venerdì 17 dicembre 2010

Arlecchino


Il Liceo nel quale insegno è dedicato a Lorenzo Mascheroni, insigne matematico del 1700

Mi capita tra le mani un suo racconto

"Nel 1356 un certo conte di Lauvence venne a fissar dimora in Valle Brembana, portando al suo seguito un domestico, uomo astuto,maligno e goffo di natura. Questi lo serviva in qualità di portiere passava il tempo a rattoppare le scarpe dei villani dei dintorni.
Datosi a furti e scorribande, fu ferito e messo in prigione, e al processo dichiarò che, non sapendo chi fossero i suoi genitori, i compagni lo chiamavano per dileggio l'Arlesquin perchè nato nella città di Arles.
Al vedere quella figura di scimmiotto con una benda che gli copriva il volto sull'occhio destro, ove aveva riportato la ferita, i suoi giudici non sapevano trattenersi dalle risa e come di tutti era rimasto lo zimbello, così di buon grado gli donarono la vita. Si limitarono a condannarlo all'esilio, precisando che lo si avesse a porre su di un asino e condurlo al confine vestito di tela di sacco con una sciaboloa di legno al fianco e coperto da capo a piedi di tante fettuicce quanti erano i colori delle bandiere, di cui aveva combattuto le liti.
Si eseguì la condanna in mezzo ad immenso concorso di contadini, che lo deridevano, lo insultavano.
L'anno susseguente alcuni villani ubriachi vollero ripetere la cerimonia del bando, e di là ebbe origine la maschera di Pietro Arlesquin, o Arlecchino, come fu detto in seguito

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