mercoledì 30 aprile 2008

Il titanio che è dentro di me



Oggi, mercoledì, giorno libero, ci si può dedicare con impegno al riordino della casa.


Dimenticata, sul fondo di un cassetto, ritrovo la cronaca scritta ormai anni fa quando mi hanno inserito in coronaria uno stent, sorta di mollettina di titanio, con il compito di tenere l'arteria aperta.


Prologo: età 37 anni. D'improvviso, salendo le scale, una fortissima fitta al torace. Poi passata. Ad ogni sforzo ritorno della fitta, al punto di non poter percorrere 100 metri senza doversi fermare.


Dopo tre giorni, su insistenza d'altri, passaggio al Pronto Soccorso.


Sguardi scettici dei medici per la signora giovane, non sovrappeso, non fumatrice, non in terapia ormonale, non in tutto che presenta i sintomi di un attacco cardiaco.


Elettrocardiogramma: curve completamente invertite, addirittura lettino per salire in terapia intensiva. Cerotti di nitroglicerina, anticoagulanti a dosaggi tali da svegliarti di notte con la bocca piena di sangue uscito dalle gengive e macchie bluastre su tutto il corpo, esami su esami senza individuare nulla. Dimessa: non si sa cosa le abbia procurato l'ischemia cardiaca, tra un po' si rifaccia controllare.


Cambio di ospedale e programmazione della coronarografia.

A questo punto inizio la trascrizione di quanto appuntato in quel lontano aprile.

La coronarografia è fissata per le 9.00-9.30.

Verso le 10.00 mi accompagnano in sala operatoria: è in fondo al corridoio sulla sinistra.

C'è una finestra per chi vuole assistere all'intervento dall'esterno (mio marito non arriverà in tempo, come all'ultimo parto d'altronde).

Mi fanno stendere su un lettino, davanti a numerosi schermi. Un'infermiera mi copre con un telo verde, che sembra carta, e sto in attesa.

Fa piuttosto freddo.

Entra il mio cardiologo e per tranquillizzare comincia a parlare.

Noto che tutti sono rivestiti da camici di piombo.

Puntura dell'ago per l'anestesia locale a livello dell'inguine mentre nel braccio hanno già inserito un ago in vena da usarsi se necessario.


Penso che il medico cominci a bucare con una specie di bulino anche perchè vedo le dita sporche di sangue e una specie di bastoncino anch'esso sporco di sangue. Non sento però il dolore.


Solo quando inizia a salire il catetere per l'arteria femorale sento all'interno la sua salita, un fastidio che arriva fino al cuore.

E infatti vedo il catetere che sbuca sul monitor in prossimità della biforcazione delle coronarie.

Il tracciato ECG mi sembra normale.

Viene iniettato il mezzo di contrasto che si distribuisce nelle coronarie e appare sullo schermo quasi nero. Immediatamente appare la strozzatura a livello della coronaria sinistra.

Sullo schermo sembra lunga uno o due cm e chiedo al medico quanto sia in realtà.

Circa un centimetro.

Riiniettano altro liquido, osservano il cuore da tutte le angolazioni.

Sembra che il resto sia a posto.

Nella strozzatura c'è solo del grasso, non appare calcificata e si può procedere con l'angioplastica, sempre che io lo voglia.

Che altro posso scegliere?

Si procede con l'angioplastica.

Probabilmente si inserisce un altro catetere più sottile; vedo che si gonfia là dove finisce il primo catetere.

Il mio medico ne chiama un altro e parla con altre persone che sono fuori dal mio campo visivo.

Parlano in inglese e non capisco niente.

In italiano si discute sul diametro da usare: 4, penso millimetri, no perchè si inceppa; il 3,5 è meglio.

Mi iniettano una sostanza, senza precisarmi cosa. "Adesso sentirà un'ondata di calore salire e poi scendere, è normale".

Non è però un'ondata di calore: è come un fiotto di sangue caldo che sale dal cuore fino al viso e poi rapido fino ai piedi.

Tutto passato, tutto normale.

Ripensandoci ricordo la pagina finale del Gattopardo, quando il vecchio muore. L'autore potrebbe aver provato l'effetto farmacologico della sostanza che mi hanno iniettato.

"Adesso procediamo, sentirà un leggero dolore"

Il dolore non è affatto leggero, è lo stesso dolore dell'attacco di angina ma fortissimo e non finisce.

Vorrei sollevare le mani e allontanare i medici, voglio che tutto finisca subito. Ma non avrà mai fine?

Guardo il tracciato del cardiogramma perchè è l'unica cosa che riesco a vedere. Gli altri schermi sono coperti dalla macchina spara raggi X.

Il tracciato non è più normale, ma certo qualcuno se ne sarà accorto, sono qui talmente in tanti.

Stanno lavorando come se niente fosse e quindi vuol dire che tutto va bene, ma quel tracciato è molto anomalo con delle linee orizzontali che non dovrebbero esserci.

Sarà l'effetto del "palloncino", ma quando finiscono?

Adesso il dolore è finito. Mi sembra di non sentirlo più. Bene.

BUIO

Sto sognando: è un sogno tranquillo, forse ci sono i bambini, spezzoni di immagini ma mi sveglio.

Dove sono? Chi sono questi tre-quattro che mi guardano?

Non ho più gli occhiali e sul naso c'è la maschera dell'ossigeno: è come essere in alta montagna.

Ma allora sono svenuta: questo non era previsto.

Provo a muovere le dita delle mani: si muovono, non dovrebbe esserci danno cerebrale.

Vorrei chiedere ma non riesco a parlare.

"E' solo un calo di pressione", dicono, capita. Quando capita? "Nel 10% dei casi, stia tranquilla".

Certo che sto tranquilla, non alle mie compagne di stanza di ottant'anni circa, a me capita.

Fossi morta in quell'istante non avrei sentito nulla, non mi sarei accorta di nulla.

Ma mi torna il sonno, sto per riaddormentarmi e sono tranquilla.

Ho gli occhi chiusi.

