Sono come piume i miei ragazzi: sparpagliati dal dolore si raccolgono a sostenersi a vicenda, sanno solo piangere, oppressi da un'intera montagna si abbracciano per resistere ad un vento che non si placa.
Nei loro occhi pupille dilatate a cercare risposte, nei loro occhi si vede solo il vuoto spaventato.
E' troppo chiedere loro qualsiasi cosa: lo sgomento dei grandi diventa una nebbia che nasconde ogni orizzonte.
Rimane l'immagine di una nonna: avanza appoggiata al bastone, guarda il suo bimbo ingiallire e chiede "perchè non me? perchè non me?"
Rimane una madre sfigurata che si accascia sul bordo della bara e si assopisce piegata in due
Rimane un padre con i rami ormai spogli a sostenere tutti gli altri.
Ma noi non ricorderemo il pallore che avanza, il freddo marmo del viso, il cerotto sulla fronte, le escoriazioni, le mani raccolte in preghiera.
Noi ricorderemo i capelli sparpagliati e ribelli e l'aperto sorriso disarmante rivolto a chiunque e comunque, anche all'insegnante che lo sta rimbrottando.
1 commento:
sì profe..ci sentiamo veramente come piume, di fronte alla morte, impotenti, non possiamo che cercare di volteggiare più vicine, per sostenerci, e ricordare nel migliore dei modi quella piuma che il vento crudele ha allontanato da noi...
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