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domenica 8 aprile 2012

mercoledì 29 febbraio 2012

Preghiera

Nel mettere ordine mi capita tra le mani il tema dell'ultimo incontro che i miei figli hanno seguito con la guida di Don Alessandro.

La meditazione parte dall'immagine di un'opera di Lawrence Carroll
Una rapida ricerca per documentarmi sull'artista.
Le sue opere non mi picciono molto






Mi sembra molto bello invece quello che il Don ha scritto
Lo trascrivo.

Un deserto metropolitano, un telo scheggiato dalle fatiche della vita e due scarpe. Che bisogna imparare a guardare, questa è preghiera. Che la croce non è la fuga dalla realtà, nemmeno la fede lo è, e due scarpe che puntano il basso dicono che c'è bisogno di incarnazione.
Bisogna imparare a guardare. Guardarsi intorno. Guardarsi dento. Guardare anche le scarpe, o la preghiera mi fa cambiare il mio modo di guardare persino le scarpe o non è preghiera ma esercizio di accudimento personale, intellettuale, inutile.
Pregare stasera davanti a una croce fatta di scarpe per interrogarsi sui piedi e sui cammini, sulle strade da percorrere e su quelle da lasciare. Pregare per guardare la vita e per vederla cambiare.
Pregare non è sospendere il presente per viaggiare all'indietro di duemila anni ma capacità di entrare in un tempo, questo, il mio, che da un evento di duemila anni fa ne è illuminato.
Scarpe e croci di clandestini lasciati morire in fondo al mare delle mie vacanze, scarpe e croci di ragazzi e adolescenti che ho incontrato e se ne sono andati chissà per quali strade e con quali scarpe. Scarpe di croci quelle delle coppie in crisi, dei preti in crisi, della politica in crisi, scarpe da crisi: non nuove, recuperate.
Pregare stasera una croce perchè io non possa mai più guardare le scarpe altrui e credere che non è affar mio pensare dove stiano portando il mio fratello.
Guardare scarpe usate, consumate, usurate e scrollarsi di dosso la tentazione di cambiar continuamente modello.
Pregare per chiedere la grazia di infilarmi le mie scarpe e le mie croci, e lasciarmi portare dove la Verità vuole: nel deserto. Per poi uscire e scoprire possibilità di vita tra i villaggi affollati del mio presente.

sabato 4 febbraio 2012

La preghiera, il grido, le lacrime


Non ha forse un duro lavoro l'uomo sulla terra
e i suoi giorni non sono come quelli d'un mercenario?
Come lo schiavo sospira l'ombra
e come il mercenario aspetta il suo salario,
così a me son toccati mesi d'illusione
e notti di dolore mi sono state assegnate.
Se mi corico dico: «Quando mi alzerò?».
Si allungano le ombre e sono stanco di rigirarmi fino all'alba.
Ricoperta di vermi e croste è la mia carne,
raggrinzita è la mia pelle e si disfà.
I miei giorni sono stati più veloci d'una spola,
sono finiti senza speranza.
Ricordati che un soffio è la mia vita:
il mio occhio non rivedrà più il bene.
Non mi scorgerà più l'occhio di chi mi vede:
i tuoi occhi saranno su di me e io più non sarò.
Una nube svanisce e se ne va,
così chi scende agl'inferi più non risale;
non tornerà più nella sua casa,
mai più lo rivedrà la sua dimora.
Ma io non terrò chiusa la mia bocca,
parlerò nell'angoscia del mio spirito,
mi lamenterò nell'amarezza del mio cuore!
Son io forse il mare oppure un mostro marino,
perché tu mi metta accanto una guardia?
Quando io dico: «Il mio giaciglio mi darà sollievo,
il mio letto allevierà la mia sofferenza»,
tu allora mi spaventi con sogni
e con fantasmi tu mi atterrisci.
Preferirei essere soffocato,
la morte piuttosto che questi miei dolori!
Io mi disfaccio, non vivrò più a lungo.
Lasciami, perché un soffio sono i miei giorni.
Che è quest'uomo che tu nei fai tanto conto
e a lui rivolgi la tua attenzione
e lo scruti ogni mattina
e ad ogni istante lo metti alla prova?
Fino a quando da me non toglierai lo sguardo
e non mi lascerai inghiottire la saliva?
Se ho peccato, che cosa ti ho fatto,
o custode dell'uomo?
Perché m'hai preso a bersaglio
e ti son diventato di peso?
Perché non cancelli il mio peccato
e non dimentichi la mia iniquità?
Ben presto giacerò nella polvere,
mi cercherai, ma più non sarò! 
Giobbe 7

domenica 25 dicembre 2011

Santo Natale

 E' Natale... 