Ma sento un colpo terribile al torace, come se il cuore uscisse, e poi un altro e un altro ancora e continuano.

Penso: non sono morta prima ma sto morendo adesso. Sembra che mi strappino il cuore.

Vi tralascio i pensieri scritti da chi crede veramente di star per morire.

Riapro gli occhi, di nuovo la maschera dell'ossigeno, ma perchè non arriva ancora l'aria?

Un medico si avvicina e mi dice che è tutto finito, l'angioplastica è riuscita e hanno inserito una "mollettina" (stent di titanio). C'è solo il rischio che qualche "sporchino" si possa formare per l'attrito, ma con gli antitrombinici non succederà niente.

Mi sento molto infelice e triste.

Vede il mio turbamento e comincia a sgridarmi: "devo essere contenta, sono sotto l'ala protettrice di qualcuno, non ho avuto un infarto ma solo un arresto cardiaco in sala operatoria per cui hanno potuto defibrillarmi subito (ecco cos'erano quei colpi) e il tutto è durato solo una manciata di secondi (se lo dicono loro): eccellente risultato di una prevenzione efficace"

Non riesco ancora a parlare, mi portano fuori con tre bei bolli rossi sul petto: comincio a vomitare, un urto violento, come una scossa, come se lo stomaco stesso dovesse uscire.


Passata. Dopo tanti anni, la mia molla è lì, silenziosa, a continuare il suo lavoro.

martedì 29 aprile 2008

Monte Barro



Ultima uscita dell'anno: visita al Monte Barro.

Le previsioni del tempo da catastrofiche per un'escursione si sono in parte mitigate, anche se stamattina si è dovuti partire con l'ombrello.

Ritrovo al piazzale dello stadio alle 7.30 e già un coro di critiche :"quei pantaloni non vanno bene, ti si inzupperanno d'acqua e resterai bagnata tutto il giorno","perchè non hai messo la giacca a vento? avrai solo freddo", "si è mai vista una che va in montagna con la camicia? dovevi mettere una maglietta di cotone con un maglione molto più pesante", "già che c'eri perchè non hai messo le scarpe con i tacchi?"

Per fortuna il traffico era ancora modesto e quindi di lì a poco i miei accompagnatori mi hanno salutato.

Arrivati a Galbiate ci è stata presentata tutta l'attività del centro flora autoctona della regione Lombardia che ha sede in una porzione della villa Bertarelli.

Abbiamo visto come nei laboratori cerchino di far germogliare le diverse specie di orchidee da distribuire poi sul Monte Barro, la banca di germoplasma, le serre di allevamento.

Era importante che i ragazzi capissero l'importanza della biodiversità e della sua conservazione.

Era bellissimo il giardino della villa con vista sul lago.

Avranno colto? Dubito

E' poi iniziata la salita lungo il Monte, per fortuna senza la pioggia a farci compagnia.

Miseranda la mia ascesa: devo avere una componente di masochismo molto elevato per sottopormi a certe imprese.

A intervalli regolari il gruppo si fermava ad aspettarmi e nonostante ciò quando sono arrivata all'Eremo già stavano mangiando tutti.

Che fretta avessero poi di salire senza neanche soffermarsi ad osservare la biodiversità di cui avevamo sentito parlare, senza cogliere la poesia del paesaggio sottostante, senza nemmeno notare le orchidee spontanee, resta senza risposta.

Al rientro poi il giudizio è stato abbastanza critico: la guida non era coinvolgente e la giornata è risultata nel complesso noiosa.

Bene: la sovraesposizione alla botanica, vedi visita ai giardini Giusti o all'orto botanico, ha ottenuto come risultato una viscerale antipatia nei confronti del mondo naturale.

Proprio un risultato del quale andare fieri.

Eppure a me la giornata è piaciuta lo stesso, ma poichè la mia attività non ha me come obiettivo di soddisfazione, valuterò bene l'opportunità di ripetere l'esperienza.

lunedì 28 aprile 2008

Estrazione DNA


Per concludere lo studio sulla struttura del Dna, stamattina con la classe terza siamo scesi in laboratorio.

Esperienza programmata: estrazione Dna da una banana.

La scuola aveva comperato l'anno scorso tutto il kit necessario, fornito da ditta illustre con costo piuttosto consistente.

Quando è stato il nostro turno il materiale era già tutto finito da tempo e quindi si è dovuta cercare una procedura molto più casalinga.

Procedura.

Materiale necessario: banana, sacchetto di plastica, beker, imbuto, carta da filtro, vaschetta con acqua e ghiaccio, acqua distillata, shampo, sale da cucina, provetta con tappo, etanolo 95% a - 18°C.

Protocollo: si prelevino 20 mL di una soluzione ottenuta con 100mL di shampo, 15 g di sale e acqua fino a 1 L e si mescolino con una rotella di 3 cm di spessore di banana, in un sacchetto chiuso in maniera ermetica. Si schiacci la banana fino a ridurla in poltiglia raffreddando ad intervalli nell'acqua ghiacciata. Filtrare e mettere 3 mL di filtrato in una provetta nella quale aggiungere l'alcool freddo.

Si vedranno comparire i filamenti di Dna.

Essendo la classe cavia della nuova procedura, la nostra assistente di laboratorio ha voluto seguire il tutto in prima persona: di fatto gli studenti hanno solo schiacciato la banana.

Inevitabile subentrasse una certa noia, inevitabile che gli studenti si mettessero a chiacchierare tra loro.

Ciò non significa giustificabile.

Inoltre osservavano i filamenti con molto scetticismo: bene credere alle procedure ma che quelli fossero proprio filamenti di Dna in effetti richiede quasi un atto di fede.

C'è chi ha proposto l'osservazione al microscopio nella speranza di vedere forse la doppia elica, chi voleva fare ulteriori indagini chimiche, almeno con l'indicatore di pH per verificare l'acidità della molecola ottenuta.

Tutti in pratica poco soddisfatti dell'esperienza anche se prontissimi a rifarla perchè ciò comporta un'ora in meno di lezione.

