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venerdì 21 ottobre 2011

Apocalisse

Talvolta riemergono frammenti di ricordi, episodi letti e dispersi.
Anzichè ributtarli nell'oblio generalmente cerco di ricomporre i cocci
Gli abbozzi di una trama a cui manca esordio e finale
Un lavoro superiore alle mie forze e così mi faccio aiutare
Cerco in sala professori i colleghi di lettere, li investo del mio problema e a volte sono fortunata.
Autori e titoli tornano alla luce

Stamane:
"Siamo in una città di un futuro imprecisato. 
E' successo qualcosa di terribile, probabilmente uno scoppio nucleare. 
Gli abitanti sono trasformati in mostri, sia dal punto di vista fisico sia da quello comportamentale. 
Chi regola la città ha però trovato una soluzione. 
Speciali onde diffuse durante la giornata agendo sul cervello dei cittadini mostrano loro una realtà di perfetta normalità. 
L'effetto cessa la notte per cui vige il più assoluto divieto di svolgere qualsiasi attività. 
E' obbligatorio restare chiusi nelle proprie abitazioni, al buio"

Impossibile ricordare come finisca la vicenda.

I colleghi a cui mi rivolgo non amano particolarmente il genere fantascienza. 
Citazioni di Volponi, di Wells che non approdano a nulla

Cerco sulla rete ma la mia abilità non è tale da portarmi alla soluzione

Investo del problema mio figlio che pure non trova la risposta ma in compenso passa due ore a leggere trame di racconti e film di fantascienza


Da tutto questo lavoro emerge un dato curioso

La catastrofe, l'apocalisse nel tempo ha vestito abiti diversi.
Negli anni cinquanta era la guerra a provocare i disastri, la guerra nucleare
Negli anni settanta virus sconosciuti diffondevano epidemie e provocavano stermini
Negli anni ottanta ritornano protagoniste le guerre
Dal novanta la fanno da padrone cause naturali: asteroidi in collisione, terremoti, vulcani e cicloni


La mia ricerca però resta per il momento incompiuta

domenica 9 gennaio 2011

Museo degli orrori



Paure procurate ai figli quando erano piccoli:
spettacolo dei pagliacci al circo (una fontana di lacrime e l'avversione viscerale nei confronti del circo),
salita sul Torrazzo di Cremona (tre fontane di lacrime con un effetto di contagio reciproco),
la visita al Museo per la
Storia dell'Università di Pavia (altrimenti detto dai miei alunni "il museo degli orrori": tra la vescica di Spallanzani o la testa di Scarpa non saprei quale definire più orripilante)

Proprio citando questa visita, il maggiore, allora decenne, ricorda la curiosa vicenda descrittaci dal prof Redi, nostra guida.


Immediata la ricerca perchè io non mi ricordo un bel nulla

Quasi immediato il riscon
tro


Una controversia scientifica nell’Italia del secondo Settecento
(consiglio di leggere per intero)



Nel caso qualcuno considerasse gli uomini di scienza semidei questo è solo uno dei tantissimi esempi che è possibile citare

mercoledì 1 dicembre 2010

Neve




Durante il mio turno di sorveglianza all'intervallo (ne ho tre in cinque giorni di lezione) dal ballatoio della scuola osservo nel corridoio sottostante la ressa che si è creata attorno ai tavoli pieni di torte che il gruppo solidarietà mette in vendita per raccogliere fondi da destinare al progtto di sostegno per i ragazzi del Burundi dal passato movimentato in situazioni familiari disagiate.

Al mio piano quindi non c'è quasi nessuno da sorvegliare

Guardo fuori dall'enorme finestra: la neve sta cadendo fitta, i fiocchi sono larghi
In cortile, al solito, qualcuno raccoglie la neve dalle auto per fabbricarne palle da lanciare

Fisso lo sguardo sulla parete della casa di fronte e mi concentro sui fiocchi
Lo facevo anche da bambina
E ad un tratto, allora, non era più la neve a scendere ma ero io che salivo, salivo sempre più in alto

Continuo a concentrarmi su quei fiocchi ma la magia non si ripete più

Non riesco più a volare

martedì 11 novembre 2008

Sig Rizzello


Un doveroso omaggio al tecnico di laboratorio che per tanti anni e con infinita pazienza ha sempre cercato di eseguire le mie richieste, anche quelle più assurde.
Sempre tranquillo e disponibile, orgoglioso di mostrarti splendidi contenitori di sostanze chimiche di inizio ottocento, solerte nell'aiutarmi a fotografare tutta la raccolta di animali impagliati e probabilmente pieni di parassiti, incurante dei pericoli nel maneggiare uranio radioattivo o mercurio (e il confronto con la situazione attuale è impietoso), qualsiasi cosa gli chiedessi di prepararmi lui me la preparava, sicuro delle mie capacità di gestire materiali tossici.
Con lui avevamo rifornito il laboratorio di qualsiasi sostanza organica puzzolente e solo la mia solerte collega, responsabile della sicurezza, ci aveva obbligato a rinchiudere il tutto in un armadio dotato di serratura.
Pensandoci adesso sembra fossimo proprio una coppia di incoscienti, ma lui del tutto incolpevole: semplicemente si fidava di me.

