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venerdì 15 giugno 2012

Tesine

Sempre leggere il lavoro personale degli studenti mi permette di trovare perle


venerdì 1 giugno 2012

Pensiero



Scritto sulla sabbia

Che il bello e l'incantevole
Siano solo un soffio e un brivido,
che il magnifico entusiasmante
amabile non duri:
nube, fiore, bolla di sapone,
fuoco d'artificio e riso di bambino,
sguardo di donna nel vetro di uno specchio,
e tante altre fantastiche cose,
che esse appena scoperte svaniscano,
solo il tempo di un momento
solo un aroma, un respiro di vento,
ahimè lo sappiamo con tristezza.
E ciò che dura e resta fisso
non ci è così intimamente caro:
pietra preziosa con gelido fuoco,
barra d'oro di pesante splendore;
le stelle stesse, innumerabili,
se ne stanno lontane e straniere, non somigliano a noi
- effimeri-, non raggiungono il fondo dell'anima.
No, il bello più profondo e degno dell'amore
pare incline a corrompersi,
è sempre vicino a morire,
e la cosa più bella, le note musicali,
che nel nascere già fuggono e trascorrono,
sono solo soffi, correnti, fughe
circondate d'aliti sommessi di tristezza
perché nemmeno quanto dura un battito del cuore
si lasciano costringere, tenere;
nota dopo nota, appena battuta
già svanisce e se ne va.

Così il nostro cuore è consacrato

con fraterna fedeltà
a tutto ciò che fugge
e scorre,
alla vita,
non a ciò che è saldo e capace di durare.
Presto ci stanca ciò che permane,
rocce di un mondo di stelle e gioielli,
noi anime-bolle-di-vento-e-sapone
sospinte in eterno mutare.
Spose di un tempo, senza durata,
per cui la rugiada su un petalo di rosa,
per cui un battito d'ali d'uccello
il morire di un gioco di nuvole,
scintillio di neve, arcobaleno,
farfalla, già volati via,
per cui lo squillare di una risata,
che nel passare ci sfiora appena,
può voler dire festa o portare dolore.
Amiamo ciò che ci somiglia,
e comprendiamo
ciò che il vento ha scritto
sulla sabbia.

H. Hesse




mercoledì 4 aprile 2012

El Ultimo Mohicano

di Francisca Aguirre

A mia madre

Non ebbi nulla e, tuttavia, in qualche modo,
capisco che ebbi tutto.
Non avevamo nulla, nulla
salvo la paura, il dolore,
lo stupore che produce la morte.

Quando uccisero mio padre
restammo in quella zona di vuoto
che va dalla vita alla morte,
in quell’ultima bolla che lanciano gli annegati,
come se tutta l’aria del mondo si fosse esaurita di colpo.
Restammo lì,
come pesci in una vasca senza acqua,
come gli attoniti visitatori di un pianeta vuoto.

Non avevamo nulla,
anche se è altrettanto certo che nulla volevamo.
Ricordo bene che a mia sorella Susy e a me
diedero la notizia nella stanza da bagno
di quel collegio per figlie di prigionieri politici.
C’era uno specchio enorme
e io vidi la parola morte crescere in quello specchio
fino ad uscirne
e trasferirsi negli occhi di mia sorella
come un vapore letale e pestilente.
Nulla è riuscito a farmi dimenticare quegli occhi,
tranne qualche ora di amore
in cui Felix ed io eravamo due orfani,
e il volto prodigioso di mia figlia.
E nulla di più avemmo
per molto tempo.
Ma mamma ebbe meno di tutti.
Mamma restò come uno specchio senza mercurio.
Perse tutto
tranne un filo sottile che la legava a noi,
e attraverso quel ponte inconcepibile
– come tre formichine –
andavamo e tornavamo dalla sua statua di vetro
rendendole il mercurio.
Tornò a noi dal paese del gelo
e tornò tanto assolutamente
che grazie a lei, noi, che nulla avevamo
avemmo tutto.
Mamma fu la nostra Enciclopedia,
fu il nostro Guerriero Mascherato,
il Paese delle Fate,
l’abbondanza nella miseria,
il nostro miglior amico,
lo scudo contro i mori,
l’amante delle belle arti,
colei che fece sì che papà non morisse,
che lo resuscitava in ogni suo quadro.
Fu mamma a dirci che mio padre ammirava i greci,
che adorava i libri,
che non poteva vivere senza la musica
e che fu amico di Unamuno.