Leggiamolo in modo costruttivo: tutti poco soddisfatti perchè li ho preparati troppo bene (come al solito i complimenti me li devo fare da sola)

domenica 27 aprile 2008

Etica e scienza

Approfittando dei giorni di vacanza sono riuscita ad allinearmi alla data dei quotidiani.
Abbastanza agevole per "L'eco di Bergamo" perchè le notizie sul tempo o di cronaca locale che risalgono all'inizio di aprile non suscitano particolare attenzione.
Più impegnativo il Corriere se si scorrono bene le pagine terminali.
Una segnalazione degna di nota: il 24 aprile è uscito "Dialogo su etica e scienza", un libro a due voci di Edoardo Boncinelli (biologo, tutti gli anni a Bergamo perchè nello staff di Bergamo-Scienza) e Emanuele Severino (filosofo, all'Università Vita Salute San Raffaele di Milano).
Il giornale riporta due stralci tratti dal libro e prima di esprimere un'opinione sarebbe bene leggere il tutto (altro compito delle vacanze per gli alunni): certo è che sembra ancora molto lontana la comunione di intenti che dovrebbe guidare la società.
Boncinelli: "Non so se la scienza possa dialogare con la filosofia, ma certo io non posso dialogare con i filosofi..."
Severino: "La manifestazione del senso unitario del mondo è inevitabile e tale manifestazione continua ad essere il compito della filosofia"
Quasi un muro contro muro.
Vedo la risoluzione della diatriba ancora lontanissima, le posizioni radicate a difesa delle proprie competenze la strada maestra per un continuo scontro.

Forse sarebbe il caso di leggere anche la seconda Enciclica di Papa Benedetto XVI
"Spe Salvi" ad esempio dal cap. 24. e riflettere su quanto sia veramente utile all'uomo.

sabato 26 aprile 2008

Ad introitum

Ben sette anni di lezioni di pianoforte a Matteo (primogenito)per ottenere questo risultato.


free music


Meno male che ritengo che la cultura musicale sia importante, in qualsiasi forma si presenti...

venerdì 25 aprile 2008

Liberazione

Luci e ombre sul fenomeno della resistenza, avvenimenti piegati alla ideologia.

Approfitto della presenza a pranzo di mia suocera per ricavare testimonianze dirette.
Ottengo frammenti di notizie difficilmente interpretabili.

1° notizia

Mio papà (di mia suocera) mentre toglievano dai muri le insegne fasciste ha commentato con un "era ora" e per questo è stato arrestato.

Domanda: "ma quando? dopo il settembre del'43 o finita la guerra? perchè hanno arrestato lui e non chi toglieva le insegne?

Unica risposta certa: "la faccenda non deve essere stata molto grave perchè in prigione è rimasto solo dieci giorni"

2° notizia

Nella frazione del nonno (papà di mio marito) la popolazione era divisa in due: un cortile era il "Vaticano", l'altro "Leningrado" perchè gli abitanti di notte, nascosti sotto una coperta ascoltavano Radio Londra mentre la nonna (suocera di mia suocera) nascondeva il cibo in un camino in disuso ma uno spione (del Vaticano) l'ha denunciata e i carabinieri sono arrivati a portarle via tutto.

Domanda: "ma quale cibo?"

3° notizia

Il nonno (sempre papà di mio marito) era partito per il servizio militare ad Aosta, ma sua zia, infermiera di alcuni fascisti importanti, è riuscita a farlo distaccare a Orio

Riflessione: "A volte i principi passano in secondo piano rispetto alla convenienza"

Trovare altre notizie presso i miei genitori, allora dodicenni, non aiuta molto.

Bombardamenti ad illuminare le notti rendendole speciali.

Ritirata dei tedeschi utile per far schiacciare i chiodi dai carri armati e poi giocarci (con i chiodi appiattiti)

Liberazione con americani che distribuiscono cioccolato e sigarette.

Mi hanno insegnato la storia quando era ancora troppo vicina.

Aggiungo un capitolo alle cose da fare quando sarò in pensione: approfondire il periodo della Resistenza.

giovedì 24 aprile 2008

Emo ergo sum


Dispensa quasi vuota e figli in rivolta di fronte a sportelli spalancati sul nulla.
Primo pomeriggio "libero" della settimana: tappa obbligata il supermercato più vicino.

Colori vivaci, cartelli, decorazioni, musica..tutto studiato perchè il visitatore si perda nel nuovo paese dei balocchi e trascinato, un po' ebbro, acquisti, e acquisti, e acquisti.

Carrelli sempre più grandi così cha appaiano sempre mezzo vuoti, con tanto spazio ci sta sempre dell'altro.

Scaffali riempiti ad arte: irraggiungibili se non ad equilibristi i prodotti da "snobbare", comodi, davanti agli occhi quelli che si vogliono vendere.

Tragitti studiati nei dettagli: passando da destra a sinistra quale sarà il prodotto più facile da afferrare dal consumatore, quello che vedrà per primo?

Gli alimentari dopo, quando l'inutilità è già nel carrello.

Promozioni di ogni genere ottenute dalle ditte produttrici con forme velate di ricatto: "o il prodotto va in promozione o la tua ditta con noi ha chiuso".

Il cliente sarà così contento del risparmio e acquisterà di più.

E per i più distratti anche i promoter gentili ad offrire omaggi in cambio di merce che probabilmente non si sarebbe comperata.

Persone contente e serene, soddisfatte d'aver esercitato il loro potere d'acquisto.

Così due ore a trascinare un carrello dalle rotelle "sghembe" (mai me ne capiti uno ben funzionante), cercando di evitare le sirene, con la piccola al seguito che si porterebbe a casa il supermercato intero, con la tentazione di abbandonare tutto a metà corsia.

Proprio un pomeriggio riposante.

mercoledì 23 aprile 2008

Iris




Un poco in anticipo cominciano a fiorire gli iris nel mio giardino: adesso i gialli, tra pochi giorni arriveranno anche quelli viola.



