martedì 5 ottobre 2010

Draghi, chakra e querce



Polonia terra di leggende

Il drago di Cracovia
Tanto tanto tempo fa, quando Cracovia era un piccolo paese situato vicino al fiume Wista, governava un re che si chiamava Krak. Era un re intelligente, coraggioso e giusto. Sotto il suo governo, la città crebbe in forza e ricchezza. Molti commercianti che vendevano preziosi ornamenti e ogni sorta di prodotti si arricchirono. Il re Krak governò felicemente per tanti anni. Gli abitanti della città non disturbavano nessuno, vivevano in pace. Però una notte, in una vuota caverna ai piedi del colle di Vavel, non si sa da dove, apparve un terribile drago. Il mostro era immenso, coperto di squame verdi e dalle sue fauci, che mostravano denti grandi e affilati, usciva una fiamma enorme.

Quando videro questo rettile così vicino al castello, gli uomini furono presi dal panico e dal terrore. Il drago aveva una fame terribile e rapiva in continuazione il bestiame al pascolo. Tutti coloro che osavano avvicinarsi alla sua grotta diventavano le sue vittime. Il drago stava bene, cresceva e con lui cresceva il suo appetito. Il re Krak non era più giovane, e non potendo combattere da solo contro il drago, allora rese pubblico che chi avesse abbattuto il drago e liberato la città avrebbe avuto metà del suo regno e sua figlia in sposa. Presto il suo proclama giunse alle orecchie di cavalieri e principi che abitavano nei pressi di Cracovia e anche a forestieri. Alcuni arrivarono da soli, altri con i loro scudieri, altri ancora con tutte le truppe. L' entrata di ognuno era accolta con grida di gioia e con la speranza di liberarsi di quella terribile bestia. Purtroppo il drago si dimostrava sempre il più forte di
tutti. Il fuoco che usciva dalla sua bocca, le squame dure come l'acciaio e i suoi denti affilati lo rendevano invincibile. Molti uomini persero la vita combattendo contro di lui, e le bianche ossa dei guerrieri che si vedevano davanti alla caverna scoraggiavano tutti gli altri dal tentare l'impresa. Soltanto pochi erano
riusciti a scappare tutti "interi". Ogni giorno arrivavano sempre meno cavalieri. Poi non arrivò più nessuno. Gli abitanti si abbandonarono alla disperazione, perché non avevano più la speranza di liberarsi del drago. Un giorno si recò dal re un coraggioso.
Era strano, un giovane non appariscente, un calzolaio di Cracovia che si chiamava Scuta. Sembrava che questo piccolo, snello ragazzo non avesse la minima possibilità di combattere contro il drago, dato che tanti forti ed esperti cavalieri avevano perso la vita. Il calzolaio pensava di battere la bestia non con la spada, ma con l'aiuto di uno stratagemma. Perciò uccise un grande ariete, lo svuotò delle interiora e mise al posto di quelle zolfo e catrame. Di notte si avvicinò alla caverna e lasciò lì l'ariete, che da lontano sembrava proprio vivo. All' alba, quando il drago affamato uscì dalla grotta, vide quel boccone invitante, vi si buttò sopra e lo mangiò.
Dopo un attimo, sentì dentro lo stomaco un grande bruciore. Per spegnere il fuoco, iniziò a bere l'acqua del fiume. Bevve, bevve, e la sua pancia crebbe sempre più. Infine scoppiò con un fragore tremendo.Gli abitanti sentirono il rumore, si recarono al fiume e urlarono di gioia. Il calzolaio sposò la principessa e prese metà regno. Dopo la morte del re, prese il potere e governò con giustizia. Con la pelle del drago fabbricò parecchie paia di scarpe.
Le grandi querce
I fratelli, Lech, Czech e Rus per anni avevano vissuto in tre villaggi differenti, fino a quando l'accrescimento dei loro clan li costrinse a cercare una nuova casa.

I tre fratelli allora si imbarcarono in un viaggio in tre differenti direzioni, viaggio che durò diversi giorni, attraversando monti e fiumi, foreste e luoghi selvaggi, non incontrando niente e nessuno se non la natura selvaggia.

La decisione di separarsi per cercare una nuova dimora avvenne sul picco di una montagna: Czech si diresse verso Sud (per fondare la Repubblica Ceca), Rus ad Est (per creare la Russia e l' Ucraina), e Lech oltre la montagna, nelle vaste pianure sotto di essa.
Lech giunse sulla riva di un piccolo lago, dove avvistò una grande aquila che volava sopra la sua testa. L'aquila volteggiò in cerchio per poi atterrare nel suo nido posto su una vecchia quercia, sotto l'occhio attento di Lech.
Quando l'aquila decise di librarsi nuovamente in volo, un raggio di sole colpì le sue ali, rendendole luccicanti come l'oro e donando al corpo dell'uccello un puro colore bianco.

"Quest'aquila bianca sarà il simbolo della mia gente, ed attorno a questa quercia costruirò la mia fortezza, e dato che c'è un nido d'acquila la chiamerò Gniezno ("nido d'aquila")".

Lech e la sua gente iniziarono quindi a costruire case e stalle, definendo loro stessi Poloni, che significa "gente dei campi". Costruirono uno stendardo con un'aquila bianca su campo rosso, ponendolo al centro della città di Gniezno, che divenne la prima storica capitale della Polonia.

Ma le leggende sono leggende.
Infatti tutti gli studenti sentito che nel castello di Wawel è nascosta una delle sette pietre distribuite sulla terra da Shiva si sono subito appoggiati alla parete per assorbire l'energia del chakra lì sotto nascosto


Per la serie:cinque anni di scientifico buttati a mare



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