E' Natale ogni volta che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano;
ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare un altro;
ogni volta che volgi la schiena ai principi
che cacciano gli oppressi ai margini del loro isolamento;
ogni volta che speri con i "prigionieri"
"gli oppressi dal peso della povertà fisica, morale e spirituale";
ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza!
E'Natale ogni volta che permetti al Signore
di amare gli altri attraverso di te...

 Madre Teresa di Calcutta







Vieni di Notte,
 
Vieni di notte,
ma nel nostro cuore è sempre notte:
e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in silenzio,
noi non sappiamo più cosa dirci:
e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in solitudine,
ma ognuno di noi è sempre più solo:
e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni, Figlio della pace,
noi ignoriamo cosa sia la pace:
e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni a liberarci,
noi siamo sempre più schiavi:
E dunque vieni sempre, Signore.

Vieni a consolarci,
noi siamo sempre più tristi:
e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni a cercarci,
noi siamo sempre più perduti,:
e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni, tu che ci ami:
nessuno è in comunione col fratello
se prima non è con te, o Signore.
Noi siamo tutti lontani, smarriti,
nè sappiamo chi siamo, cosa vogliamo.
Vieni, Signore. Vieni sempre, Signore.

David Maria Turoldo


Auguri

giovedì 8 dicembre 2011

domenica 4 dicembre 2011

Avvento

















Et egredietur virga de stirpe Iesse,
et flos de radice eius ascendet;
et requiescet super eum spiritus Domini:
spiritus sapientiae et intellectus,
spiritus consilii et fortitudinis,
spiritus scientiae et timoris Domini;
et deliciae eius in timore Domini.
Non secundum visionem oculorum iudicabit
neque secundum auditum aurium decernet;
sed iudicabit in iustitia pauperes
et decernet in aequitate pro mansuetis terrae;
et percutiet terram virga oris sui
et spiritu labiorum suorum interficiet impium.
Et erit iustitia cingulum lumborum eius,
et fides cinctorium renum eius.
Habitabit lupus cum agno,
et pardus cum haedo accubabit;
vitulus et leo simul saginabuntur,
et puer parvulus minabit eos.
Vitula et ursus pascentur,
simul accubabunt catuli eorum;
et leo sicut bos comedet paleas.
Et ludet infans ab ubere
super foramine aspidis;
et in cavernam reguli,
qui ablactatus fuerit, manum suam mittet.
Non nocebunt et non occident
in universo monte sancto meo,
quia plena erit terra scientia Domini, sicut aquae mare operiunt.
In die illa radix Iesse
stat in signum populorum;
ipsam gentes requirent,
et erit sedes eius gloriosa.
Isaia 11. 1-10

sabato 16 luglio 2011

Inferno-Paradiso


Dall'Amico di oggi
(L'Amico è il notiziario della comunità parrocchiale di Santa Maria Assunta in Rosciate)



Dal Vangelo 


Il loglio ubriacante (Lolium temulentum), più conosciuto come zizzania, è una erbacea del genere Lolium, spontanea e infestante fra le messi, con fiori a spiga rossa.

La pericolosità di questa pianta è ben nota fin dai tempi antichi, soprattutto per l'alto potere intossicante. 
Infatti, il termine temulentum (ubriacante) è riferito agli effetti derivanti dall'ingestione di farine contaminate da funghi del genere Claviceps, produttori di alcaloidi tossici, che possono provocare forti emicranie, vertigini, vomito ed oscuramento della vista. 
Tali effetti sono dovuti alla presenza di un micelio fungino che invade la pianta durante lo sviluppo. esattamente come avviene nella segale con la Segale cornuta
Nel L. temulentum, pur essendo possibile l'infestazione da Claviceps purpurea e quindi l'ergotismo, è tutt'altro che rara l'infestazione di altre specie e la produzione di un alcaloide meno tossico, la temulina, con effetti analoghi a quelli dell'alcool.

