lunedì 31 marzo 2008

Mattinata di sangue



Titolo ad effetto, contenuto del post un po' meno.



Lunedì mattina e ora estiva: un mix deleterio foriero di sicure sciagure.


Così, nel freddo, perchè ho dimenticato di aggiornare l'ora del termostato, alle 6.30 mi dirigo verso la cucina perchè è necessario che qualcuno a caso prepari tutti i panini imbottiti sia per chi sta tutto il giorno in università e non ha il tempo per pranzare in modo più degno sia per chi ha in programma l'uscita geologica sul Monte di Nese, comprensiva di pranzo al sacco.

Il primo coltello che capita potrebbe benissimo servire a squartare i buoi e infatti al secondo panino una mossa troppo decisa asporta quasi completamente buona parte del polpastrello dell'indice.

Guardo il sangue che comincia a zampillare, accelerato dagli anticoagulanti che prendo tutti i giorni, sollevo il lembo di derma per vedere se si stacca: potrei tagliare, ma con l'ordine che c'è sempre in casa, trovare un paio di forbici è impresa impossibile.


Armadio dei medicinali: scelta tra blanda acqua ossigenata, disinfettante verde non meglio identificato e tossicissimo mercurocromo.
Ovvio che per la gravità della ferita si proceda con quest'ultimo che però come inconveniente colora in modo indelebile mezza mano.
Schiacciato bene il lembo di tessuto, non si sa mai, potrebbe rimarginarsi anzichè lasciare la fossetta, un triplo strato di cerotti dovrebbe evitare gli urti accidentali. Nel frattempo i famelici reclamano perchè i panini non sono ancora pronti e devono uscire: così oggi mangeranno pane, prosciutto e sangue.

Arrivo a scuola e passaggio obbligato dalla sig.ra Rita per farsi dare cerotti nuovi perchè tra disinfettante, sangue, acqua (ho dovuto anche lavarmi prima di uscire) l'aspetto del dito richiama più un lebbroso bendato da cenci in disfacimento che un asettica ferita debitamente medicata.





Terza ora: attività di laboratorio con sezione molluschi e pesci.


Non mi fosse bastata l'esperienza del mattino ecco pronta l'attività di laboratorio adatta.


Dopo il lieve richiamo dell'ultima volta, i gruppi diligentemente hanno portato il materiale richiesto e tutti hanno il loro bel pesce da osservare, tagliuzzare, sventrare.


Siamo riusciti a vedere bene la vescica natatoria, l'aorta, il fegato, la milza, l'intestino, le gonadi piene di uova nelle femmine, più lisce nei maschi, il cuore, le branchie..il tutto irrorato di sangue dal rosso al brunastro a seconda della freschezza del materiale approntato.

Quest'anno non ho avuto alunni in svenimento o troppo schizzinosi, mentre chi estrae gli occhi o va alla ricerca del cervello, non manca mai.


Purtroppo il dito ha cominciato a pulsare con insistenza e ciò toglie parte della serenità nelle attività svolte.

Purtroppo la pulsazione non accenna a diminuire e, catastrofica come sono, non vorrei cominciasse ad andare in gangrena.

domenica 30 marzo 2008

Cambio ora


Che i mezzi di informazione mi irritino, chi mi conosce lo sa bene.

Che tantissime volte non svolgano il loro compito o lo facciano in modo parziale, basta seguirli per rendersene conto.

Che non riescano mai ad approfittare di una notizia per istruire il pubblico, limitandosi a raccontare banalità, a ripetere luoghi comuni, a riciclare servizi degli anni precedenti, pure questo è sotto gli occhi di tutti.

Mi si potrebbe rispondere: viene fornito ciò che è richiesto ma è così angosciante pensare che corrisponda al vero, che non lo prendo nemmeno in considerazione.

Veniamo al dunque: con oggi si ritorna all'ora estiva, che anticipa di un'ora l'ora civile (questi i termini corretti).

Quale occasione più opportuna per fornire qualche informazione relativamente alla misurazione del tempo?

Chiarire che per stabilire l'ora vera potremmo riferirci alla posizione delle stelle o in maniera più pratica al ritorno del sole in culminazione sul meridiano del luogo?

Ciò però comporterebbe una misurazione significativamente diversa per gli abitanti di Trieste rispetto agli abitanti di Genova. Inoltre la durata del giorno, come conseguenza delle leggi di Keplero, sarebbe diversa nei diversi momenti dell'anno (solo quattro volte all'anno corrisponde a 24 ore effettive).

Da ciò la necessità di regolare la nostra vita con l'introduzione dell'ora civile, che raramente corrisponde all'ora vera.

Quindi convenzione per convenzione passare all'ora estiva è solo una scelta di comodo come scelta di comodo è la stessa ora civile.

Sarò forse distratta ma queste considerazioni non vengono mai sottolineate.

Ciò a mio avviso permetterebbe di aprire la mente anche a riflessioni più profonde, così come ho scritto tempo fa in corrispondenza del giorno bisestile.

Invece, tranquillamente, si passa subito a notizie relative agli amori dei divi, sempre interessantissime, alle notazioni di costume, così in modo subdolo il costume viene modificato dall'alto, e poi ci si lamenta che la cultura scientifica in Italia rappresenti il fanalino di coda (e si è benevoli perchè non c'è ambito della cultura che non sia fanalino di coda)

venerdì 28 marzo 2008

Pulizia argento



Il nuovo libro di chimica si sta rivelando una miniera di informazioni utili per l'economia domestica e forse potrei mettere in cantiere un nuovo corso per quando avrò finito "La chimica a tavola", l'anno prossimo.
Sono ancora indecisa tra "Veleni dentro e fuori casa" oppure, appunto, "La chimica nella vita di tutti i giorni". Farò un sondaggio preliminare, da aggiungersi a tutti i sondaggi che imperversano in questo periodo.

In terza, siamo arrivati all'elettrochimica, e quindi riporto come si fa a pulire l'argento sfruttando il principio della pila, senza dover ricorrere a tutti i prodotti miracolosi che occhieggiano dagli scaffali dei supermercati.

Si sciolgano un cucchiaio di sale e un cucchiaio di bicarbonato in 100 mL di acqua. Si riscaldi fino ad incipiente ebollizione.
Si ponga l'oggetto d'argento sul fondo di una vaschetta di alluminio (tipo quelle per la cottura dei cibi) e si versi la soluzione fino a coprirlo.
Dopo un'ora si pulisca l'oggetto con un panno e bicarbonato in polvere, sciacquando poi con acqua.

Con questo metodo si forma una pila tra alluminio e argento: l'alluminio si ossida, cedendo i suoi elettroni ai prodotti dell'ossidazione dell'argento, i quali si riducono, restituendo l'argento metallico.

Invito i lettori a fare la prova perchè io non ho oggetti d'argento da pulire e piuttosto di procurarmi il materiale per fare la verifica sperimentale, da brava scienziata, al testo di chimica credo sulla parola.

Anche questo rientra nella serie: "fate come dico, ma non prendetemi a modello"

giovedì 27 marzo 2008

In compagnia di vermi



Lezioni riprese: e che c'è di meglio per ricominciare se non trattare le diverse parassitosi intestinali con i dettagli più ripugnanti?


A volte mi chiedo se mi diverte sconvolgere gli studenti con le mie spiegazioni: ma ormai loro mi conoscono e sanno che esagero sempre.


Così oggi, fatte salve tre o quattro persone più impressionabili di altre, i ragazzi hanno seguito con particolare interesse il viaggio che partito dalle tenie, attraverso ascaridi e ossiuri è approdato alle filarie.


E tra salami o filetti poco cotti ricettacolo di cisticerchi, tra risalite dall'intestino attraverso il sangue negli alveoli polmonari fino in trachea e in bocca, tra femmine mordicchianti dirette alla liberazione delle uova o bastoncini appesi al corpo sui quali arrotolare le filarie per evitare le migrazioni sottocutanee, la prima ora di lezione è letteralmente volata.


Ho controllato poi i dati epidemiologici anche per poter tranquillizzare gli animi più sensibili, prima che possano in qualche modo venirmi attribuiti catastrofici cali nelle vendite di carni. Per quanto riguarda l'Italia, dovrebbero essere parassitati di ossiuro il 25% dei bambini mentre si registrano 3000 casi all'anno di infestazioni di ascaride. Ancor più rare le teniasi con lo 0,15% di bovini affetti mentre la filaria la lasciamo a Medina.


Ciò non significa che queste parassitosi siano da sottovalutare: ad esempio nel mondo sarebbero un miliardo le persone afflitte dagli ascaridi.


A ciò si aggiunga che anche da noi i dati potrebbero essere sottostimati perchè molte volte le parassitosi sono asintomatiche.


