mercoledì 21 marzo 2012

Venezia I

Settimana di interscambi a scuola
Ben quattro le classi coinvolte
Gli alunni della mia terza ospitano studenti turchi, in particolare di Antalya
Gli insegnanti, tre con l'aggiunta del preside, vengono invece seguiti dall'intero Consiglio di Classe
Il mio piccolo contributo è accompagnare tutti per una visita a Venezia assieme al collega di fisica
Partenza verso le sei e mezza, rientro previsto per le nove
Benchè assonnata, l'esame dei tre colleghi, due maschi e una femmina tutti più giovani di me, smonta immediatamente qualsiasi timore-pregiudizio avessi mai avuto nei loro confronti. 
Più severo, quasi arcigno, decisamente più anziano, probabilmente isolato dalla barriera linguistica, solo il Preside
Inizia il viaggio. 
Mi rendo subito conto, ma lo sapevo già, che tre anni di corso di inglese colpevolmente seguito con poca applicazione, non permette una comunicazione non dico fluente ma nemmeno essenziale con i nostri ospiti.
Quindi me ne sto nel mio cantuccio a cercare di capire quanto il mio troppo prolisso collega di fisica racconta in inglese
Malignamente penso che la mia preparazione è sufficiente per cogliere i numerosi strafalcioni che inserisce nei discorsi ma gli riconosco tutto il coraggio e la voglia di comunicare che lo rende entusiasta e felice
I lavori sull'autostrada ci fanno passare a passo d'uomo nei pressi di Solferino.


Così imparo che la mezza luna che sostituisce la nostra croce nella bandiera della Croce Rossa è nata dal racconto di come il tantissimo sangue versato (perdo il riferimento in quale guerra sia successo) facesse specchiare di notte la luna
In perfetto ritardo arriviamo a Venezia: la guida ci attende in Piazza San Marco
Dovremmo coprire il percorso in venticinque minuti per essere puntuali all'appuntamento, ne impiegheremo all'incirca ottanta
Inizia la sfiancante missione di controllare che il gruppo di una cinquantina di persone non si disperda tra ponti e calle, non si blocchi davanti ad ogni bancarella, non si fermi ogni tre passi (tre di numero) a scattare fotografie, a farsi scattare fotografie, a scambiarsi macchine fotografiche.
E' un continuo, estenuante ripetere di procedere, di non continuare a fermarsi.
Basta il tono e lo sguardo, non è necessario la lingua per comunicare avvolta in una nuvola perenne di fumo (i turchi fumano veramente come dei "turchi")
La collega si lamenta che ha mal di gola, e io penso "provare a fumare un po' di meno?"
I ragazzi si lamentano che andiamo troppo veloci, e io penso "con questa lena come hanno potuto gli antichi ottomani conquistare tante terre?"
Raggiungiamo l'apice del nervosismo nel momento in cui addirittura sparisce un insegnante, che raggiunto al telefono dal collega ci informa che si sta spostando in maniera autonoma e ci raggiungerà in Piazza San Marco per il pranzo
Finalmente troviamo la nostra guida che in totale stanno a seguire in cinque o sei e infine decide di descrivere l'interno della Basilica in forma privata soltanto a me quando parla in italiano, soltanto a Mustafà, il collega di inglese, quando parla in quest'altra lingua.
Mi diverte che mi avverta che non sono proprio equivalenti le cose che racconta
"Non posso certo calcare la mano sullo spoglio di Costantinopoli per giustificare tutto l'oro che rappresenta i cieli e tutto il marmo che rappresenta la terra, nè tanto meno dir loro che la corrispondente Basilica di Santa Sofia sia stata completamente rovinata dai loro antenati"


continua

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