giovedì 26 gennaio 2012

Calcestruzzo

Prima lezione del corso " Dal Cemento al Grattacielo" progetto Liceo-Università
Argomento: La chimica del cemento
Parte teorica introduttiva seguita dalla preparazione di provini di calcestruzzo in laboratorio.
Una dozzina gli alunni presenti, generalmente attenti e anche interessati

Breve ripasso sui legami, i materiali da costruzione e il loro comportamento se sottoposti a sforzo.
Richiamo alla tecnologia già presente presso gli antichi Romani che hanno realizzato la cupola del Pantheon con un prodotto molto simile al ben più recente cemento Portland, mescolando pozzolana e calce.
Passaggio al calcestruzzo e al calcestruzzo armato
Sembra ci si addentri nel regno dell'empirismo puro: la formula potrebbe essere....oppure essere....oppure essere. Insomma la certezza di una bella formula, anche solo mineralogica, è ancora materia oscura.
Anzi, non è neppur detto che il manovale nel realizzare la ricetta scritta dal progettista ci si attenga in modo scrupoloso.
Dopo tutto con gli additivi a disposizione (fluidificanti, acceleranti, ritardanti la presa) chissà quali reazioni avvengono nella pasta che si sta mescolando.
Viene esaminato anche il problema dell'arrugginimento delle armature, l'importanza del pH del manufatto e la peste ione cloruro responsabile del degrado dei nostri ponti conseguente la pratica di spargere sale sulle strade per evitare la formazione del ghiaccio.
Forse troppa carne al fuoco per un'ora o poco più di lezione.



Volendo applicare quanto appreso scendiamo in laboratorio per preparare i nostri campioni.
Tocchiamo quindi con mano cosa significa empirismo nella preparazione del calcestruzzo.
Pesati l'inerte (sassolini forse un po' troppo grandi per i nostri beker), la polvere di cemento (e disponiamo sia di cemento generico sia di cemento bianco) e l'acqua, ci accorgiamo immediatamente che le bacchettine di vetro sono poco adatte al mescolamento
Il nostro prodotto assomiglia poco al materiale visto occasionalmente durante lavori edilizi: sembra un agglomerato di sassolini appiccicosi
Di constatare l'aumento della temperatura dovuto alla reazione esotermica poi non se ne parla nemmeno. Neppure il termometro digitale registra variazioni superiori ai due decimi di grado (malignamente penso provocate dal semplice mescolamento)
Dopo i due provini di calcestruzzo optiamo per l'uso della semplice polvere di cemento impastata con acqua.
Almeno in questo caso il risultato è una morbida pasta.
Qualche piccolo colpetto al recipiente per far salire verso l'alto le bolle di aria ed è tutto pronto
Etichette incollate, materiale a riposo in attesa della maturazione e delle prove che effettueremo presso i laboratori di Dalmine in un prossimo incontro
Polvere, sassolini, materiale appiccicoso sulla bilancia, sui banconi, nei lavandini, nei cestini
Per fortuna ci siamo limitati a piccole quantità perchè mi basta il disastro provocato.
Due studenti più volenterosi restano incastrati nei lavori di pulizia nonostante l'orario di termine lezione sia ampiamente superato



Il bilancio per me è positivo, l'esperienza è anche stata divertente.

Pare si sia divertita anche la nostra docente universitaria che salutandomi mi dice :"Sa, è un conto dire queste cose dalla cattedra, in teoria, e un altro mettersi a preparare il materiale adattando le ricette ponderali alla situazione reale che si presenta, di volta in volta diversa"

Potrei risponderle "Ma per me in cucina è la norma succeda così" ma non vorrei che la mia fama di pessima cuoca si espandesse troppo.

mercoledì 25 gennaio 2012

Esami



Cominciato il viaggio di avvicinamento all'Esame di Stato

Rese note le materie affidate ai commissari esterni: la mia non c'è.
Deduzione immediata: quest'anno resterò in sede e valuterò i miei alunni
La loro reazione non è stata particolarmente felice ma il far di necessità virtù è ormai abitudine consolidata

Seconda tappa di avvicinamento
Oggi viene svolta la simulazione della terza prova scritta
Traccia relativa alla mia disciplina:

