sabato 1 dicembre 2012

Stanchezza

Un Liceo che avanza spinto dal suo peso.
Rassegnazione o stanchezza?
Non posso credere sia disinteresse
Eppure nemmeno un comunicato ufficiale, neppure adesioni sufficienti a rendere significativa la dimostrazione
(era stato richiesto di fermarsi nei pomeriggi a scuola per svolgervi tutto il lavoro sommerso fatto a casa)

In altre scuole almeno una lettera aperta è stata scritta
Trascrivo quella prodotta dai colleghi del Quarenghi








"Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce".

Cari genitori

ci rivolgiamo a voi ,perchè siete parte dello stesso progetto,dello stesso percorso. Voi ci affidate con fiducia i vostri ragazzi ,noi li accogliamo e contribuiamo alla loro crescita attraverso il sapere.

Proprio per queste responsabilità che quotidianamente ricordiamo di avere, ma che sono scarsamente riconosciute dall'opinione pubblica,vorremmo farvi meglio conoscere i problemi che investono il mondo della scuola e di conseguenza spiegare il nostro malessere.

La proposta del Ministro Profumo di reperire ancora fondi dalla scuola,con ulteriori tagli, ha indignato tutto il corpo docente,in tutta Italia. Ma ,allo stesso tempo, in tutto il Paese, molti ci hanno accusato di essere dei privilegiati e di non voler far sacrifici . ( si leggano ,come esempio, gli articoli pubblicati su” La Stampa “in data 13 / 11/ 2012).

Sono ormai anni che la scuola è sotto attacco.

Vorremmo ricordare che la scuola ha già pesantemente dato il proprio contributo,con il taglio di circa centoquarantamila posti di lavoro, e ancora più pesanti ce ne saranno,se si tornerà a considerare l'ipotesi di aumentare le ore di lezione frontale. Tutto questo a scapito dei giovani colleghi ,che non potranno mai accedere all'insegnamento,e alla qualità della docenza stessa.

Noi siamo lavoratori che pagano le tasse come tutti ,che stanno soffrendo quanto gli altri lavoratori,che percepiscono uno stipendio che sta perdendo sempre più potere d'acquisto, siamo lavoratori a cui hanno negato gli scatti di anzianità e che hanno un contratto scaduto dal 2009.

Noi siamo lavoratori che hanno diritti e doveri ,ma che sono diritti e doveri particolari in merito alla crescita del Paese e alla formazione dei cittadini di domani e per tale funzione vogliamo essere CONSIDERATI.

Ci piacerebbe che le RIFORME sulla scuola avessero come obiettivo pilastri educativi e pedagogici,non finanziari.

Pertanto,in merito alla proposta dell'aumento delle lezioni frontali di lavoro,abbiamo manifestato il nostro disappunto,per diversi motivi.

E' inutile tediarvi con conti e percentuali,ma sappiate che per noi insegnanti il radicale cambiamento dell'orario è una questione morale.

Per questo siamo indignati, perché riteniamo di essere stati insultati, proponendo le sei ore in più di orario

Aggiungere ad un lavoratore, qualsiasi lavoratore, sei ore in più significa dirgli due cose:

La prima: finora non hai lavorato, finora hai rubato una parte del tuo stipendio.

La seconda: il tuo lavoro conta così poco che se anche aggiungi sei ore non cambia nulla, quello che fai è talmente insignificante che il come lo fai ci è del tutto indifferente.

Non esiste una terza possibilità e tutte e due quelle implicite nella richiesta di fare sei ore in più sono estremamente offensive.



Il contratto degli insegnanti prevede tre momenti di lavoro:

1 Orario di insegnamento: 18 ore settimanali

2 Attività collegiali: 80 ore annuali

3 Funzioni dovute (orario senza vincoli)



Su questa terza voce si esercita l'ipocrisia


Comprende tutto quello che rende realmente possibile il funzionamento della scuola, lo svolgimento delle lezioni, l'imparare da parte degli studenti. Può esistere una scuola in cui i compiti non vengano corretti, in cui le lezioni vengano improvvisate, in cui non ci sia programmazione, in cui non esistano verbali, in cui non si svolgano scrutini, in cui i compiti a casa vengano ignorati, in cui chi insegna non apra libro da trent'anni,in cui gli insegnanti non si aggiornino?

