lunedì 24 agosto 2009

lunedì 17 agosto 2009

Formiche


Forse c’erano già anche gli anni passati ma nessuno ne aveva notato la presenza.

Quest’anno invece paiono un’emergenza nazionale: truppe all’assalto pronte a chissà quali misfatti.

Non curanti di tanta apprensione, attraversano rapidissime il porfido che circonda la casa, zampettando per una missione che rimane incomprensibile.

Vedendole potresti provare un certo timore, prevedendo un’aggressione, ma in realtà ti ignorano e nessuno ne ha tratto il minimo danno. Nemmeno invadono l’interno della casa.

Sono gigantesche formiche nere, lunghe più di un centimetro.

Proprio queste anomale dimensioni hanno scatenato la reazione inconsulta del parentame.

Nei giorni scorsi, di fronte alla strage perpetuata nei confronti di una comunità di vespe colpevoli di aver costruito il nido sotto una tegola, la mia decisa disapprovazione aveva fatto serpeggiare l’idea che “forse il troppo sole avesse nuociuto al cervello”.

Per amor di quiete quindi mi astengono da ulteriori osservazioni.

Certo, i tronchi rivestiti completamente di polvere insetticida bianca mi fanno scuotere sconsolata la testa pensando al danno per tutto il giardino, ma mentre sto osservando noto che le formiche, incuranti di tale rivestimento, continuano a passare avanti e indietro, almeno per il momento non domate.

E riesco a sorridere.

domenica 9 agosto 2009

Cassette per il pane

Documentazione completa di un'evoluzione










Dalla parrucchiera

Ci sono volte per le quali il taglio di capelli assume significati simbolici, ci sono volte invece a connotazione puramente funzionale.

In questi casi lo scopo è solo quello di dare una parvenza di ordine alla chioma.

Quindi propongo alla parrucchiera la semplice regolata del taglio, spiegando bene che non voglio accorciare troppo i capelli che già non sono particolarmente lunghi.

Ma o mi spiego malissimo o le parrucchierfe che incontro appena afferrano le forbici subiscono una profonda metamorfosi, diventano potatori frenetici, si trasformano in Edward mani di forbice.

Così comincia: sembra voler dare solo una spuntatina, solleva la ciocca e zac, il primo taglio netto, altra ciocca, altro taglio.

Parte dalla nuca e avanza verso l’alto.

Ho il collo bloccato e non riesco a controllare la lunghezza dei capelli che cascano.

Fatto il giro della testa, mi illudo che tutto sia finito.

Ma non siamo che all’inizio dell’opera.

Adesso pesca un rasoio a serramanico e ricomincia spostandosi rapida qua e là.

Non paga, cambia il tipo di rasoio. Il modello è più recente ma ricordo che quando l’ho utilizzato per la testa di mio figlio, credo avesse cinque-sei anni, si è aperta una voragine tale nei capelli da rendere necessaria la quasi totale rasatura (da allora non si è più fatto toccare la testa da me)

Ronzio di sottofondo e altri capelli che cadono.

Al ronzio del rasoio se ne aggiunge un altro: una zanzara tigre in avvicinamento.

La sento posarsi sulla guancia e con le mani immobilizzate sotto il telo di protezione non posso fare nulla.

Cambia posizione, saggiando diverse zone, forse per decidere dove le convenga effettuare il prelievo.

Mi passa davanti agli occhi e mi domando che significato evolutivo possano avere le strisce bianche e nere anche sulle zampe.

Svolazza sul telo pesante e non si appoggia, scende verso le gambe e appena mi muovo mi è intimato di star ferma onde evitare ferite accidentali.

Fatale la distrazione dovuta alla zanzara: nelle mani della parrucchiera sono ricomparse le forbici: solleva quel che resta dei capelli, parte con il taglio, si interrompe a metà.

Mi maledico perchè non ho il coraggio di dirle nulla.

Domanda :”Devo accorciare ancora la frangia?”

Risposta: “Va benissimo così”

Pensiero: “Se mi avesse raso subito a zero, avremmo fatto più in fretta e il risultato sarebbe stato lo stesso”

Bene. Afferra l’asciugacapelli e quindi spero abbia finito.

E invece no, perchè asciugando sbuca qualche irregolarità nel taglio e perfezionista come pare non può tralasciare il minimno dettaglio.

Appena mi toglie il telo di protezione sono già in piedi, nonostante abbia ancora tra le mani l’asciugacapelli per allontanare i capelli tagliati.

Ma non si sa mai, prima che ci ripensi e ricominci da capo.



E Johnny Deep di film recentemente ne ha interpretato un altro.

Passeggiata


Approfitto della mattinata nuvolosa per percorrere la spiaggia fino alla foce del Piave.

Il tempo e l’ora, sono le otto, permettono una visione rara: la spiaggia è quasi deserta; qua e là un bagnino e i soli amanti della corsa sulla battigia.

Cammina, cammina si alternano le sfilate di ombrelloni e dei lettini dai colori variopinti.

Sembrano truppe allineate: la zona gialla, la zona verde, la zona azzurra. Allineate e incatenate: mi fa sorridere pensare ai clienti che non possono spostare troppo il lettino, proprio come cani alla catena.

