mercoledì 20 ottobre 2010

Ira


L’ira sconvolge l’animo, riduce il controllo delle parole e della azioni, conduce alla vendetta, all’odio, all’insulto, all’ingiuria e anche all’omicidio.
La morale antica non ha esitato a collocare l’ira (la collera) nel novero dei sette vizi capitali.
Non tutti ne possiedono uguale dose: accanto a chi non si lascia scuotere da alcun evento avverso, vi è colui che va in collera per ogni inezia che contrasta i suoi desideri e si oppone alle sue aspettative.

Si farebbe torto al sentimento dell’ira se si considera soltanto la direzione distruttiva.
L’ira (lo sdegno) è anche sana reazione di fronte a situazioni moralmente inaccettabili.
In questo senso, la Sacra Scrittura parla dell’ira di Dio; presenta Gesù in preda allo sdegno e alla collera che fustiga il male.
L’uomo non è fatto soltanto di fredda razionalità e di calcolata volontà, come pensavano gli storici antichi e nuovi.
La passione appartiene alla natura umana e l’ideale morale non consiste nel farla tacere, ma ne darle la giusta direzione.
La causa della pace, della giustizia, della salvaguardia del creato, ha bisogno di persone che si appassionino, si sdegnino, protestino quando questi valori sono violati e disprezzati.
In presenza della violenza e dell’immoralità, pubblica e privata, occorre scuotere gli animi e risvegliarli dall’indifferenza, apatia, rassegnazione, rinuncia, e suscitare giusta indignazione.



Per la prima volta nella mia lunga carriera ho "invitato" due alunni ad accomodarsi fuori dall'aula
(leggasi espulsi con una certa violenza verbale)
Ira o giusto sdegno?
Perchè rifletterci?
Assolversi pienamente e così tacitare il tarlo?

Se ciò li facesse riflettere anche solo la metà del tempo che ho dedicato loro già sarebbe un buon risultato


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