 

domenica 12 giugno 2011

Pentecoste



Un tuono per svegliare
Un terremoto per sradicare le certezze
Un vento per dirigere la vela
Un fuoco a fondere scorie perchè brilli il metallo purificato


Anche una pioggerella leggera che aiuti i germogli a spuntare



Veni creator


Veni, creator Spiritus, mentes tuorum visita,
imple superna gratia
quae tu creasti pecora.

Qui diceris Paraclitus,
donum Dei altissimi,
fons vivus, ignis, caritas
et spiritalis unctio.

Tu semptiformis munere,
dextrae Dei tu digitus,
tu rite promissum Patris
sermone ditans guttura.

Accende lumen sensibus,
infunde amorem cordibus,
infirma nostri corporis
virtute firmans perpeti.

Hostem repellas longius
pacemque dones protinus;
ductore sic te praevio
vitemus omne noxium.

Per te sciamus da Patrem,
noscamus atque Filium,
te utriusque Spiritum
credamus omni tempore.
Amen.

domenica 17 aprile 2011

venerdì 25 marzo 2011

sabato 5 marzo 2011

mercoledì 23 febbraio 2011

Doni




antica poesia indiana

Gli ho chiesto la forza

e Dio mi ha dato difficoltà per rendermi forte.

Gli ho chiesto la saggezza

e Dio mi ha dato problemi da risolvere.

Gli ho chiesto la prosperità

e Dio mi ha dato muscoli e cervello per lavorare.

Gli ho chiesto il coraggio

e Dio mi ha dato pericoli da superare. Gli ho chiesto l'Amore

e Dio mi ha affidato persone bisognose da aiutare.

Gli ho chiesto favori

e Dio mi ha dato opportunità.

Non ho ricevuto nulla di ciò che volevo

ma tutto quello di cui avevo bisogno.

La mia preghiera è stata ascoltata.

giovedì 3 febbraio 2011

Tagore II



Donami il supremo coraggio dell'Amore, questa è la mia preghiera, coraggio di parlare, di agire, di soffrire, di lasciare tutte le cose,
o di essere lasciato solo.

Temperami con incarichi rischiosi, onorami con il dolore, e aiutami ad alzarmi ogni volta che cadrò.

Dammi la suprema certezza nell'amore, e dell'amore, questa è la mia preghiera, la certezza che appartiene alla vita nella morte, alla vittoria nella sconfitta, alla potenza nascosta nella più fragile bellezza, a quella dignità nel dolore, che accetta l'offesa, ma disdegna di ripagarla con l'offesa.

Dammi la forza di amare
sempre
e ad ogni costo.

Se mai, per caso,

rivolgi a me il pensiero,

immagina che io scriva un canto quando la sera

piovosa diffonde ombra sul fiume, trascinando lenta

la sua luce offuscata,

quando lo spazio del

giorno è troppo breve per

il lavoro e l’ozio.

Sarai sola e seduta nella terrazza a oriente,

io canterò dalla stanza

semibuia. L’umido

profumo delle foglie

entrerà dalle finestre

avvicinandosi il

crepuscolo, mentre il vento urlerà la sua ira nel

boschetto dei cocchi.

Quando nella stanza sarà portata la lampada accesa io andrò via.

Tu forse allora ascolterai

la notte, e, anche se io

tacerò, sentirai

la mia canzone.



Dove son già fatte le strade, io smarrisco il cammino.

Nell'oceano immenso, nel cielo azzurro non è traccia di sentiero.

La viottola è nascosta dalle ali degli uccelli, dal fulgor delle stelle, dai fiori delle alterne stagioni.

E io domando al cuore, se il suo sangue porti seco la conoscenza dell'invisibile via.



sabato 1 gennaio 2011

Reggio nell'Emilia II


Pochi minuti prima della chiusura
Solo il tempo di scorgere la cripta e leggere i pannelli appesi lungo le pareti della navata

Si racconta la vicenda dei Santi Crisanto e Daria, tratta dalla Legenda Aurea scritta nel tredicesimo secolo da Jacopo da Varagine (Varazze) vescovo di Genova.

Secondo la lettura agiografica della Chiesa, Crisanto e Daria sono due sposi martirizzati nel III secolo d.C., il cui culto si è si è diffuso in tutta la Cristianità fin dai primi secoli e i cui corpi vennero trasferiti a Reggio nell’anno 947, per iniziativa del vescovo Adelardo per essere deposte appunto nella cripta della cattedrale.