Arrivo nella zona della pineta: all’odore del mare si mescola il profumo della resina.

La vegetazione avanza alla conquista della spiaggia: ciuffi di erba pungente da calpestare a piedi nudi permettono la crescita poi di cespugli disordinati, non più verdi perchè incostrati dalla sabbia.
Qualcuno ha avuto la brillante idea di mettere a dimora una decina di palme che mostrano tutta la loro sofferenza: tra il ciuffo delle foglie completamente secche è però riuscita a spuntare una fronda nuova. La immagino resistere alla nebbia e alla bora che padroneggiano per lunghi mesi sul litorale.

La striscia di sabbia si restringe sempre di più, gli stabilimenti balneari lasciano il posto alla spiaggia libera.

Da una microscopica tenda sbuca un signore che deve avervi trascorso la notte, dai campeggi vicini qualcuno comincia a prender posto armato di ombrellone, seggiole, borse.

Ormai sono quasi alla foce: si vede l’altra sponda, la massicciata che sostiene l’argine, la fila delle casette di legno dei pescatori, le reti sollevate a mezz’aria.

E appare il bagnino più anomalo che abbia mai visto.
Prima osservazione: non è un baldo giovane palestrato in divisa regolamentare come quelli incontrati prima.
E’ piuttosto vecchio, credo più di me, indossa canottiera e pantaloncini spaiati e ha la testa bardata da una bandana di un rosso sbiadito. Sembra proprio un vecchio pirata, un abitante di monkey island.
Non raccoglie i rami spezzati o i rifiuti con la leziosa reticella dei suoi colleghi: si piega proprio quasi a terra, saltellando qua e là.
Davanti alla palafitta che permette lo sguardo sul mare ha messo un tavolino colmo degli oggetti più strani: c’è una civetta di ceramica alta 20-25 centimetri, una bambolina hawaiana, un tamburo, un pappagallo impagliato dai colori vivaci. Guardando meglio vedo sulla palafitta una scimmietta aggrappata al soffitto ma non capisco di che materiale sia fatta e un anemometro a forma di pesce spada.
Non ha la scintillante moto d’acqua per entrare in mare ma un motoscafo piuttosto scalcinato.
Da dietro una piccola duna quasi pesca dei lettini buttandoli in disordine qua e là e non ce n’è uno uguale all’altro. Potrebbe esserseli procurati raccattando gli scarti degli altri.

Potrei fermarmi per conversare ma data l’ora devo intraprendere il viaggio di ritorno, ritornare all’ordine e alla pulizia, nella spiaggia che nel frattempo si è ripopolata trasformandosi in una banalissima spiaggia dell’alto Adriatico.

Anoressia spirituale


Dall’omelia di domenica scorsa:

“Molto meglio quando eravamo schiavi in Egitto, almeno non soffrivamo la fame e la sete”

“Voi siete venuti a me perchè vi ho dato da mangiare”

Quante volte l’effimero momentaneo ha offuscato ben più preziosi ideali?

Meglio la pancia piena, adesso, subito.

Meglio investire nell’immediato facilmente visibile apportatore di consensi e di voti che pensare ad un futuro migliore.

Tagliamo i fondi alla ricerca, alla formazione, alla scuola, gestiamo la politica con questa lungimiranza: l’immediato a scapito del futuro.

Quante volte ancora la primogenitura in cambio di un piatto di lenticchie?

domenica 2 agosto 2009

Inferno


Quest'anno la tradizionale manifestazione di sculture di sabbia ha avuto come tema l'Inferno di Dante.

Un'occasione per ripassare gli episodi più salienti della discesa negli inferi.

Sempre molto bravi gli scultori.





















Premio Campiello 2009


Serata culturale: ci rechiamo all’incontro con gli autori dei romanzi finalisti al premio Campiello della letteratura.

Elena Loewenthal: Conta le stelle se puoi

Francesco Recami: Il superstizioso

Margaret Mazzantini: Venuto al mondo

Pierluigi Panza: La croce e la sfinge

Andrea Vitali: Almeno il cappello

Arriviamo in ritardo e due autori hanno già presentato le loro opere.

Ascolto attentamente gli altri

Aspetto il secondo giro di domande per farmi un’idea più precisa, in particolare dei primi due di cui ho perso l’intervento


Quale sarà la casa editrice che quest’anno avrà attribuito il premio?


Gioco a fare una previsione.


Non ho letto i libri e scegliere sulla base della simpatia o antipatia degli autori è quanto di più scorretto si possa fare.


Bocciare un’autrice che non sa rispondere ad una domanda della moderatrice relativa alla sua opera perchè lei scrive su ispirazione e le domande non se le fa, non se le è fatte quando scriveva il romanzo e non sa inventarsi una risposta adesso è un seppur minimo appiglio.


Valutare positivamente il lavoro di ricerca storica che fa da sfondo ad un’altra opera o l’umorismo surreale di una terza sono altri appigli.



In definitiva se dovessi decidere io farei vincere “La croce e la sfinge”.

Adesso aspetto i primi giorni di settembre per sapere chi effettivamente vincerà

sabato 1 agosto 2009