mercoledì 9 luglio 2008

Bergamo


Stamane andando a scuola, sempre distratta alla guida, il mio sguardo si è posato sul profilo della città che stavo raggiungendo.

Città piccola e per chi non la conosce, non vi vive, probabilmente anche insignificante ma è la mia.

Saranno le radici, sarà l'irrazionalità che emerge, sarà lo spirito conservatore ma non la cambierei con nessun altra città.

Tre sono le città che preferisco: Bergamo, Pavia e Roma. Ognuna per motivi diversi e un giorno magari ne parlerò.

Quale omaggio migliore alla mia città che riportare quanto di essa hanno scritto nel passato?

Scelgo per questo post un frammento di Hermann Hesse, premio Nobel per la letteratura nel 1946, che racconta, seduto in Città Alta:

"Davanti a me dei fiori colorati sbocciavano in recipienti di latta, mentre sotto scendeva una valletta coperta di una lucida erba verde smeraldo. Più in là, come un'onda delicata, nuove colline e dietro di loro le montagne blu scuro; una prima catena, quindi un'altra fino alle alte Alpi innevate: una vista che evocava il sentimento dello spazio e della lontananza.

Sopra la catena montuosa più prossima dal profilo frastagliato e vicino ad un'enorme nube scura splendeva un sole già basso, grande e mite, nella rada foschia. La sua luce scendeva verso il piano a fasce sottili e a balzi insieme ai dorsali paralleli dei monti, scavalcando poi le colline e i pendii coltivati ad orto. Mai prima di allora io avevo visto in tutta la sua estensione e imponente dignità l'enorme pianura dell'Italia settentrionale, maestosa e scobnfinata come un mare. Vicina, verde e luminosa, più lontana nelle mille tonalità del grigio dapprima, poi turchina, quindi ancora più azzurra e sempre punteggiata di bioccoli bianchi, le innumerevoli cittadine, le borgate, i monasteri, i casali, le fattorie, i campanili, le ville , ed infine degradante all'orizzonte in un blu cupo. Sono i paesaggi che ha dipinto Turner, e così fin da bambino io mi sono immaginato l'Italia: a nord monti innevati e scoscesi pendii rocciosi, quindi a mano a mano terrazze con ortaglie e case rurali, ovunque senso di ricchezza, di varietà e fertilità, e poi a sud l'immensa fiabesca pianura, verde e azzurra. Uno spettacolo così bello e potente non l'avevo mai visto coi miei occhi. Su quei colli si sono fermati soldati tedeschi e lanzichenecchi svizzeri, avidi ed ebbri hanno guardato la sottostante fecondità sontuosa e splendente e la vastità del paese straniero.

Molto, molto lontano, quasi al confine con il mare azzurro dell'aria, emergeva dalla foschia una piccola forma bianca indicibilmente lontana e indistinta, tenuta sospesa da un raggio di sole. Incredulo fissai quel punto sforzando la vista. La direzione era giusta, nè là poteva esserci altro edificio di quelle dimensioni: un punto luminoso e gaio, il bianco Duomo di Milano."

Veramente bello.

Nelle giornate ventose nonostante l'impegno dell'urbanizzatore ancora si può vedere il Duomo e un poco spostato sulla destra anche il Monte Rosa

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