mercoledì 1 luglio 2009


Continuano monotone le correzioni degli scritti e il mio interesse per gli elaborati di matematica tocca i livelli minimi.
Nelle pause lo sguardo si perde, trova una via di fuga nella finestra aperta dell'aula posta all'ultimo piano del liceo.
Osservo le piante maestose che crescono nel cortile e sullo sfondo il monte.
Qui tutti i pomeriggi piove e il verde intenso dimostra la ricchezza d'acqua.

Salgo per la montagna, tra i boschi verso la vetta. Salgo piano e osservo il paese dall'alto (forse un richiamo alla Nausea di Sartre, perso però nella memoria)

Lo sfondo è solcato dal volo delle rondini: appare per un attimo l'addome bianco e poi un cambio repentino di direzione, quattro battute d'ali e un'ampia planata, lo scatto a inseguire insetti a me invisibili.
Volano in alto, lontano dai nidi che ornano le grondaie, inaccessibili a chi ne farebbe scempio per non aver sporco il selciato.
Vi si raccolgono solo quando sta per scoppiare il temporale perchè i piccoli hanno già spiccato il volo, alla conquista dell'ignoto.

Era partito alla conquista dell'ignoto anche il canarino che ho incrociato stamane

In ritardo, con la domanda inevasa della necessità di trovarci alle 7.45 con tutta la giornata a disposizione, procedo osservando la strada poco trafficata e scorgo un canarino che zampetta, una macchia giallo-arancione.
Il tempo per osservarlo un attimo e un'auto nella direzione opposta sembra solo sfiorarlo.
Non c'è tempo nè possibilità di fare nulla, il mio pensiero non giungerà mai all'altro autista.
Guardo nello specchietto retrovisore e la macchia gialla è ferma sull'asfalto nero.

Nel viaggio di ritorno non trovo più nessuna traccia

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