mercoledì 30 settembre 2009

Allucinazioni


Domani in classe spiegherò gli alcheni.

Non resisterò alla tentazione delle mie solite digressioni: almeno un quarto d'ora verrà dedicato all'etilene.

Per chi volesse approfondire indico due link:
collegamento 1 e collegamento 2

Tutto è utile per far riflettere i ragazzi sull'uso di sostanze in grado di alterare la coscienza.


Anche l' immagine dei vapori di benzina che a contatto delle nostre cellule sciolgono il doppio strato di fosfolipidi condannandole a sicura morte

domenica 27 settembre 2009

Dolci













Cosa c'è di meglio di un po' di dolcezza?

Una giornata intera, tanto per cambiare, la mia cucina come un campo di battaglia.


Perchè quando mia figlia e le sue amiche decidono le cene tra compagni il parere della proprietaria della cucina non conta proprio

Elenco dei dolci preparati:
Sandwic di sfoglia
Pancakes al cioccolato
Torta di mandorle e lamponi
Panna cotta
Mango Coconut
Brownies di nocciola
Torta africanella
Tiramisù
Tronco al Cointreau

Avanzi: poco o niente
Almeno un po' di tiramisù (ci voleva) e il tronco al Cointreau (per dimenticare)



venerdì 25 settembre 2009

Cascata di eventi





Probabilmente qualche mio gene l'ho trasmesso e in effetti sotto la scorza arida talvolta fa capolino una vena di umorismo impensabile.


Metto il collegamento così chi volesse può verificare

Progetto Riforma


Necessariamente dobbiamo pensare all'attuazione della Riforma.

Riunione Commissione Pof in attesa del fantomatico CTS

Raccolti i pareri dei Dipartimenti cominciamo a plasmare la creta

Riporto solo una frase del verbale:

"..gli interventi che seguono sottolineano la necessità di operare una trasformazione in positivo della scuola, con uno sforzo di revisione che interessi soprattutto la metodologia, non comporti un ulteriore sovraccarico di lavoro del docente, garantisca una caratterizzazione del nostro liceo rispetto ad altre scuole superiori del territorio, permetta agli studenti la costruzione di un curriculum personalizzato senza si debbano sobbarcare di costi eccessivi..."


Ohibò, abbiamo dimenticato la bacchetta magica




giovedì 24 settembre 2009

Circolari


Durante le ore di lezione l'arrivo del personale a distribuire circolari è fatto abbastanza frequente.
Anche stamane una delle tante: una copia da distribuire a ciascun alunno.

E' uno stralcio delle "Raccomandazioni per la gestione dei casi di influenza pandemica da virus a/H1N1V nelle scuole nell'attuale fase pandemica" del Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Salute del 18/09/09.


Riporto uno stralcio dello stralcio: Igiene delle mani: lavare regolarmente le mani con acqua e sapone, soprattutto dopo aver tossito, starnutito e aver soffiato il naso (probabilmente trasferiremo le lezioni nei bagni)
Non portare alla bocca penne, gomme e matite ed altro materiale di uso scolastico
Restare a casa quando si è ammalati (!!!)
I docenti dovranno comunicare al personale collaboratore del piano l'eventuale presenza di alunni che manifestino febbre o sindrome simil-influenzale, gli alunni saranno accompagnati nell'aula NT01 in attesa del rientro al proprio domicilio con il genitore o chi ne fa le veci (gli studenti con febbre o sindrome simil-influenzale non devono essere inviati in Vicepresidenza o in altri luoghi della scuola)
(e se si diffondesse la peste quali misure verrebbero adottate??)



I miei alunni sanno già quale è il mio pensiero in proposito e qua e là sui giornali o in televisione qualche intervento di specialisti si è anche sentito (in coda riporto il parere di chi è molto più preparato di me in materia)

Circolari come quelle sopra certo tranquillizzano (non si capisse, il tono è ironico) e tutti felici, contenti, rassicurati ci sentiamo protetti

