mercoledì 14 marzo 2012

Peter Rice

"Carneade! Chi era costui?" ruminava tra sè don Abbondio seduto sul suo seggiolone, in una stanza del piano superiore, con un libricciolo aperto davanti, quando Perpetua entrò a portargli l'imbasciata. "Carneade! questo nome mi par bene d'averlo letto o sentito; doveva essere un uomo di studio, un letteratone del tempo antico: è un nome di quelli; ma chi diavolo era costui?".

Più che il nome alcune opere




La domanda: "Perchè si conosce il nome dell'architetto e non quello dell'ingegnere?"
Eppure le soluzioni tecniche del secondo permettono la realizzazione pratica di ciò che il primo abbozza
Eppure senza la scienza del secondo resterebbero sogni gli schizzi del primo

La lezione di oggi centrata sulla traduzione in italiano effettuata dall'arch. Attilio Pizzigoni del suo An Engineer Imagines, ci ha permesso una riflessione di ampio respiro culturale
Significato dei termini ingegnere e architetto, dall'antica Grecia a noi, significato dei termini nelle diverse nazioni, arte=tèchne diversa dalla poietikes, arte come "il fare", dettagli tecnici necessari alla stabilità di un'opera che diventano elementi decorativi, spunti filosofici dell'ultimo periodo di vita di Rice, morto relativamente giovane (mentalmente faccio il calcolo rispetto alla mia età) e persino la lettura della poesia di commiato alla vita che scrisse e che commuove il nostro relatore

Pochi i ragazzi presenti e un po' spiazzati da un interveno così diverso dai precedenti
Eppure le travi Gerber potranno un giorno servir loro se manterranno il proposito di diventare ingegneri

Nessun commento: