sabato 28 febbraio 2009

Protisti

Osservazione di ciliati in laboratorio.
Con grande scrupolo gli studenti hanno preparato abbondante materiale.
I vasetti portati da casa promettono molto: colorito dal marrone più o meno intenso al nero deciso.
Appena stappi i recipienti passando tra i banconi se chiudi gli occhi sembra di transitare in una fogna.
Tanto entusiasmo e partecipazione vengono però scarsamente ripagati: solo nel campione di un gruppo si possono osservare parameci giganteschi (a soli 40 ingrandimenti totali) muoversi pigramente tra i granelli di terriccio.
Gli alunni si alternano per poter vedere almeno i parameci degli altri, piuttosto delusi di sì povero raccolto.
A consolazione carico almeno un video.





Tutti i recipienti ben chiusi poi finiscono nel cestino.
Spero almeno che gli alunni li abbiano ben chiusi.

giovedì 26 febbraio 2009

Qual è l'età del tuo orecchio?


Un test facile facile per verificare l'età del tuo orecchio. Clicca sul collegamento ed esegui il test.

Per i curiosi: io non sento niente.
E' anche vero che ormai i miei cinque sensi sono troppo usurati.
E comincia a difettare anche il sesto

Uno, nessuno, centomila



Le maschere e la loro tristezza, smorfie che ghignando nascondono le angosce
Maschera dal lungo naso riempito di spezie per bloccare l'arrivo dei miasmi pestilenziali, per bloccare il contagio.

Maschera comunque barriera

O le mille maschere dei nostri armadi

"Come sopportare in me questo estraneo? Questo estraneo che ero io stesso per me? Come non vederlo? Come non conoscerlo? Come restare per sempre condannato a portarmelo con me, in me, alla vista degli altri e fuori intanto dalla mia?»"
Pirandello - Uno, nessuno, centomila
Nel tentativo di distruggere i centomila estranei che vivono negli altri, le centomila concezioni che gli altri hanno del protagonista, viene preso per pazzo dalla gente, che non vuole accettare che il mondo sia diverso da come lo immagina.
Dalla maschera alla follia

Corpo, ludibrio grigio
con le tue scarlatte voglie,
fino a quando mi imprigionerai?
anima circonflessa,
circonfusa e incapace,
anima circoncisa,
che fai distesa nel corpo?

Fiore di poesia Alda Merini

mercoledì 25 febbraio 2009

Crochi




Alla ricerca dei crochi perduti.

Gironzolo per il giardino: nessun croco sembra voglia bucare la scorza ancora troppo rigida del terreno.
Nell'aiuola sono fiorite le primule e si allungano le foglie dei tulipani, narcisi, giacinti e iris.
Mi manca il gelsomino d'inverno con i suoi fiorellini gialli, distrutto dal temporale che quest'estate ha divelto la rastrelliera sulla quale si intrecciava.
Ma mi mancano anche tutti i crochi e mi assale il dubbio che ormai non spunteranno più.

Come consolazione riporto le leggende che li vedono in qualche modo protagonisti.
Dagli stimmi dei suoi fiori si ricava lo zafferano.
Il nome deriva dal greco krokos (filamento) in riferimento proprio a tali stimmi

Una leggenda narra che lo zafferano fu introdotto per la prima volta, in cucina, nel 1574.
Un pittore della fabbrica del Duomo, aveva un garzone soprannominato "Zafferano" , perché usava mescolare questa polvere ai colori per renderli più vivi. Il maestro, un giorno, lo prese in giro dicendo che avrebbe finito per metterla anche nei cibi.

Zafferano lo prese in parola e durante il matrimonio della figlia di uno "spaccaprè" del Duomo, portò in tavola uno strano risotto giallo che stupì, non solo per il colore inusitato, ma anche per il gradevolissimo sapore.
Così nacque il risotto allo zafferano, meglio conosciuto come "risotto alla milanese".

Secondo la mitologia greco Krokos e Smilax erano due giovani amanti ma lei era di stirpe divina, lui umano. Troppo uniti e innamorati per potersi separare e vivere esistenze su piani diversi chiesero allora agli dei di essere trasformati in fiore per restare sempre vicini. La loro preghiera fu accolta: lei diventò una salsapariglia e lui un croco.
In un'altra versione Krokos parte alla ricerca della ninfa Smilax nelle foreste vicino ad Atene. In un primo periodo di amore idilliaco Smilax è lusingata dalle attenzioni di Krokos, ma presto inizia ad annoiarsi. Krokos continuava a darle attenzioni, fino a perseguitarla, così gli dei nel vedere questo amore tramutare in infelicità, trasformano Krokos in un fiore di zafferano, con tre bellissimi stimmi rossi, simbolo della passione di Krokos per Smilax.
Infine nella tradizione romana il dio Mercurio, che avendo colpito il suo amico Crocus per un errato lancio del disco, volle tingere del suo sangue il fiore della pianta, così che gli uomini, attraverso il colore e attraverso il suo nome ricordassero sempre il suo amico.