La paura più contagiosa del virus
E’ in corso una epidemia influenzale al momento di non particolare gravità. La vera epidemia è
quella di notizie, di informazioni approssimative, di allarmismi ingiustificati che ci somministrano a piene mani i media e che subiamo con angoscia ed isterismo collettivo. L’isterismo e la paura, si badi, risultano molto più contagiosi del virus e infatti ne soffrono milioni di italiani, inclusi molti esperti veri o presunti. E’ noto, da aprile circola un nuovo virus AH1N1 che ha colpito almeno 210000 persone nel mondo e 2000 persone in Italia.
La influenza stagionale, tipicamente autunnoinvernale,interessa ogni anno milioni e milioni di persone. La mortalità, cioè il numero di malati che muoiono per questa nuova infezione, è globalmente dell’ordine dell’1 per cento; in Europa, dove la malattia si è diffusa dopo che era stata identificata, risulta di poco superiore all’1 per mille.
E questo numero di decessi è sostanzialmente dello stesso ordine di quanti muoiono ogni anno per l’influenza tradizionale e per le sue complicanze. Nessuno sembra ricordare che in Italia muoiono all’anno per influenza almeno 3000 persone e negli Stati Uniti oltre 30000.
Questo virus, per altro, ha alcune peculiarità che meritano di essere precisate: è un virus realmente nuovo, caratterizzato da una combinazione di materiale genetico proveniente da virus suini, aviari e umani. Si è diffuso atipicamente in estate e colpisce sporadicamente con particolare gravità i soggetti giovani, che di solito sono esenti dalle complicanze tipiche dell’influenza (polmoniti). E’ intuitivo che qualsiasi virus, o meglio qualsiasi infezione interessi persone anziane, debilitate, cardiopatiche è passibile di evoluzione imprevista e sfavorevole. Ne abbiamo sentite di tutti i colori: pazienti gravi che
spuntano come funghi (senza alcuna vera certezza di diagnosi), chiusura delle scuole (e quando mai potremmo riaprirle?), previsioni catastrofiche ed inutili (nessuno sa come si svilupperà l’epidemia ed i maghi, in questo frangente, valgono più dei virologi e degli esperti). Anche sul vaccino, a dispetto di dichiarazioni sicure, ci sono molte incertezze: non si sa realmente quando e in che quantità si renderà disponibile, non si sa a chi valga la pena di somministrarlo e soprattutto quanto sara’ efficace e sicuro. Dobbiamo rassegnarci a non avere al momento certezze assolute, cosi’come non le abbiamo per tante altre malattie. Detto questo, si debbono anche fare alcune considerazioni in positivo: il decorso della malattia è assolutamente banale e benigno nella stragrande maggioranza dei casi.; dove si è sviluppata l’infezione -Centro e Sud Americal’epidemia è in fase calante e così si può sperare sarà anche da noi, dopo una fase critica di espansione nei prossimi mesi. Nè si è assistito, finora, a mutazioni genetiche che aumentino la pericolosità e la virulenza del virus. Che cosa dovremmo o potremmo fare?
Personalmente impedirei di parlare di influenza a giornali e tv per le prossime settimane, proporrei ai pazienti con febbre e sintomi influenzali di consultare i medici di famiglia e di usare rimedi tradizionali come l’aspirina; sconsiglierei soprattutto di proporre diffusamente profilassi antivirali, tamponi farigei ed esami superflui, ricorrendo all’ospedale solo in presenza di disturbi importanti e durevoli.
Insomma stiamo tranquilli, così come abbiamo fatto in passato per tutte le epidemie influenzali.
E’auspicabile che il buon senso e la ragione prendano il sopravvento e che i medici ripetano, come hanno sempre detto: “ non si preoccupi è solo una banale influenza…”. Un’ultima considerazione: con l’autunno e il freddo di stagione circoleranno oltre al famigerato AH1N1, il virus influenzale stagionale ed altri virus simil-influenzali, tutti capaci di dare sintomi tipo febbre, mal di gola, tosse, rinite. Prepariamoci da adesso a restare calmi e a usare la testa.
La nuova influenza non è stata un flagello e presumo non lo sarà nei prossimi mesi. Giornali e telegiornali, invece, possono fare gravi danni e seminare il panico, inutilmente.
Fredy Suter
Direttore Dipartimento di Medicina
Ospedali riuniti di Bergamo

mercoledì 23 settembre 2009

martedì 22 settembre 2009

Qui giace uno il cui nome fu scritto sull'acqua











Al sonno


O soft embalmer of the still midnight!
Shutting, with careful fingers and benign,
Our gloom-pleas'd eyes, embower'd from the light,
Enshaded in forgetfulness divine;
O soothest Sleep! if so it please thee, close,
In midst of this thine hymn, my willing eyes.
Or wait the Amen, ere thy poppy throws
Around my bed its lulling charities;
Then save me, or the passed day will shine
Upon my pillow, breeding many woes;
Save me from curious conscience, that still hoards
Its strength for darkness, burrowing like a mole;
Turn the key deftly in the oiled wards,
And seal the hushed casket of my soul.


