito l'attesa dal dentista, non avendo verifiche da correggere, ho scelto tra le riviste a disposizione quella che mi sembrava la meno peggio.

Così mi metto a sfogliare Focus e la mia attenzione è attirata da un articolo relativo alla forza di Coriolis.

Vi si sostiene che citare il senso di rotazione dell'acqua negli scarichi dei rubinetti come conseguenza della forza (fittizia) di Coriolis sia completamente sbagliato.

Eppure su qualche libro di testo mi sembrava averlo letto.
Non solo, magari l'ho anche ripetuto in classe e se gli autori dell'articolo avessero ragione, ciò sarebbe molto grave (a mia discolpa l'aver sostenuto un unico esame di fisica con un unico argomento fondamentale, il teorema di Bernoulli, il primo anno di corso universitario)

Ma ho o non ho un figlio che sta finendo il corso di fisica alla Bicocca?

Lo investo al rientro immediatamente della questione e resto un poco sconcertata, anche perchè mi aspettavo una risposta subitanea.

E l'osservo muovere le mani con le prime tre dita ad angolo retto, cominciare a scrivere complicatissimi passaggi mentre il pranzo tristemente si raffredda.
Cita gli alisei, i secondi presenti in una giornata, disegna frecce che vanno di qui e di là.

Dopo ponderati conteggi: "probabilmente hanno ragione perchè gli effetti dovrebbero vedersi sul raggio minimo di quattro chilometri però basta che tu faccia la prova"

E il fisico teorico che tanto critica gli sperimentali passa a riempirmi i lavandini perchè se è vero quanto sostenuto nell'articolo, cioè che il senso di rotazione dipende da come si toglie il tappo e dalla conformazione della vasca, dovremmo ottenere risultati diversi a seconda del lavandino utilizzato.

Infatti per due la discesa è in senso orario per uno in senso antiorario.

Piuttosto piccolo il campione per essere considerato attendibile ma ad ulteriori prove si oppone mia figlia : "ma non sapete quanti bambini muoiono di fame e voi sprecate acqua per insulsi esperimenti?"

Conclusioni di tutta la vicenda:


  • sarebbe facile controllare su più testi ma sono in vacanza: lascio il compito ai miei lettori

  • ho sempre sostenuto che la scelta universitaria di mio figlio non fosse la più adatta a lui per la capacità innata di complicare anche le cose più semplici e ciò negli studi scientifici non paga

  • dopo tutto anche se in modo molto elementare l'osservazione di mia figlia potrebbe servire a sollevare la questione sull'uso delle risorse nel mondo: tanti miliardi per la ricerca veramente salveranno la vita dei più poveri?

  • qualcosa di mio ho comunque trasmesso ai figli

  • e infine, la prossima volta dal dentista mi porterò da leggere un Topolino da casa.

domenica 13 luglio 2008

Gita

Oggi gita domenicale a Pavia.

Potevo scegliere io la meta e quella ho scelto.

Sveglia come al solito con trambusto associato, anche perchè verso le cinque del mattino il gatto rimasto in maniera subdola nascosto in casa ha pensato bene di fare una visita sul mio letto.
Non capirò mai perchè quando c'è qualcosa di anomalo debba essere svegliata io, che in genere non mi accorgo di nulla.


Riaddormentarsi e rispettare l'orario fissato per la partenza è stato quindi impossibile.


Difficile anche sopportare i mugugni delle figlie che puntata la sveglia si sono diligentemente alzate alle sette per aspettare fossi pronta dopo circa due ore.


Sulla strada per Pavia abbiamo fatto tappa alla Certosa cogliendo l'occasione di spiegare che pur esistendo una certa attinenza non ci si aspettasse di visitare un caseificio.


Arrivo in città giusto l'ora di pranzo con la maggiore che moriva di fame e la minore che aveva assoluto bisogno di un bagno.


Con urgenze di questo genere l'attenzione per Piazza Botta, per gli Istituti dove sono passata per quattro anni, per le viuzze rimaste uguali nonostante i 25 anni passati, per le torri, per le chiese, per la stessa atmosfera immutata dire fosse scarsa è già commettere un'esagerazione.