Chiaramente e senza eccezioni no.

Il nostro mestiere ha bisogno di costante aggiornamento,per poter essere all'altezza dei linguaggi richiesti e delle innovazioni, ma i costi sempre molti elevati e, con i nostri stipendi,non sempre possiamo permettercelo. Di questo il Ministro deve tener conto.

Dire che un insegnante lavora 18 ore è come dire che un avvocato lavora solo quando è in tribunale; che un magistrato lavora solo quando tiene pubblicamente un processo, che un docente universitario lavora 120 ore all'anno e cioè solo quando fa lezione, che un giornalista lavora solo quando scrive. Si dimentica, cioè, il lavoro sommerso che c'è dietro quello pubblicamente visibile: ed è dal lavoro sommerso che dipende la qualità del lavoro del magistrato, dell'avvocato, del giornalista, del docente universitario e dell'insegnante.

Le ricerche effettuate dicono che dietro ogni ora insegnata ce n'è almeno un'altra per tutto il resto: non solo cose fondamentali come la preparazione, la valutazione, la progettazione; anche attività banali come fare le fotocopie( che facciamo a casa nostra con le nostre fotocopiatrici e le nostre stampanti)
E' tempo lavoro, funzione dovuta e quindi non discrezionale, non facoltativa. Lavoro in parte svolto a casa, parte a scuola, parte in altri luoghi, non ha nessuna importanza. Aggiungere sei ore in alcuni casi significherà aggiungerne quindi dodici, da 36 a 48, contro ogni legge dello stesso stato che lo impone, contro l' Europa che viene sempre evocata( e con la quale siamo perfettamente in linea,tranne che nelle retribuzioni).

Ci sono insegnanti che lavorano meno?Certamente sì, c'è di tutto. Chi non fa niente non è spaventato, da sei ore in più. Farà niente per sei ore in più. Chi lavora seriamente potrà scegliere se provare comunque a sostenere la qualità del suo lavoro anche contro quanto suggerisce il suo stesso datore di lavoro oppure semplicemente rinunciare. E di questo le famiglie, gli studenti dovrebbero preoccuparsi molto.

Il sacrificio non è chiesto a noi, è chiesto ai cittadini. La scuola in Italia funziona ancora perché la maggior parte degli insegnanti crede nella funzione che svolge. Il Ministro ci sta invitando a non crederci più.

Infine difendiamo con forza la scuola di Stato,che non vuole ingerenze di privati,che non vuole ingerenze della politica, che vuole solo essere all'altezza del ruolo che ha sempre avuto nella storia: educare,istruire,formare cittadini liberi . Non vogliamo scuole con Statuti diversi,con organo collegiali qualitativamente e quantitativamente diversi da scuola a scuola. Non siamo agenzie formative,né televisione,né oratorio,né associazione culturale. Siamo e vogliamo essere solo la SCUOLA.

Vogliamo una scuola europea e di qualità per studenti e insegnanti. Ma le riforme si fanno investendo, non tagliando.

Per quel che ci riguarda,vogliamo investire sui vostri figli,dando loro opportunità,fornendo strumenti indispensabili al loro successo professionale,tali da poter loro garantire”un'esistenza libera e dignitosa”, poichè siamo convinti che la Conoscenza sia l'unico vero strumento contro qualsiasia forma di prepotenza e di sopraffazione.

Speriamo ci capirete e ci sarete vicini.

I docenti del Quarenghi


E il problema viene da molto lontano:



«Gli insegnanti, il cui orario settimanale è andato via via aumentando, sono diventati delle “macchine per vendere fiato”. Ma “la merce fiato” perde in qualità tutto ciò che guadagna in quantità. Chi ha vissuto nella scuola sa che non si può vendere impunemente fiato per 20 ore alla…settimana. La scuola a volerla fare sul serio logora. E se si supera una certa soglia nasce una “complicità dolorosa ma fatale tra insegnanti e studenti a far passare il tempo”. La scuola si trasforma in un ufficio, o in una caserma, col fine di tenere a bada per un certo numero di ore i giovani; perde ogni fine formativo».

Luigi Einaudi, Il Corriere della Sera, 21 aprile 1913.

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