Oggi riporto un assaggio della poesia di Robindronath Tagore, poeta bengalese, premio nobel per la letteratura nel 1913.
Non voglio la libertà dell'asceta
In mezzo agli innumerevoli legami,
in grande gioia, gusterò
il sapore della libertà.
Questo fragile vaso di terra,
riempiendosi continuamente
verserà sempre il tuo nettare
di vari colori e di vari profumi.
Tutta la mia vita, come lampada,
s'accenderà della tua fiamma
alle miriadi di luci
in mezzo al tuo tempio.
Non voglio chiudere le porte
dei miei sensi nella mistica;
le gioie dei colori,
dei profumi e dei canti
sono le tue gioie.
Le mie illusioni risplenderanno
chiare nella libertà,
i miei amori si trasformeranno
in frutti di pietà.
Gelsomino
Nato dal volere divino
attraverso i millenni
oggi è fiorito un gelsomino
dal seno della terra.
Specchio d'una felicità
nascosta in lunghi secoli
dentro un cuore invisibile.
Tu simile al mio sogno!
Chi potrà dirmi quel giorno
quel prato a primavera
quel frammento di pena
dove alla luce s'aprirà
sopra il volto del tempo
l'umile mio sorriso?
Tu meravigliosa,
tu nascosta speranza
dentro il cuore profondo
di tutto l'esser mio.
Io non ti invoco...
Io non T'invoco per allontanare
da me ogni pericolo, soltanto
fa ch'io non debba averne mai paura.
Nè T'invoco per chiederti soccorso
nella tribolazione,
ma per esser più forte del dolore;
e se non trovo amici nella vita,
perchè coraggio e forza in me non cedano;
se mi coglie rovina e tradimento,
perchè non mi dichiari mai sconfitto.
Io non T'invoco per allontanar da me
ogni male; a Te chiedo soltanto
di trovare la forza di procedere;
nè per aver da Te consolazioni,
o per render leggero il mio fardello,
ma per trovar coraggio nel procedere.
Un dolce giorno, sulla prima aurora,
umile, in Volto io Ti vedrò. Tu aiutami
nei tormenti e nel buio dell'attesa,
fa ch'io non possa dubitar di Te.
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