Dopo pranzo nemmeno la vista del Ticino gonfio e vivace ha attirato il loro interesse, molto meglio il frappè alla menta e il tentativo di replica.


Però sono stata contenta della mia scelta: passeggiare per quelle strade, attraversare i numerosi cortili universitari tra statue di personaggi importanti, tassi maestosi, pergolati, bacheche rimaste praticamente identiche non mi riporta certo indietro nel tempo e anche potendo non so se vorrei, ma è come essere cullati dolcemente dai ricordi.

Ed è anche molto rilassante attraversare le campagne costeggiando canali e fiumiciattoli, attraversare fiumi in piena, cercare di indovinare le specie di alberi messi a guardia di tutto quell'intreccio di acque, osservare distese di campi di riso ancora di un verde brillante o i rotoli di fieno coricati sui campi quali fossero damine rovesciate di una scacchiera percossa dal basso.


Trasmettere ad altri il proprio vissuto credo sia impossibile, rinverdirlo talvolta, sia necessario.

sabato 12 luglio 2008

Tempo

E' passato un anno: la tempesta della disperazione ha lasciato il posto alla bonaccia sul mare profondo del dolore; il tempo con i suoi fili di seta ha rivestito la crisalide dalla quale si plasma la più splendida delle farfalle.












Nell'azzurro del cielo di luglio tante farfalle a rincorrersi gaie, bolle di sapone che diventeranno stelle













Kahlil Gibran – "Sul tempo"

E un astronomo disse:
Maestro, parlaci del Tempo.
E lui rispose:Vorreste misurare il tempo, l'incommensurabile e l'immenso.

Vorreste regolare il vostro comportamento e dirigere il corso del vostro spirito secondo le ore e le stagioni.

Del tempo vorreste fare un fiume per sostare presso la sua riva e guardarlo fluire.
Ma l'eterno che è in voi sa che la vita è senza tempo
E sa che l'oggi non è che il ricordo di ieri, e il domani il sogno di oggi.

E ciò che in voi è canto e contemplazione dimora quieto
Entro i confini di quel primo attimo in cui le stelle furono disseminate nello spazio.
Chi di voi non sente che la sua forza d'amore è sconfinata?

E chi non sente che questo autentico amore, benché sconfinato, è racchiuso nel centro del proprio essere,
E non passa da pensiero d'amore a pensiero d'amore, né da atto d'amore ad atto d'amore?


E non è forse il tempo, così come l'amore, indiviso e immoto?
Ma se col pensiero volete misurare il tempo in stagioni, fate che ogni stagione racchiuda tutte le altre,


E che il presente abbracci il passato con il ricordo, e il futuro con l'attesa.



Gabriele d'Annunzio da Alcyone

Nella belletta


Nella belletta i giunchi hanno l'odore

delle persiche mézze e delle rose

passe, del miele guasto e della morte.

Or tutta la palude è come un fiore

lutulento che il sol d'agosto cuoce,

con non so che dolcigna afa di morte.

Ammutisce la rana, se m'appresso.

Le bolle d'aria salgono in silenzio.




La Sabbia del tempo

Come scorrea la calda sabbia lieve

Per entro il cavo della mano in ozio,

Il cor sentì che il giorno era più breve.

E un'ansia repentina il cor m'assalse

Per l'appressar dell'umido equinozio

Che offusca l'oro delle piagge salse.

Alla sabbia del Tempo urna la mano

Era, clessidra il cor mio palpitante,

L'ombra crescente d'ogni stelo vano

Quasi ombra d'ago in tacito quadrante.

venerdì 11 luglio 2008

Dibattiti


Nelle ultime serate sono stata presente a parecchi dibattiti: ho così potuto seguire gli interventi dedicati all'analisi politica nazionale e locale, all'expo 2015, alle pari opportunità, al rapporto sviluppo ambiente e cercherò di seguire anche quello sul nucleare.