Appena avrò tempo cercherò le versioni in latino e in italiano

Crisaunt was son of a right noble man that was named Polimius. When the father saw that his son was taught in the faith of Jesu Christ, and that he could not withdraw him therefrom and make him do sacrifice unto the idols, he commanded that he should be closed in a stronghold, and put to him five maidens for to withdraw him with blandishing and fair words. And then he prayed God that he should not be surmounted with no fleshly desire of these evil beasts, and anon these maidens were so overcome with sleep that they might not take neither meat nor drink as long as they were there, but as soon as they were out they took both meat and drink. And one, Daria, a noble and wise virgin of the goddess Vesta, arrayed her nobly with clothes as she had been a goddess, and prayed that she might be let enter in to Crisaunt, and that she would restore him to the idols and to his father. And when she was come in, Crisaunt reproved her of the pride of her vesture, and she answered that she had not done it for pride, but for to draw him to do sacrifice to the idols, and restore him to his father. And then Crisaunt reproved her because she worshipped them as gods, for they had been in their time evil and sinners, and haunted common women. And Daria answered: The philosophers felt the elements by the names of men. And Crisaunt said to her: If one worship the earth as a goddess, and another ear and labour the earth as a churl or a ploughman, to whom giveth the earth most? It is proved that it giveth more to the ploughman than to him that worshippeth it. And in like wise he said of the sea, and of other elements. And then Crisaunt and Daria, converted of him, coupled them together by the grace of the Holy Ghost, and feigned to be joined by carnal marriage, and converted many others to our Lord. For Claudius, which had been tormentor of them, they converted to the faith of our Lord, with his wife and children, and many other knights. After this, Crisaunt was enclosed in a stinking prison by the commandment of Numerianus, but the stench was anon turned into a right sweet odour and savour. And Daria was brought to the bordel, but a lion that was in the amphitheatre came and kept the door of the bordel. And then there was sent thither a man to deflower and corrupt the virgin, but anon he was taken of the lion, and the lion began to look on the virgin like as he demanded what he should do with the caitiff. And the virgin commanded that he should not misdo him, but let him go, and anon he was converted, and ran through the city, and began to cry that Daria was a goddess. And then hunters were sent thither for to take the lion, and they anon fell down to the feet of the virgin and were converted by her. And then the provost commanded to make a great fire within the entry of the bordel, so that the lion should be burnt with Daria, and the lion considering well this thing, dread, and roaring took licence of the virgin and went whither he would without hurting of anybody. And when the provost had done to Crisaunt and Daria many diverse torments, and might not grieve them, at the last, they being married without corruption, were put in a deep pit, and thrown on them earth and stones, and so were consecrated martyrs of Christ.

martedì 2 novembre 2010

Multimedialità


Parrocchia SS Liberale e Mauro
Schermo sulla parete.
Gesù in blu, Zaccheo in rosa (spiega il parroco "rosa perchè è ancora in ricerca, non ha ancora la fede)
Gesù attraversa, Zaccheo vuole conoscere
Gesù si ferma, Zaccheo accoglie
Gesù va nella sua casa e ne è tutta santificata
A Gerico.
Il collegamento con il software della Agenzia delle Entrate è stato voluto?
Non può essere un caso: Zaccheo fa l'esattore.



Innesco della discussione che segue
"Ti immagini da noi lo schermo acceso in chiesa?"
"Sììì mi immagino. A volte c'è da chiedersi se è stato recepito il Concilio Vaticano II"
"Non è liturgico"
"Ho notato che al Padre Nostro non hai preso per mano i vicini come invitava a fare il Parroco"
"Non è liturgico"
"Sì, come le chierichette femmine"
"Pare ci sia a proposito una disposizione del Vescovo precedente"
"Al di là di questo si sostiene che le bambine siano meno costanti dei maschi. I maschi se ci sono le femmine le snobbano. Queste poi spariscono e restiamo senza chierichetti"
"Così ci restiamo di sicuro. Le mie bambine di catechismo sono molto demoralizzate per questo"
"In Vaticano i chierichetti sono solo maschi"
"E comunque (comunque? non c'è nesso) la casa è tutta santificata per la presenza di un solo credente è in contrasto con quanto dice Don Alessandro (curato interparrocchiale). I matrimoni misti entrano più facilmente in crisi"
"Bisogna vedere cosa dice veramente..."
"Lo saprò io cosa dice..e la mia prof ci ha presentato la mafia che collaborava con lo stato ( e in questo caso è ancor più difficle trovare il nesso)"
"Bisogna vedere cosa ha detto, riferito a quale contesto. Tu ricordi e interpreti i particolari come fanno comodo a te"

Comincia l'ennesima discussione senza fine

sabato 5 giugno 2010

Pavone


Dopo la prima ora di lezione, stamane salgo verso città alta per raggiungere la seconda che col collega visita Santa Maria Maggiore.

