domenica 13 luglio 2008

Gita

Oggi gita domenicale a Pavia.

Potevo scegliere io la meta e quella ho scelto.

Sveglia come al solito con trambusto associato, anche perchè verso le cinque del mattino il gatto rimasto in maniera subdola nascosto in casa ha pensato bene di fare una visita sul mio letto.
Non capirò mai perchè quando c'è qualcosa di anomalo debba essere svegliata io, che in genere non mi accorgo di nulla.


Riaddormentarsi e rispettare l'orario fissato per la partenza è stato quindi impossibile.


Difficile anche sopportare i mugugni delle figlie che puntata la sveglia si sono diligentemente alzate alle sette per aspettare fossi pronta dopo circa due ore.


Sulla strada per Pavia abbiamo fatto tappa alla Certosa cogliendo l'occasione di spiegare che pur esistendo una certa attinenza non ci si aspettasse di visitare un caseificio.


Arrivo in città giusto l'ora di pranzo con la maggiore che moriva di fame e la minore che aveva assoluto bisogno di un bagno.


Con urgenze di questo genere l'attenzione per Piazza Botta, per gli Istituti dove sono passata per quattro anni, per le viuzze rimaste uguali nonostante i 25 anni passati, per le torri, per le chiese, per la stessa atmosfera immutata dire fosse scarsa è già commettere un'esagerazione.


Dopo pranzo nemmeno la vista del Ticino gonfio e vivace ha attirato il loro interesse, molto meglio il frappè alla menta e il tentativo di replica.


Però sono stata contenta della mia scelta: passeggiare per quelle strade, attraversare i numerosi cortili universitari tra statue di personaggi importanti, tassi maestosi, pergolati, bacheche rimaste praticamente identiche non mi riporta certo indietro nel tempo e anche potendo non so se vorrei, ma è come essere cullati dolcemente dai ricordi.

Ed è anche molto rilassante attraversare le campagne costeggiando canali e fiumiciattoli, attraversare fiumi in piena, cercare di indovinare le specie di alberi messi a guardia di tutto quell'intreccio di acque, osservare distese di campi di riso ancora di un verde brillante o i rotoli di fieno coricati sui campi quali fossero damine rovesciate di una scacchiera percossa dal basso.


Trasmettere ad altri il proprio vissuto credo sia impossibile, rinverdirlo talvolta, sia necessario.

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