Sono fiori che simboleggiano messaggi positivi, di buon augurio.



Basti pensare traggono il loro nome da Iris o Iride, la divina messaggera, figlia di Taumante e di Elettra, personificazione dell'arcobaleno che unisce il Cielo alla Terra.

Era una fanciulla dai piedi veloci come il vento e con ali dipinte di tutti e sette i colori dell'arcobaleno; portava gli ordini celesti, in particolare quelli di Zeus e di Hera, agli altri dèi o agli uomini.



E l'iride dell'arcobaleno è anche ricordato da Dio nella Bibbia:

"Vi do un segno dell'alleanza che ho stabilito fra me e voi e tutti gli esseri viventi che sono con voi e per tutte le loro generazioniin futuro: ho messo il mio arco tra le nubi..

Sarà il segno dell'impegno che ho preso verso il mondo.

"Quando io accumulerò nubi sopra la terra, apparirà l'arcobaleno e io mi ricorderò della promessa fatta per voi e per tutti i viventi, a qualunque specie appartengano: le acque non scateneranno più il diluvio e non distruggerò mai più ogni vivente.

Vedrò apparire l'arcobaleno nelle nubi e non dimenticherò il patto stabilito per sempre tra me e tutti gli esseri viventi nel mondo, di ogni specie". Dio disse a Noè:"È questo, dunque, il segno del patto che io ho stabilito tra me e ogni vivente nel mondo".



Troviamo l'iris anche in Oriente.

Gauthama Siddharta, detto il Buddha, una volta diventato l'Illuminato, alle porte del Nirvana, si voltò indietro vedendo l' umanità sofferente e appesantita dal ciclo della rinascita e della morte e dall' ignoranza.

Mosso a compassione promise che non sarebbe entrato nel Nirvana fino a quando anche l'ultimo degli esseri umani non sarebbe stato libero.

E gli iris sono Buddha che torna a salvare gli uomini.



Per venire a tempi più recenti si racconta che Luigi VII era uscito vittorioso da una battaglia che si era svolta in un campo acquitrinoso pieno di fiori gialli (iris pseudacorus) .

La notte dopo il combattimento aveva avuto in sogno l’ispirazione di fare di quel fiore il suo emblema.

Quando l’iris comparve sullo stemma del re, i francesi lo chiamarono Fleur-de-Louis, alludendo al re., pronunciando velocemente, il nome si contrae e diventa fleur-de-Iys, cioè fiore di giglio.

Ma l'emblema è quello di un iris.



Quando però vedo gli iris gialli invece li associo a qualcosa di nefasto.



Ho cercato nella memoria una motivazione, una causa e come una sorta di fotogramma ho ricordato il protagonista de l'Incompreso di Montgomery Florence che cade e in seguito alla caduta muore.

Non ho il libro in casa per ricontrollare se per caso fossero presenti degli iris gialli ed è facile che le letture di quarant'anni fa si confondano nella mente stressata.



Pensare di chiedere agli alunni che dovrebbero ricordare meglio le letture infantili è l'idea più stramba che mi possa venire, perchè i libri dell'ottocento chissà chi li legge più.



Eppure lo ricordo come un bel libro, molto "lacrimevole" ma bello.



Chissà che alla ricerca dei miei iris gialli non lo rilegga di nuovo


E' fiorito anche il glicine: ne preferisco il colore e il profumo.


Ne preferisco la leggenda: nato dalle lacrime di una fanciulla sconsolata

martedì 22 aprile 2008

Solito pomeriggio

Ripresa del Collegio Docenti.

Dare per scontato l'orario di inizio significa arrivare con mezz'ora di ritardo.

Ormai in ritardo ero e non ho la capacità di far riavvolgere il tempo.

Così mi sono persa tutte le indicazioni relative al registro elettronico.


In compenso i soliti discorsi li ho sentiti tutti.


Fermo il Dirigente nel segnalare come nessuno sia il giustiziere da cui dipende la sorte degli studenti.


Il lavoro di riorientamento spetta all'intero Consiglio di Classe e frasi sfuggite "tu non sei in grado", "cambia scuola" o peggio creano frustrazioni in animi già fragili.

Tutti zitti ma quando si nominano le griglie di valutazione, la sola idea che si parta dal quattro crea come un'onda mormorante che avvicinandosi alla riva si ingrossa in un frastuono assordante.

Cambio di direzione: nuovi indirizzi, curvature, potenziamento dell'esistente?

Si scontrano due anime: il liceo dell'eccellenza o il liceo dell'accoglienza?

Interventi di autoincensamento: "quanto sono bravi i nostri alunni" come a dire "quanto siamo bravi noi che li abbiamo preparati".

Potremmo introdurre greco, la seconda lingua, potenziare la fisica..potremmo uccidere gli studenti e faremmo prima.

Nulla di rivoluzionario, l'incognita del nuovo governo aleggia sull'assemblea.

Per lo meno domani alla riunione per la stesura del Pof il lavoro sarà affrontabile.


Colpo di scena finale: quadro prospetto cattedre stracciato per l'impossibilità di gestirlo in modo condiviso e democratico.


Tutto ritorna in discussione: il 5 settembre le comunicazioni ufficiali.


Si eviteranno così le petizioni di classi intere già sul piede di guerra (ma il quadro non doveva essere riservato?) con genitori disposti a iscrivere tutti gli studenti presso altra scuola in caso di designazione di insegnante sgradito.


Quando verrà attribuita al Dirigente la facoltà di scegliersi gli insegnanti?


Nell'ora successiva compilazione di prospetti e schede per l'adozione di testi in classi di nuovo in forse.

Mi ritroverò testi che non ho scelto io e per quanto cerchi di attenermici per favorire lo studio agli studenti le spiegazioni correranno come nuvole spinte dal vento in un cielo primaverile, un vento che sfugge sempre dalle dita dei ragazzi

lunedì 21 aprile 2008

Funerale


Oggi il funerale di mia zia.

Zia materna: vista quindici giorni fa perchè già stava malissimo; vista tre-quattro volte negli ultimi vent'anni, ai funerali degli altri zii.

Visi di zie invecchiate e piene di acciacchi

Visi di cugini che bambini trovi già vecchi, che incontrando in altre occasioni non avrei nemmeno riconosciuto.

Disfacimento di legami familiari partiti già blandi.

Versione a senso unico di rancori di mezzo secolo fa: mia mamma traviata da mio papà che inizia da fidanzata a fumare, pranzo di nozze saltato a causa di un lutto nella famiglia di mio papà...

Maschilismo feroce anche nei rapporti tra parenti: perchè so tutto dei familiari di papà e quasi nulla di quelli di mamma?

I familiari della moglie come di serie B anche adesso come nel medioevo.

Genetica completamente disattesa: è tramontato ormai il tempo degli animaculisti.

C'è anche la mia responsabilità in tutto questo.

Grigie le rocce incombenti espiranti vapori grigi, grigio il cielo che bagna grigi muri scrostati, di piombo brillante il lago che a tratti si scorge, immoto spettatore di una lenta processione scandita da preghiere appena mormorate.

Una vita spesa per altri che l'hanno preceduta (mia zia era suora e infermiera).

Si è consumata senza che ne cogliessi mai un pensiero.

Ogni volta che dell'altro perdiamo i pensieri, perdiamo qualcosa; dal labirinto dei nostri è più difficile vedere la luce.

domenica 20 aprile 2008

Dolore

La mia ricerca sul dolore, molto parziale, non mi ha portato a nulla di nuovo


Il dolore fisico e le sue caratteristiche, le vie di trasmissione, i mediatori implicati e le sostanze che possono interferire nella trasmissione del messaggio, la sua stessa funzione di difesa dell'organismo come campanello d'allarme già li conoscevo.

La soggettività nel rilevare lo stesso stimolo, anche quelli dolorosi, è facilmente intuibile anche con le esperienze di tutti i giorni.


Il dolore psicologico, che ti fa stare in ansia e a volte è peggio di quello fisico può essere affrontato nelle sue sfaccettature come in questo sito ma l'analisi non riporta riferimenti biochimici, probabilmente perchè se ne sa troppo poco.


La questione del perchè rimane.

Sono stati compiuti studi per verificare se gli animali presentano oltre al dolore fisico anche quello esistenziale?


Questo potrebbe contribuire a stabilire il confine tra noi e loro?


Potrei rivolgermi alla filosofia per ottenere una risposta che per il momento la scienza non offre.


Insegnante di una materia che quando ti servono risposte non è in grado di fornirtele.


Le descrizioni tra cui scegliere tantissime.


Charles Baudelaire



Spleen

Quand le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle

Sur l'esprit gémissant en proie aux longs ennuis,

Et que de l'horizon embrassant tout le cercle

Il nous verse un jour noir plus triste que les nuits;

Quand la terre est changée en un cachot humide,

Où l'Espérance, comme une chauve-souris,

S'en va battant les murs de son aile timide

Et se cognant la tête à des plafonds pourris;

Quand la pluie étalant ses immenses traînées

D'une vaste prison imite les barreaux,

Et qu'un peuple muet d'infâmes araignées

Vient tendre ses filets au fond de nos cerveaux,

Des cloches tout à coup sautent avec furie

Et lancent vers le ciel un affreux hurlement,

Ainsi que des esprits errants et sans patrie

Qui se mettent à geindre opiniâtrément.

- Et de longs corbillards, sans tambours ni musique,

Défilent lentement dans mon âme;

l'Espoir, Vaincu, pleure, et l'Angoisse atroce, despotique,

Sur mon crâne incliné plante son drapeau noir.

sabato 19 aprile 2008

Fondali culinari


Partenza da casa con programma di battaglia.

Irruzione dal Dirigente per salvare quanto più possibile.

Successo parziale, ma pur sempre successo a fronte di una sconfitta su tutta la linea.

Quindi lezioni all'insegna della dolcezza (sicuramente non colta dagli studenti).

Oggi nella classe quinta il programma prevedeva la spiegazione della struttura dei fondali oceanici, il meccanismo della loro espansione, il collegamento tra deriva dei continenti di Wegener e teoria della tettonica delle placche.

I ragazzi reduci da tre ore di insegnante di matematica e fisica praticamente distrutti in una classe già decimata dagli open day.

Comprensibile che alle 12.20 cominciassero a perdere il filo del discorso e non riuscissero a focalizzare l'andamento serpeggiante di una dorsale.

Ricorrere alla spina dorsale disarticolata li portava solo a pensieri macabri.

Guizzo di fantasia: pensiamo ad un bel salame di cioccolato, tagliamolo a fette e con una leggera spinta di dita spostiamo dalla linea orizzontale un poco sempre più a destra ciascuna delle fette.

Disposto su un piatto di portata si presenta sicuramente meglio che un cilindro compatto.

Se poi ne guarniamo la parte centrale con della panna montata prima del dislocamento, ecco ricreata anche la rift valley eruttante lava, fiocchi di panna allontanati dalle eruzioni lineari della dorsale.

Dorsale che come un sufflée appena tolto dal forno collassa nella parte centrale non più sostenuta dal calore sottostante, si incide a lasciar fuoriuscire la panna montata.

L'ora non era forse la più adatta per usare questi esempi con studenti che a colazione, quando va bene, introducono il 5% del fabbisogno calorico giornaliero, però si sono svegliati.

Spero che abbiano anche capito qualcosa.

venerdì 18 aprile 2008

Dedicato a Ungaretti

Ogni pensiero va bene per allontanare un cruccio.

Ripasso la poesia di Ungaretti





DUE NOTE

Inanella erbe un rivolo,

Un lago torvo il cielo glauco offende.


APOCALISSI
1.

Da una finestra trapelando, luce

Il fastigio dell'albero segnala

Privo di foglie.

2.

Se unico subitaneo l'urlo squarcia

L'alba, riapparso il nostro specchio solito,

Sarà perchè del vivere trascorse

Un'altra notte all'uomo

Che d'ignorarlo supplica

Mentre l'addenta di saperlo l'ansia?