Nel lontano 1977 Alan Sorrenti cantava:
“Noi siamo figli delle stelle, figli della notte che ci gira intorno…”

Il Candidato individui nel programma studiato le informazioni che possono giustificare o smentire  quanto riportato sopra



In questo caso non mi è data facoltà di poter osservare la loro reazione
Ma anche ai miei quesiti sono da tempo abituati

venerdì 20 gennaio 2012

Femminismo

Classe 3 I

Trattazione della genetica: calco volontariamente la mano già nell'indicare il contributo dello spermatozoo rispetto alla cellula uovo durante la fecondazione (e qualche alunno avrà anche pensato che gli oovisti son tornati)

Continuo segnalando quanto sia importante la diploidia rispetto all'aploidia e "casualmente" come il corredo maschile per le informazioni site sui cromosomi sessuali sia parzialmente aploide (e qualche alunno comincia a brontolare)

Esagero il disappunto nel fornire la spiegazione dei simboli universalmente usati per indicare il sesso maschile e quello femminile, scudo e lancia di Marte contro pettine e specchio di Venere (e qualche alunno sta pensando che siano perfettamente azzeccati)


Intervento dal posto :"Mi sembra che lei sia leggermente femminista"

"Lungi da me tal intendimento, mi limito a riportare i fatti"

Poi sistemerò in maniera più obbiettiva tutta la faccenda, per il momento mi diverto


Mi accorgo di una grave pecca nella mia preparazione
Se penso alla poesia, solo poeti maschi vengono alla mente
Rimedio:




Dame la mano

Dame la mano y danzaremos;
dame la mano y me amarás.
Como una sola flor seremos,
como una flor, y nada más…

El mismo verso cantaremos,
al mismo paso bailarás.
Como una espiga ondularemos,
como una espiga, y nada más.

Te llamas Rosa y yo Esperanza;
pero tu nombre olvidarás,
porque seremos una danza
en la colina y nada más…

G. Mistral


The Wind is Blind

The wind is blind.
The earth sees sun and moon; the height
Is watch-tower to the dawn; the plain
Shines to the summer; visible light
Is scattered in the drops of rain.

The wind is blind.

The flashing billows are aware;
With open eyes the cities see;
Light leaves the ether, everywhere
Known to the homing bird and bee.

The wind is blind,

Is blind alone. How has he hurled
His ignorant lash, his aimless dart,
His eyeless rush, upon the world,
Unseeing, to break his unknown heart!

The wind is blind,

And the sail traps him, and the mill
Captures him; and he cannot save
His swiftness and his desperate will
From those blind uses of the slave.

A. Meynell



Les Solitaires

Ceux-là dont les manteaux ont des plis de linceuls
Goûtent la volupté divine d'être seuls.

Leur sagesse a pitié de l'ivresse des couples,
De l'étreinte des mains, des pas aux rythmes souples.

Ceux dont le front se cache en l'ombre des linceuls
Savent la volupté divine d'être seuls.

Ils contemplent l'aurore et l'aspect de la vie
Sans horreur, et plus d'un qui les plaint les envie.

Ceux qui cherchent la paix du soir et des linceuls
Connaissent la terrible ivresse d'être seuls.

Ce sont les bien-aimés du soir et du mystère.
Ils écoutent germer les roses sous la terre

Et perçoivent l'écho des couleurs, le reflet
Des sons... Leur atmosphère est d'un gris violet.

Ils goûtent la saveur du vent et des ténèbres,
Et leurs yeux sont plus beaux que des torches funèbres.

R.  Vivien




Però di fronte a questa:

Non recidere, forbice, quel volto

Non recidere, forbice, quel volto,
solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre. 
Un freddo cala... 
Duro il colpo svetta.
E l'acacia ferita da sé scrolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di Novembre.

E. Montale

riconosco che è più bella

mercoledì 18 gennaio 2012

Nora



Nora alla prova da "Casa di Bambola"

Teatro Stabile di Genova
Nora e Kristine Mariangela Melato
Adattamento e regia Luca Ronconi


Geniale e impietosa. 
Questi gli aggettivi che utilizzerei per descrivere la regia
La scarna scenografia di sedie e bambolotti trascinati da binari invisibili, le attrici femminili che si scambiano continuamente le parti ripetendo le battute, il finale in esordio e l'altro finale in chiusura...questo la rende geniale

Le stesse battute ripetute dall'attrice protagonista e dalle comprimarie mostrano un abisso tra la recitazione dell'una e delle altre e sembra quasi crudele il paragone.