Tralascio la cronaca politica; salto di proposito l'intervento di tipo economico perchè date le mie competenze credo aver capito poco di quanto volessero trasmettere alcuni relatori; mi aspettavo di più dal dibattito sulle pari opportunità; dedico un poco più di spazio alla tematica ambientale.

Sinceramente i rappresentanti politici mi sono sembrati un po' fumosi nelle loro esposizioni, il presidente del parco Adda Nord un nostalgico di posizioni superate e con una visione limitata di cosa significhi fare politica mentre decisamente più incisivo è stato Edo Ronchi, anche perchè da solo ha quasi monopolizzato tutto il tempo a disposizione.

Nonostante la sicura competenza in ambito ambientale però segnalerei un aspetto importante del suo discorso: cita numeri, fa numerosi riferimenti di sicuro effetto ma sembrano scelti ad arte per quanto voglia dimostrare, sembra che quella che ci racconta sia l'unica verità da prendere in considerazione, non stimola il suo pubblico a verificare, a mettere in discussione, a cercare riscontri. Appena avrò tempo andrò a controllare, non perchè non mi fidi di quello che ha affermato ma perchè non condivido il metodo.


Quante volte dalla mia cattedra mi sarò comportata così? Male, molto male.


Alcune considerazioni finali: è giusto che nell'ambito di una manifestazione partitica lo spazio dedicato all'approfondimento sia minimo rispetto a quello dedicato alla fiera paesana, con tutti i punti di ristoro possibili ed immaginabili, con tutte le bancarelle dei generi più svariati, con tutte le giostre-giostrine al seguito?

Mi è stato risposto: ma guarda quanta è la gente che segue i dibattiti rispetto a quella che cerca altro.

E' vero.

Accalcati ad applaudire un imparruccato biondo con baffi neri alla texana saltellante a torso nudo: lì è il pubblico.

Me ne vengo via.

giovedì 10 luglio 2008

Vacanze

Oggi ultimo giorno di scuola (forse)

Sistemato tutto quanto era da sistemare.

La versione del Pof da pubblicare sul sito del Liceo dopo l'approvazione del Consiglio di Istituto è pronta.

Il libretto con l'estratto del Pof da distribuire ai nuovi iscritti è pronto.

Le verifiche per gli alunni con il giudizio sospeso sono pronte, comprese le griglie di valutazione da distribuire ai colleghi perchè i risultati non risultino disomogenei.

Le classi assegnate per l'anno prossimo sono state definite quasi al 100% : qualcuno sarà contento, altri non lo saranno affatto.

Non appena il Dirigente lo riterrà opportuno, saranno anche rese pubbliche.



E' bello passeggiare per i corridoi di una scuola ormai quasi deserta: dà un senso di pace e di tranquillità.

Regnano silenzio e penombra.

Non più il correre disordinato degli studenti, il loro chiasso superato solo dal suono della campanella.

In questo clima ovattato trovi solo il personale della segreteria a svolgere un lavoro che non finisce mai (classi da formare; nulla osta, certificati, attestati da rilasciare; conteggi ore e pagamenti da effettuare), trovi qua e là personale intento a rimuovere lo sporco accumulato nel tempo in anfratti difficilmente raggiungibili, incontri rari colleghi passati a salutare e ancor più rari studenti a leggere tabelloni.

Qualcuno si sofferma un attimo davanti alla fotografia, ai fiori, alle lettere appese da una settimana.

Anche l'aria è sgombra, non più appestata dai "profumi" provenienti dal bar: potevi sentir odor di lasagne mescolato a chissà che altro a partire dalle dieci del mattino.

I cortili deserti, solo l'erba continua a crescere testimoniando il tempo che passa: è già pronta per una nuova fienagione.

Uscendo riguardo la mia scuola: un battito di ciglia e sarà già il 27 agosto.

mercoledì 9 luglio 2008

Bergamo


Stamane andando a scuola, sempre distratta alla guida, il mio sguardo si è posato sul profilo della città che stavo raggiungendo.

Città piccola e per chi non la conosce, non vi vive, probabilmente anche insignificante ma è la mia.

Saranno le radici, sarà l'irrazionalità che emerge, sarà lo spirito conservatore ma non la cambierei con nessun altra città.