Perchè ne parlo adesso?
Perchè tramite facebook e i contatti con i miei ex alunni del Sarpi ne è stata recuperata una fotografia e notizie recenti.
Si cercherà quindi di organizzare una rimpatriata

giovedì 25 settembre 2008

Facebook

Passando vicino alla scrivania del maggiore noto sullo schermo del computer uno strumento nuovo.
(almeno per me che arrivo sempre a scoppio ritardato)
Tre minuti di spiegazione (impossibile avere da lui in regalo più tempo) e via.


Adesso ci sono anch'io.
A cosa serve? Forse solo a collezionare amici virtuali così come un tempo si collezionavano le figurine?
Dipende dall'uso che se ne vuol fare.
Pian piano sto ricucendo tutti i fili; ritrovo studenti dispersi per il mondo e altri che sono rimasti qui accanto ma invisibili.
I loro volti a volte sono così diversi che incontrandoli di persona avrei faticato a riconoscerli, qualcuno già è laureato, sposato, lavora.
Mi sembra di essere una chioccia che richiama a sè i suoi pulcini, pulcini che mi ricordano con l'aggettivo "temibile", ma che rispondono al richiamo.
Sono contenta di ritrovarli anche se vedi la vita riavvolgersi e forse ti rendi conto che ormai la quantità di filo che rimane è poca, troppo poca.
Però dalle loro parole mi consola constatare che un poco del mio umorismo surreale sono riuscita a trasmetterlo e almeno di questo sorrido

sabato 5 luglio 2008

Piume


Sono come piume i miei ragazzi: sparpagliati dal dolore si raccolgono a sostenersi a vicenda, sanno solo piangere, oppressi da un'intera montagna si abbracciano per resistere ad un vento che non si placa.

Nei loro occhi pupille dilatate a cercare risposte, nei loro occhi si vede solo il vuoto spaventato.

E' troppo chiedere loro qualsiasi cosa: lo sgomento dei grandi diventa una nebbia che nasconde ogni orizzonte.

Rimane l'immagine di una nonna: avanza appoggiata al bastone, guarda il suo bimbo ingiallire e chiede "perchè non me? perchè non me?"

Rimane una madre sfigurata che si accascia sul bordo della bara e si assopisce piegata in due

Rimane un padre con i rami ormai spogli a sostenere tutti gli altri.

Ma noi non ricorderemo il pallore che avanza, il freddo marmo del viso, il cerotto sulla fronte, le escoriazioni, le mani raccolte in preghiera.

Noi ricorderemo i capelli sparpagliati e ribelli e l'aperto sorriso disarmante rivolto a chiunque e comunque, anche all'insegnante che lo sta rimbrottando.

mercoledì 30 aprile 2008

Il titanio che è dentro di me



Oggi, mercoledì, giorno libero, ci si può dedicare con impegno al riordino della casa.


Dimenticata, sul fondo di un cassetto, ritrovo la cronaca scritta ormai anni fa quando mi hanno inserito in coronaria uno stent, sorta di mollettina di titanio, con il compito di tenere l'arteria aperta.


Prologo: età 37 anni. D'improvviso, salendo le scale, una fortissima fitta al torace. Poi passata. Ad ogni sforzo ritorno della fitta, al punto di non poter percorrere 100 metri senza doversi fermare.


Dopo tre giorni, su insistenza d'altri, passaggio al Pronto Soccorso.


Sguardi scettici dei medici per la signora giovane, non sovrappeso, non fumatrice, non in terapia ormonale, non in tutto che presenta i sintomi di un attacco cardiaco.


Elettrocardiogramma: curve completamente invertite, addirittura lettino per salire in terapia intensiva. Cerotti di nitroglicerina, anticoagulanti a dosaggi tali da svegliarti di notte con la bocca piena di sangue uscito dalle gengive e macchie bluastre su tutto il corpo, esami su esami senza individuare nulla. Dimessa: non si sa cosa le abbia procurato l'ischemia cardiaca, tra un po' si rifaccia controllare.


Cambio di ospedale e programmazione della coronarografia.

A questo punto inizio la trascrizione di quanto appuntato in quel lontano aprile.

La coronarografia è fissata per le 9.00-9.30.

Verso le 10.00 mi accompagnano in sala operatoria: è in fondo al corridoio sulla sinistra.