Di Ibsen rimane la meschinità del marito a difesa delle apparenze, rimangono i cocci degli ideali infranti, rimane il vuoto dell'esistenza fine a se stessa
"Due naufraghi stanno meglio sullo stesso relitto piuttosto che ognuno sul proprio." ma sempre naufraghi rimangono


Intorno, nel teatro Donizetti, può capitare di tutto tra un pubblico estremamente eterogeneo.

 "Ho una bellissima pelliccia di visone ma la tengo nella sua busta perchè non vorrei che al ristorante o a teatro me la scambiassero con un'altra meno pregiata" 
Penso tanto vale tenerne in casa una fotografia.
Orrore degli orrori, la coppia davanti presa da irresistibile carenza idrica si scambia la bottiglietta d'acqua e tracanna
Penso alle riprese decise agli alunni ogni volta che li colgo senza bicchiere
Si raggiunge l'acme in chiusura: gli attori salutano dal palco e metà teatro si sta svuotando. Accanto alle persone che applaudono altre sono tutte affaccendate a infilarsi cappotti e cappelli, tenuti in sala per rendere più rapido l'esodo.
Spero che dal palco, con le luci negli occhi, la scortesia passi inosservata.

martedì 17 gennaio 2012

Test da sforzo

















Rimanda rimanda rimanda sono passati tre anni
"Nel suo caso deve effettuarne uno all'anno" detto ad alta voce
"Nel mio caso ogni cinque è la cadenza più opportuna" detto col pensiero
Compromesso: effettuata la prenotazione
Appuntamento alle 14.15
Termine lezione 13
Spostarsi all'altro capo della città, ma Bergamo non è una gran metropoli; trovare un parcheggio senza scadenze per stare tranquilli; camminare di buon passo per venti minuti mentre l'aria gelata ti fa a fettine il viso; pranzare in venti minuti circa per essere puntuali allo sportello.
Nessuno in attesa. Bene. 
Presentarsi allo sportello. 
Ritornare sui propri passi perchè non si è preso il numerino di prenotazione. 
Compilare e pagare.
Trasferirsi fuori dall'ambulatorio dove vengono effettuati i test da sforzo. 
Nessuno in attesa. Bene
Numero sul display S005. Numero mio S009
Dedurre che i numeri che mancano non si sono presentati oppure qualcuno ha interrotto il conteggio.
Cominciare ad aspettare.
Osservare pareti un po' scrostate, pavimenti di linoleum azzurrino con varie sfumature, tabelloni appesi sull'importanza dell'attività fisica, le persone che aspettano davanti ad altri ambulatori, l'andirivieni di infermiere per capire la loro occupazione, l'arrivo di due volontari vestiti di rosso sgargiante alla ricerca di un paziente da riaccompagnare in reparto e tutti i tentativi fatti per trovarlo senza esito, un quadro donazione di A. Fumagalli.
Fermo lo sguardo a studiare il quadro che mi sembra incomprensibile. Una macchia rossa colorata che richiama una scena di guerra, una croce di legno con la scritta tratta dai Proverbi " l'umiltà viene prima della gloria" del bianco e giallo intorno. Incomprensibile.
Ritorno al pavimento, alle pareti, alle file di sedie e intanto il tempo passa.
Finalmente un'infermiera che se ne era rimasta fino a quel momento a chiacchierare con le colleghe nella stanzetta di comando mi viene a cercare.
Mi prepara: dischi adesivi, elettrodi, pedali all'altezza giusta, schiena rilassata.
Chi manca è il medico che deve seguire tutta la faccenda.
Finalmente arriva pure lui e comincia lo sforzo.
Penso a quando ho pedalato l'ultima volta, forse la Pasqua scorsa ma non sono sicura.
Esattamente come tre anni prima raggiungo in un baleno una frequenza cardiaca non tollerabile, la pressione massima supera i 160 mm Hg e comincio a sentire le gambe indolenzite. Nel frattempo l'apparecchio comincia a suonare.
Il tracciato però si mantiene nella norma, più o meno.
Anche questa volta è andata.
Rifletto: ma con una vita che è tutta uno sforzo continuo perchè poi uso del tempo per fare test?

lunedì 16 gennaio 2012

Stamattina - 6° C
Alle 14      + 2° C
Alle 17         0° C

Sconforto e gelo
Spostarsi nell'altro emisfero









domenica 15 gennaio 2012

Globi II

Vietato agli studenti fare fotografie

Il materiale ci è stato trasmesso direttamente

Dal globo Terracqueo alcuni frammenti










venerdì 13 gennaio 2012

Globi I

Prima edizione del Certamen dei Globi del Coronelli
Scopo: salvarli dal degrado



Furono acquistati a Venezia dal padre Agostiniano Angelo Finardi (Bergamo 1630-1700) per la biblioteca del convento di Sant'Agostino.
Nel 1797, incapparono nelle confische di Napoleone, che voleva averli a Versailles; fortunatamente furono acquisiti dal nobile Giovanni Battista Vertova, che li sottrasse al sacco delle armate francesi. NEL 1834, furono donati dal figlio Andrea alla civica Biblioteca Angelo Mai.

I Globi sono compisti da 50 gogli illistrati, quello terrestre è datato 1688 e porta, nell’emisfero sud, il ritratto dell'autore, ornato da una raffigurazione allegorica della Repubblica di Venezia.

Il globo Celeste, invece, che non riposta indicazioni, è databile al 1692. Dall'arrivo nel Salone Furietti, l'ambiente principale di lettura e di consultazione dei libri della biblioteca, i Globi sono entrati nel cuore di tutte le generazioni di studenti bergamaschi che hanno qui studiato.

Per meccanismi non chiari alla scrivente, ma solo perchè sempre molto distratta, la nostra scuola partecipa al Concorso con la classe 1D
Progetto tutto da costruire in colaborazione con il coordinator nonchè insegnante di lettere
Prima tappa: visita ai Globi nella Biblioteca Angelo Mai
Seconda tappa: raccolta di materiale durante le vacanze natalizie
Terza tappa: esame-assemblaggio di quanto reperito nelle settimane di pausa didattica e in pomeriggi ancora da stabilirsi
Quarta tappa: entro aprile la presentazione del lavoro

Comincio ad esaminare il materiale raccolto dai ragazzi: appare un po' disperata la ricerca di un filo conduttore in mezzo a tuuto il "taglia-incolla" che mi hanno consegnato.

Trovo anche qualcosa che val la pena riportare

Dal mito cinese: Yu Sung, forse avo di Yu Hsi che scoprì la precessione degli equinozi nel 265 d.C, rappresentava il modello dell’universo nel suo Chiung Thien Lun (disquisizioni sulla immensità del Cielo) nel seguente modo: “… la forma della volta stellata è alta e concava come la pellicola di un uovo di gallina. I suoi bordi incontrano la superficie dei quattro oceani: essi galleggiano sul vapore primevo. E’ come una tazza capovolta che si sposta nell’acqua senza affondare perché riempita d’aria….”



Molto più leggiadra l'immagine della mitologia maya: "..la superficie della terra era il dorso di un enorme coccodrillo che galleggiava su un immenso stagno coperto di gigli d'acqua; quando questo mostro si muoveva ecco scatenarsi i terremoti.."





giovedì 12 gennaio 2012

mercoledì 11 gennaio 2012

Novecento

Ecce Video


In memoriam E. H.
ritrovato nel suo appartamento
nove mesi dopo il decesso
seduto davanti alla tv

I.
Morì fissando il suo Televisore
la sfera di cristallo del presente,
guardava il Niente e ne vedeva il cuore,
cercava il Cuore e non vedeva niente.

Chi sfidò il lezzo del buio malfermo
si accorse che veniva dall'Illeso,
non dal Morto, ma dal Morente Schermo,
non dal Corpo, bensì dal Video acceso.

Carogna divorata dagli insetti,
Il Monitor frinisce e brilla breve
senza più palinsesti e albaparietti.