Tre sono le città che preferisco: Bergamo, Pavia e Roma. Ognuna per motivi diversi e un giorno magari ne parlerò.

Quale omaggio migliore alla mia città che riportare quanto di essa hanno scritto nel passato?

Scelgo per questo post un frammento di Hermann Hesse, premio Nobel per la letteratura nel 1946, che racconta, seduto in Città Alta:

"Davanti a me dei fiori colorati sbocciavano in recipienti di latta, mentre sotto scendeva una valletta coperta di una lucida erba verde smeraldo. Più in là, come un'onda delicata, nuove colline e dietro di loro le montagne blu scuro; una prima catena, quindi un'altra fino alle alte Alpi innevate: una vista che evocava il sentimento dello spazio e della lontananza.

Sopra la catena montuosa più prossima dal profilo frastagliato e vicino ad un'enorme nube scura splendeva un sole già basso, grande e mite, nella rada foschia. La sua luce scendeva verso il piano a fasce sottili e a balzi insieme ai dorsali paralleli dei monti, scavalcando poi le colline e i pendii coltivati ad orto. Mai prima di allora io avevo visto in tutta la sua estensione e imponente dignità l'enorme pianura dell'Italia settentrionale, maestosa e scobnfinata come un mare. Vicina, verde e luminosa, più lontana nelle mille tonalità del grigio dapprima, poi turchina, quindi ancora più azzurra e sempre punteggiata di bioccoli bianchi, le innumerevoli cittadine, le borgate, i monasteri, i casali, le fattorie, i campanili, le ville , ed infine degradante all'orizzonte in un blu cupo. Sono i paesaggi che ha dipinto Turner, e così fin da bambino io mi sono immaginato l'Italia: a nord monti innevati e scoscesi pendii rocciosi, quindi a mano a mano terrazze con ortaglie e case rurali, ovunque senso di ricchezza, di varietà e fertilità, e poi a sud l'immensa fiabesca pianura, verde e azzurra. Uno spettacolo così bello e potente non l'avevo mai visto coi miei occhi. Su quei colli si sono fermati soldati tedeschi e lanzichenecchi svizzeri, avidi ed ebbri hanno guardato la sottostante fecondità sontuosa e splendente e la vastità del paese straniero.

Molto, molto lontano, quasi al confine con il mare azzurro dell'aria, emergeva dalla foschia una piccola forma bianca indicibilmente lontana e indistinta, tenuta sospesa da un raggio di sole. Incredulo fissai quel punto sforzando la vista. La direzione era giusta, nè là poteva esserci altro edificio di quelle dimensioni: un punto luminoso e gaio, il bianco Duomo di Milano."

Veramente bello.

Nelle giornate ventose nonostante l'impegno dell'urbanizzatore ancora si può vedere il Duomo e un poco spostato sulla destra anche il Monte Rosa

martedì 8 luglio 2008

Sabbie mobili


Sables Mouvants

Démons et merveilles

Vents et marées

Au loin déja la mer s'est retirée

Démons et merveilles

Vents et marées

Et toi

Comme une algue doucement carressée par le vent

Dans les sables du lit tu remues en revant

Démons et merveilles

Vents et marées

Au loin déja la mer s'est retirée

Mais dans tes yeux entrouverts

Deux petites vagues sont restées

Démons et merveilles

Vents et marées

Deux petites vagues pour me noyer

Jacques Prévert

lunedì 7 luglio 2008

Recuperi 2

Quanto delineato giorni fa trova piena conferma alla chiusura degli interventi.

Anzichè precisazioni sul programma l'attenzione è attirata dalle condizioni ambientali dei pianeti del sistema solare o dai tipi di esperimenti effettuati al Cern di Ginevra.

Le domande:

"Ma lei crede alla teoria della terra cava?"

"Cosa sa della zona 51?

non hanno proprio attinenza al programma.

Tentativi di ritornare in tema:

"Avete fatto gli esercizi proposti?"

"Non abbiamo avuto tempo"

Nelle loro menti:

"Ma quanto manca alla fine dell'ora?"