C'è una finestra per chi vuole assistere all'intervento dall'esterno (mio marito non arriverà in tempo, come all'ultimo parto d'altronde).

Mi fanno stendere su un lettino, davanti a numerosi schermi. Un'infermiera mi copre con un telo verde, che sembra carta, e sto in attesa.

Fa piuttosto freddo.

Entra il mio cardiologo e per tranquillizzare comincia a parlare.

Noto che tutti sono rivestiti da camici di piombo.

Puntura dell'ago per l'anestesia locale a livello dell'inguine mentre nel braccio hanno già inserito un ago in vena da usarsi se necessario.


Penso che il medico cominci a bucare con una specie di bulino anche perchè vedo le dita sporche di sangue e una specie di bastoncino anch'esso sporco di sangue. Non sento però il dolore.


Solo quando inizia a salire il catetere per l'arteria femorale sento all'interno la sua salita, un fastidio che arriva fino al cuore.

E infatti vedo il catetere che sbuca sul monitor in prossimità della biforcazione delle coronarie.

Il tracciato ECG mi sembra normale.

Viene iniettato il mezzo di contrasto che si distribuisce nelle coronarie e appare sullo schermo quasi nero. Immediatamente appare la strozzatura a livello della coronaria sinistra.

Sullo schermo sembra lunga uno o due cm e chiedo al medico quanto sia in realtà.

Circa un centimetro.

Riiniettano altro liquido, osservano il cuore da tutte le angolazioni.

Sembra che il resto sia a posto.

Nella strozzatura c'è solo del grasso, non appare calcificata e si può procedere con l'angioplastica, sempre che io lo voglia.

Che altro posso scegliere?

Si procede con l'angioplastica.

Probabilmente si inserisce un altro catetere più sottile; vedo che si gonfia là dove finisce il primo catetere.

Il mio medico ne chiama un altro e parla con altre persone che sono fuori dal mio campo visivo.

Parlano in inglese e non capisco niente.

In italiano si discute sul diametro da usare: 4, penso millimetri, no perchè si inceppa; il 3,5 è meglio.

Mi iniettano una sostanza, senza precisarmi cosa. "Adesso sentirà un'ondata di calore salire e poi scendere, è normale".

Non è però un'ondata di calore: è come un fiotto di sangue caldo che sale dal cuore fino al viso e poi rapido fino ai piedi.

Tutto passato, tutto normale.

Ripensandoci ricordo la pagina finale del Gattopardo, quando il vecchio muore. L'autore potrebbe aver provato l'effetto farmacologico della sostanza che mi hanno iniettato.

"Adesso procediamo, sentirà un leggero dolore"

Il dolore non è affatto leggero, è lo stesso dolore dell'attacco di angina ma fortissimo e non finisce.

Vorrei sollevare le mani e allontanare i medici, voglio che tutto finisca subito. Ma non avrà mai fine?

Guardo il tracciato del cardiogramma perchè è l'unica cosa che riesco a vedere. Gli altri schermi sono coperti dalla macchina spara raggi X.

Il tracciato non è più normale, ma certo qualcuno se ne sarà accorto, sono qui talmente in tanti.

Stanno lavorando come se niente fosse e quindi vuol dire che tutto va bene, ma quel tracciato è molto anomalo con delle linee orizzontali che non dovrebbero esserci.

Sarà l'effetto del "palloncino", ma quando finiscono?

Adesso il dolore è finito. Mi sembra di non sentirlo più. Bene.

BUIO

Sto sognando: è un sogno tranquillo, forse ci sono i bambini, spezzoni di immagini ma mi sveglio.

Dove sono? Chi sono questi tre-quattro che mi guardano?

Non ho più gli occhiali e sul naso c'è la maschera dell'ossigeno: è come essere in alta montagna.

Ma allora sono svenuta: questo non era previsto.

Provo a muovere le dita delle mani: si muovono, non dovrebbe esserci danno cerebrale.

Vorrei chiedere ma non riesco a parlare.

"E' solo un calo di pressione", dicono, capita. Quando capita? "Nel 10% dei casi, stia tranquilla".

Certo che sto tranquilla, non alle mie compagne di stanza di ottant'anni circa, a me capita.

Fossi morta in quell'istante non avrei sentito nulla, non mi sarei accorta di nulla.

Ma mi torna il sonno, sto per riaddormentarmi e sono tranquilla.

Ho gli occhi chiusi.

Ma sento un colpo terribile al torace, come se il cuore uscisse, e poi un altro e un altro ancora e continuano.

Penso: non sono morta prima ma sto morendo adesso. Sembra che mi strappino il cuore.

Vi tralascio i pensieri scritti da chi crede veramente di star per morire.

Riapro gli occhi, di nuovo la maschera dell'ossigeno, ma perchè non arriva ancora l'aria?