Forse perchè è prossima l'ora del pranzo o forse per l'originalità, attribuisco il premio al risotto alla milanese.







martedì 24 febbraio 2009

domenica 22 febbraio 2009

Muzio Scevola


Continuiamo con la serie dei collegamenti impossibili.
Lezione pomeridiana con la descrizione del meccanismo alla base della trasmissione della sensazione del dolore. Ci soffermiamo sull'arco riflesso e sulla possibilità da parte del cervello di bloccare la risposta automatica.

Cito l'esempio di Muzio Scevola.

Sì, forse nell'ultimo angolino della memoria questo nome è già stato sentito dai miei interlocutori.

E' vero: la mia storia delle elementari sa più di leggenda che di critica storiografica.
Mi sorge però il dubbio che i miei alunni nè leggende nè critiche storiografiche hanno nella mente.
Li invito a documentarsi.

Muzio Scevola (Mucius Scaevola), il cui vero nome era Muzio Cordo, è il protagonista di una nota leggenda romana.

Si narra che nel 508 a.C., durante l'assedio di Roma da parte degli Etruschi comandati da Porsenna, proprio mentre nella città cominciavano a scarseggiare i viveri, un giovane aristocratico romano, Muzio Cordo, propose al Senato di uccidere il comandante etrusco.

Non appena ottenne l’autorizzazione, si infiltrò nelle linee nemiche e, armato di un pugnale, raggiunse l’accampamento di Porsenna, che stava distribuendo la paga ai soldati. Muzio attese che il suo bersaglio rimanesse solo e quindi lo pugnalò.

Ma sbagliò persona: aveva infatti assassinato lo scriba dell' etrusco.

Subito venne catturato dalle guardie del comandante, e, portato al cospetto di Porsenna, il giovane romano non esitò a dire: "Volevo uccidere te. La mia mano ha errato e ora la punisco per questo imperdonabile errore".

Così mise la sua mano destra in un braciere dove ardeva il fuoco dei sacrifici e non la tolse fino a che non fu completamente consumata.

Da quel giorno il coraggioso nobile romano avrebbe assunto il nome di Muzio Scevola (il mancino).

Porsenna rimase tanto impressionato da questo gesto, che decise di liberare il giovane.

sabato 21 febbraio 2009

Aracne


Spiegazione rocce.
Tessitura rocce.
Non c'è proprio il collegamento ma ogni volta che posso citare un mito, lo faccio.
Pochissimi sanno chi era Aracne
Non posso usare il tempo delle interrogazioni per simili divagazioni, nonostante il tentativo truffaldino della classe
Riporto quindi il mito qui.
Bella, fiera, saggia, La Dea Minerva amava i tumulti delle battaglie, dove i volti degli eroi sembravano trasfigurati da una luce gloriosa.
Ma Minerva, era donna e amava anche e, non meno, le tranquille gioie della pace. Le sue instancabili dita sapevano tessere meravigliosamente bene e sapevano creare ricami preziosi arazzi di mirabile fattura.
Nessuna dea, nessuna Ninfa, nessun mortale potevano starle a paragone e, le donne di Grecia si vantavano di essere abili a ricamare perfettamente, perché lo avevano appreso dall'arte incomparabile della dea guerriera.
Ma nella Lidia abitava una fanciulla orgogliosa, Aracne, la quale non voleva saperne di dovere la propria bravura agli insegnamenti divini. Tesseva, cuciva, e ricamava così bene che, per ammirare le sue tele smaglianti, le Ninfe scendevano dai verdeggianti recessi dei boschi e, curvandosi stupite sul telaio di Aracne, le chiedevano: "Ti ha insegnato la saggia Minerva a tessere così, o Aracne dalle dita divine?" "Nessuno mi ha insegnato." rispondeva la fanciulla. "Io ricamo col mio cuore e con l'abile pazienza delle mie dita". Minerva seppe dalle Ninfe pettegole la risposta orgogliosa della fanciulla di Lidia e scese sulla terra sotto forma di una vecchia rugosa."Toc toc!..." fece la Dea picchiando alla porta della fanciulla. "Hai un tozzo di pane per questa vecchina stanca?" "entra pure nonnina" rispose Aracne, che stava come al solito tessendo al telaio. "Che tele meravigliose!" esclamò la vecchietta accostandosi. "E che merletti fini e leggeri!" Solo la guerriera figlia di Giove,la saggia Minerva, potrebbe farne di così belli". "Vorrei che venisse qui a misurarsi con me! Credo che la vincerei la dea che si crede invincibile!". disse Aracne. "Tu credi? Ascolta la saggezza dei miei capelli bianchi, Aracne; non essere così orgogliosa e non sfidare gli dei, potresti pentirtene!" "E perché? Né dea né donna può superare la mia abilità sul telaio! Perché pentirmene?" ribatté sicura la fanciulla, accarezzando le sete smaglianti che le servivano a ricamare.
"E allora accetto la sfida!" gridò indispettita la dea.
E nello stesso attimo le sue rughe cave scomparvero, i capelli bianchi si accesero di bagliori dorati, la schiena curva si raddrizzò. Dinanzi agli occhi stupiti di Aracne, il corpo della dea si erse, splendido di bellezza, e un lampo di minaccia folgorò la tessitrice tremante.
"Siediti, cominciamo la gara!" impose la dea.
E le due fanciulle ciascuna dinanzi ad un telaio si misero al lavoro. Per giorni e notti silenziose, instancabili, rimasero chine sugli arazzi da ricamare. Aracne, istoriò gli episodi più belli della vita dei Numi e Minerva la magnificenza dell'Olimpo. Alla fine i due lavori avevano raggiunto una tale bellezza da sembrare viventi scene da sogno; sugli sfondi vellutati delle sete le figure e gli alberi e i fiori balzavano stupendamente in rilievo e nessuno avrebbe potuto dire se la palma spettasse alla dea o alla fanciulla di Lidia. Ciascuna tela aveva una propria magnificenza.
Minerva, irritata, strappò in cento pezzi il lungo lavoro di Aracne, gridando: "Orgogliosa donna, tu devi morire, poiché hai sfidato oltraggiosamente una dea!". Ma poi, impietosita dalle lacrime della fanciulla, che, dopo aver visto il suo paziente ricamo di tante notti finire in brandelli, attendeva terrorizzata la morte aggiunse:"Invece di darti la morte, voglio essere generosa con te, tu vivrai, ma la tua vita sarà eternamente appesa ad un filo!
"La toccò sulle spalle con la lancia dorata e la tessitrice si fece piccola piccola, il corpo le si aggrinzì, il capo divenne un peloso batuffolino nero, le gambe snelle si trasformarono in tante zampette sottili.
La fanciulla era diventata un grosso ragno nero! E da quel giorno, eternamente, tessé le sue tele sottili negli angoli tranquilli, le tese tra i rami e i cespugli, ove l'ombra cupa dei boschi le circondava di umidi vapori, le tese ove il Sole, sfolgorando lieto sul mondo, le faceva scintillare di riflessi cangianti.

venerdì 20 febbraio 2009

Autoironia


Ho trovato questo, evidentemente scritto da qualche maschilista, e in giro ce ne sono tanti.
Ma alle donne non manca l'autoironia e quindi non ho nessun problema a riderci sopra, tanto più che in fondo in fondo...

LE DIECI PAROLE PIU USATE DALLE DONNE

1) BENE: questa e' la parola che usano le donne per terminare una discussione quando hanno ragione e tu devi stare zitto.

2) 5 MINUTI: se la donna si sta vestendo significa mezz'ora. 5 minuti e' solo 5 minuti se ti ha dato 5 minuti per guardare la partita o giocare alla playstation prima di uscire o di fare qualsiasi altra cosa insieme.

3) NIENTE: La calma prima della tempesta. Vuol dire qualcosa... e dovreste stare all'erta.
Discussioni che cominciano con niente normalmente finiscono in BENE (vedi punto 1).
4) FAI PURE: e' una sfida, non un permesso. Non lo fare.

5) SOSPIRONE: e' come una parola, ma un'affermazione non verbale per cui spesso fraintesa dagli uomini. Un sospirone significa che lei pensa che sei un'idiota e si chiede perché sta perdendo il suo tempo li' davanti a te a discutere di NIENTE ( torna al punto 3 per il significato di questa parola).
6) OK: Questa e' una delle parole più pericolose che una donna può dire a un uomo.
Significa che ha bisogno di pensare a lungo prima di decidere come e quando fartela pagare.
7) GRAZIE: Una donna ti ringrazia; non fare domande o non svenire; vuole solo ringraziarti (a meno che non dica 'grazie mille' che il più delle volte può essere PURO sarcasmo e non ti sta ringraziando.)

8) COME VUOI: e' il modo della donna per dire vai a quel paese!!!!

9) NON TI PREOCCUPARE FACCIO IO: un'altra affermazione pericolosa; significa che una donna ha chiesto a un uomo di fare qualcosa svariate volte ma adesso lo sta facendo lei. Questo porterà l'uomo a chiedere: 'Cosa c'e' che non va?'
Per la riposta della donna fai riferimento al punto 3.
10) CHI E'?: questa è solo una semplice domanda.. ricorda però che ogni volta che una donna ti chiede 'chi è' in realtà ti vorrebbe chiedere: 'CHI E' QUELLA E COSA VUOLE DA TE????????????' occhio a come rispondi..

giovedì 19 febbraio 2009

Quando il meccanismo si inceppa


Finito ieri il corso di Chimica a Tavola, comincerà domani quello relativo alle principali patologie del nostro organismo.

In particolare la lezione di domani verterà sul significato d'attribuire al termine di salute e di malattia.
Si esaminerà il passaggio da malattia vista come punizione, come mancanza, a malattia come malfunzionamento fisiologico.
Concluderemo con la descrizione dei sintomi più comunemente legati alla malattia: il dolore e la febbre.
Inizia così una nuova avventura pomeridiana, tutta da sperimentare, essendo il corso proposto e attuato per la prima volta.

Emblematico il titolo "Quando il meccanismo si inceppa": speriamo che ad incepparsi non sia il mio.

mercoledì 18 febbraio 2009

Caseificio S. Giovanni


Chiusura del corso di Chimica a Tavola con mattinata rubata alle normali lezioni per visitare un caseificio.
Impossibile effettuare l'uscita di pomeriggio perchè le lavorazioni iniziano alle tre del mattino e le ore pomerifdiane sono dedicate alla pulizia degli ambienti.
Così ritrovo alle 7.15, attesa dei ritardatari e partenza con l'abbandono di un corsista (perchè non potevamo aspettare in eterno)
La nostra meta è il caseificio S. Giovanni, in via Torlino 40, frazione cascine Capri, a Palazzo Pignano in provincia di Cremona.
Come abbia fatto il nostro autista a scovare il percorso resterà per sempre un mistero del satellitare.
Perchè tra le tante strade proprio la più tortuosa ed angusta è riuscito a scegliere e per nostra fortuna abbiamo incrociato solo una non meglio precisata macchina agricola che si è prontamente tolta dal viottolo sul quale stavamo a malapena.
La frazione poi sono tre case disperse nel nulla che occultano l'ingresso del caseificio.
Accolti e bardati di tutto punto (sovrascarpe, camice, cappellino) iniziamo la visita.
Quasi innaffiati dalla cagliata spezzettata che arriva nelle vasche, passiamo alla camera di pastorizzazione, alla stanza per lo spurgo, alle vasche per la salagione e così possiamo seguire passo passo il formaggio che prende forma e consistenza, fino ad arrivare all'aspetto tipico cui siamo abituati.
Il responsabile illustra con competenza le diverse fasi di lavorazione, richiama due o tre volte i soliti distratti fracassoni e ci riaccompagna all'uscita.
Peccato sia un po' troppo presto per rientrare e ci sia il rischio per gli alunni di ritornare in classe.
Ma già che siamo in giro possiamo anche fermarci ad un centro commerciale per fare lo spuntino di metà mattina e paragonare questo all'iper che abbiamo visitato quindici giorni fa.
Certo che osservando quanto i corsisti acquistano (tutte cose fritte di dubbia qualità: patate, mozzarelline, crocchette..) viene il dubbio che quanto insegnato abbia lasciato poche tracce

martedì 17 febbraio 2009

lunedì 16 febbraio 2009

Pep talk




Listen! They said a team of chess players coached by someone with no understanding of basketball would never be competitive in the NBA! Well, it turns out they're pretty perceptive.

domenica 15 febbraio 2009

Tempo di gite

E' iniziato il tempo utile per effettuare le gite scolastiche, anzi, le visite di istruzione.


venerdì 13 febbraio 2009

giovedì 12 febbraio 2009

Simboli

Oggi la prima mattinata dedicata ai seminari che sostituiscono le assemblee di istituto, con tema "I segni del tempo".
I docenti generalmente impegnati nell'attività di sorveglianza.
Quest'anno sono stata molto fortunata: dovevo assistere alla lezione tenuta dal prof. Panigada, collega del liceo, relativa alla simbologia nelle opere d'arte e a quella tenuta dal dott. Cossolini, degli Ospedali Riuniti di Bergamo, relativa ai trapianti.
Non c'è nemmeno possibilità di effettuare un confronto con le attività che ho seguito nell'anno precedente.
Prof Panigada, utilizzando numerosissimi esempi, ci ha mostrato come si possa fare una lettura preiconografica, iconografica e iconologica dell'opera d'arte.

Tanti particolari trascurati assumono così un'importanza fondamentale per una corretta interpretazione.

Se è facile capire perchè nella vita di tutti i giorni usiamo espressioni del tipo "nuda verità", "tiro mancino", "destrezza", "ufficio sinistri", ci siamo mai chiesti perchè dallo spettro continuo della luce siano stati scelti solo sette colori per l'arcobaleno? perchè le ali degli angeli siano ali di aquila? perchè
Osiride è rappresentato con la pelle verde? perchè si usi l'abete rosso per le decorazioni di Natale?
Simboli che hanno il loro significato se inquadrati nel contesto culturale, che quindi bisogna conoscere.