Rispetto ad un passato non troppo lontano però sono stati fatti notevoli progressi e se prima di mangiare dopo aver lavorato in giardino o aver giocato con gli animali ci si ricorderà che è buona abitudine lavarsi le mani, se prima di acquistare carne e salumi si cercheranno garanzie relativamente alla provenienza del prodotto, la nostra lezione non sarà stata inutile.

mercoledì 26 marzo 2008

La mia famiglia e altri animali



Durante il fine settimana pasquale sono riuscita a leggere "La mia famiglia e altri animali" di Gerald Durrel.

G. Durrel, famoso zoologo, ha raccontato le sue esperienze naturalistiche in parecchi romanzi; quello che ho letto si riferisce ai cinque anni passati da ragazzo a Corfù.

Come sempre, se mi segnalano qualcosa da leggere, io leggo e generalmente sono soddisfatta d'aver seguito il consiglio, come in questo caso.

Per cui, tra i libri da leggere per l'estate per i miei alunni, inserirò anche questo.

Anzi, se qualcuno volesse leggerlo già da adesso, potrebbe divertirsi in anticipo tra avventure di scorpioni e di bisce d'acqua, ma si sa..loro poverini i miei alunni..hanno tante altre cose da fare, da leggere, da studiare e quindi non ce la faranno sicuramente.

Consiglio comunque di abbinarlo ad un buon vocabolario perchè data la ricchezza di termini usati, alcuni invero un po' obsoleti, e la padronanza della lingua italiana degli alunni (già in estrema difficoltà con i turaccioli e la bambagia) correrebbero il rischio di capire poco.

Ho un grandissimo rammarico: non ho mai pensato di tenere un elenco dei libri che ho letto con un breve commento di valutazione e, data la mia memoria, mi capita di rileggere libri accorgendomi a metà di averlo già fatto e tante volte non ricordare nemmeno come finiscano.

Tutto tempo sprecato, allora?

Spero che nelle zone più profonde del cervello qualcosa sia rimasto come substrato per la cultura, un po' come la torba sul fondo del terreno a far da substrato alla crescita dei fiori (bella l'immagine e il paragone: poichè i commenti sono sempre molto scarsi, mi commento da sola).

Ultima annotazione: quando si comincia un libro, per noioso o terribile che sia, è importante arrivare alla fine, perchè qualche pagina si salva sempre. Ricordo infatti d'aver trovati splendidi anche alcuni passaggi dell'Ulisse di Joyce, chiaramente tradotto in italiano, il che è tutto dire.

martedì 25 marzo 2008

Dalla trasferta in Veneto

Il viaggio di andata
Ora fissata per la partenza: 9.30 per avere il tempo di lasciare la casa in ordine.
Ora effettiva della prima partenza: 10.45 perché come al solito ho potuto contare sulla collaborazione di molti (e il tutto nella calma più serafica, perché quando il cuore è sereno non c’è inconveniente che possa sconvolgerci)
Ora seconda partenza: 11.05 perché prima dell’entrata in autostrada mi sono ricordata che non avevo preso nessuna mia medicina e fosse dipeso da me non sarei tornata indietro, ma tutti gli altri concordi a fare inversione di marcia e medicine recuperate
Entrata in autostrada, dopo opportuna deviazione fino alla prima rotonda onde poter ritornare sui propri passi, perché al momento di svoltare a destra l’autista parlava al telefono e non basta il viva voce per stare attenti alla guida.
Telefonata che poi è durata fino a Brescia con tutti zitti per non disturbare.
Display che avvisa di code per incidente tra Brescia Est e Desenzano e conseguente uscita, nonostante il mio parere contrario, per avventurarci su stradette alternative, incolonnati a 50-60 chilometri orari perché tanti altri hanno avuto la nostra stessa idea.
Rientro in autostrada e poco dopo il sorpasso di viaggiatori che già avevamo sorpassato prima dell’uscita (commento: come vedi abbiamo perso pochissimo e non ci siamo annoiati fermi in colonna, dimenticando che eravamo usciti per guadagnare tempo, non per perderne poco)
Inizio di litigata furiosa per la scelta della musica da ascoltare, compromesso precario con borbottii di disappunto per ogni canzone saltata (sono la più vicina al pulsante della radio e quindi ho il potere della gestione), minacce di scaricare qualcuno per strada, quando dopo due ore così vicini nessuno sopporta più nessuno, azione di forza per ascoltare le notizie del giornale radio, ma la meta è vicina.

Sotto un cielo di sfumature di grigio, distese di peschi fioriti colorano di rosa i bordi dell’autostrada e, chiusi gli occhi, tutto il frastuono diventa un ronzio lontano.