3.

Di continuo ti muovono pensieri,

Palpito, cui, struggendoli, dai moto.

4.

La verità, per crescita di buio

Più a volare vicino s'alza l'uomo,

Si va facendo la frattura fonda.

a scelta:

Se d'improvviso l'urlo squarcia unico


FINE DI CRONO

L'ora impaurita
In grembo al firmamento
Erra strana.

Una fuligine
Lilla colora i monti,

Fu l'ultimo grido a smarrirsi.

Penelopi innumeri, astri

Vi riabbraccia il Signore!
(Ah, cecità! Frana delle notti...)

E riporge l'Olimpo,

Fiore eterno di sonno.


AGONIA
Morire come le allodole assetate

sul miraggio

O come la quaglia passato il mare

nei primi cespugli

perchè di volare non ha più voglia

Ma non vivere di lamento

come un cardellino accecato

Giochi ad incastro


Giornata grigia stamane ma nulla a confronto di quanto mi aspettava a scuola.

L'esistenza rotola tranquilla per un poco e poi di colpo inciampi nell'imprevisto.

Convocazione in presidenza.

Prospetto cattedra dell'anno prossimo.

Conti presto fatti: nell'organico di diritto devono essere indicate 18 ore; classi attuali 6 per un totale di 21 ore; necessità di riduzione classi; gioco ad incastro per totalizzare un monte ore consono; come soluzione radicale il sacrificio della continuità didattica.

Già mi spiace quando perdo alunni perchè non vengono promossi, ancor più quando la classe viene sparpagliata in tante altre sezioni e come isole alla deriva perdo le tracce dei miei studenti.

E' la prima volta invece che sono io ad essere strappata da loro e ad abbandonarli a metà di un cammino.

Sicuramente non è una vera tragedia, sopravviveranno tutti e anzi per qualcuno sarà una vera liberazione, una manna caduta dal cielo.

Anzi, probabilmente l'unica vera dispiaciuta rimarrò io, perchè ormai sono vecchia e mi affeziono alle certezze, così come sostengono i miei figli messi al corrente della novità.

Probabilmente fossi stata al posto del Dirigente avrei seguito la stessa identica logica, e domani, assorbito il colpo, comincerò ad autoconvincermi che questa è la scelta più razionale e più opportuna.

Implorare il Dirigente di rivedere le sue scelte è fuori discussione.

Potrei cercare di convincerlo chissà con quali elucubrazioni asettiche ma non mi viene in mente nulla.

Finirò per fare di necessità virtù


Non dirò qui le classi sacrificate, anche perchè la situazione è ancora fluida e in divenire e qualche speranza di ripescaggio a giugno-luglio rimane sempre.


Rimane solo rammarico


Non sto perdendo i miei figli però sono tanto triste lo stesso.

giovedì 17 aprile 2008

Ricevimento generale

Una volta per quadrimestre la nostra scuola offre ai genitori impossibilitati a partecipare ai colloqui mattutini l'opportunità di essere ricevuti dagli insegnanti nel pomeriggio, dalle 16.00 alle 18.30 (non troppo oltre perchè il personale non docente deve chiudere la scuola)

Questi pomeriggi massacranti si ripetono ormai da anni, nonostante la formula non funzioni appieno.

Ciò succede perchè, per comodità, (e posso capire i genitori perchè è esattamente ciò che faccio io per i miei figli) si preferisce venire di pomeriggio, con tutti gli insegnanti presenti, piuttosto che peregrinare per una settimana tra scuola e casa.

Non essendoci però nessun vaglio da parte dell'insegnante, a differenza di quanto succede in altre scuole, il tapino scopre la mattina stessa del ricevimento di dover incontrare tra le 45 e le 50 persone, in due ore e mezza.

Persone che si irriteranno per le code estenuanti e si sentiranno in diritto di ricevere ogni informazione possibile.

I conteggi sono rapidi: spettano ad ogni genitore ben tre minuti e una manciata di secondi.

Giusto il tempo di entrare, presentarsi, sedersi, veder sfogliare e compilare il registro (ogni nostra azione deve essere documentata), sentire due o tre numeri (che probabilmente conosce già), salutare, uscire.

Così il momento del colloquio che è di fondamentale importanza viene ridotto ad un teatrino delle parti, l'insegnante si sente Caronte che traghetta le anime più o meno dolenti per un breve tratto di Acheronte.

Scontenti i genitori, distrutto l'insegnante che a sera non ricorda più nemmeno quale sia il suo nome e perchè si trovi lì, magari confortato anche da commenti del tipo "Guardi, non se la prenda, ma lei non capisce nulla di mio figlio, non capisce nulla della sua materia, non capisce nulla dell'insegnamento."

Hanno ragione: in quel momento l'unica cosa che capisco è che vorrei essere a casa.

mercoledì 16 aprile 2008

Verona


Oggi l'intera giornata è stata dedicata alla visita di istruzione a Verona, con la classe 2^ L

Dopo tanti giorni di pioggia per un giorno è stata tregua, anche se il sole ha impiegato un po' di ore ad alzare la temperatura.

Rispetto ad un mese fa attorno all'autostrada era il verde intenso del frumento a predominare, acceso dalle gocce di pioggia ancora non evaporate, interrotto qua e là dal giallo vivace dell'erba medica. Sotto i filari in risveglio i soffioni già pronti a sparpagliare i loro semi o le ultime pozze.

A intervalli la voce femminile del navigatore satellitare inviava indicazioni di viaggio, sempre disattese dall'autista (il suo commento più frequente: sarò libero di scegliere la strada che voglio io?) che ci ha condotto così tra serpenti di auto incolonnate all'appuntamento con la guida solo con mezz'ora di ritardo.