Un medico si avvicina e mi dice che è tutto finito, l'angioplastica è riuscita e hanno inserito una "mollettina" (stent di titanio). C'è solo il rischio che qualche "sporchino" si possa formare per l'attrito, ma con gli antitrombinici non succederà niente.

Mi sento molto infelice e triste.

Vede il mio turbamento e comincia a sgridarmi: "devo essere contenta, sono sotto l'ala protettrice di qualcuno, non ho avuto un infarto ma solo un arresto cardiaco in sala operatoria per cui hanno potuto defibrillarmi subito (ecco cos'erano quei colpi) e il tutto è durato solo una manciata di secondi (se lo dicono loro): eccellente risultato di una prevenzione efficace"

Non riesco ancora a parlare, mi portano fuori con tre bei bolli rossi sul petto: comincio a vomitare, un urto violento, come una scossa, come se lo stomaco stesso dovesse uscire.


Passata. Dopo tanti anni, la mia molla è lì, silenziosa, a continuare il suo lavoro.

domenica 16 marzo 2008

30 anni

Anniversario rapimento Aldo Moro.
Discussione a tavola: possiamo noi dire sia stato giusto o sbagliato non cedere ai brigatisti?
La vita di un uomo vale l'integrità dello Stato?
Ha significato chiedersi l'evoluzione di una scelta diversa?
Chi può affermare sia stata la scelta più opportuna, seppur dolorosa?
Tristezza per l'angoscia del prigioniero, per la disperazione della moglie e dei figli, per una vita spezzata.
Noi, studenti liceali, per le strade, forse smarriti a gestire un tumulto interno, forse alla ricerca di risposte dagli adulti.
Commento disincantato a rompere un'atmosfera: "Certo che per voi ogni occasione era buona per non fare scuola"
Cinismo o semplicemente il riflesso di questi tempi?
Succede ai messaggi che cerco di trasmettere, agli ideali in cui credo, di finire nell'arido deserto a morire infelici.
Ma a volte anche i deserti fioriscono, magari è solo questione di tempo.

domenica 2 marzo 2008

Cibridi e stembridi


Chi fosse interessato a seguire gli ultimi progressi della biologia molecolare può leggere sul numero delle Scienze di marzo l'articolo relativo agli ibridi e le chimere di Carlo Alberto Redi, Maurizio Zuccotti e Silvia Garagna.

Quello che lo rende speciale per me non è il contenuto, a proposito del quale sono piuttosto scettica, ma la citazione funge da spunto per l'omaggio che voglio fare direttamente al prof. Redi che è stato il mio relatore di tesi.

Sono stati magici gli anni universitari (tutti gli anni hanno qualcosa di magico) forse anche per la sua presenza.

Allora non era così importante come adesso, accademico dei Lincei, membro del comitato nazionale per la biosicurezza, bioterrorismo e scienze della vita, ecc.ecc, ma a noi interni (si chiamano così gli studenti che stanno mesi e mesi in laboratorio per preparare la tesi) preparava sempre le varietà di the più strane, così come strane erano le buste di tabacco con il quale si arrotolava le sigarette.

Finita l'università è sempre stato estremamente disponibile sia quando con le classi organizzavo la visita ai suoi laboratori (immagino che seccatura) sia quando ha accettato con entusiasmo di tenere una conferenza al Mascheroni per affrontare con i ragazzi il tema delle cellule staminali.

Sono contenta di averlo avuto come insegnante anche perchè nel confronto reciproco io sono rimasta con la mia testa e lui con la sua.

Esistono insegnanti che non hanno l'ambizione di fare dei loro studenti la propria fotocopia.

sabato 26 gennaio 2008

Giornata della memoria

Oggi, vigilia della giornata della memoria, a scuola volevo far vedere aui ragazzi un filmato realizzato quest'estate in Israele. Chiaramente non è stato possibile per problemi tecnici: il computer in classe non mostra le immagini, nonostante da circa due mesi avessi avvisato i tecnici delle mie intenzioni. E nonostante avessi ricevuto assicurazioni del tipo : è tutto a posto.
Mandarlo per posta ai ragazzi è praticamente impossibile, poichè troppo pesantre, e allora proviamo la via del blog.
Le ultime due ore ho accompagnato la classe in auditorium per la rappresentazione dello spettacolo "Voci nel vento" regia prof.ssa Cotroneo. Confesso in tanti anni non l'avevo mai visto pur sapendo del riconoscimento nazionale ottenuto e sono stata contenta di averlo visto oggi. Veramente meritava di vincere il concorso a cui ha partecipato.
Belle le poesie anche se ho preferito le musiche.
Bravissimo il ragazzo che ha cantato Knockin'on Heaven's door di Dylan