martedì 3 gennaio 2012

Grotte

Capita se ci si trova nella stessa stanza che spezzoni di film datati ti giungano all'orecchio e per quanto cerchi di concentrarti sul tuo lavoro la mente segua la trama pur non vedendo le immagini

Così seguo le avventure dell'improbabile dott. Who, i suoi viaggi nel tempo più o meno strampalati
Autostrade su diversi piani, gallerie intasate d'auto
Anni che scorrono, racchiusi nelle vetture per un viaggio senza fine




A questo penso mentre attraversiamo sul far della sera la galleria Montebello a Trieste: ottocento metri asfittici
Pare lunghissima
L'ampio marciapiede permette la passeggiata senza il rischio di venir travolti dalle auto
Mescolanza di fracassi: le auto che sfrecciato, gli autobus, le moto e su tutto il cupo rumore dei ventilatori, continuo, un sottofondo assordante
Le pareti nere trasudano gocce d'acqua
Talmente neri i cartelli stradali da essere completamente inutili
Dove l'acqua si raccoglie in piccoli rivoli strisce di bianco, macchie bianche qua e là
Il pantano per terra da guadare è il prezzo da pagare per quelle strisce di luce


Altra grotta, altro film che riemerge dai ricordi
Viaggio al centro della Terra
Scendiamo i cinquecento gradini che portano sul fondo della Grotta Gigante
Temperatura più bassa, solita acqua che gocciola
Macchie arancioni e vicino alle lampade felci che hanno il coraggio di crescere
Due enormi tubi di plastica dalla volta scendono per più di cento metri a proteggere i cavi del pendolo geodetico, sarcofagi che contengono sismografi
Dal fondo guardo il canalone scavato dal fiume, guardo la passerella che dovrò raggiungere con la risalita
E si riparte
Incomprensibile la necessità di percorrere il tratto come si fosse inseguiti da belve inferocite
A tratti sento le palpitazioni cardiache, il sudore che si rapprende gelato sulla pelle
Eppure riemergo alla luce e non sono nemmeno l'ultima



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