Certo che non avemmo nulla,
che molte volte ci mancava tutto.
Ma anche se qualche giorno non mangiammo,
avevamo una radio per ascoltare Beethoven,
e il giorno della Befana del millenovecentoquarantaquattro
mamma e gli zii andarono al mercato delle pulci:
ci comprarono tre libri:
La collina incantata, Nomadi del Nord
e L’ultimo dei Mohicani.
Dio sa quante volte avrò letto quei libri.
Mamma ci portò L’ultimo dei Mohicani
e tenendo per mano quell’indio solitario
entrammo nel mondo del meraviglioso
e avemmo tutto per sempre.

E nessuno ce lo potrà togliere.




mercoledì 21 marzo 2012

venerdì 9 marzo 2012

Cercavo il cielo. 
Ho trovato Ungaretti




Agonia

Morire come le allodole assetate
sul miraggio 

O come la quaglia
passato il mare
nei primi cespugli
perché di volare
non ha più voglia 

Ma non vivere di lamento
come un cardellino accecato




Dove la luce

Come allodola ondosa
Nel vento lieto sui giovani prati,
Le braccia ti sanno leggera, vieni.
Ci scorderemo di quaggiù,
E del mare e del cielo,
E del mio sangue rapido alla guerra,
Di passi d'ombre memori
Entro rossori di mattine nuove.

Dove non muove foglia più la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov'è posata sera,
Vieni ti porterò
Alle colline d'oro.

L'ora costante, liberi d'età,
Nel suo perduto nimbo
Sarà nostro lenzuolo 



Fase d'oriente

Nel molle giro di un sorriso
ci sentiamo legare da un turbine
di germogli di desiderio 

Ci vendemmia il sole 

Chiudiamo gli occhi
per vedere nuotare in un lago
infinite promesse 

Ci rinveniamo a marcare la terra
con questo corpo 
che ora troppo ci pesa

venerdì 20 gennaio 2012

Femminismo

Classe 3 I

Trattazione della genetica: calco volontariamente la mano già nell'indicare il contributo dello spermatozoo rispetto alla cellula uovo durante la fecondazione (e qualche alunno avrà anche pensato che gli oovisti son tornati)

Continuo segnalando quanto sia importante la diploidia rispetto all'aploidia e "casualmente" come il corredo maschile per le informazioni site sui cromosomi sessuali sia parzialmente aploide (e qualche alunno comincia a brontolare)

Esagero il disappunto nel fornire la spiegazione dei simboli universalmente usati per indicare il sesso maschile e quello femminile, scudo e lancia di Marte contro pettine e specchio di Venere (e qualche alunno sta pensando che siano perfettamente azzeccati)


Intervento dal posto :"Mi sembra che lei sia leggermente femminista"

"Lungi da me tal intendimento, mi limito a riportare i fatti"

Poi sistemerò in maniera più obbiettiva tutta la faccenda, per il momento mi diverto


Mi accorgo di una grave pecca nella mia preparazione
Se penso alla poesia, solo poeti maschi vengono alla mente
Rimedio:




Dame la mano

Dame la mano y danzaremos;
dame la mano y me amarás.
Como una sola flor seremos,
como una flor, y nada más…

El mismo verso cantaremos,
al mismo paso bailarás.
Como una espiga ondularemos,
como una espiga, y nada más.

Te llamas Rosa y yo Esperanza;
pero tu nombre olvidarás,
porque seremos una danza
en la colina y nada más…

G. Mistral


The Wind is Blind

The wind is blind.
The earth sees sun and moon; the height
Is watch-tower to the dawn; the plain
Shines to the summer; visible light
Is scattered in the drops of rain.

The wind is blind.