Ci si lascia con frasi del tipo:

"Sia buona nel preparare le verifiche"

"Io sono lenta, metta pochi esercizi"

"Mi raccomando non inserisca trabocchetti"

"Ma se la verifica fosse da cinque, cinque e mezzo cosa farà?"


Binari sui quali il treno prosegue il suo viaggio, qualcuno è sceso ma tutti gli altri inconsapevoli o meno continuano la corsa.

E improvviso il ricordo di Cassandra Crossing

domenica 6 luglio 2008

Giobbe


L'invito è a leggere l'intero libro: dalla ribellione per la sofferenza del giusto per arrivare all'accettazione di disegni insondabili



Cap. 14

L'uomo, nato di donna,
breve di giorni e sazio di inquietudine,
come un fiore spunta e avvizzisce,
fugge come l'ombra e mai si ferma.

Tu, sopra un tal essere tieni aperti i tuoi occhi
e lo chiami a giudizio presso di te?

Chi può trarre il puro dall'immondo? Nessuno.

Se i suoi giorni sono contati,
se il numero dei suoi mesi dipende da te,
se hai fissato un termine che non può oltrepassare,
distogli lo sguardo da lui e lascialo stare
finché abbia compiuto, come un salariato, la sua
giornata!

Poiché anche per l'albero c'è speranza:
se viene tagliato, ancora ributta
e i suoi germogli non cessano di crescere;
se sotto terra invecchia la sua radice
e al suolo muore il suo tronco,
al sentore dell'acqua rigermoglia
e mette rami come nuova pianta.

L'uomo invece, se muore, giace inerte,
quando il mortale spira, dov'è?

Potranno sparire le acque del mare
e i fiumi prosciugarsi e disseccarsi,
ma l'uomo che giace più non s'alzerà,
finché durano i cieli non si sveglierà,
né più si desterà dal suo sonno.

Oh, se tu volessi nascondermi nella tomba,
occultarmi, finché sarà passata la tua ira,
fissarmi un termine e poi ricordarti di me!

Se l'uomo che muore potesse rivivere,
aspetterei tutti i giorni della mia milizia
finché arrivi per me l'ora del cambio!

Mi chiameresti e io risponderei,
l'opera delle tue mani tu brameresti.

Mentre ora tu conti i miei passi
non spieresti più il mio peccato:
in un sacchetto, chiuso, sarebbe il mio misfatto
e tu cancelleresti la mia colpa.

Ohimé! come un monte finisce in una frana
e come una rupe si stacca dal suo posto,
e le acque consumano le pietre,
le alluvioni portano via il terreno:
così tu annienti la speranza dell'uomo.

Tu lo abbatti per sempre ed egli se ne va,
tu sfiguri il suo volto e lo scacci.

Siano pure onorati i suoi figli, non lo sa;
siano disprezzati, lo ignora!

Soltanto i suoi dolori egli sente
e piange sopra di sé.

Cap 42

Allora Giobbe rispose al Signore e disse:
Comprendo che puoi tutto
e che nessuna cosa è impossibile per te.

Chi è colui che, senza aver scienza,
può oscurare il tuo consiglio?

Ho esposto dunque senza discernimento
cose troppo superiori a me, che io non comprendo.

«Ascoltami e io parlerò,
io t'interrogherò e tu istruiscimi».

Io ti conoscevo per sentito dire,
ma ora i miei occhi ti vedono.

Perciò mi ricredo
e ne provo pentimento sopra polvere e cenere.


Vangelo san Giovanni

Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra.
Disse Gesù: Togliete la pietra!.
Gli rispose Marta, la sorella del morto: Signore, gia manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni.
Le disse Gesù: Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?.
Tolsero dunque la pietra.
Gesù allora alzò gli occhi e disse: Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato.
E, detto questo, gridò a gran voce: Lazzaro, vieni fuori!.
Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario.
Gesù disse loro: Scioglietelo e lasciatelo andare.


sabato 5 luglio 2008

Piume


Sono come piume i miei ragazzi: sparpagliati dal dolore si raccolgono a sostenersi a vicenda, sanno solo piangere, oppressi da un'intera montagna si abbracciano per resistere ad un vento che non si placa.