Siamo stati molto fortunati ad avere per guida una ragazza molto diponibile e sempre sorridente, che ci ha illustrato i vari angoli della città con grande competenza, toccando diversi ambiti storico-artistico-letterali, fornendoci una miriade di notizie con riferimenti alla Callas, a Salgari, a Gothe, a Hegel purtroppo incomprensibili per tanti alunni (non è colpa loro, sono ancora tanto piccoli e hanno tutta la vita davanti per imparare).
Certo, aprissero gli occhi un poco di più nel guardarsi attorno, si lasciassero trascinare da quello che li sfiora, cogliessero le sfumature dei colori della natura osservandola davvero il loro compito sarebbe facilitato.

Tra i diversi monumenti, ognuno caratterizzato da tanti aneddoti che prima o poi racconterò, ho fatto inserire anche la visita ai giardini Giusti.
Giornata ideale per rimanere estasiati, soprattutto nella zona delle grotte e del bosco che ho preferito.
Ci si sarebbe dovuti fermare più a lungo per immergersi in quel clima fatato e respirare all'unisono con la grande maschera posta nella zona centrale, circondati dai profumi dei bossi e dei cipressi.
Ma erano quasi le tredici e la mente degli alunni ondeggiava tra il pensiero del cibo e la ricerca di un bagno.
Dovrei ritenermi soddisfatta perchè almeno hanno riconosciuta la ginko biloba, probabilmente senza aver notato che Verona ne era piena, addirittura usata per bordare i viali.
Avranno notato lo smeraldo dell'Adige, le alghe quasi affioranti in attesa di una fioritura tropicale come la guida ci ha detto esser successo l'anno passato? Avranno scoperto le ammoniti sparse ovunque o ricorderanno solo quella sui gradini della basilica di san Zeno?
Avranno chiuso per un attimo gli occhi nell'arena ad immaginare con una proiezione nel passato quanto ci veniva raccontato?
Oltre ad osservare le pareti rivestite dalle terre veronesi avranno alzato un poco di più gli occhi a guardare il cielo?

Nel pomeriggio sembravano più vittime trascinate al macello che una vivace classe di seconda liceo.

Ogni muretto, ogni sporgenza poteva diventare un comodo sedile; le energie residue lasciate in disparte per il viaggio di ritorno.

Nel complesso è stata una giornata dal bilancio molto positivo, una visita molto istruttiva, soprattutto per le insegnanti.

Sarebbe gradevole sentire anche il parere degli alunni

martedì 15 aprile 2008

Elezioni


Arrivati ai risultati definitivi è possibile esprimere un breve commento relativamente alle elezioni politiche.
Non c'è bisogno di un'ulteriore analisi: le trasmissioni televisive ne hanno già presentate parecchie, le pagine dei giornali sono piene di numeri e di sentenze autorevoli.
E' il commento di chi non fa della politica il suo mestiere, anche se ne riconosce l'importanza. E' solo la trascrizione di uno stato d'animo.
Tristezza.
Non perchè la maggioranza degli italiani ha espresso una scelta diversa dalla mia, perchè ormai sono abituata ad essere sempre in minoranza, ma perchè avanza l'immagine di una società guidata da valori e principi che non riuscirò mai a condividere.
Ciò non significa che il Paese sia destinato alla rovina totale; l'osanna ai particolarismi, la scelta del profitto assunto a nuova divinità, potrebbero anche rappresentare un progresso per tutti.
Le premesse, le esperienze passate non sembrano condurre verso un roseo futuro, ma la sconfitta sicura si ha solo con la resa a priori.
Le lamentazioni e i capri espiatori non servono a nessuno.
Continuare, nonostante tutto, sulla propria strada con l'obiettivo del bene comune è l'unico proposito saggio.
Nessuno può assicurarci che sia la strada più giusta, ma è una strada, è dare un significato all'esistenza al di là del proprio orticello.

lunedì 14 aprile 2008

L'ospite


Da ormai quattro mesi la nostra famiglia si è arricchita di un nuovo ospite, poichè un topolino ha eletto a sua dimora il piano semi interrato, zampettando allegramente tra cantina e lavanderia.

Si facesse i fatti suoi senza interferire nella mia vita potrei anche tollerarne la presenza, ma passare il tempo a ripulire i segni del suo passaggio non è la mia massima aspirazione.

Rosicchia tutto lasciando briciole ovunque: briciole di legno, di carta, persino di sapone.

Con tanta buona volontà per dargli un'esistenza libera e migliore ho lasciato appositamente la porta della lavanderia aperta ma probabilmente il mondo esterno non lo attira perchè non ha funzionato.

Metodi più cruenti sono stati scartati: nessuno avrebbe raccolto una tavoletta imbrattata di vischio con un topo agganciato sopra ancora vivo. Poi che ne avremmo fatto?

Inviare il gatto, che ormai si è ristabilito appieno, a fare il suo lavoro di cattura-topi non è stato proposto da nessuno: basta infatti guardarlo per concludere che al massimo sarebbe stato mangiato lui.

E ricorrere ai sofisticati mezzi chimici?

Nonostante l'alzata di scudi, le proteste vivaci di tutti, i rimproveri "sei la solita, predichi una cosa e poi ne fai un'altra, sei un'assassina potenziale", nessuno si è offerto di scendere in cantina per convincere il topo ad uscire, declamando i vantaggi della libertà, magari leggendogli un pezzo dell'Apologia di Socrate di Platone. Ancora meno i volontari che si sono offerti di sostituirmi nelle pulizie e, tra lo sconforto e la disapprovazione, il veleno è stato comperato.

Risultato: bocconcini divorati, topolino più arzillo di prima.

Spiegazione: in commercio non ci sono più i veleni di una volta oppure l'unico topolino che ha sviluppato la resistenza al veleno abita a casa mia.

Spiegazione dei "super esperti": "hai toccato il bocconcino con le mani e quindi il veleno non è più efficace (!!??)". Deve essere un fluido speciale che ho nelle mani.

Stanotte anche l'incontro ravvicinato.

Rientrato dal seggio il maggiore, lo sento chiamare da sotto perchè è riuscito ad intrappolare il topolino nella scarpiera.

