domenica 28 febbraio 2010

Omaggio a Wislawa Szymborska



MONOLOGO PER CASSANDRA


Sono io, Cassandra.
E questa e' la mia città sotto le ceneri.
E questi i miei nastri e la verga di profeta.
E questa e' la mia testa piena di dubbi.

E' vero, sto trionfando.
I miei giusti presagi hanno acceso il cielo.
Solamente i profeti inascoltati
godono di simili viste.
Solo quelli partiti con il piede sbagliato,
e tutto pote' compiersi tanto in fretta
come se mai fossero esistiti.

Ora rammento con chiarezza:
la gente al vedermi si fermava a meta'.
Le risate morivano.
Le mani si scioglievano.
I bambini correvano dalle madri.
Non conoscevo neppure i loro effimeri nomi.
E quella canzoncina sulla foglia verde -
nessuno la finiva mai in mia presenza.

Li amavo.
Ma dall'alto.
Da sopra la vita.
Dal futuro. Dove è sempre vuoto
e nulla e' piu' facile che vedere la morte.
Mi spiace che la mia voce fosse dura.
Guardatevi dall'alto delle stelle - gridavo -
guardatevi dall'alto delle stelle.
Sentivano e abbassavano gli occhi.

Vivevano nella vita.
Permeati da un grande vento.
Con sorti gia' decise.
Fin dalla nascita in corpi da commiato.
Ma c'era in loro un'umida speranza,
una fiammella nutrita del proprio luccichio.
Loro sapevano cos'e' davvero un'istante,
oh, almeno uno, uno qualunque
prima di -

E' andata come dicevo io.
Solo che non ne viene nulla.
E questa e' la mia veste bruciacchiata.
E questo e' il mio ciarpame di profeta.
E questo e' il mio viso stravolto.
Un viso che non sapeva di poter essere bello.

venerdì 26 febbraio 2010

La lunga notte


Disegnare sull'orizzonte il tragitto del sole nei momenti chiave dell'anno.
Finalmente la maggioranza degli studenti di quinta riesce a svolgere l'esercizio, a qualsiasi latitudine si immagini di essere.
Come per altri contesti le spiegazioni fantasiose sono però più belle.

COME VENNE LA LUCE

- Racconto Inuit -
Molto tempo fa, quando il mondo era appena nato, era sempre buio nella terra dove viveva il popolo degli Inuit. Essi pensavano che fosse buio in tutto il mondo fino a quando non capitò lì un vecchio corvo che viveva viaggiando su tutto il pianeta.
Il vecchio corvo raccontò loro dei giorni luminosi che aveva potuto vedere, e più gli Inuit sentivano parlare di luce e più la desideravano.

“Potremmo cacciare più lontano e più a lungo. Potremmo vedere l'orso polare arrivare e scappare prima che ci attacchi”.
La gente supplicava il corvo di andare a prendere la luce del giorno, ma lui non voleva: “È troppo lontano, ed io sono troppo vecchio per volare così a lungo”. Ma la gente lo supplicò così a lungo che alla fine partì.

Aprì le ali e si lanciò nel cielo buio, verso est.
Volò molto a lungo, finché le ali non cominciarono a dolergli per la stanchezza e stava per tornare indietro quando notò un debole bagliore di luce in lontananza.
Mano a mano che si avvicinava al bagliore, la luce diventava sempre più brillante finché l'intero cielo non fu illuminato.
L'uccello esausto si fermò a riposare su un albero, vicino ad un villaggio. Era molto freddo.

Una figlia del capo del villaggio andò nel vicino ruscello. Come lei immerse il suo secchio nell'acqua gelata il corvo si tramutò in un granello di polvere e volò sul suo mantello di pelliccia e quando lei tornò al capanno del padre, portò con sé anche Corvo.
Dentro alla casa l'atmosfera era calda e luminosa, la ragazza si tolse la sua pelliccia ed il granello di polvere andò verso il nipote del capo, che stava giocando sul pavimento. Egli volò verso l'orecchio del bambino che cominciò a piangere.
“Che cosa hai? Perché piangi?” chiese il capo, che sedeva vicino al fuoco.
“Digli che vuoi giocare con una palla di luce” sussurrò il granello di polvere.

Come ogni nonno, il capo voleva che il nipote fosse felice e disse alla figlia di andare a prendere la scatola delle palle di luce.
Ne prese una piccola, la avvolse con uno spago e la diede al nipote.
Il granello grattò ancora l'orecchio del bambino, facendolo piangere di nuovo “Digli che vuoi giocare fuori” sussurrò il corvo.
Il bambino fece così, ed il capo lo portò sulla neve, davanti a casa, poi tornò dentro.

Il granello di polvere si tramutò di nuovo in corvo, tagliò lo spago con i suoi artigli e volò verso ovest.
Finalmente raggiunse la terra degli Inuit, la palla cadde a terra e si ruppe in tanti piccoli pezzi. La luce entrò in ogni casa e il buio lasciò il cielo.
Tutta la gente uscì di casa “Noi possiamo vedere per chilometri! Guarda le montagne in distanza e il cielo, come è blu. Non abbiamo mai potuto vedere così!”