La Sua vita larvale svanì lieve
(goal, quiz, clip, news, spot, film, blob, flash, scoop, E.T.),
circonfusa di niente, effetto neve.



II.
Per interposta decomposizione
(Transfert, Pasqua del Video, Eucarestia)
la parodia della Resurrezione
ebbe la forma di Tele-patia.

Fu una morte mimetica, vicaria,
e l'animula vagula, farfalla
luminosa del pixel, volò in aria,
blandula bolla che ritorna a galla.

Quale anima risale verso il cielo?
Se la merce, marcito status symbol,
si fa carne corrotta, rotto il velo

l'Immagine si muta in cirro, nimbo,
diventa puro spolverio, sfacelo,
onda di impulsi e interferenze, Limbo.

Valerio Magrelli


 
Se un attimo appena


Eppure, se un attimo

di pensare tu sospendi

se un attimo, dico, appena

il tuo respiro sottrai

fulmineo

il Nulla di nuovo s'inghiotte
l'intero universo


il Nulla

tuo e nostro male. 


David Maria Turoldo





L'onda

L'onda che batte mi consuma il tempo.
Rosicchia il golfo, sbriciola scogliere,
dissotterra pugnali circassi,
rapina ossa di gabbiani e tori.

L'onda che scava è un grosso cane pazzo,
non sa la morte e sfida ogni millennio.
E' un cane da tartufi vittima di un equivoco.
Il suo tartufo è il disperante vuoto
.
Maria Luisa Spaziani




martedì 10 gennaio 2012

Ouverture 2012


Assisto al galà di musica, danza, spettacolo organizzato a favore delle Onlus Sindrome di Dravet (forma epilettica infantile) e Aiuto Donna.

Suona l'orchestra sinfonica Ars Armonica, partecipano la Scuola di Danza Enjoydance e la Società di Danza Ottocentesca

Dirige Damiana Natali, le coreografie sono di Michele Vegis e Cristina Zatti


Tanti, e come al solito disordinati, i pensieri che costruisco come ragnatele nella mente mentre ascolto.

Primo: 
Le musiche notissime eseguite mi riportano alla sequenza di concerti di inizio anno che ascoltavo durante il pranzo da piccolina.
Quanti anni sono che non li seguo più? Li trasmetteranno ancora? Sicuramente sì

Secondo:
Lo spazio angusto lasciato sul davanti del palco impedisce ai ballerini di esprimere il meglio di se stessi, a volte si urtano addirittura. Mi spiace per loro

Terzo:
Compilo una classifica dei brani e metto al primo posto la Danza degli acrobati di Korsakov, al secondo la Danza ungherese n. 5 di Brahms e al terzo la Danza delle ore di Ponchielli.
Almeno le prime due perchè non le avevo mai ascolate

Quarto:
Finalmente un'orchestra diretta da una donna.
Avrà trovato ostacoli nell'affrontare una carriera che solitamente è appannaggio di maschi?
Nell'intervallo scopro che è zia di un ex alunno: potrei rivolgerle tutte le domande per interposta persona

Quinto:
E' la prima volta che vedo direttamente i costumi ottocenteschi, le sete, i cammei, le acconciature elaborate.
Ingombranti mentre ti frusciano accanto percorrendo i corridoi della platea
Immagino come starebbero su di me, all'arrivo a scuola su una carrozza con tale abbigliamento, allo spostarmi tra i viali della città.
Perchè mai una persona non può abbigliarsi come meglio le pare, perchè deve adeguarsi ai dettami della moda di oggi? Forse sarebbe un po' scomodo, sicuramente meno pratico e rapido rispetto ai miei tempi del mattino ma se volessi?
Ho la sventurata idea di esprimere quest'ultima considerazione a mio marito.
Ricevo una risposta laconica e disarmante:
Ti guarderebbero pensando "Hanno chiuso i manicomi  e i ricoverati sono a piede libero"
Come distruggere la poesia

lunedì 9 gennaio 2012

Regali

Regali per un compleanno:



 







Take this kiss upon the brow!
And, in parting from you now,
Thus much let me avow-
You are not wrong, who deem
That my days have been a dream;
Yet if hope has flown away
In a night, or in a day,
In a vision, or in none,
Is it therefore the less gone?
All that we see or seem
Is but a dream within a dream.