Potrà mai far ridere la rappresentazione del dio Ganesh conoscendone la vicenda?

Finalmente ho trovato anche la risposta al significato dei cherubini rosso e blu scuro osservati nelle icone.
Non a caso nel Battesimo di Gesù di Giotto vengono portate dagli angeli due vesti: una rossa e una blu.
Il rosso simbolo del sangue, dell'uomo, della terra, il blu simbolo del cielo, del divino e Gesù con le due ve
sti perchè è contemporaneamente uomo e dio, come concluse il Concilio di Nicea.



Così la Madonna delle icone, posta tra il cherubino blu, cioè il cielo, e il cherubino rosso, cioè l'uomo.
E che dire di fronte a quest'opera di Giusto di Menabuoi del 1375?
C'è tutto: i quattro angeli rosso-bruni che sommati ai tre azzurri fanno sette, i due angeli bianchi per la duplice natura di Gesù, il tempo, l'arcobaleno, e che dire di quello che sembra la Pangea in frammentazione?




Terminata la mattinata ho pensato "Ma quanto sono fortunati gli studenti ad avere tutti i giorni la possibilità di imparare, proprio fortunati."


mercoledì 11 febbraio 2009

martedì 10 febbraio 2009

Il selciato dei giganti

Stamane abbiamo terminato la trattazione delle rocce magmatiche ma la campanella impietosa mi ha impedito di arricchire la lezione con le particolarità che la rendono più memorizzabile.

Non ho così potuto ricordare il selciato dei giganti.

Si trova nell'Irlanda del Nord, nella conta di Antrim, dove sono presenti migliaia di colonne di pietra che formano un allineamento di 275 metri sulla costa e 150 metri in mare.
La loro altezza generalmente non supera i 6 metri, ma in alcune località raggiunge i 12 metri.

Ogni colonna ha forma di un parallelepipedo regolare, generalmente a base pentagonale o esagonale, con larghezza variabile tra i 38 e i 50 cm.

Circa 50 milioni di anni fa, buona parte dell'Irlanda del Nord e della Scozia occidentale furono soggette ad una prolungata e intensa attività vulcanica della crosta terrestre.
La lava ricoprì larga parte di questi territori submarini per spessori di centinaia di metri.
L'improvviso raffreddamento del magma a contatto con l'acqua diede luogo a un processo di contrazione, che creò dei
poligoni di basalto regolari.
In alcuni casi le "testate" dei basalti colonnari non sono piane e lisce, ma possiedono delle conformazioni vetrose (vulcaniti) chiamate "pillows" (cuscini), che rendono la superficie ruvida e che nel tempo vengono eliminati dalla forza demolitricie del mare e degli agenti atmosferici.
In questo modo, sui fondali marini si sono formate le colonne basaltiche, poi emerse, che possono apparire come manufatti dell'uomo.
Infatti, questa distesa di colonne di pietra può venire facilmente scambiata per una strada lastricata, ed è per questo che v
iene chiamata "Giant's Causeway", strada dei giganti.

Narra la leggenda che ....



La grotta di FinGal, in Scozia, in una stampa del 1800

...nei tempi passati Finn MacCool, fiero difensore dell'Irlanda dalle invasioni nemiche, raffigurato nell’iconografia tradizionale con le fattezze di un gigante, iniziasse ad infiggere nel mare migliaia di pali di pietra per formare una strada lastricata che gli permettesse di raggiungere l’isola di Staffa, in Scozia, dove in una grotta viveva il gigante rivale Fin Gall, per sfidarlo a duello ed ucciderlo.
Terminato il lavoro, per la stanchezza cadde profondamente addormento.

...mentre dormiva passò da quelle parti Finn Gall.....

La moglie, che ne vegliava il sonno, per difenderlo dalla furia del gigante nemico lo coprì con una coperta, e, interrogata, rispose che si trattava non di lui, ma del piccolo figlio Ossian.
A questa risposta, Finn Gall rimase profondamente terrorizzato pensando quale doveva essere la grandezza di Finn MacCool se suo figlio, ancora giovane, possedeva già quella gigantesca corporatura.
Al che, ritenendo di rimanere sicur
amente ucciso accettando il duello, tornò precipitosamente in Scozia, distruggendo la lunga distesa di pali di pietra per non essere mai raggiunto.

Un'altra leggenda racconta invece che Finn MacCool costruì il sentiero di pietra per raggiungere un'isola delle Ebridi, dove viveva una meravigliosa fanciulla di cui si era perdutamente innamorato .

Tra le due preferisco la prima e se non sono riuscita a raccontarla oggi, la racconterò quando studieremo nei dettagli i fenomeni vulcanici



lunedì 9 febbraio 2009

Musical

Domenica pomeriggio dedicata allo spettacolo.
Approfittando della tappa a Bergamo del Musical "Don Bosco", regia di P. Castellacci con Marcello Cirillo ci rechiamo ad assistere allo spettacolo.
Prendo posto all'interno del Palacreberg, forse un po' troppo vicina al palcoscenico e alle casse.
Ma essendo miope, così almeno vedo gli attori in viso ed essendo anche un po' sorda, la musica a tutto volume non mi disturba più di tanto
Si snocciola tra dialoghi e soprattutto canzoni la storia di Don Bosco, che avendo uno zio acquisito salesiano pensavo di conoscere nei dettagli. In realtà alcuni dettagli mi risultano invece nuovi.
Per l'originalità coreografica, tra le diverse scene ho apprezzato particolarmente quella relativa alla diffusione del colera ma purtroppo non ho trovato il filmato corrispondente.
Notevole anche il coraggio del protagonista che nonostante le stampelle per un piede ingessato ha partecipato aiutato dai suoi compagni.
Parlandone poi a cena con esperti di musical sembra che il giudizio della rappresentazione non sia particolarmente lusinghiero così come il giudizio relativo alla gerarchia ecclesiastica.
E' pur vero che sono una completa profana nel settore però a me lo spettacolo è piaciuto e le figure del vescovo e del suo segretario nella loro umanità mi sono sembrate perfette, figlie del loro contesto storico.
Mi ha anche sfiorato l'idea che la carriera artistica potesse essere una buona scelta, se non proprio come artista (perchè le qualità sono quelle che sono) però almeno come "impresaria"...
Lo terrò presente semmai dovessi essere licenziata come insegnante

venerdì 6 febbraio 2009

Bussola trappola


Finite le lezioni pensavo dover spendere cinque minuti del mio tempo fermandomi in banca solo per ritirare un blocchetto degli assegni.
Ma non sapevo cosa mi aspettava al varco.
Parcheggiato, mi avvio verso la complicata porta di apertura studiata per dissuadere i rapinatori.
Costituita da un sistema di due porte automatiche curve, tra di loro contrapposte e ciascuna costituita da due ante con opposto senso di apertura; che con due movimenti distinti e in tempi l’uno successivo all’altro, permettono un passaggio continuo di persone senza che vi sia un libero corridoio, cioè in mutuo consenso.
Ok. Il lato d'accesso è già aperto.
Mi posiziono nel bel centro del passaggio e aspetto.
La porta dietro a me si chiude, ma la porta davanti non si apre.
Forse vogliono il mio indice sulla fessura apposita (forse, perchè ho forti dubbi)
Indice appoggiato e nulla.
Si riapre la porta che dà sull'esterno, si richiude, si riapre, si richiude.
La guardia giurata all'interno mi osserva e io osservo lei.
Nel frattempo già altri due clienti sono in attesa che liberi l'apertura.
Un impiegato comincia ad armeggiare con pulsanti posti sotto la sua scrivania.
Si riapre la porta verso l'esterno, poi si apre anche quella verso l'interno e prima che riesca a fare un passo, entrambe si muovono nella stessa direzione collidendo tra loro per poi ritornare a chiudersi.
Per fortuna non ho troppa fretta.
Si apre la porta verso l'esterno, la guardia mi dice di uscire e poi rientrare.
Eseguo e siamo al punto di prima.
Nel frattempo le persone che aspettano sono diventate quattro.
Finalmente, dopo altre tre aperture verso l'esterno, si apre la porta interna.
Mi dicono di passare velocemente e posso mettermi in coda allo sportello.
Penso all'umidità fastidiosa di questi giorni che probabilmente ha fatto inceppare tutti i meccanismi di controllo.
Le persone in attesa, una per volta, passano tranquillamente.
Ora è il momento di uscire.
Mi rimetto nella bussola e questa va ancora in tilt..
Ma allora sono proprio io, non è l'umidità la causa del malfunzionamento!
Stavolta arriva anche il direttore dell'agenzia
Mi fanno rientrare, passa lui e la porta funziona normalmente
Adesso lui è fuori e io dentro.
Occupo la porta.
Di nuovo comincia ad aprirsi e chiudersi verso l'interno, di nuovo mi tiene prigioniera.
Manovra con i bottoni, risultato identico.
Ma ecco svelato l'arcano: un'impiegata mingherlina segnala che per non restare bloccati bisogna superare un certo peso.
"Signora, deve mangiare di più" è il commento di saluto del direttore quando finalmente riesco a superare il varco.
Oppure recarmi in banca zavorrata.

giovedì 5 febbraio 2009

Inno alla vita



La vita è un'opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne realtà.

La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.

La vita è ricchezza, valorizzala.
La vita è amore, vivilo.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.