Riempimi una coppa fino all'orlo

Fill for me a brimming bowl
And in it let me drown my soul:
But put therein some drug, designed
To Banish Women from my mind:
For I want not the stream inspiring
That fills the mind with--fond desiring,
But I want as deep a draught
As e'er from Lethe's wave was quaff'd;
From my despairing heart to charm
The Image of the fairest form
That e'er my reveling eyes beheld,
That e'er my wandering fancy spell'd.
In vain! away I cannot chace
The melting softness of that face,
The beaminess of those bright eyes,
That breast--earth's only Paradise.
My sight will never more be blest;
For all I see has lost its zest:
Nor with delight can I explore,
The Classic page, or Muse's lore.
Had she but known how beat my heart,
And with one smile reliev'd its smart
I should have felt a sweet relief,
I should have felt ``the joy of grief.''
Yet as the Tuscan mid the snow
Of Lapland dreams on sweet Arno,
Even so for ever shall she be
The Halo of my Memory.



My dearest Girl,

This moment I have set myself to copy some verses out fair. I cannot proceed with any degree of content. I must write you a line or two and see if that will assist in dismissing you from my Mind for ever so short a time. Upon my Soul I can think of nothing else - The time is passed when I had power to advise and warn you again[s]t the unpromising morning of my Life - My love has made me selfish. I cannot exist without you - I am forgetful of every thing but seeing you again - my Life seems to stop there - I see no further. You have absorb'd me. I have a sensation at the present moment as though I was dissolving - I should be exquisitely miserable without the hope of soon seeing you. I should be afraid to separate myself far from you. My sweet Fanny, will your heart never change? My love, will it? I have no limit now to my love - You note came in just here - I cannot be happier away from you - 'T is richer than an Argosy of Pearles. Do not threat me even in jest. I have been astonished that Men could die Martyrs for religion - I have shudder'd at it - I shudder no more - I could be martyr'd for my Religion - Love is my religion - I could die for that - I could die for you. My Creed is Love and you are its only tenet - You have ravish'd me away by a Power I cannot resist: and yet I could resist till I saw you; and even since I have seen you I have endeavoured often "to reason against the reasons of my Love." I can do that no more - the pain would be too great - My Love is selfish - I cannot breathe without you.

J. Keats

lunedì 21 settembre 2009

Offerta


Leggendo tra le pagine delle nostre università si possono trovare anche avvisi di questo tipo:

collaborazione occasionale- urgente

" cerco un esperto laureato in chimica con esperienza pluriennale nel
campo dei processi a plasma per il settore biomedicale. L'esperto deve
conoscere le metodologie sperimentali per la realizzazione di materiali
aventi superficie biocompatibili"


Lo riporto potendo servire per l'orientamento dei miei alunni di quinta

sabato 19 settembre 2009

Punti di vista

Considerazioni relative alla nostra ricerca di forme intelligenti nello spazio:





Già che ci siamo anche un invito alla lettura: "Occhio per occhio" di Dino Buzzati.
Un racconto di poche pagine..lo sforzo non è così immane

venerdì 18 settembre 2009

Isomerie


Lezioni introduttive alla chimica organica.

Descrizione delle principali isomerie.

Esercizi applicativi relativi alle isomerie strutturali

Un entusiasmo da parte della platea tale da spegnere qualsiasi fervore, ma forse è solo preoccupazione

Non propongo nemmeno la ricerca della formula matematica che servirebbe per calcolare a priori il numero di isomeri per un determinato composto, noto il numero degli atomi di carbonio

Nessuna classe in precedenza ha eseguito il compito

Armata di buona volontà, perchè una lacuna simile non può essere lasciata, comincio a navigare sul web alla ricerca della funzione matematica

Una parte pensando ad un rapido tragitto esplorativo e finisce nella giungla più intricata

Una parte cercando quella che sembra una banalità e scopre che fin dalla fine del 1800 la questione aveva impegnato menti matematiche ben più attrezzate della sua.

Così tra classificazione dei grafi, calcolo combinatorio, teoria dei gruppi, articoli in inglese (giusto un link come assaggio) una arriva anche a domandarsi:
"ma in realtà a chi serve sapere il numero degli isomeri?"

E' però solo la stanchezza che parla

giovedì 17 settembre 2009


Altra lettura estiva: le metamorfosi di Ovidio, in latino con testo a fronte.

Una traduzione talmente arcaica che a volte leggendo il latino il racconto era più chiaro.

Tra i diversi miti raccontati richiamo l'origine della costellazione dell'Orsa Maggiore, anche perchè utile ad arricchire le prime lezioni di astronomia.

Nella mitologia classica una delle compagne di Artemide, Callisto, perse la sua verginità con Zeus, che si era avvicinato sotto le mentite spoglie della stessa Artemide.

Arrabbiata, Artemide la trasformò in un orso. In seguito, durante la caccia il figlio di Callisto, Arcas, stava per uccidere la madre ma Zeus e Artemide lo fermarono e posero entrambi in cielo, come l'Orsa Maggiore e l'Orsa Minore.

Ma Hera, non contenta del fatto che fossero stati assunti in cielo chiese aiuto a Teti.

Questa, una dea marina, rivolse alle costellazioni una maledizione perché esse fossero costrette a girare per sempre in tondo nel cielo, e a non riposarsi mai sotto l'orizzonte, spiegando così il fatto che queste costellazioni sono circumpolari.


Dal secondo libro delle Metamorfosi

La prende con gran rabbia ne' capelli,
E la declina à terra, e tira, e straccia.
Quell'alza gli occhi lagrimosi, e belli,
E supplice ver lei stende le braccia.
Già coprono le braccia horridi velli,
E ver la bocca s'aguzza la faccia,
Si veste à poco à poco tutto il dosso
D'un ruginoso pel fra 'l nero, e 'l rosso.

Poi le toglie il parlar grato, e giocondo
Perche non possa altrui mover col dire,
Un minaccevol suono, et iracondo
Dal roco gozzo suo si sente uscire.
L'unghia s'aguzza à la forma del tondo,
E si rende atta à graffiare, e ferire,
Curvar prima la mano, e poi si vede
L'ufficio far del faticoso piede.

......................................................

Ei, che s'accorge, ch'à lui sol pon mente,
Teme di qualche mal, se non s'aita;
Lo strale, e l'arco incontra immantinente.
E pensa darle una mortal ferita.
Che farai scelerato, e sconoscente
Darai la morte à chi ti diè la vita?
Provedi al paricidio ò sommo padre,
Se non tuo figlio ucciderà sua madre.

Per vetar Giove, ch'Arcade non faccia
Quel maleficio, al quale il vede intento,
Gli cangia in un momento e sesso, e faccia,
Fallo un'altra Orsa, e fa levare un vento,
Ch'ambe le leva in aria, e via le caccia
Verso Boote assiderato, e lento,
E tanto le portò per l'aria à volo,
Ch' in ciel le collocò vicine al polo.

Là dove poi la lor rugosa pelle
Si fece un manto chiaro, e trasparente,
E si fer tutte le lor membra stelle.
Questa è men grande, e quella è più lucente,
Hor l'Orse son del ciel lucide, e belle,
Et Orse anchor son dette da la gente,
E per l'Orsa minor la madre è nota,
L'altra è maggior, che fa più larga rota.

................................................................

Altre culture, altri miti

I Tuareg, che non conoscono orsi, vedono nella costellazione una cammella, il cui collo si prolunga fino a raggiungere Arturo (che è compreso anch'esso nella costellazione). Questa cammella rappresenterebbe l'esito della trasformazione della mitica cammella Fakrou, uccisa da degli empi. L'Orsa Minore sarebbe invece un piccolo di cammello, tenuto legato ad un picchetto intorno al quale continuerebbe a girare (la stella Polare).

Presso gli arabi del Golfo Persico si raccontava la storia di Al Naash (Naash significa "Lettiga mortuaria") e dei suoi figli. Al Naash era stato assassinato da Al Jadi, la Stella Polare, e i suoi figli, le tre stelle della coda, ogni notte seguivano la lettiga assetati di vendetta.

La stella Mizar rappresenta la figlia di Al Naash con in braccio il figlioletto, la stellina Alcor, mentre l'astro Suhail (Canopo) arriva lentamente in loro aiuto dal Sud.

E i popoli Irochesi :
Segui il movimento delle sette stelle del Carro Maggiore: le quattro del Carro rappresentano un grande orso , le altre tre (il timone) sono tre coraggiosi cacciatori che lo seguono sulle montagne.
Il più vicino all’orso è l’arciere, il secondo trasporta sulle spalle una pentola (la stella Mizar con la compagna Alcor), il terzo sta più indietro per raccogliere la legna per il fuoco.
In primavera, nella prima sera si vedono verso Est i tre cacciatori inseguire l’orso su per la montagna. Nei caldi giorni d’estate la caccia prosegue in cima alla montagna dove fa più fresco e le sette stelle sono alte nel cielo.

Alla fine dell’estate i tre cacciatori si appostano alla base della montagna, l’arciere prende la mira e ferisce l’orso; il suo sangue cola e finisce sulle foglie degli alberi tingendole di rosso: arriva l’autunno.

Tutti si rifugiano nelle caverne per passarvi il freddo inverno e le sette stelle sono basse sull’orizzonte.

Finisce l’inverno e arriva la primavera, la ferita dell’orso si è rimarginata e i tre cacciatori hanno superato lo scorno di aver soltanto ferito l’orso. Ripartono per la caccia e riprendono a inseguire l’orso.





Realtà


































lunedì 14 settembre 2009

Alberto Meli



Serata dedicata alla visita del museo di arte contemporanea di Luzzana - Donazione Meli

Grazie alla presenza di Carlo Pinessi che direttamente con l'artista ha seguito l'allestimento delle sale e ci ha potuto riferire di "prima mano" il pensiero dello scultore e gli aneddoti associati a ciascuna delle opere esposte, la visita è risultata estremamente piacevole ed interessante.




E' stato straordinario osservare come da materiali quasi di rifiuto (rami rinvenuti nei boschi, mandibole di bovino) Meli sia riuscito a realizzare molte delle sue sculture



Non solo rappresentazioni ma anche un messaggio di speranza: il bimbo che dalla terra rovinata dall'uomo (notevole il
richiamo alla chimica attuato con la rappresentazione degli orbitali atomici scolpiti sul tronco) si eleva riuscendo a sganciarsi: le nuove generazioni per un futuro migliore



Novità II


Basta al Far West delle interrogazioni di recupero.
Da quest'anno si cambia.

Anzichè reinterrogare su richiesta, fisso tre settimane nelle quali è possibile essere risentiti in caso di voto negativo: una a novembre, una tra gennaio e febbraio, una ad aprile.


Vantaggi:

scoraggiare l'atteggiamento di chi non si prepara a dovere perchè "tanto c'è l'interrogazione di recupero"

permettere a tutta la classe di effettuare un ripasso seguendo le interrogazioni dei compagni quando gli argomenti cominciano ad essere lontani nel tempo (e per molti studenti essere lontani significa venti giorni)


Svantaggi:

non me ne vengono in mente


Reazioni:
mogugni vari, lamentele, previsioni catastrofiche

Vedremo il bilancio alla fine del primo quadrimestre

Novità I

Come tutti gli anni, il responsabile del settore informatico del liceo, annuncia saranno istituiti corsi di aggiornamento per i colleghi...

sabato 12 settembre 2009

Quando i pensieri gelavano nell'aria

Tra le letture estive anche le "Storie della preistoria" di Alberto Moravia.
Agili racconti, alcuni spassosi, altri un po' crudeli (mia figlia mi ha rimproverato di averle fatto leggere favole tristi nelle quali il protagonista viene mangiato, ma anche le favole antiche non sempre sono a lieto fine), molti utili per riflettere.
Ne riporto uno.

Dovete sapere che un milione di anni fa al polo faceva molto più freddo di oggi. Come niente la temperatura scendeva a un miliardo di gradi sottozero. Con un freddo simile, tutto ghiacciava, persino, non ci crederete eppure è così, persino il pensiero. Appena uno pensava, per esempio: "Ma che freddo boia!" subito, ecco, sulla sua testa, si formava come una nuvoletta di vapore e dentro la nuvoletta, a lettere di ghiaccio aguzze e gocciolanti come stalattiti, si poteva leggere: "Che freddo boia!".

Questo fatto dei pensieri ghiacciati e dunque visibili aveva finito per portare al logico risultato che nessuno al polo aveva il coraggio di pensare quel che sia. Tutti avevano paura che gli altri gli leggessero nel pensiero. Così alla fine orsi, pinguini, foche, cani, esquimesi, nessuno pensava a niente. Era insomma un mondo di tonti. Ma erano tonti non perché fossero in assoluto incapaci di pensare; ma per gentilezza, per delicatezza d'animo.

Uno di quei secoli (allora un secolo voleva dire un giorno), un certo Tri Checo se ne stava su un lastrone di ghiaccio a godersi il freddo, immobile, con gli occhi socchiusi, senz'altro pensiero in mente che questa paroletta: "Bah". Intanto, sulla sua testa a lettere di ghiaccio, si leggeva appunto: "Bah". Che cosa poi volesse dire con questo: "Bah", non è stato possibile saperlo.

Ecco, ad un tratto, fuori dal mare emerse tale An Guilla, tutta spiritosa e scodinzolante che gridò a Tri Checo: "Ehi Tri Checo, sta' un po' a sentire".

Tri Checo bofonchiò: "Dimmi An Guilla".

"Sta' a sentire quello che mi è successo durante il mio ultimo viaggio. Figurati che sono stata in un paese che si chiama Tro Pico dove fa un caldo, ma un caldo! E figurati: a Tro Pico i pensieri non gelano".

"Non mi dire!".

"Proprio così. Per esempio, uno ti guarda e pensa: "Che sederone ha Tri Checo!" e tu ignori questo pensiero perché laggiù, con quel caldo terribile, i pensieri non gelano e dunque restano invisibili".

"Chi dice che ho un sederone?" brontolò Tri Checo impermalito.

"L'ho detto per darti un esempio. Ascolta: perché non ce ne andiamo via dal polo, dove non si può pensare nulla che tutti subito lo sappiano? Perché non andiamo al paese del Tro Pico? Se tu sapessi che piacere pensare senza timore, in piena libertà! A Tro Pico ho fatto proprio una scorpacciata di pensieri".

"Che cosa pensavi?".

"Eh, tante, tantissime cose".

"Per esempio?"

"Mah, non so. Per esempio: il sole è verde. Oppure: due e due fanno cinque".

"Ma il sole non è verde! E due e due fanno quattro".

"Si capisce, giusto. Ma questo è il bello: puoi pensare tutto quello che vuoi e nessuno lo sa".

Insomma An Guilla tanto disse e fece che Tri Checo si lasciò convincere ad andare con lei nel paese di Tro Pico. Forse non si sarebbe deciso così presto se proprio in quel momento, da una barca che si era accostata al lastrone di ghiaccio, non fossero discesi tre uomini impellicciati e armati di bastone. Ora, al polo, tutti stanno sempre con gli occhi verso il cielo, per vedere se qualche pensiero ghiacciato si profili nello spazio. Tri Checo che guardava al di sopra delle teste dei tre uomini armati di bastone, lesse con orrore: "Adesso ammazziamo un centinaio di queste stupide bestie, a bastonate sul muso, e ci facciamo tante borsette e tante scarpe". Vedere queste parole che vibravano, gocciolavano in aria e scivolare giù dal lastrone per Tri Checo fu tutta una sola cosa. An Guilla prese a nuotare davanti a lui e Tri Checo la seguì a ruota o meglio, a pinna. Nuota e nuota, la temperatura passò da un miliardo di gradi sottozero a un miliardo di gradi sopra zero. Mamma mia, che caldo! Il mare bolliva proprio come l'acqua in una pentola; soltanto che in questo caso il fuoco non era sotto la pentola ma sopra. Tri Checo non pensava ancora a nulla; dopo milioni di anni passati senza pensare, la sua testa era ancora paralizzata; ma ogni tanto, pur nuotando, interrogava An Guilla: "An Guilla, carissima An Guilla, stai già pensando?"

"E come!".

"E cosa pensi?".

"Penso tante cose di te".

"Per esempio?"

"Ah, non te lo dico: potresti offenderti".

Tri Checo ci rimase male. Al polo, come abbiamo detto, nessuno pensava nulla di nessuno. E ora, invece, ecco An Guilla, che, approfittando del fatto che a Tro Pico i pensieri restano invisibili, pensava di lui chissà quali cose antipatiche. Pettegola, sciocca, ipocrita creatura! Tutt'ad un tratto Tri Checo si accorse di pensare molto male di An Guilla; e fu sicuro che An Guilla, dal canto suo, pensava molto male di lui. Lo stesso, del resto, succedeva con tutti coloro nei quali via via si imbatteva al paese di Tro Pico. Tutti facevano i più grandi complimenti a Tri Checo: "Bene arrivato, come sei bello, che muso intelligente, che occhi espressivi, che bei baffi ecc. ecc."; ma Tri Checo era sicuro, arcisicuro che se fossero stati al polo lui avrebbe letto per aria, a lettere di ghiaccio: "Ci voleva anche lui adesso, che bruttone, che muso, che occhietti di porco, che baffoni cadenti eccetera eccetera". Questa certezza che nel paese di Tro Pico tutti pensassero il contrario giusto di quello che dicevano, avvelenava il soggiorno di Tri Checo.

Uno di quei giorni, nel mezzo del golfo di Guinea, sotto un sole da un miliardo e mezzo di gradi sopra zero, un certo individuo dalla pelle scura a nome A Fricano se ne stava in barca con la moglie e i figli e cantava una canzoncina ad An Guilla che stava ad ascoltarlo rapita, a bocca aperta: Anguilla, anguilla,/ come sei bella/ così grassottella,/ e tuttavia snella./ Anguilla, anguilla,/ come sei bella!//

An Guilla, attirata da queste parole gentili, dimenticando evidentemente che nel paese di Tro Pico si dice una cosa e se ne pensa un'altra, si avvicinò alla barca. Allora A Fricano, lesto, gettò la rete e in men che lo dico, la povera An Guilla fu presa, fatta a pezzi, panata, fritta e divorata. Tri Checo aveva assistito inorridito a questo scempio. Si allontanò pensando: "Che orrore! Ah, viva la faccia di noialtri del polo, che non pensiamo mai nulla e se pensiamo, tutti possono vedere quello che pensiamo".

Tuttavia, un po' per la novità dei luoghi e dei costumi, un po' per pigrizia Tri Checo non ripartì per il polo. Oltretutto, perché non ammetterlo? Questo fatto di poter pensare senza che gli altri leggessero nel pensiero e soprattutto di pensare il contrario di quello che poi diceva e faceva, lo affascinava. Così Tri Checo restò nel paese di Tro Pico e ne adottò le abitudini. Certo non era un mondo così leale e trasparente come quello del polo; in compenso, però, il fatto di pensare per conto proprio, senza controlli esterni, portava a degli sviluppi impensati. Per esempio, pensa che ti ripensa, Tri Checo arrivò a pensare cose molto elevate, addirittura filosofiche; cose di questo genere: Chi siamo? Da dove veniamo? Qual è il nostro destino? Perché ci siamo? Dove andremo?

Erano, insomma, le domande che ci si pone se, tanto tanto, non si vive per mangiare ma si mangia per vivere. Le risposte erano: siamo tutti trichechi; veniamo dal polo; il nostro destino è di mangiare pesci; ci siamo perché ci ha creati un essere supremo che, manco a dirlo, ha la forma di un gigantesco tricheco; alla fine lasceremo il paese di Tro Pico così falso e bugiardo e torneremo al paese della lealtà e della verità, cioè al polo.

E questa fu infatti la conclusione del viaggio di Tri Checo al paese di Tro Pico. Un bel giorno, stufo di pensare una cosa e di dirne un'altra, Tri Checo ripartì per il polo. "Sì," pensava, "non pensar più, che riposo! Star lì immobili, vuoti, senza pensieri, per almeno un milione di anni!".

Ahimè, illusioni. Una volta al polo, sul suo vecchio lastrone di ghiaccio, Tri Checo si accorse che ormai aveva preso il vizio e, per quanto si sforzasse di non farlo, non poteva fare a meno di pensare. Naturalmente tutti i suoi pensieri apparivano immediatamente al di sopra della sua testa, scritti in scintillanti e diafane parole di ghiaccio. Orsi, pinguini, foche, pesci e pesciolini vedevano questi pensieri ghiacciati e facevano a gara a scappare lontano da lui. Già, perché al polo, allora, pensare era considerato se non altro, una grave sconvenienza; come da noi passeggiare nudi per le strade.

Il povero Tri Checo dal canto suo, vedendo i suoi amici di un tempo evitarlo e sfuggirlo, non poteva fare a meno di pensarne tutto il male possibile. Questo male subito si esprimeva in nuvolette piene di ingiurie e invettive raggelate e così il fossato tra Tri Checo e la gente del polo si approfondiva, diventava invalicabile. In breve Tri Checo rimase solo sul suo lastrone, per sempre solo.

Da allora a oggi, la temperatura è molto salita al polo in modo che i pensieri non gelano più, sono diventati invisibili. Ciò nonostante, Tri Checo ha ormai preso l'abitudine della solitudine e non se la fa più con nessuno. Solo sul suo lastrone, pensa. Che pensa? Pensa con nostalgia ai tempi in cui non si pensava perché i pensieri erano visibili.

Bei tempi spensierati benché freddi!

martedì 8 settembre 2009

Ripresa


Esaurita la coda dell'ultimo anno scolastico, siamo ripartiti a pieno regime.

Le scadenze che ci aspettano infatti sono piuttosto pressanti: dovremo far fronte a due compiti contemporaneamente.

Anno scolastico 2009-2010 e progettazione dell'anno scolastico 2010-2011, districandoci tra leggi e normative a volte nebulose, a volte contrastanti tra loro.

Novità da comunicare immediatamente agli studenti di quinta è la loro eventuale non ammissione all'esame in presenza anche di una sola insufficienza.

La proposta avanzata in collegio di presentare i voti effettivi allo scrutinio di giugno significherebbe la non ammissione di un buon trenta percento degli studenti: la sollevata popolare potrebbe scuotere la nostra ministro?

Sarebbe giusto fra pagare agli studenti decisioni così inopportune?

Ancor più inopportune se esaminate alla luce di ciò che le ha giustificate: "vogliamo riportare il merito nella scuola"...quale merito per una scuola che fa lievitare i quattro a sei?