The flashing billows are aware;
With open eyes the cities see;
Light leaves the ether, everywhere
Known to the homing bird and bee.

The wind is blind,

Is blind alone. How has he hurled
His ignorant lash, his aimless dart,
His eyeless rush, upon the world,
Unseeing, to break his unknown heart!

The wind is blind,

And the sail traps him, and the mill
Captures him; and he cannot save
His swiftness and his desperate will
From those blind uses of the slave.

A. Meynell



Les Solitaires

Ceux-là dont les manteaux ont des plis de linceuls
Goûtent la volupté divine d'être seuls.

Leur sagesse a pitié de l'ivresse des couples,
De l'étreinte des mains, des pas aux rythmes souples.

Ceux dont le front se cache en l'ombre des linceuls
Savent la volupté divine d'être seuls.

Ils contemplent l'aurore et l'aspect de la vie
Sans horreur, et plus d'un qui les plaint les envie.

Ceux qui cherchent la paix du soir et des linceuls
Connaissent la terrible ivresse d'être seuls.

Ce sont les bien-aimés du soir et du mystère.
Ils écoutent germer les roses sous la terre

Et perçoivent l'écho des couleurs, le reflet
Des sons... Leur atmosphère est d'un gris violet.

Ils goûtent la saveur du vent et des ténèbres,
Et leurs yeux sont plus beaux que des torches funèbres.

R.  Vivien




Però di fronte a questa:

Non recidere, forbice, quel volto

Non recidere, forbice, quel volto,
solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre. 
Un freddo cala... 
Duro il colpo svetta.
E l'acacia ferita da sé scrolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di Novembre.

E. Montale

riconosco che è più bella

mercoledì 11 gennaio 2012

Novecento

Ecce Video


In memoriam E. H.
ritrovato nel suo appartamento
nove mesi dopo il decesso
seduto davanti alla tv

I.
Morì fissando il suo Televisore
la sfera di cristallo del presente,
guardava il Niente e ne vedeva il cuore,
cercava il Cuore e non vedeva niente.

Chi sfidò il lezzo del buio malfermo
si accorse che veniva dall'Illeso,
non dal Morto, ma dal Morente Schermo,
non dal Corpo, bensì dal Video acceso.

Carogna divorata dagli insetti,
Il Monitor frinisce e brilla breve
senza più palinsesti e albaparietti.

La Sua vita larvale svanì lieve
(goal, quiz, clip, news, spot, film, blob, flash, scoop, E.T.),
circonfusa di niente, effetto neve.



II.
Per interposta decomposizione
(Transfert, Pasqua del Video, Eucarestia)
la parodia della Resurrezione
ebbe la forma di Tele-patia.

Fu una morte mimetica, vicaria,
e l'animula vagula, farfalla
luminosa del pixel, volò in aria,
blandula bolla che ritorna a galla.

Quale anima risale verso il cielo?
Se la merce, marcito status symbol,
si fa carne corrotta, rotto il velo

l'Immagine si muta in cirro, nimbo,
diventa puro spolverio, sfacelo,
onda di impulsi e interferenze, Limbo.

Valerio Magrelli


 
Se un attimo appena


Eppure, se un attimo

di pensare tu sospendi

se un attimo, dico, appena

il tuo respiro sottrai

fulmineo

il Nulla di nuovo s'inghiotte
l'intero universo


il Nulla

tuo e nostro male. 


David Maria Turoldo





L'onda

L'onda che batte mi consuma il tempo.
Rosicchia il golfo, sbriciola scogliere,
dissotterra pugnali circassi,
rapina ossa di gabbiani e tori.

L'onda che scava è un grosso cane pazzo,
non sa la morte e sfida ogni millennio.
E' un cane da tartufi vittima di un equivoco.
Il suo tartufo è il disperante vuoto
.
Maria Luisa Spaziani




mercoledì 4 gennaio 2012

Ulisse

Trieste
Ho attraversata tutta la città.
Poi ho salita un'erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.
 
Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.
 
Intorno
circola ad ogni cosa
un'aria strana, un'aria tormentosa,
l'aria natia.
La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.
 
U. Saba
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
I colori della sera
 
Immenso si stende il mare
 
E capisco gli antichi marinai
Come trasportata verso il largo
Alla ricera delle colonne d'Ercole
 
 
Allora guarderai e sarai raggiante, 
il tuo cuore palpiterà e si dilaterà
perché l'abbondanza del mare confluirà a te, 
la ricchezza delle nazioni verrà a te.
Isaia 60

lunedì 26 dicembre 2011

Letture

Si legge in mezz'ora


Per molto tempo tu non avevi avuto per distrazione che la dolcezza dei tramonti. 
Ho appreso questo nuovo particolare il quarto giorno, al mattino, quando mi hai detto:
"Mi piacciono tanto i tramonti. Andiamo a vedere un tramonto…"
"Ma bisogna spettare…"
"Aspettare che?"
"Che il sole tramonti…"
 
 
 

Da prima hai avuto un'aria molto sorpresa, e poi hai riso di te stesso e mi hai detto:
"Mi credo sempre a casa mia!"
Infatti. Quando agli Stati Uniti e mezzogiorno tutto il mondo sa che il sole tramonta sulla Francia. Basterebbe poter andare in Francia in un minuto per assistere al tramonto. Sfortunatamente la Francia e troppo lontana. Ma sul tuo piccolo pianeta ti bastava spostare la tua sedia di qualche passo. E guardavi il crepuscolo tutte le volte che lo volevi… "Un giorno ho visto il sole tramontare quarantatré volte!"
E piu tardi hai aggiunto:
"Sai.. quando si e molto tristi si amano i tramonti…"
"Il giorno delle quarantatré volte eri tanto triste?" Ma il piccolo principe non rispose.

venerdì 9 dicembre 2011

To...



Not long ago, the writer of these lines,
in the mad pride of intellectuality,
maintained the « power of words » - denied that ever
a thought arose within the human brain
beyond the utterance of the human tongue;
and now, as if in monckery of that boast,
two words - two foreign soft dissylables -
italian tones made only to be murmured
by angels dreaming in the moonlit « dew
that hangs like chains of pearl on Hermon hill » -
Have stirred from out the abysses of the heart,
unthought-like thoughts that are the souls of thought,
richer, far wilder, far diviner visions
than even the seraph harper, Israfel,
who has « the sweetest voice of all God's creatures »,
could hope to utter.
And I! my spells are brocken.
The pen falls powerless from my shivering hand.
With thy dear name as text, though bidden by thee,
I cannot write - I cannot speak or think,
alas, I cannot feel; for 'tis not feeling.
This standing motionless upon the golden
threshold of the wide-open gate of dreams,
gazing, entranced, adown the gorgeous vista,
and thrilling as I see upon the right,
upon the left, and all the way along
amid empurpled vapors, far away
to where the prospect terminates - thee only.

E A Poe

domenica 4 dicembre 2011

Avvento

















Et egredietur virga de stirpe Iesse,
et flos de radice eius ascendet;
et requiescet super eum spiritus Domini:
spiritus sapientiae et intellectus,
spiritus consilii et fortitudinis,
spiritus scientiae et timoris Domini;
et deliciae eius in timore Domini.
Non secundum visionem oculorum iudicabit
neque secundum auditum aurium decernet;
sed iudicabit in iustitia pauperes
et decernet in aequitate pro mansuetis terrae;
et percutiet terram virga oris sui
et spiritu labiorum suorum interficiet impium.
Et erit iustitia cingulum lumborum eius,
et fides cinctorium renum eius.
Habitabit lupus cum agno,
et pardus cum haedo accubabit;
vitulus et leo simul saginabuntur,
et puer parvulus minabit eos.
Vitula et ursus pascentur,
simul accubabunt catuli eorum;
et leo sicut bos comedet paleas.
Et ludet infans ab ubere
super foramine aspidis;
et in cavernam reguli,
qui ablactatus fuerit, manum suam mittet.
Non nocebunt et non occident
in universo monte sancto meo,
quia plena erit terra scientia Domini, sicut aquae mare operiunt.
In die illa radix Iesse
stat in signum populorum;
ipsam gentes requirent,
et erit sedes eius gloriosa.
Isaia 11. 1-10

mercoledì 30 novembre 2011

Sistema nervoso


Poichè ci piacciono le sfide, iniziamo la sezione di anatomia-fisiologia dal sistema nervoso


Titubanti nell'intrico dei neuroni
Facile la descrizione della morfologia cellulare
Facile anche l'inversione del potenziale che accompagna il correre dell'impulso nervoso
Un po' più complicato il succedersi delle aperture-chiusure di proteine di membrana, periodo refrattario, variazioni di concentrazione ionica
Facile associare la sensazione del dolore al danno fisiologico, vederlo come primo campanello di allarme
Un po' più complicato collegare la puntura di uno spilo sulla mano alla registrazione cerebrale
Facile spiegare il funzionamento degli anestetici con i meccanismi d' azione dei mediatori sinaptici

Arduo o forse impossibile parlare del dolore profondo, dell'angoscia che assale, dello smarrimento, del mal di vivere
Cercare la danza delle molecole e interferire


La risposta dei poeti è arrivata da tempo

SOFFERENZA

Il tuo dolore è lo spezzarsi del guscio

che racchiude la tua capacità di comprendere.
E se potessi mantenere il cuore
sospeso in costante stupore
ai quotidiani miracoli della vita,
il dolore non ti sembrerebbe
meno meraviglioso della gioia;
e accetteresti le stagioni del tuo cuore,
come hai sempre accettato
le stagioni che passano sui tuoi campi.
K Gibran "Il Profeta"






domenica 27 novembre 2011

Au gibet noir, manchot aimable,
Dansent, dansent les paladins,
Les maigres paladins du diable,
Les squelettes de Saladins.
Messire Belzébuth tire par la cravate
Ses petits pantins noirs grimaçant sur le ciel,
Et, leur claquant au front un revers de savate,
Les fait danser, danser aux sons d'un vieux Noël !
Et les pantins choqués enlacent leurs bras grêles :
Comme des orgues noirs, les poitrines à jour
Que serraient autrefois les gentes damoiselles,
Se heurtent longuement dans un hideux amour.
Hurrah ! les gais danseurs qui n'avez plus de panse !
On peut cabrioler, les tréteaux sont si longs !
Hop ! qu'on ne cache plus si c'est bataille ou danse !
Belzébuth enragé racle ses violons !
O durs talons, jamais on n'use sa sandale !
Presque tous ont quitté la chemise de peau ;
Le reste est peu gênant et se voit sans scandale.
Sur les crânes, la neige applique un blanc chapeau :
Le corbeau fait panache à ces têtes fêlées,
Un morceau de chair tremble à leur maigre menton :
On dirait, tournoyant dans les sombres mêlées,
Des preux, raides, heurtant armures de carton.
Hurrah ! la bise siffle au grand bal des squelettes !
Le gibet noir mugit comme un orgue de fer !
Les loups vont répondant des forêts violettes :
À l'horizon, le ciel est d'un rouge d'enfer...
Holà, secouez-moi ces capitans funèbres
Qui défilent, sournois, de leurs gros doigts cassés
Un chapelet d'amour sur leurs pâles vertèbres :
Ce n'est pas un moustier ici, les trépassés !
Oh ! voilà qu'au milieu de la danse macabre
Bondit dans le ciel rouge un grand squelette fou
Emporté par l'élan, comme un cheval se cabre :
Et, se sentant encor la corde raide au cou,
Crispe ses petits doigts sur son fémur qui craque
Avec des cris pareils à des ricanements,
Et, comme un baladin rentre dans la baraque,
Rebondit dans le bal au chant des ossements.
Au gibet noir, manchot aimable,
Dansent, dansent les paladins,
Les maigres paladins du diable,
Les squelettes de Saladins. 
RIMBAUD



E lui rispose dicendo:
La vostra anima è sovente un campo di battaglia
 dove giudizio e ragione muovono guerra all’avidità e alla passione.
Potessi io essere il pacificatore dell’anima vostra,
che converte rivalità e discordia in unione e armonia.
Ma come potrò, se non sarete voi stessi i pacificatori,
anzi gli amanti di ogni vostro elemento?

La ragione e la passione sono il timone e la vela
di quel navigante che è l’anima vostra.
Se il timone e la vela si spezzano,
non potete far altro che, sbandati, andare alla deriva,
o arrestarvi nel mezzo del mare.
Poiché se la ragione domina da sola, è una forza che imprigiona,
e la passione è una fiamma che, incustodita,
brucia fino alla sua distruzione.
Perciò la vostra anima innalzi la ragione fino alla passione più alta,
affinché essa canti,
E con la ragione diriga la passione,
affinché questa viva in quotidiana resurrezione,
e come la fenice sorga dalle proprie ceneri.

Vorrei che avidità e giudizio fossero per voi
come graditi ospiti nella vostra casa.
Certo non onorereste più l’uno dell’altro,
perché se hai maggiori attenzioni per uno perdi la fiducia di entrambi.
Quando sui colli sedete alla fresca ombra dei pallidi pioppi,
condividendo la pace e la serenità dei campi e dei prati lontani,
allora vi sussurri il cuore:
"Nella ragione riposa Dio".
E quando infuria la tempesta e il vento implacabile scuote la foresta,
e lampi e tuoni proclamano la maestà del cielo,
allora dite nel cuore con riverente trepidazione:
"Nella passione agisce Dio".
E poiché siete un soffio nella sfera di Dio e una foglia nella sua foresta,
voi pure riposerete nella ragione e agirete nella passione.

GIBRAN

venerdì 18 novembre 2011

Briciole

Sempre è commovente il tramonto
per indigente o sgargiante che sia,

ma più commovente ancora
è quel brillìo disperato e finale

che arrugginisce la pianura
quando il sole ultimo si è sprofondato.

Ci duole sostenere quella luce tesa e diversa,
quella allucinazione che impone allo spazio

l'unanime paura dell'ombra
e che cessa di colpo

quando notiamo la sua falsità,

come cessano i sogni
quando sappiamo di sognare.


J.L.Borges "Fervor de Buenos Aires "
 
 
Quando l'amore vi chiama,
seguitelo.

Anche se le sue vie sono
dure e scoscese.

E quando le sue ali vi avvolgeranno,
affidatevi a lui.

Anche se la sua lama,
nascosta tra le piume vi può ferire.

E quando vi parla,
abbiate fede in lui.

Anche se la sua voce
può distruggere i vostri sogni

come il vento del nord devasta il giardino.

Poiché l'amore come vi incorona
così vi crocefigge.

E come vi fa fiorire così vi reciderà.

K.Gibran


Attraverso le rapide
della tristezza,

sfiorando
il nudo specchio delle piaghe inferte:

lì si fanno fluttuare i quaranta
tronchi di vita
scorticati.

Unica tu, nuoti
controcorrente, tu
li conti, li tocchi
tutti.



Paul Celan

domenica 30 ottobre 2011

Verlaine

Marine

L'Océan sonore
Palpite sous l'oeil
De la lune en deuil
Et palpite encore,
Tandis qu'un éclair
Brutal et sinistre
Fend le ciel de bistre
D'un long zigzag clair,
Et que chaque lame,
En bonds convulsifs,
Le long des récifs
Va, vient, luit et clame,
Et qu'au firmament,
Où l'ouragan erre,
Rugit le tonnerre
Formidablement.



Va, chanson, a titre-d'aile
Va, chanson, à titre-d'aile
Au-devant d'elle, et dis-lui
Bien que dans mon coeur fidèle
Un rayon joyeux a lui,
Dissipant, lumière sainte,
Ces ténèbres de l'amour :
Méfiance, doute, crainte,
Et que voici le grand jour !
Longtemps craintive et muette,
Entendez-vous?
La gaîté,
Comme une vive alouette,
Dans le ciel clair a chanté.
Va donc, chanson ingénue,
Et que, sans nul regret vain,
Elle soit la bienvenue
Celle qui revient enfin.

giovedì 27 ottobre 2011

Ginko


In coda, aspettando il lento refluire delle automobili
Nella luce che si fa strada osservo le chiome degli alberi accanto

Sono ancora verdi ma già si intravvede il colore che esploderà tra pochi giorni, così intenso da attirare lo sguardo anche dei più distratti

Importata in Europa nel XVIII secolo dalla Cina dove era sopravvissuta alle glaciazioni, quando ancora riuscivo a descrivere il Regno delle Piante le dedicavo sempre tanto spazio

Non solo perchè è un fossile vivente, già presente alla fine del terziario, ma in modo del tutto irrazionale: perchè è bella nel suo portamento asciutto anche in inverno, perchè è bella nel suo giallo splendente in autunno, perchè è bella con le sue foglie a ventaglio nelle altre stagioni


Fossile di Ginkgo Adiantoide (Miocene)

Proprio perchè bella è citata nei testi della dinastia Song (Cina - XI sec) oltre che per i semi commestibili.
Ancora oggi rimosso il tegumento, l'endosperma può essere arrostito come un grosso pistacchio (ne ha la forma ed il colore) e consumato cosi, oppure si trova lessato.
Forse sono queste caratteristiche a spiegare la diffusione della Ginkgo Biloba in Cina e in Corea.
L'albero giunse in Giappone dalla Cina insieme al Buddismo, uno degli esemplari più antichi si trova a Tokyo, nei pressi del tempio di Zempuku-ji.
La tradizione ne affida l'origine a Shinran Shonin vissuto intorno al 1200, il cui bastone avrebbe messo radici.
E' facile incontrarne attorno ai templi a protezione dagli incendi e famoso è l'esemplare del tempio Hosen-ji, sopravvissuto allo sgancio dell'atomica sulla vicina Hiroshima e lasciato a monito in mezzo allo scalone ricostruito. 







Anche una nota di poesia

Goethe, per un periodo anche direttore dell'Istituto Botanico di Jena, fece piantare diversi esemplari nel giardino di casa sua a Weimar, usandone le foglie a chiusura del componimento


Ginkgo Biloba di Goethe 





















La foglia di quest'albero dall'oriente
affidato al mio giardino,
sensi segreti fa gustare
al sapiente, e lo conforta.
È natura viva che
In se stessa si è divisa?
O son due, che hanno scelto
Le si riconosca in una?
In risposta alla domanda,
l'opinione giusta l'ho trovata:
non avverti nei miei canti
che sono duplice e son uno?


Si ricorda sempre come l'uomo sia la causa prima dell'estinzione di tante specie viventi
Oggi la Ginko esiste solo perchè l'uomo se ne prende cura



mercoledì 19 ottobre 2011

Zanzotto


Nautica Celeste
V
orrei renderti visita
nei tuoi regni longinqui
o tu che sempre
fida ritorno alla mia stanza
dai cieli, luna,
e, siccom'io, sai splendere
unicamente dell'altrui speranza.

sabato 8 ottobre 2011

Harmonie du soir




Voici venir les temps où vibrant sur sa tige
Chaque fleur s'évapore ainsi qu'un encensoir;
Les sons et les parfums tournent dans l'air du soir;
Valse mélancolique et langoureux vertige!

Chaque fleur s'évapore ainsi qu'un encensoir;
Le violon frémit comme un coeur qu'on afflige;
Valse mélancolique et langoureux vertige!
Le ciel est triste et beau comme un grand reposoir.

Le violon frémit comme un coeur qu'on afflige,
Un coeur tendre, qui hait le néant vaste et noir!
Le ciel est triste et beau comme un grand reposoir;
Le soleil s'est noyé dans son sang qui se fige.

Un coeur tendre, qui hait le néant vaste et noir,
Du passé lumineux recueille tout vestige!
Le soleil s'est noyé dans son sang qui se fige...
Ton souvenir en moi luit comme un ostensoir!


Les Fleurs du mal - Spleen et Idéal - Charles Baudelaire