La vita è tristezza, superala.
La via è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un'avventura, rischiala.
La vita è la vita, difendila.
La peggiore malattia oggi
e’ il non sentirsi desiderati
ne’ amati, il sentirsi abbandonati.
Vi sono molte persone al mondo
che muoiono di fame,
ma un numero ancora maggiore
muore per mancanza d’amore.
Ognuno ha bisogno di amore.
Ognuno deve sapere
di essere desiderato, di essere amato,
e di essere importante per Dio.
Vi e’ fame d’amore,
e vi e’ fame di Dio.

Ama la vita così com'è
Amala pienamente,senza pretese;
amala quando ti amano o quando ti odiano,
amala quando nessuno ti capisce,
o quando tutti ti comprendono.

Amala quando tutti ti abbandonano,
o quando ti esaltano come un re.
Amala quando ti rubano tutto,
o quando te lo regalano.
Amala quando ha senso
o quando sembra non averlo nemmeno un pò.

Amala nella piena felicità,
o nella solitudine assoluta.
Amala quando sei forte,
o quando ti senti debole.
Amala quando hai paura,
o quando hai una montagna di coraggio.
Amala non soltanto per i grandi piaceri
e le enormi soddisfazioni;
amala anche per le piccolissime gioie.

Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe,
amala anche se non è come la vorresti.
Amala ogni volta che nasci
ed ogni volta che stai per morire.
Ma non amare mai senza amore.

Non vivere mai senza vita!

Il giorno più bello? Oggi.
L’ostacolo più grande? La paura.
La cosa più facile? Sbagliarsi.
L’errore più grande? Rinunciare.
La radice di tutti i mali? L’egoismo.
La distrazione migliore? Il lavoro.
La sconfitta peggiore? Lo scoraggiamento.
I migliori professionisti? I bambini.
Il primo bisogno? Comunicare.
La felicità più grande? Essere utili agli altri.
Il mistero più grande? La morte.
Il difetto peggiore? Il malumore.
La persona più pericolosa? Quella che mente.
Il sentimento più brutto? Il rancore.
Il regalo più bello? Il perdono.
Quello indispensabile? La famiglia.
La rotta migliore? La via giusta.
La sensazione più piacevole? La pace interiore.
L’accoglienza migliore? Il sorriso.
La miglior medicina? L’ottimismo.
La soddisfazione più grande? Il dovere compiuto.
La forza più grande? La fede.
Le persone più necessarie? I sacerdoti.
La cosa più bella del mondo? L’amore.

Le opere dell’amore
sono sempre opere di pace.
Ogni volta che dividerai
il tuo amore con gli altri,
ti accorgerai della pace
che giunge a te e a loro.
Dove c’e’ pace c’e’ Dio,
e’ cosi’ che Dio riversa pace
e gioia nei nostri cuori.

Siamo solo sassolini buttati nel mare
che fanno increspare l’acqua.

Trova un minuto per pensare, trova un minuto per pregare,
trova un minuto per ridere.

Madre Teresa di Calcutta

mercoledì 4 febbraio 2009

Evoluzione e creazione


Ieri sera ho seguito una tavola rotonda sul tema ”Evoluzione & Creazione” alla quale hanno partecipato il prof. Nicola Cabibbo (Sapienza, Università di Roma), il prof. Fiorenzo Facchini (Università di Bologna), il prof. Maurizio Gervasoni (presbitero della chiesa di Bergamo e docente nella scuola di teologia presso il seminario di Bergamo), il prof. Enrico Giannetto (Preside della facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Bergamo).
Ha moderato il prof. Massimo Marassi (docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore).
Quasi obbligatoria la partecipazione se si vuole fare l'insegnante di scienze.
Non farò qui un riassunto dei diversi interventi perchè è possibile trovare il resoconto dettagliato su altre fonti.
Aggiungerò solo le mie considerazioni.
Primo: è un poco crudele far introdurre l'argomento ad un fisico che si sarebbe trovato molto più a suo agio a parlar di quark piuttosto che di cromosomi. Ciò nonostante il prof. Cabibbo se l'è cavata sicuramente meglio di come avrei fatto io nel descrivere anche solo la fisica newtoniana.
Secondo: il prof. Facchini è stato a mio avviso il relatore più pronto e sicuro, pur rischiando di non esser capito appieno dai profani (leggasi non biologi)
Terzo: il prof. Giannetto avrebbe anche potuto ricordare Cuvier, già che c'era, e non è stato sempre convincente
Quarto: mi scuseranno i filosofi e i teologi ma in coda alla serata, verso le ventitre, seguire il prof. Gervasoni non mi è stato possibile sempre. Perchè sono digiuna di termini tecnici e solo focalizzare bene il significato di ontologia, ermeneutica, epistemologia e tante altre voci che non riesco nemmeno a ricordare è stato superiore alle mie residue forze e in alcuni momenti ho temuto di addormentarmi.
Quinto: bravo il moderatore a riassumere quanto detto dei colleghi
Ma la sorpresa che ha ridestato intero il mio interesse, che mi ha risvegliato di colpo dal leggero sopore avanzante sono stati gli interventi che hanno seguito la discussione.
Per la prima volta nella mia vita ho sentito direttamente parlare i sostenitori del fissismo.
Stupefacente quanto hanno detto, citando genomi di drosophila o proteine contrattili di pinne di pescecane e code di topolini. Indignati solo al pensiero che si possa credere di avere rapporti di parentela con le amebe, fino a sostenere non essere l'uomo a discendere dalle scimmie (concetto talmente banalizzato da risultare errato) ma le scimmie dall'uomo
Nei loro interventi i relatori più volte avevano parlato di indizi a favore dell'evoluzione ma forse hanno mostrato il fianco quando si sono lanciati a citare i dati come fatti talmente evidenti come può essere evidente sotto la pioggia che stia piovendo.
Si è colto il muro contro muro.
E quando c'è il muro contro muro non ci sono argomentazioni che tengano.
Per un attimo, sentendoli, ho pensato di aver sbagliato nelle mie lezioni a presentare i creazionisti sotto una luce che non fosse negativa ma funzionali ad una dialettica che deve essere presente anche nel trattare argomenti scientifici.
Ma mi sono detta: "poverini, attaccati da tutti i fronti, forse è stata solo una risposta da legittima difesa".
Certo è che quello più vicino a me sembrava piuttosto arrabbiato