In particolare una guida illustra le tarsie del Lotto.

Arrivo a circa metà intervento

Ogni disegno, ogni piccolo particolare è ricco di rimandi, di riferimenti

Ogni tappa della realizzazione è documentata: tempi, tipo e costo dei materiali.


Tra le tante informazioni scelgo di riportare quelle relative all'utilizzo del pavone per gli splendidi colori che la sua livrea presenta


Nel cristianesimo delle origini, il pavone assume le simbologie della vita eterna, intensamente avvertita e vissuta dalle prime generazioni cristiane. Due pavoni che si abbeverano al calice alludono alla rinascita spirituale, gli occhi del pavone erano considerati segno dell’onniscienza e la sua carne alimentosalutare per gli ammalati.

Questa dimensione simbolica del pavone, è da collegarsi alla leggenda narrata da Plinio nelle sue Historie naturalis (H.N. 22), secondo la quale l’uccello, ogni anno, all’approssimarsi dell’inverno, perde le penne della coda e le rimette a primavera, mentre Sant’Agostino (nel De Civitate Dei XXI, c.4,1; PL 41,712) parla della carne incorruttibile del pavone. Per questo divenne emblema della risurrezione di Cristo e dell’immortalità.


L’inserimento del pavone nelle Natività rinascimentali può riferirsi all’antica credenza popolare secondo la quale, il sangue del pavone scaccerebbe i demoni, ma più facilmente comparve proprio con riferimento alla risurrezione di Cristo e alla sua vittoria sulla morte.





domenica 11 ottobre 2009

Sapienza


Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza;
implorai e venne in me lo spirito della sapienza.
8La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo confronto;
9non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,
perché tutto l'oro al suo confronto è un po' di sabbia
e come fango sarà valutato di fronte ad essa l'argento.
10L'amai più della salute e della bellezza,
preferii il suo possesso alla stessa luce,
perché non tramonta lo splendore che ne promana.
11Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni;
nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.
12Godetti di tutti questi beni, perché la sapienza li guida,
ma ignoravo che di tutti essa è madre.
13Senza frode imparai e senza invidia io dono,
non nascondo le sue ricchezze.

14Essa è un tesoro inesauribile per gli uomini

domenica 9 agosto 2009

Anoressia spirituale


Dall’omelia di domenica scorsa:

“Molto meglio quando eravamo schiavi in Egitto, almeno non soffrivamo la fame e la sete”

“Voi siete venuti a me perchè vi ho dato da mangiare”

Quante volte l’effimero momentaneo ha offuscato ben più preziosi ideali?

Meglio la pancia piena, adesso, subito.

Meglio investire nell’immediato facilmente visibile apportatore di consensi e di voti che pensare ad un futuro migliore.

Tagliamo i fondi alla ricerca, alla formazione, alla scuola, gestiamo la politica con questa lungimiranza: l’immediato a scapito del futuro.

Quante volte ancora la primogenitura in cambio di un piatto di lenticchie?

martedì 28 luglio 2009

Miracoli


Per più di un mese la mia parrocchia diventa quella dei Santi Liberale e Mauro a Jesolo.
Riprendo un punto dell’omelia di domenica.
Nel Vangelo è descritto l’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Tra tanti convenuti possibile che nessuno si fosse portato qualcosa da mangiare?
E’ un ragazzo però che mette a disposizione i cinque pani (di orzo, non di farina pregiata, quindi un ragazzo povero) e i due pesci.
Il vero miracolo non è nella moltiplicazione, il vero miracolo è nella condivisione che supera il naturale egoismo.
E sono i giovani con il loro entusiasmo, con la loro generosità, con i loro slanci che salveranno il nostro mondo incancrenito, corroso dalla ricerca del profitto e del tornasconto personale, non solo miope ma completamente cieco nell’osservare il futuro che si sta preparando.

venerdì 10 aprile 2009

Venerdì santo

"Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà". Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano