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venerdì 11 maggio 2012

Ascolto

Le immagini del testo

Le immagini di tanti cuori lacerati in laboratorio

L'eco delle mie parole che descrivono l'ondata di depolarizzazione

Le tante ovvietà che si sentono ripetere ogni volta che all'improvviso  si inceppa


Nel silenzio ascolto

E' un tonfo apparentemente regolare, un tonfo dietro l'altro.
Il rumore di un pavimento di legno percosso

Non è regolare.
Un'accelerata, due o tre colpi ravvicinati
Poi torna la cadenza

Non è regolare
Al suono sordo segue come un gorgoglio che piano si attenua

Tre, quattro colpi e poi di nuovo il gorgoglio

Conto quanti mesi sono passati dall'ultima visita cardiologica
Mi domando se il medico avrà sentito lo stesso, se l'avrà valutato nella norma

Provo ad immaginare di essere in agitazione per qualcosa 
Non funziona come nei filmati
Il ritmo resta quello di prima
Probabilmente la mia immaginazione non riesce ad ingannare le informazioni cerebrali

Provo ad immaginare tutta una vita passata a contare i battiti
Un conteggio per alleviare la fatica

Non è poi così strano che ad un certo punto il tutto si interrompa
Semmai è molto strano che continui ad andare avanti

Ritorno nel mondo e non sento più il rumore


 Che io lo ascolti oppure no per un po' continuerà ad andare avanti

giovedì 12 aprile 2012

Pirandello e Woolf



La stagione teatrale volge al termine
Assisto a "Sei personaggi in cerca di autore"
Quanti anni sono passati dalla prima volta che l'ho visto?
Perso nella memoria
Seguire una trama sconosciuta, una tristissima trama
Emerge nelle battute degli autori la filosofia di vita di Pirandello
Emerge l'angoscia
Ricordare solo il buio e qualcuno che camminava tra il pubblico, nella platea.
Chiedersi il perchè di una memoria tanto annebbiata

Aspettare sul retro del teatro l'uscita degli attori
I primi ad essere pronti fumano, chiacchierano
Vederli come guitti, foglie sparpagliate qua e là dal vento
Aspettare e aspettare ancora. 
Per ultima esce l'attesa
Entusiasmo e abbracci per l'alunna ormai attrice
Non trovare nella mente un solo momento di tre anni di lezioni
Richiedersi il perchè di una memoria tanto annebbiata


Solo per sentito dire durante le interrogazioni per l'esame di stato
Forse non aver mai letto nulla, men che meno l'Orlando a cui si ispira la rappresentazione dell'altra sera.
Sempre nel baratro nero della memoria il ricordo del nome dell'autrice visto sulla copertina di un libro di cui mi è impossibile sapere il titolo. 
Però la copertina era grigio chiaro

Così niente è tolto alla sorpresa: perchè Orlando interpretato da una donna, quattro secoli e lunghi sonni, il cambio di genere, l'incontro-scontro tra due civiltà, il senso del vivere
Il teatro è semivuoto
Eppure gli attori sono molto bravi, eppure la trama avvince, eppure il messaggio merita
Piove e fa freddo ma nemmeno la neve aveva bloccato il pubblico
Mi spiace per tutta la compagnia ma forse i riflettori impediscono la visione delle poltrone 
Nessuno si alza appena tirato il sipario, gli applausi forse colmano il vuoto

mercoledì 4 aprile 2012

Arte

Più volte è emerso che sia una pessima fotografa.

Volendo fissare un momento di primavera mi dedico ad un vaso di tulipani


Già riuscire a mettere a fuoco sembra un'impresa, visti i risultati ottenuti

La giornata non particolarmente luminosa provoca a volte l'aggiunta di luce artificiale

Ne derivano immagini velate di rosa.

Dopo tutto sono quasi migliori delle altre.

Decido si spacciarle per una forma d'arte


giovedì 9 febbraio 2012

Il malato immaginario



Servivano per divertire ulteriormente il re.
Nessun re, nessuna danza
Ci è lasciato solo lo scambio tra maestro di canto (!!!) e allieva.

Tagliato anche il finale della farsesca attribuzione di una laurea in medicina per la quale Argante è ben più preparato dei tanti medici che gli girano attorno.

La sezione a mio avviso più riuscita: 

DOTTOR PURGON
Vi avrei ripulito l’organismo, fatto evacuare interamente i cattivi umori.
ARGANTE
Ah! fratello.
DOTTOR PURGON
Ancora una dozzina di medicamenti, e avremmo svuotato il sacco fino in fondo.
ANTONIETTA
È indegno delle vostre cure.
DOTTOR PURGON
Ma poiché non avete voluto essere guarito dalle mie mani.
ARGANTE
Non è colpa mia.
DOTTOR PURGON
Poiché vi siete sottratto all’obbedienza che si deve al medico.ANTONIETTA
È una cosa che grida vendetta.
DOTTOR PURGON
Poiché vi siete dichiarato ribelle ai rimedi che vi ordinavo…
ARGANTE
Ma niente affatto.
DOTTOR PURGON
Devo comunicarvi che vi abbandono alla vostra cattiva complessione, all’intemperie delle vostre viscere, alla corruzione
del vostro sangue, all’acredine della vostra bile, alla fecciosità dei vostri umori.
ANTONIETTA
Ben fatto.
ARGANTE
Dio mio!
DOTTOR PURGON
E voglio vedervi cadere, fra quattrogiorni, in uno stato di incurabilità.
ARGANTE
Ah! misericordia!
DOTTOR PURGON
Preda della bradipepsia.
ARGANTE
Purgon!
DOTTOR PURGON
E passare dalla bradipepsia alla dispepsia.
ARGANTE
Purgon!
DOTTOR PURGON
Dalla dispepsia all’apepsia.
ARGANTE
Purgon!
DOTTOR PURGON
Dall’apepsia all’acolia…
ARGANTE
Purgon!
DOTTOR PURGON
Dall’acolia alla dissenteria…
ARGANTE
Purgon!
DOTTOR PURGON
Dalla dissenteria all’idropisia…
ARGANTE
Purgon!
DOTTOR PURGON
E dall’idropisia alla vita che se ne va via per colpa della vostra follia.



Concitata, la voce del medico via via più alta, la voce del paziente sempre più fievole e l'intercalare della cameriera
Il medico col suo abito nero, agitato dal padrone, le falde svolazzanti
Gli anelli luccicanti sui guanti neri, le braccia in continua agitazione
Se si fosse voluto raffigurarlo come un corvaccio malefico non si sarebbe potuto fare di meglio


Dopo la parentesi felice della scorsa volta si ritorna alla norma: il sipario si apre e chiude, gli attori salutano a più riprese e il pubblico frettoloso sta già uscendo dalla sala.
Ma aspettare cinque minuti è proprio così impossibile?

mercoledì 8 febbraio 2012

Sempre ghiaccio


Possono pur dirmi che sia normale per l'inverno
Possono pur dirmi che una volta sempre c'era questo gelo
Possono argomentare a suon di tabelle di dati, ricordi di questo tipo nella mia mente non ce ne sono.



Sulla mia casa è come si fosse adagiato il mago del gelo.
Ha preso possesso del tetto e pian piano avanza aiutato dal pallido sole.
I suoi tentacoli crescono ogni giorno nel tentativo di creare la gabbia che finirà per imprigionarmi
Ho anche povato a spezzarne le sbarre
Non sono riuscita nemmeno a rompergli le dita sottili

Guardo il sole nebbioso. 
Declinazione solare oggi circa 15°. Latitudine di Bergamo circa 45°42'.
Conto estremamente semplice
A mezzodì il sole sarà ad un'altezza pari a 30°
Ancora troppo pochi


Almeno in passato si poteva sperare che, nell'irrazionalità caratteristica delle divinità greche, Elio  per una volta sbagliasse tragitto facendo arrivare sulla terra più calore

venerdì 3 febbraio 2012

Art

Questa settimana si cambia completamente genere.

Art di Yasmina Reza, regia Giampiero Solari, con Alessandro Haber, Alessio Boni e Gigio Alberti





Al solito le mie riflessioni perchè per recensioni di gran lunga migliori basta un giro in rete.

Grandi pannelli bianchi scendono dal soffitto e permettono scorrendo la variazione della scena.
Tela reale, tutta bianca e tele proiettate: ognuno ha il suo quadro
Mi attira sempre molto la coreografia
Pennarello nero, insignificante pennarello nero di cui si perde il tappo, significante pennarello nero con cui viene tracciato lo sciatore sulla tela oggetto di tanti dissidi, pennarello nero lavabile


"Sous les nuages blancs, la neige tombe. On ne voit ni les nuages blancs, ni la neige. Ni la froideur et l'éclat blanc du sol. Un homme seul, à skis, glisse. La neige tombe. Tombe jusqu'à ce que l'homme disparaisse et retrouve son opacité. Mon ami Serge, qui est un ami depuis longtemps, a acheté un tableau. C'est une toile d'environ un mètre soixante sur un mètre vingt. Elle représente un homme qui traverse un espace et qui disparaît. " 



Non mi piace il linguaggio dell'esordio, l'insistenza nell'uso di quei termini e non mi piace che il pubblico rida.
E' vero, qualche battuta è proprio felice ma nel complesso l'opera è tristissima.
E' triste l'acredine, sono tristi gli insulti, le recriminazioni, è triste un epilogo basato sulla menzogna.

Stavolta il pubblico non si alza, non scappa.
Continua ad applaudire, in particolare Alessandro Haber per la sua bravura.
Ed è stato veramente bravo e spontaneo nella sua recitazione
Ma mi chiedo il perchè di tanto entusiasmo rispetto all'altro spettacolo


In chiusura la messa all'asta della tela bianca per raccogliere fondi a favore del Cesvi di Bergamo: due le tele bianche vendute 

Gelo

Osservo le piante fuori
Se ci fosse data facoltà di sospendere tutto in attesa di stagioni più miti?
Il freddo tanto invocato da qualcuno è al fin giunto
Fosse dipeso da me l'avrei lasciato tranquillo al polo.


Parlo col maggiore a Trieste, quella Trieste tanto mite a dicembre.
Non è risparmiata, anzi ci si sta peggio che da noi con la bora che soffia a 120 130 km orari
Mi indirizza al sito del "Piccolo" per un filmato




Per quanto possa servire penso che comunque è iniziato l'ultimo mese dell'inverno e giorno dopo giorno ci avviciniamo alla primavera

martedì 17 gennaio 2012

Test da sforzo

















Rimanda rimanda rimanda sono passati tre anni
"Nel suo caso deve effettuarne uno all'anno" detto ad alta voce
"Nel mio caso ogni cinque è la cadenza più opportuna" detto col pensiero
Compromesso: effettuata la prenotazione
Appuntamento alle 14.15
Termine lezione 13
Spostarsi all'altro capo della città, ma Bergamo non è una gran metropoli; trovare un parcheggio senza scadenze per stare tranquilli; camminare di buon passo per venti minuti mentre l'aria gelata ti fa a fettine il viso; pranzare in venti minuti circa per essere puntuali allo sportello.
Nessuno in attesa. Bene. 
Presentarsi allo sportello. 
Ritornare sui propri passi perchè non si è preso il numerino di prenotazione. 
Compilare e pagare.
Trasferirsi fuori dall'ambulatorio dove vengono effettuati i test da sforzo. 
Nessuno in attesa. Bene
Numero sul display S005. Numero mio S009
Dedurre che i numeri che mancano non si sono presentati oppure qualcuno ha interrotto il conteggio.
Cominciare ad aspettare.
Osservare pareti un po' scrostate, pavimenti di linoleum azzurrino con varie sfumature, tabelloni appesi sull'importanza dell'attività fisica, le persone che aspettano davanti ad altri ambulatori, l'andirivieni di infermiere per capire la loro occupazione, l'arrivo di due volontari vestiti di rosso sgargiante alla ricerca di un paziente da riaccompagnare in reparto e tutti i tentativi fatti per trovarlo senza esito, un quadro donazione di A. Fumagalli.
Fermo lo sguardo a studiare il quadro che mi sembra incomprensibile. Una macchia rossa colorata che richiama una scena di guerra, una croce di legno con la scritta tratta dai Proverbi " l'umiltà viene prima della gloria" del bianco e giallo intorno. Incomprensibile.
Ritorno al pavimento, alle pareti, alle file di sedie e intanto il tempo passa.
Finalmente un'infermiera che se ne era rimasta fino a quel momento a chiacchierare con le colleghe nella stanzetta di comando mi viene a cercare.
Mi prepara: dischi adesivi, elettrodi, pedali all'altezza giusta, schiena rilassata.
Chi manca è il medico che deve seguire tutta la faccenda.
Finalmente arriva pure lui e comincia lo sforzo.
Penso a quando ho pedalato l'ultima volta, forse la Pasqua scorsa ma non sono sicura.
Esattamente come tre anni prima raggiungo in un baleno una frequenza cardiaca non tollerabile, la pressione massima supera i 160 mm Hg e comincio a sentire le gambe indolenzite. Nel frattempo l'apparecchio comincia a suonare.
Il tracciato però si mantiene nella norma, più o meno.
Anche questa volta è andata.
Rifletto: ma con una vita che è tutta uno sforzo continuo perchè poi uso del tempo per fare test?

martedì 10 gennaio 2012

Ouverture 2012


Assisto al galà di musica, danza, spettacolo organizzato a favore delle Onlus Sindrome di Dravet (forma epilettica infantile) e Aiuto Donna.

Suona l'orchestra sinfonica Ars Armonica, partecipano la Scuola di Danza Enjoydance e la Società di Danza Ottocentesca

Dirige Damiana Natali, le coreografie sono di Michele Vegis e Cristina Zatti


Tanti, e come al solito disordinati, i pensieri che costruisco come ragnatele nella mente mentre ascolto.

Primo: 
Le musiche notissime eseguite mi riportano alla sequenza di concerti di inizio anno che ascoltavo durante il pranzo da piccolina.
Quanti anni sono che non li seguo più? Li trasmetteranno ancora? Sicuramente sì

Secondo:
Lo spazio angusto lasciato sul davanti del palco impedisce ai ballerini di esprimere il meglio di se stessi, a volte si urtano addirittura. Mi spiace per loro

Terzo:
Compilo una classifica dei brani e metto al primo posto la Danza degli acrobati di Korsakov, al secondo la Danza ungherese n. 5 di Brahms e al terzo la Danza delle ore di Ponchielli.
Almeno le prime due perchè non le avevo mai ascolate

Quarto:
Finalmente un'orchestra diretta da una donna.
Avrà trovato ostacoli nell'affrontare una carriera che solitamente è appannaggio di maschi?
Nell'intervallo scopro che è zia di un ex alunno: potrei rivolgerle tutte le domande per interposta persona

Quinto:
E' la prima volta che vedo direttamente i costumi ottocenteschi, le sete, i cammei, le acconciature elaborate.
Ingombranti mentre ti frusciano accanto percorrendo i corridoi della platea
Immagino come starebbero su di me, all'arrivo a scuola su una carrozza con tale abbigliamento, allo spostarmi tra i viali della città.
Perchè mai una persona non può abbigliarsi come meglio le pare, perchè deve adeguarsi ai dettami della moda di oggi? Forse sarebbe un po' scomodo, sicuramente meno pratico e rapido rispetto ai miei tempi del mattino ma se volessi?
Ho la sventurata idea di esprimere quest'ultima considerazione a mio marito.
Ricevo una risposta laconica e disarmante:
Ti guarderebbero pensando "Hanno chiuso i manicomi  e i ricoverati sono a piede libero"
Come distruggere la poesia

lunedì 9 gennaio 2012

Regali

Regali per un compleanno:



 







Take this kiss upon the brow!
And, in parting from you now,
Thus much let me avow-
You are not wrong, who deem
That my days have been a dream;
Yet if hope has flown away
In a night, or in a day,
In a vision, or in none,
Is it therefore the less gone?
All that we see or seem
Is but a dream within a dream.

I stand amid the roar
Of a surf-tormented shore,
And I hold within my hand
Grains of the golden sand-
How few! yet how they creep
Through my fingers to the deep,
While I weep- while I weep!
O God! can I not grasp
Them with a tighter clasp?
O God! can I not save
One from the pitiless wave?
Is all that we see or seem
But a dream within a dream? 
Poe


Il mio

lunedì 12 dicembre 2011

Inglese

Nonostante tanti segnali che dovrebbero dissuadermi nel perseverare in un'impresa ben al di sopra delle mie capacità, anche quest'anno ricomincio a seguire il corso di inglese.

Seguire è un termine esagerato in tutti i sensi.

Primo perchè siamo alla quinta lezione e ne ho già perse tre
Secondo perchè osservando tutte le fotocopie che le compagne di corso mi depositano nel cassetto ad ogni mia assenza mi risulta praticamente incomprensibile la consegna per la lezione successiva
Terzo perchè quest'anno l'insegnante ha deciso di comunicare con noi soltanto in lingua e potrebbe pure parlare arabo e per me sarebbe la stessa identica cosa.

La proposta che ho avanzato di ricominciare il corso da capo, a partire dall'alfabeto, dai numeri, dal verbo essere e avere (proposta serissima e in linea con le mie necessità) è stata scambiata da tutti come una semplice battuta e nemmeno presa in considerazione

sabato 3 dicembre 2011

Herpes zoster


Scoprire d'aver ospitato e replicato nel suo nascondiglio per tanti anni tale inquilino apparentemente innocuo

Scoprirlo quando non si sa per quale recondito motivo decide di manifestare la sua presenza

Tanto era stato silente altrettanto si fa notare ora, proliferando lungo le terminazioni nervose verso la cute

Magari nel momento del distacco dal mio DNA dove si era annidato si è anche trascinato pezzetti di elica tutti miei potenzialmente ancor più dannosi se trasferiti casualmente qua e là

Partire all'attacco: ogni quattro ore 800 mg di aciclovir, col rischio di soffocare ogni volta date le dimensioni e la poca "esofagodinamica" della compressa
Cercare quel che di utile può esserci nell'esperienza.
Primo: vuoi mettere la diversa resa nella spiegazione dei cicli vitali dei virus (questo è HHV-3) sulla base dell'esperienza diretta anzichè di semplici conoscenze accademiche?
Secondo: un buon ripasso di biochimica.
L'Aciclovir è una base azotata modificata. 
All'interno della cellula, l'aciclovir viene monofosforilato grazie all'azione dell'enzima timidinachinasi, il quale è codificato solamente dai virus erpetici e non dall'organismo. 
È per tale motivo che il farmaco agisce prevalentemente sulle cellule infettate e non su quelle sane.
Successivamente, l'aciclovir monofosfato viene fosforilato nella forma bifosfata ed, infine, trifosfata dalle chinasi della cellula ospite.
L'aciclovir trifosfato agisce da inibitore competitivo con la desosssiguanosinadifosfato per la DNA polimerasi virale, bloccandone l'azione tramite formazione d'un complesso irreversibile con la catena di DNA virale nascente.
L'aciclovir in forma monofosforilata può inoltre venir inserito nel DNA virale in crescita causandone la terminazione precoce a causa della mancanza del gruppo ossidrile (OH) in posizione 3’.
Solo un esempio di come conoscere i meccanismi di funzionamento delle cellule dovrebbe suscitare meraviglia e rispetto
Terzo: probabilmente la clausura forzata era necessaria per la ripresa di un organismo in progressivo deterioramento




In chiusura un appello a quel sistema immunitario distratto che ha permesso all'infezione di partire:
"Ho molta fiducia nella tua capacità d'azione, sono convinta che tutti i farmaci di questo mondo da soli niente possano contro le patologie e molto invece nel progressivo avvelenamento, quindi torna a svolgere in perfetta efficienza quel compito a cui sei stato destinato"

lunedì 14 novembre 2011

Carso I

Pensavo fossero belli i colori autunnali del mio giardino e delle colline qui intorno


Poi, all'improvviso, su una campagna di un beige più o meno intenso, mosso dall'azzurro metallico di fiumi e canali, con il grigio dell'asfalto dell'autostrada che bruscamente piega a novanta gradi appare la bianca pietraia del Carso accesa dal rosso intenso dei suoi arbusti

Quasi le rocce sputassero il sangue che le ha intrise in passato
Il sacrario di Redipuglia è infatti lì vicino

Ne è responsabile il Sommaco, il Cotinus coggygria Scop. o Rhus cotinus L., un arbusto anche noto come Scotano o con il suggestivo nome di "albero di nebbia", nome dovuto alle infruttescenze, vistosamente piumate, e che paiono quasi sbuffi di fumo.
Chissà se mi capiterà di vederle




Lo spettacolo autunnale vale il viaggio

giovedì 3 novembre 2011

Colori II

Invano avevo tentato di fare fotografie decenti

Anche oggi la vespa è esattamente dove era ieri, si muove appena appena se la sfiori
La temperatura troppo bassa le rallenta il metabolismo
Non si azzarda ad abbandonare quella parvenza di rifugio
Eppure tra le foglie a terra troverebbe più riparo
Una sua compagna si è infilata tra i petali ed è quasi completamente nascosta




La pioggia di domani scioglierà quella corolla



 



















Stavolta  incarico mia figlia di fotografare
E' molto, ma molto più brava di me


mercoledì 2 novembre 2011

Colori

I colori del giardino in un freddissimo pomeriggio di novembre

Le vespe si nascondono tra i petali delle ultime rose

Tutti gli uccelli sembrano spariti









L'umidità impregna ogni cosa, condensa sul viso

lunedì 31 ottobre 2011

Un cuscino di rose appena velate di arancione
Un papà con i suoi due figli
Un calvario che si chiude lasciando un vuoto immenso

Con i miei ragazzi vicini al loro compagno, al loro amico

Smarriti al pensiero di restare senza mamma a sedici anni, lo sguardo perso nel vuoto

Siamo impotenti davanti al dolore e stiamo lì

Le parole del parroco, le parole del testamento spirituale potranno aiutare davanti al baratro?

Il freddo ci accoglie all'uscita sul sagrato

Tanti abbracci ti scaldino un poco il cuore










Ho sceso dandoti il braccio
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue
E Montale

sabato 22 ottobre 2011

Caccia



Da tre ore è partita la caccia o sarebbe meglio dire lo sterminio.

Due  i padiglioni coinvolti, numerosa la truppa: idraulici, infermieri, caposala, signore delle pulizie.

Ad essere sotto attacco è la Legionella, subdolo batterio che si annida negli impianti idrico-sanitari, con massimo sviluppo quando la temperatura dell'acqua è compresa tra i 25 e i 42 gradi.

La legionella deve il nome all'epidemia acuta che nell'estate del 1976 colpì un gruppo di veterani della American Legion riuniti in un albergo di Filadelfia, causando ben 34 morti su 221 contagiati (oltre 4000 erano i veterani presenti): solo in seguito si scoprì che la malattia era stata causata da un "nuovo" batterio, denominato Legionella, che fu isolato nell'impianto di condizionamento dell'hotel dove i veterani avevano soggiornato.

Presa la decisione di intervento drastico si procede allo shock chimico con biossido di cloro, introdotto appositamente nelle tubature.
 
Di sabato sera, col personale impiegato ad aprire e chiudere rubinetti (e in due padiglioni ce ne sono tanti), controllando che nessuno faccia uso dell'acqua per la durata della battaglia.
Per le sale parto, essendo impossibile evitare che qualcuno nasca nel periodo critico, è stata predisposta un'adeguata scorta d'acqua da riscaldarsi al momento.
 
Si comincia a clorare.
Aperto il rubinetto più distante si aspetta la liberazione del tipico odore di cloro.
Si chiude e si procede oltre, aprendo, aspettando il cloro, chiudendo.
Tutto deve rimanere perfettamente chiuso almeno due ore.
 
Vengono annientati i batteri, viene distrutto il biofilm dalle tubature, l'habitat naturale della Legionella.
 
Domani mattina si sarà ritornati alla normalità.
 
Dalle stanze deserte del piano che ospita l'Ufficio Tecnico io aspetto che i moderni ghostbusters ritornino alla base, sicuri vincitori.

mercoledì 19 ottobre 2011

Missione Dalmine

Nonostante le nuvole nere finanziarie che aleggiano sul progetto liceo-università (leggasi "ci saranno mai i fondi a disposizione per tutta l'operazione?") ricevo l'incarico dal Dirigente di riprendere i contatti con il referente per il settore scientifico presso la facoltà di Ingegneria di Bergamo.
Dovendo visionare i laboratori da inserire è obbligatoria la trasferta a Dalmine
Essendo tale meta disueta (saranno massimo quindici chilometri da casa) ed essendo negata come navigatrice domenica coinvolgo tutta la famiglia nella missione di ricognizione del territorio, con grande entusiasmo e gioia, in particolare dei figli, che si vedono allungare a sproposito la via del ritorno a casa dove li attende un sano far niente
Arriviamo davanti alla sede dell'Università dopo aver percorso un tragitto talmente tortuoso da non poter essere assolutamente memorizzato (però è quello con meno traffico!).
La strada di ritorno è invece più lineare (decido che farò sicuramente quella)
Fissati nella mente tutti i riferimenti possibili: supermercato LD, pennone gigantesco in mezzo alla strada, pavimentazione orrenda, centro piscine o qualcosa del genere sulla destra, velodromo che non può passare inosservato
Prima di partire ripasso tutto il tragitto utilizzando i servizi che mette a disposizione Google e penso che forse avrei potuto far a meno della previsita di domenica tanto reale appare il mio spostamento per le strade della Dalmine virtuale
Parto
Come forse era ovvio per chi mi conosce sbaglio strada e solo vedendo il velodromo che mi scorre sulla destra realizzo che dovevo girare al semaforo precedente.
Poco male. Ci sarà pur una strada che mi riporti sulla retta via e appena posso svolto.
Il percorso costeggia la Tenaris, almeno credo (anche perchè non posso fermarmi a fare la turista e controllare tutti i particolari) e si snoda tra stradette e giardini, parcheggi e piazzette. 
Controllo la strada parallela che vedo agli incroci (il percorso preventivato) e grazie alla mia abilità arrivo anche a destinazione.
La prima parte della missione è compiuta


