giovedì 7 maggio 2009

Ponti











Mi piace con
la bicicletta percorrere le strade che costeggiano i fiumi in prossimità della foce osservando la lenta corrente diretta a monte per la spinta della marea. Si perde la frenesia che come trottole ci tiene in agitazione continua.
Se poi capita di dover sostare in attesa dei movimenti dei ponti si può riflettere sui diversi ritmi dettati dal trasport
o fluviale per il quale il termine fretta è sconosciuto.
Costeggiando il Sile arrivo in prossimità di uno dei ponti che ne permette l'attraversamento a Jesolo Paese.
Ponte che per un'intera stagione è rimasto sollevato a mezz'aria e che adesso finalm
ente è transitabile.
Ma perchè nel fiume possa passare un'imbarcazione, l'ostacolo deve essere rimosso.

E' la prima volta che lo vedo in movimento.
Viene sollevato da stantuffi, pian piano si stacca dal marciapiede e
sale.
Quasi ti par di sentire lo sforzo che la cerniera posta sull'altra riva deve fare per innalzare la gran massa di metallo.

Il motoscafo passa e comincia la discesa, la lenta discesa guidata dagli stessi pistoni.

Si adagia, ma l'attesa non è finita perchè l'operatore preposto alla manovra deve transitare sul ponte e con le chiavi far scattare l'apertura del cancelletto che impedisce l'accesso durante la manovra.
E cento metri più avanti di ponte ce n'è un altro, quello più vecchio, e l'imbarcazione deve transitare anche lì.

Potrei lasciar perdere
, ormai sono sulla sponta giusta, ma perchè non osservare anche in questo caso la manovra?
Aspetto arrivi l'addetto (sempre quello di prima) e poi comincia l'operazione.

Su questo ponte transitano anche le auto e il segnale d'allarme avvisa verrà chiuso, cinque minuti di sirena intermittente.

Si abbassano le sbarre perchè anche se il ponte è più vecchio
è automatizzato. Il traffico è fermo.
In questo caso non ci sono stantuffi ma cardini girevoli e la parte centrale del ponte comincia a ruotare creando il varco, il tutto molto lentamente.

Rifletto: ci vorrà più energia nel primom caso o adesso? credo che il lavoro compiuto senza sollevare sia minore, ma a "sensazione" senza effettuare calcoli. Passa il motoscafo e tutto torna come prima.
Proseguendo lungo il corso del fiume si percorre una
stradetta piena di sassolini e buche scavate dalle ruote dei trattori.
Non sembra di tenere tra le mani il manubrio di una bicicletta, ma un martello pneumatico; non si riesce a godere del silenzio perchè la bicicletta poco oliata riproduce il fracasso di un terremoto in una ferramenta.
Arrivata a Cavallino devo superare il canale che porta a Venezia.
Tra canale e fiume c'è dislivello d'acqua e quindi è presente una conca, nota fin dal 1632.
Devo fermarmi di nuovo: dalla sua cabina una signora sta manovrando le paratoie che permetteranno ad un motoscafo di lasciare il fiume, aspettare che l'acqua sa
lga e passare poi nel canale, che verso ovest scintilla mescolando il verde-azzurro-grigio ai colori del tramonto






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