Nei loro occhi pupille dilatate a cercare risposte, nei loro occhi si vede solo il vuoto spaventato.

E' troppo chiedere loro qualsiasi cosa: lo sgomento dei grandi diventa una nebbia che nasconde ogni orizzonte.

Rimane l'immagine di una nonna: avanza appoggiata al bastone, guarda il suo bimbo ingiallire e chiede "perchè non me? perchè non me?"

Rimane una madre sfigurata che si accascia sul bordo della bara e si assopisce piegata in due

Rimane un padre con i rami ormai spogli a sostenere tutti gli altri.

Ma noi non ricorderemo il pallore che avanza, il freddo marmo del viso, il cerotto sulla fronte, le escoriazioni, le mani raccolte in preghiera.

Noi ricorderemo i capelli sparpagliati e ribelli e l'aperto sorriso disarmante rivolto a chiunque e comunque, anche all'insegnante che lo sta rimbrottando.

venerdì 4 luglio 2008

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E' ancora troppo presto.

Parlino altri.



Se tu mio fratello
G. Ungaretti

Se tu mi rivenissi incontro vivo,
con la mano tesa,
ancora potrei,
di nuovo in uno slancio d'oblio, stringere,
fratello, una mano.

Ma di te, di te più non mi circondano
che sogni, barlumi,
i fuochi senza fuoco del passato.

La memoria non svolge che le immagini
e a me stesso io stesso
non sono già più
che l'annientante nulla del pensiero.


Vangelo san Giovanni

Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!".
Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse:

"Dove l'avete posto?".

Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!".

Gesù scoppiò in pianto.


La morte
di Kahlil Gibran


Allora Almitra parlò dicendo: Ora vorremmo chiederti della Morte.

E lui disse:Voi vorreste conoscere il segreto della morte.

ma come potrete scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita?

Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno, non può svelare il mistero della luce.

Se davvero volete conoscere lo spirito della morte, spalancate il vostro cuore al corpo della vita. poiché la vita e la morte sono una cosa sola, come una sola cosa sono il fiume e il mare.

Nella profondità dei vostri desideri e speranze, sta la vostra muta conoscenza di ciò che è oltre la vita;

E come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera.

confidate nei sogni, poiché in essi si cela la porta dell'eternità.

La vostra paura della morte non è che il tremito del pastore davanti al re che posa la mano su di lui in segno di onore.

In questo suo fremere, il pastore non è forse pieno di gioia poiché porterà l'impronta regale?

E tuttavia non è forse maggiormente assillato dal suo tremito?

Che cos'è morire, se non stare nudi nel vento e disciogliersi al sole?

E che cos'è emettere l'estremo respiro se non liberarlo dal suo incessante fluire, così che possa risorgere e spaziare libero alla ricerca di Dio?

Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare.

E quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora incomincerete a salire.

E quando la terra esigerà il vostro corpo, allora danzerete realmente.

giovedì 3 luglio 2008

Nessun post



Nessun post oggi.

Stanotte rientrando in moto uno schianto.

Trauma toracico con arresto cardiaco

16 anni

La sua immagine sorridente davanti alla mia merenda

La sua immagine piagata come a riposare

Due genitori distrutti

Un mazzo di rose bianche

Lo strazio attonito dei compagni

La mente che si rifiuta di accettare che ogni luglio abbia il suo tributo

mercoledì 2 luglio 2008

Dulce de leche

Da qualche tempo mia figlia maggiore è stata colta dalla sindrome dell'arte culinaria, in particolare la dolciaria, ed è sempre alla ricerca di nuove ricette da sperimentare.

Poco male se non fosse per la sua capacità suprema di sparpagliare impronte unte su tutti i mobiletti della cucina, renderla inagibile per almeno tre ore, consumarmi chili di burro, cioccolato, marmellata, zuccheri strani fatti acquistare appositamente, col risultato di produrre dolci che fanno ingrassare solo a guardarli.