venerdì 30 settembre 2011

Daniele

Rientro da scuola nel tardo pomeriggio
Mia figlia, la minore, mi guarda e dice "Daniele è morto"
La sensazione di essere sbattuti contro una parete
Poche domande
Una risposta: "Tornava da scuola in moto. Sorpassava veloce. L'urto"
Penso alla mamma già tanto provata. 
Penso a quanto era minuto all'asilo, alle elementari e alla medie, alle feste di compleanno tra compagni di scuola.
Penso a quel passero spezzato nell'ultimo volo.
Troppo presto ha raggiunto il suo papà

Vorrei non pensare


martedì 19 aprile 2011

Cammina cammina


Capita che la pompa dell'acqua del motore debba essere sostituita

Capita che le soluzioni più ovvie (auto sostitutiva) arrivino a scoppio ritardato e cioè quando in concessionaria non ne è più disponibile nessuna

Passare una mattina intera nella sala d'attesa magari correggendo verifiche potrebbe essere una soluzione, se piovesse

Decido quindi di impiegare altrimenti il mio tempo.

La concessionaria è a Curno, mia mamma abita a Brembate Sopra
I mezzi pubblici mi accorcerebbero la strada di circa due chilometri e su un tragitto di sette reputo non valga la pena aspettarli

Così nell'aria frescolina del primo mattino intraprendo la camminata
Il primo pezzo è il peggiore: la statale non è certo progettata per un pedone e sono obbligata a camminare nell'erba che borda la strada per non rischiare la vita inutilmente
Osservo
E' una sequela infinita di immondizia.
Penso sia inconcepibile che si possa gettare tutto dall'auto: bottiglie di birra vuote, blister di medicine, un vasetto di omogenizzato, i contenitori di plastica delle sorpresine degli ovetti, bottiglie di plastica di ogni tipo, scatolette di succo in tetrapak, lattine più o meno schiacciate, fogli vari, stracci, gli involucri di tutte le merendine, contenitori di plastica non meglio identificati,persino due calzini bianchi a distanza di circa 20 metri uno dall'altro.
Il primo premio in assoluto (per il numero di esemplari presenti) va ai pacchetti di sigarette.
I mozziconi poi costituiscono una fila ininterrotta.
Pollicino con questi avrebbe sicuramente ritrovato la strada di casa

Eppure c'è anche altro: ci sono i fiori dei trifogli, delle ortiche, altri
Ciascuno ha la sua forma particolare e penso potrei fare una lezione anche sul bordo di una strada.
Le monocotiledoni stanno già spigando a testimonianza del ciclo vitale tanto breve
Si vedono benissimo le foglie parallelinervie e le retinervie

Arrivo a Ponte San Pietro e abbandono la statale
Sono ancora sulla strada ma rispetto a prima è la pace.
Attraversando il ponte pedonale gettato sul Brembo vorrei fermarmi a guardare quell'acqua un po' cupa che scorre ma ho una tabella di marcia da rispettare

In auto sarò passata centinaia di volte ma quanti particolari la velocità ci fa perdere: siepi, giardini, alberi, case sembrano tutti nuovi

Un'ora di pausa e riparto
Cambio anche un poco il percorso
Scopro tutta una zona industriale costeggiandola dall'alto che richiama agglomerati di inizio secolo.
Le ciminiere di mattoni, gli edifici con i tetti asimmetrici e appuntiti
Mi avvolge l'odore delle officine, l'odore che producono le smerigliatrici quando limano il ferro, odori dimenticati
Cammino sui petali sbiaditi del glicine, altri petali bianchi svolazzano spostati dal vento prodotto dalle auto
Di nuovo la statale, di nuovo il caos
Nonostante le auto e i loro gas di scarico riesco a sentir l'odore dell'erba tagliata perchè rispetto all'andata la temperatura è salita e gli aromi si espandono meglio

Arrivo in perfetto orario: l'auto è pronta