Proprio la scuola dell'eccellenza!

Altre questioni incombono.

Il futuro del nostro liceo?

Ringrazio vivamente la Provincia che ha evitato la guerra fratricida tra poveri, perchè fosse toccato al nostro collegio decidere tra liceo tradizionale e liceo tecnologico posso immaginare le discussioni tra i rappresentanti dei diversi dipartimenti, la strenua difesa del proprio orticello

Pare ci tocchi il liceo tradizionale: gli insegnanti di scienze riceveranno in dote una classe in più, passando dalle attuali diciotto ore sul quinquiennio a sole quindici.

Ben peggiore la situazione degli insegnanti di matematica del biennio la cui abilitazione non è idonea all'insegnamento anche di fisica.

Nel collegio di oggi, che continuerà per due giorni suddiviso nei Dipartimenti, sono state sollevate talmente tante questioni, tutte da definire, da far pensare al bimbo che con la paletta vuol travasare il mare in una buca sulla spiaggia.

Ma pieni di buona volontà ci apprestiamo ad affrontare i problemi uno per volta

domenica 6 settembre 2009

Premio Campiello 2009 II

Previsione pienamente azzeccata:


il titolo che ho scelto è arrivato ultimo...

martedì 1 settembre 2009

Smarriti


Avevamo le strade tracciate.

A volte le abbiamo seguite, a volte abbiamo aperto nuovi sentieri, per gioco o per sfida, ma sicuri che avremmo sempre trovato, volendo, l'antico cammino.

Noi adesso che strade indichiamo?



Li guardo: uno zoo variopinto di fragilità.

Tra l'erba alta non c'è nessun sentiero visibile e a mani nude cercano un varco.

Inciampano e contusi gemono, rimuovono e si inebriano di rumore e di cose, ripartono e cascano di nuovo.



Mancano loro le strade che sono state distrutte.

Riusciranno a creare nuovi sentieri?



Ci riusciranno, nonostante noi

Pomeriggio di fine agosto


Sala d'attesa del blocco operatorio.
Il cartello : "E' vietata la sosta dei familiari durante la seduta operatoria"

Cartello disatteso.

Tre pareti giallo canarino e la quarta azzurra; porte e corrimano verde scuro

Il reparto deve essere stato sistemato di recente.
Un box rosso acceso contiene le attrezzature antincendio: l'estintore è stato controllato a febbraio.

Qualche paziente, qualche infermiere attraversano, rompendo la monotonia dell'attesa.

La cicala gracchiante richiama l'attenzione, pare solo la mia, perchè continua per un po' prima che l'assistenza venga fornita.
Conto le piastrelle che dovrebbero abbellire le pareti, osservo l'irregolarità dei poligoni del pavimento.

Girandomi vedo i letti che servono a condurre i pazienti in sala operatoria e due apparecchiature parzialmente coperte dalla funzione sconosciuta.

Una sfilata di prese sul muro e quelli che sembrano i quadri elettrici dei blocchi operatori.

Dalla finestra vedo solo la parete esterna e potrei contare le pietre di rivestimento. Chiamare qualcuno al telefono?
Ma no, almeno questa prescrizione rispettiamola.

E allora mi incanto sull'orologio: le tessere con i numeri sembrano palpebre che sbattono, ma lentamente, molto più lentamente delle mie.

"In caso di incendio non usare l'ascensore"
Quale sarà la probabilità che scoppi un incendio?
C'è un estintore appeso che prima non avevo notato, anch'esso controllato a febbraio.

Potrei imparare a memoria le norme da applicare in caso di emergenza.
Il medico esce dalla sala operatoria: avrà finito o sarà solo un intervallo tra un paziente e l'altro?

Il colore della scritta "uscita" è uguale a quello delle pareti, sembra un grande normografo
Il medico rientra: era uscito soltanto per recuperare una cartella clinica.

Ricomincia la ricognizione di tutta la stanza: posti a sedere otto, quattro i pannelli delle tende.

Se segnassi qualche numero per giocarlo al lotto?

Idea balzana, non verserò mai l'obolo degli stolti allo Stato.

Trovo un angolo sbucciato nello zoccolino, manca un po' di vernice al calorifero.
Tessere dell'orologio che scattano, campanelli che suonano, porte che si aprono e che le molle richiudono.

Finito l'intervento, ma non l'attesa: il medico deve parlarmi e ha altri interventi in programma.

Già stanno distribuendo la cena e si spande il "profumo" della minestrina.
Mi sembra decisamente nauseante


All'attesa ormai è associata la certezza: non saranno buone notizie