venerdì 20 marzo 2009

Angina pectoris


Le lezioni pomeridiane dedicate allo studio delle patologie del nostro organismo procedono lentamente, molto lentamente.
Ciò perchè le informazioni da fornire, le risposte alle numerose domande, le "normali" divagazioni dell'insegnante che si perde nell'intreccio dei suoi pensieri estendono a dismisura i tempi necessari per esaurire un argomento.
L'arrivo poi al cardiocircolatorio sembra un'immensa palude: in una lezione non si è conclusa nemmeno la trattazione delle ischemie cardiache.

Nessuna possibilità di divagare anche nel mondo della poesia, ma almeno qui si può.

Nazim Hikmet – "Angina pectoris"

Se qui c'è la metà del mio cuore, dottore,
l'altra metà sta in Cina
nella lunga marcia verso il Fiume Giallo.
E poi ogni mattina, dottore,
ogni mattina all'alba
il mio cuore lo fucilano in Grecia.

E poi, quando i prigionieri cadono nel sonno
quando gli ultimi passi si allontanano
dall'infermeria
il mio cuore se ne va, dottore,
se ne va in una vecchia casa di legno, a Istanbul.

E poi sono dieci anni, dottore,
che non ho niente in mano da offrire al mio popolo
niente altro che una mela
una mela rossa, il mio cuore.

È per tutto questo, dottore,
e non per l'arteriosclerosi, per la nicotina, per la prigione,
che ho quest'angina pectoris.
Guardo la notte attraverso le sbarre
e malgrado tutti questi muri
che mi pesano sul petto
il mio cuore batte con la stella più lontana.


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