E qui ho fatto l'errore più grande: ho inviato da basso mio marito con l'ordine di prendere una pala e risolvere il problema una volta per tutte.

Risultato: tra tentativi di trasferirlo in una scatola o in una borsa per poi liberarlo all'esterno; balzi di almeno un metro della povera bestiola impaurita e saltellante ovunque, tra calorifero, mobili, maglioni, teste; osservazioni del tipo "ma è troppo bello, così nero con gli occhietti rossi" sintomo di una volontà di cattura pressochè nulla il nostro ospite è riuscito a rifugiarsi in garage.

Chiusura ermetica della porta per impedirgli di ritornare in cantina e speranza che decida di abbandonare il garage.

Torno da scuola e ritrovo la porta interna spalancata.
Chissà chi sarà stato, perchè da me non è mai stato nessuno a fare nulla.
Così il topolino avrà avuto tutto il tempo per ritornare sui suoi passi.

Ripensando a quanti mus musculus ho sacrificato per la preparazione della tesi di laurea ( La spermatogenesi del topo anche in condizioni di variabilità cariotipica: ricerche istomorfologiche) in fin dei conti se questo loro discendente si è salvato non è una tragedia.

Vorrà dire che continuerò a pulire.

domenica 13 aprile 2008

Fioriture


Nel giardino è una continua rincorsa di fioriture di alberi da frutta.

Ha cominciato il susino, poi il pesco e l'albicocco, il ciliegio e adesso anche il melo.

E i fiori del melo sono quelli che mi piacciono di più, perchè il rosso-rosa intenso del bocciolo si stempera in petali bianco-rosati, quasi come fossero di madreperla.


Più che per i fiori la sua fama però è legata ai frutti, fin dal momento della creazione.

Gli dei dell’antico Egitto ricevevano in dono ceste colme di saporitissime mele.

La madre Terra aveva regalato ad Era questi frutti salvifici per le sue nozze, e ne era nato uno splendido giardino sulle pendici del monte Atlante che nessun piede umano poteva calpestare.

Il re Euristeo allora spedì Ercole a sottrarre le famose mele d’oro dal giardino delle Esperidi col chiaro intento di perderlo, ma naturalmente non vi riuscì ed Ercole tornò ancor più vittorioso da quell’impresa, la sua undicesima fatica.

Poi c’è la famosa mela d’oro che la Discordia gettò sulla tavola del banchetto nuziale di Peleo e Teti, che poi Paride diede alla bellissima Venere, scatenando la guerra di Troia.

Sono passate alla storia anche le mele di Ippomene che distraendo Atalanta, gli permisero di vincerla alla corsa e sposarla.
Nelle tradizioni celtiche, il pomo è un frutto di scienza, di magia e di rivelazione.

La donna dell’Altro Mondo, naturalmente bellissima, che viene a cercare Condle, il figlio del re Conn dalle cento battaglie, gli consegna un pomo che lo nutre per un mese e non si consuma mai. Fra gli oggetti meravigliosi la cui ricerca è imposta dal dio Lug ai tre figli di Tuireann, in espiazione dell’omicidio di suo padre Cian, figurano i tre pomi del giardino delle Esperidi: chiunque ne mangi non avrà più fame e sete, dolore e malattia ed essi non si consumano mai.

In alcuni racconti bretoni, mangiare un pomo costituisce il prologo di una profezia.

Se il pomo è un frutto meraviglioso, il melo (abellio, in celtico) è anch’esso un albero dell’Altro Mondo.

La donna dell’Altro Mondo che va a cercare Bran, gli dà un ramo di melo prima di trascinarlo al di là del mare.

Emain Ablach in irlandese, Ynys Afallach in gallese, l’isola d’Avalon, altrimenti detta il pometo, sono i nomi di questo soggiorno mitico in cui riposano i re e gli eroi defunti.

Nella tradizione britannica, re Artù vi si rifugiò in attesa di venir liberato ad opera dei suoi compatrioti gallici e bretoni dal giogo straniero.

Merlino ammaestra sotto un melo.

Sempre nella tradizione celtica, il suo legno è uno dei nove Legni Sacri dei Druidi, usato per accendere i fuochi delle cerimonie.

Presso i Galli era un albero sacro come la quercia.

Nella mitologia scandinava troviamo invece la mela dell’eterna giovinezza che Indhunn teneva ad Asgard, e quella lanciata da una donna dell’Isola della Vita a Conle, che lo nutri’ per un mese facendolo spasimare d’amore.

Perfino presso gli Irochesi, indiani del Nord America un tempo fra i più potenti, che sopravvivono oggi in piccole riserve, un albero di mele è ritenuto il centro del cielo.


Peccato che ai fiori non sia stato dedicato altrettanto spazio

sabato 12 aprile 2008

Pioggia


A metà primavera, il tepore tanto atteso si è perso, sospinto lontano da ondate di perturbazioni che flagellano il mio giardino.
Un giardino che troppo irrorato a volte è pantano a volte giungla. L'erba trae così vigore dalla pioggia da puntare diritta verso il cielo.
Volontari per il taglio: nessuno.
Giustifica: gli sprazzi di sole durano troppo poco e poi, dopo averla tagliata, ricresce ancora.
Osservazione: perchè prepararvi il pranzo, poi dopo aver mangiato vi viene fame ancora.
Sotto questo cielo ostile che sembra si sciolga, fatico molto a pensare come la pioggia sia importante per la campagna, per le riserve estive, per la pulizia dell'aria perchè comunque preferisco il sole, possibilmente caldo.
Però qualcosa di bello in relazione alla pioggia si può trovare:

il canto della pioggia della tribù dei Papago (Messico)



Vicino ad occidente il grande oceano canta.
Le onde rotolano verso di me,coperte da molti nubi.
Anche qui afferro il suono.
La terra si scuote dietro di me
ed io sento il profondo mormorio.

Probabilmente si perde la musicalità della lingua originale, il nahuatl.




Intatta invece rimane nella Pioggia nel pineto:


Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse,
che oggi m'illude,
o Ermione.

Invito i lettori a continuare la lettura