martedì 3 febbraio 2009

Provocazione


Ma non è così...

lunedì 2 febbraio 2009

Oltre le parole


Guardare le persone, la loro postura, i gesti che compiono per leggere oltre le parole quello che a livello conscio o inconscio effettivamente pensano.
E' quanto suggerisce Anna Guglielmi nel suo "Il linguaggio segreto del corpo"
Così sappiate, ad esempio, che se camminate con le punte dei piedi rivolte verso l'esterno, avete la tendenza a distrarvi; se sono rivolte verso l'interno siete introversi (per me correte il rischio di inciampare).
Mi perdoneranno quanti hanno dedicato le loro energie ad approfondire questi aspetti della psicologia perchè rimango un poco scettica.
Se poi si scrive che per evitare la canizie dei capelli basta strofinarsi le unghie delle due mani, il mio non è solo scetticismo.
Dovrei forse leggere qualcosa di meno divulgativo e di più tecnico
C'è anche una riflessione più seria: ma è giusto cogliere quello che le persone non vogliono dire?
Non è questa una profonda violazione dell'io che ciascuno tiene accuratamente celato nei propri neuroni?

Van Gogh Disegni e Dipinti



Visita alla mostra : Van Gogh Disegni e Dipinti, presso il Museo di Santa Giulia a Brescia, nonostante il nevischio, data l'imminente chiusura.
I disegni esposti sono ottantacinque e i dipinti quindici.

Nel corridoio d'entrata alcune tele servono ad illustrare il contesto nel quale lavora Van Gogh: ti accolgono tele di Corot, di Pissarro, di Signac, di Seurat, di Toorop, di Prikker, di Redon, di Gris e di Mondrian.

Segnalo di F. Rops "La morte al ballo" ispirato al poema di Beaudelaire "La danza macabra".

Poi si aprono le sale dedicate a Van Gogh.
I disegni si succedono, prevalentemente raffiguranti persone al lavoro: donne che cuciono, che raccolgono patate, trasportano fascine, uomini che zappano, leggono, interrano piantine.
Tutti umili, tozzi, piegati, dai volti spigolosi scopliti dalla fatica.

Uno per tutti: "Vecchio che soffre"


I quadri sono più vicini al Van Gogh che ricordo, in particolare "Il giardino dell'ospedale a Saint-Rémy" o "Uiveto"
Si potrebbe leggere la corrispondenza dell'artista, ci si potrebbe fermare ad ascoltare le guide (quella che seguo per cinue minuti è un po' troppo teatrale e mielosa), si potrebbero notare il tratto dei disegni, la quantità di colore quasi schiacciato sulla tela in pennellate accavallate ma tutto questo non è possibile.
Perchè ci sono troppe persone in quelle sale: all'entrata non è stata fatta nessuna regolazione del flusso e se ciò ha evitato code ha comportato però un assiepamento da mercato.
Gruppi che impediscono completamente la visione delle opere esposte, singoli che si bloccano creando l'effetto imbuto, visitatori che ondeggiano senza ordine, che spingono e quasi ti spostano di peso.
Probabilmente qualcun altro se ne accorge perchè quando arrivo all'uscita le persone adesso vengono fatte entrare poche per volta.