Essi ringraziarono Corvo, ma lui si scusò: “Ho potuto portare solo una piccola palla di luce ed avrò bisogno di molto tempo per riprendere forza, così avrete luce solo per metà dell'anno”.
La gente rispose “Ma noi siamo felici di avere la luce per metà dell'anno, prima era buio per tutto l'anno”.
Questo spiega perché, nella terra degli Inuit, all'estremo nord, è buio per sei mesi l'anno ed è giorno per gli altri mesi.

sabato 20 febbraio 2010

Regali


Oggi mi sono ricordata di comperare le caramelle per gli studenti che me le avevano chieste

A volte mi domando dov'è che insegno, ma me lo domando con un sorriso

venerdì 19 febbraio 2010

Cenacolo


Venerdì è il mio giorno libero.

Capita che anzichè sommersa dalle faccende domestiche dia la disponibilità a sostituire una collega nell'accompagnare una classe ad una visita di istruzione

Capita che si arrivi almeno mezz'ora prima al luogo di partenza, accompagnata da una pioggia torrenziale

Capita che per recarsi a Milano ci si intasi perdendosi in percorsi alternativi onde evitare sette chilometri di coda e in totale si impieghino circa due ore e quaranta minuti

Capita che bastino cinquanta metri nell'accogliente clima di Milano per ritrovarsi completamente bagnati

Capita che la chiesa nella quale la guida ci accoglie sia peggio di una ghiacciaia

Arriviamo finalmente al caldo nel refettorio

E capita di sentirsi sospesi quasi in un altro tempo
Crollano le pareti sotto l'urto delle bombe, schizzi di calce rivestono la facciata nord, picconi aprano una porta violando i piedi incrociati
Ma tutto turbina intorno e rimani immobile, spettatore di quell'ultima cena che ti si anima davanti
E che è mai un'umida mattina da stagione delle piogge come pegno per un minuto d'oblio?

mercoledì 17 febbraio 2010

Abbiamo finito lo studio dell'astronomia e ci siamo chiesti:
"Che siamo noi di fronte alle Stelle?"
Cominciamo lo studio della geologia e ci chiediamo:
"Che siamo noi di fronte alla Terra?"






Sogno, e come un soffio
Attizza il fuoco della brace,
Il cuore mio luccica di un passato
Che non riesco a ricordare.
Come il fiammeggiar delle braci
Non è il fuoco, ma un segno di fuoco,
Io disperdo il tesoro vuoto
Del mio senso di me stesso.
Come la pioggia nel mare
Io mi dissolvo dentro a me.

Fernando Pessoa

martedì 16 febbraio 2010

Verrines a la cerise

Ultimo giorno di carnevale.
Da tempo non riporto più ricette e allora approfittiamo della posta un poco strana che ricevo per sceglierne una piuttosto invitante.
Ringrazio la rivista l'Internaute Magazine per le tante idee che propone. Magari in un lontanissimo futuro potrei anche cimentarmi



Verrines gourmandes à la cerise

4 sur 5
Verrines gourmandes à la ceriseAgrandir la photo
Recette proposée par Elise Gasche
Des verrines délicieuses pour un dessert gourmand. "
Facile
Pour 4 personnes :
  • 250 g de cerises
  • 200 g de sucre en poudre
  • 40 g de raisins secs blonds
  • 4 cuillères à soupe de semoule fine
  • 500 ml de lait
  • 10 cl d’eau
  • 2 cuillères à soupe de rhum
  • 1 cuillère à soupe de jus de citron
  • bombe de chantilly
  • chocolat en poudre
  • Préparation : 10 mn
    Cuisson : 0 mn
    Repos : 0 mn
    Temps total : 10 mn


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    • Préparation

    1. 1 Faites chauffer le lait puis ajoutez-y la semoule fine en pluie tout en remuant. Laissez cuire quelques minutes en remuant constamment, baissez le feu dès que la crème commence à épaissir. Ajoutez ensuite 100 g de sucre en poudre, lesraisins secs et le rhum. Laissez mijoter 5 minutes et laissez refroidir.
    2. 2 Dénoyautez les cerises et coupez-les en deux. Dans une petite casserole, faites cuire les cerises avec 100 g de sucre, 10 cl d’eau et le jus de citron jusqu’à ce qu’elles aient pris l’aspect d’une confiture. Laissez refroidir.
    3. 3 Dans des verrines, disposez un fond de confiture de cerises et versez par-dessus la semoule au lait. Placez au réfrigérateur.
    4. 4 Au moment de servir, disposez un peu de chantilly sur le dessus, saupoudrez de chocolat en poudre et déposez un raisin sec sur la chantilly. Servez de suite pendant que la chantilly est ferme.
    Pour finir... Pour encore plus de rapidité, utilisez de la confiture de cerises déjà prête.

    sabato 13 febbraio 2010

    Immagini

    Quello che sono




























    Quello che vorrei essere




    venerdì 12 febbraio 2010

    Quale liceo?

    Convocazione riunione Pof

    Speranza di poter presentare al Collegio possibilità di scelte ponderate

    Speranza disillusa

    Regione e Provincia già hanno optato

    Cerchiamo di trovare l'aspetto positivo: nessuna discussione estenuante, nessun rancore tra le aree disciplinari, nessuna responsabilità di fronte all'utenza

    E vent'anni che sfumano nell'omologazione

    mercoledì 10 febbraio 2010

    Cantico dei drogati



    .....
    Le parole che dico non han più forma nè accento
    si trasformano i suoni in un sordo lamento
    Mentre fra gli altri nudi io striscio verso un fuoco
    che illumina i fantasmi di questo osceno giuoco.
    Come potrò
    dire a mia madre che ho paura ?

    Chi mi riparlerà di domani luminosi
    dove i muti canteranno e taceranno i noiosi
    Quando riascolterò il vento tra le foglie
    sussurrare i silenzi che la sera raccoglie
    Io che non vedo più che folletti di vetro
    che mi spiano davanti che mi ridono dietro
    Come potrò
    dire a mia madre che ho paura ?

    Perchè non hanno fatto delle grandi pattumiere
    per i giorni già usati per queste ed altre sere ?
    E chi, chi sarà mai il buttafuori del sole
    chi lo spinge ogni giorno sulla scena alle prime ore ?
    ....
    Quando scadrà l'affitto di questo corpo idiota
    allora avrò il mio premio come una buona nota
    Mi citeran di monito a chi crede sia bello
    giocherellare a palla con il proprio cervello
    Cercando di lanciarlo oltre il confine stabilito
    che qualcuno ha tracciato ai bordi dell'infinito
    Come potrò
    dire a mia made che ho paura ?

    Tu che mi ascolti insegnami un alfabeto che sia
    differente da quello della mia vigliaccheria

    Supplenza


    Usare la diciannovesima ora per una supplenza quando già hai programmato almeno cinque-sei altre attività da svolgere, non è mai cosa troppo gradita.

    Venir inviata in una classe non tua per essere utilizzata quale "guardiana del faro" ti gratifica oltre modo

    Talvolta però capita che si riesca ad utilizzare l'ora in modo costruttivo o perchè i ragazzi ti chiedono la lezione vera e propria (rarissimamente) o perchè si instaura una discussione legata a scienze.

    Così in una classe quarta mi è stato chiesto di esprimere il parere della "scienza" relativamente all'inizio della vita di un individuo.

    Pur potendo presentare le diverse opinioni a riguardo, il rischio di esprimere il parere proprio è sempre in agguato.

    Così ho riassunto quanto scritto ultimamente:

    RU 486: anticoncezionale o abortivo?

    Rispondere alla domanda posta nel titolo non è molto semplice.

    Non lo è perché rimanda ad altre domande di non facile soluzione.

    Prima domanda: Cosa intendiamo per concepimento?

    Concepimento, letteralmente accogliere in sé, è l’inizio di una nuova vita

    Domande a cascata: Cosa intendiamo per inizio di una nuova vita? Dal punto di vista biologico esiste differenza tra vita in potenza e vita in atto? Cosa intendo per vita in atto? Quella che si manifesta in tutte le sue attività?

    Testo di biologia: è considerato vivente ciò che reagisce all’ambiente circostante, effettua un metabolismo, è in grado di riprodursi

    E se non è ancora in grado di riprodursi, pensiamo ad un bambino, allora ho ancora lo stadio di essere vivente in potenza?

    Ma a nessuno verrebbe in mente per questo di definire un bimbo come non vivente, perché col tempo arriverà ad esprimere questa sua potenzialità

    Allora spostiamo indietro il confine.

    Ma quando ci fermiamo?

    Quando il bimbo nasce? Quando l’embrione ha fattezze umane? Quando il sistema nervoso dell’embrione funziona? Quando l’embrione si annida nell’utero materno? Quando le cellule dell’embrione leggono le informazioni presenti nel nucleo cellulare? Quando si forma il primo nucleo cellulare nuovo, mescolando le informazioni del gamete femminile e del gamete maschile?

    Appare chiaro che a seconda della nostra risposta a queste in automatico ne scaturisce la risposta alla prima.

    Tentativo di “bay passare” la questione etica: cosa dice la Scienza? E la esse maiuscola sotto intende una forte critica all’assolutizzazione che se ne sta facendo.

    Fiducia mal riposta in questo caso. Infatti di conclusivo non dice un bel nulla.

    Possiamo trovare opinioni a confronto, dati sperimentali a favore o contro una determinata posizione, non la soluzione che cerchiamo.