Per evitare i miei continui rimbrotti è riuscita a reperire anche una ricetta semplicissima che non dovrebbe creare problemi: quella del dulce de leche, una marmellata argentina al gusto mou


Ingredienti
1 litro di latte, 300g di zucchero, 1 stecca di vaniglia, bicarbonato
Preparazione

Mettere il latte e lo zucchero in un recipiente (di capacità almeno di due litri) e a fuoco moderato girare costantemente per almeno venti minuti, dopo di che aggiungere la vaniglia (continuando sempre a girare) e poi il bicarbonato poco alla volta
(il bicarbonato ha la funzione di asciugare l’acqua dal latte, aggiungendo il bicarbonato il latte fa molta schiuma, per questo bisogna a stare attenti ad eventuali fuoriuscite di latte dal recipiente - abbassare la fiamma per qualche istante o se il caso levare il recipiente dal fuoco per qualche secondo. Cosi facendo il bicarbonato riduce di molto i tempi di cottura)
Continuare a girare fino a che diventa denso come il miele e di colore marroncino.
Tempo di preparazione 1 ora o poco più.
Servite in coppette.

Le origini della crema di latte sono incerte, si ritiene fosse stata inventata per conservare le grosse quantità di latte prodotte.

Esistono però anche numerose descrizioni leggendarie

Si narra che nel 1829, Juan Manuel de Rosas si trovava a Cañuelas, provincia di Buenos Aires, quando ricevette la visita del Generale Juan Lavalle, di cui non era proprio amico.
Rosas era uscito dall’accampamento e Lavalle si mise a dormire nella sua cuccetta.
All’inserviente, che stava preparando la “lechada” (latte e zucchero), non piacque che il nemico del suo padrone si riposasse nel suo letto.
Uscì così per avvisare e dimenticò il latte sul fuoco, che continuò a cuocere lentamente sulle braci.
Quando Rosas tornò lasciò dormire l’avversario e l’inserviente tornò in cucina.
La sua lechada era diventata marrone, ma era buonissima.
Era nato il dulce de leche.
Era il 17 luglio 1829


Comunque ogni nazione sudamericana ne reclama la paternità.


Spero solo che nel prepararla non mi bruci il pentolino e non faccia traboccare il contenuto sul fornello creando quelle simpatiche incrostazioni che si puliscono in un attimo e senza fatica solo negli spot televisivi.



martedì 1 luglio 2008

Recuperi


Nel mezzo del cammin di nostra vita...

Appena superata la metà del percorso dei recuperi programmati dalla scuola in ottemperanza alle disposizioni ministeriali per gli alunni con giudizio sospeso

Si può anche cominciare a delineare un bilancio dell'attività.

Riporterò i dati:

classi prime alunni sempre presenti

classi seconde alunni dalla frequenza discontinua e dai ritardi reiterati (mi sono svegliato tardi; sto male e spieghi lei ai miei genitori che non era il caso venissi; nessuna giustificazione, sono in ritardo e basta)

classi prime nessuna richiesta, passività assoluta alle spiegazioni, nessuna consegna rispettata, con alunni che manco si portano foglio e penna, il libro? uno sconosciuto

classi seconde tre richieste in sei ore, passività assoluta alle spiegazioni, nessuna consegna rispettata

classi prime battute continue dello spiritoso di turno già minacciato di defenestrazione (tanto siamo a piano terra, non mi farei male) sorretto nei suoi show da compagni compiacenti

classi seconde con la presenza di ospiti da Padova più interessati alle fanciulle che alla chimica e per i quali non si capisce perchè preferiscano l'aula al bar.

Tutto quanto viene detto nella lezione successiva è già dimenticato.

A cosa servirà questa tortura reciproca resta il grande dilemma.

Nelle intenzioni dell'ex ministro a molto e nell'immaginario dei genitori a tutto (e mi piacerebbe vedessero i loro pargoli all'opera qualche volta) .

Risorse gettate al vento.

Responsabilità sicura dell'insegnante che non riesce a motivare allo studio ma ormai la mia fantasia è limitata: che potrei fare d'altro e meglio?

Sono molto graditi i suggerimenti