I stand amid the roar
Of a surf-tormented shore,
And I hold within my hand
Grains of the golden sand-
How few! yet how they creep
Through my fingers to the deep,
While I weep- while I weep!
O God! can I not grasp
Them with a tighter clasp?
O God! can I not save
One from the pitiless wave?
Is all that we see or seem
But a dream within a dream? 
Poe


Il mio

sabato 7 gennaio 2012

Vacanze finite

Tentativo fallito


 


mercoledì 4 gennaio 2012

Ulisse

Trieste
Ho attraversata tutta la città.
Poi ho salita un'erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.
 
Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.
 
Intorno
circola ad ogni cosa
un'aria strana, un'aria tormentosa,
l'aria natia.
La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.
 
U. Saba
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
I colori della sera
 
Immenso si stende il mare
 
E capisco gli antichi marinai
Come trasportata verso il largo
Alla ricera delle colonne d'Ercole
 
 
Allora guarderai e sarai raggiante, 
il tuo cuore palpiterà e si dilaterà
perché l'abbondanza del mare confluirà a te, 
la ricchezza delle nazioni verrà a te.
Isaia 60

Natività

Trenta metri verso il cielo, un diametro di due metri e trenta.
Una tromba d'aria
Dal ceppo secolare di un cedro divelto il presepe friulano
"O soi a pene nassut, o cressarai cun voaltris"
"Sono appena nato, crescerò con voi"
Bimbo e Friuli



Diciotto anni fa
Dal ceppo secolare di un cedro divelto "Dal profondo a te grido Signore"
Inno friulano alla nascita dopo il terremoto


Scoprire Franco Maschio nei grigi soffusi di un'Udine di gennaio

martedì 3 gennaio 2012

Grotte

Capita se ci si trova nella stessa stanza che spezzoni di film datati ti giungano all'orecchio e per quanto cerchi di concentrarti sul tuo lavoro la mente segua la trama pur non vedendo le immagini

Così seguo le avventure dell'improbabile dott. Who, i suoi viaggi nel tempo più o meno strampalati
Autostrade su diversi piani, gallerie intasate d'auto
Anni che scorrono, racchiusi nelle vetture per un viaggio senza fine




A questo penso mentre attraversiamo sul far della sera la galleria Montebello a Trieste: ottocento metri asfittici
Pare lunghissima
L'ampio marciapiede permette la passeggiata senza il rischio di venir travolti dalle auto
Mescolanza di fracassi: le auto che sfrecciato, gli autobus, le moto e su tutto il cupo rumore dei ventilatori, continuo, un sottofondo assordante
Le pareti nere trasudano gocce d'acqua
Talmente neri i cartelli stradali da essere completamente inutili
Dove l'acqua si raccoglie in piccoli rivoli strisce di bianco, macchie bianche qua e là
Il pantano per terra da guadare è il prezzo da pagare per quelle strisce di luce


Altra grotta, altro film che riemerge dai ricordi
Viaggio al centro della Terra
Scendiamo i cinquecento gradini che portano sul fondo della Grotta Gigante
Temperatura più bassa, solita acqua che gocciola
Macchie arancioni e vicino alle lampade felci che hanno il coraggio di crescere
Due enormi tubi di plastica dalla volta scendono per più di cento metri a proteggere i cavi del pendolo geodetico, sarcofagi che contengono sismografi
Dal fondo guardo il canalone scavato dal fiume, guardo la passerella che dovrò raggiungere con la risalita
E si riparte
Incomprensibile la necessità di percorrere il tratto come si fosse inseguiti da belve inferocite
A tratti sento le palpitazioni cardiache, il sudore che si rapprende gelato sulla pelle
Eppure riemergo alla luce e non sono nemmeno l'ultima



Lapidi

Un silenzio assoluto

Non ricordo quando ancora possa essere successo

Pietrisco di calcare smosso solo se cammini

Allora stai fermo per ritrovare il silenzio

Tre lapidi al muro






Vociare di turisti

Eppure lo stesso silenzio

Fumo immobile

Altre lapidi al muro



E ti chiedi come sia possibile