L’arrivo
Catapultati nel freddo: ancora non sono fiorite le magnolie, albicocchi e peschi stanno giusto aspettando l’equinozio, una o due piante di mimosa tra le avanguardiste, tutte le punte delle foglie dei sempreverdi di un malinconico giallino, testimoni di un gelo recente.
La caldaia, come previsto, non vuol partire.
Non si sa se sia meglio stare in casa alla temperatura di otto gradi o stare fuori alla temperatura di otto gradi, maledicendomi perché improvvida non ho portato i guanti.
Dopo un’ora di tentativi la caldaia, mezza smontata, resta accesa e per dar tempo alla casa di scaldarsi un poco partiamo per un sopralluogo.
Desolazione per lo scempio al territorio: case e grattacieli in costruzione ovunque, strade che intersecano strade costellate da rotatorie nelle quali troverebbe posto un condominio, mucchi di terriccio e sabbia depositati in mezzo ai campi forse in attesa dell’erosione eolica.
Meglio concentrare l’attenzione sul Sile. Nel suo lento procedere verso il mare si porta via il riflesso delle case variopinte e dei salici piangenti appena velati di un verde chiarissimo; gruppetti di anatre e qualche cigno lo solcano incuranti del freddo (solo l’idea di toccare l’acqua del fiume mi fa rabbrividire), gabbiani che sembrano galline accovacciati sulla riva, un’intrepida gazza cerca di volare e viene sospinta dal vento come una barca alla deriva, qua e là macchie di giallo di fiori acquatici che non riesco ad identificare.

Meglio concentrare l’attenzione sulla laguna a cui il grigio del cielo fa assumere sfumature d’argento, bordata da canne ormai secche che ancora resistono al vento ondeggiando piano, con cespugli bassi e isolotti brunastri a ricordare che è solo cugina del mare, con le dame di legno corrose dalla salsedine e minate dai lamellibranchi in inutile attesa di barche altrettanto minate

Il risveglio
La nebbia (qui la nebbia c’è tutto l’anno) comincia a dissolversi sulla campagna arata.
Il vento fa sbattere una contro l’altra le rigide foglie delle palme producendo un suono cadenzato e secco, tra i rami ancora spogli si vedono i nidi degli aironi ma sembrano abbandonati, il verso di un uccello invisibile si alterna ai latrati di un cane.
Il tempo sembra sospeso ma una fitta alla tempia mi riporta alla realtà: comincia la mattina e ho già il mal di testa, probabilmente manca ossigeno, l’umidità non è adeguata, la temperatura è secondo gradiente decrescente dal soffitto al pavimento.
Infatti la testa ha caldo e i piedi sono gelati.
Appena apri l’acqua calda la caldaia si spegne; bisogna scendere a controllare se il gatto è ancora vivo, pulire il ripostiglio dove l’abbiamo messo e farsi massacrare la mano nel tentativo di fargli inghiottire l’antibiotico.
La sistemazione della mansarda dove stiamo è piuttosto rapida (vantaggio dei 40 metri quadrati scarsi) e soprattutto tra le nuvole si comincia a vedere l’azzurro e forse apparirà anche il sole.

Uscita
Ma il sole spaventato dal vento sferzante si nasconde dietro nuvole sempre più scure.
Prima che piova le femmine di casa mi trascinano verso la spiaggia.
Si deve attraversare un tratto di pineta costellato da casettine microscopiche, tutte chiuse e in disfacimento.
La vita frenetica del centro qui arriva soltanto verso maggio a soffocare gli scricchiolii e a disperdere le essenze delle conifere.
Osservo le pigne pendule, gli aghi disseccati e penso che se i miei occhi fossero quelli dei miei alunni, sarebbe molto più semplice farsi capire da loro.
La spiaggia bagnata permette di camminare senza sprofondare, l’aria sempre più vigorosa ti scaglia lame d’acciaio sul viso, qualcuno in lontananza sfida le onde avvicinandosi al limite della marea.

Anche noi allora possiamo, anche noi a rischiare l’inondazione delle scarpe alla ricerca dei cadaveri dei molluschi dei quali non sapremo poi che farcene, a sfidare i cartelli di divieto per raggiungere l’estremità dei moli, perché bisogna stare lì ferme ad aspettare che la nostra immagine venga immortalata tra le ondate, con i capelli alla “Crudelia De Mon” ormai insensibili anche al freddo.
Orme dirette verso ovest, scritte incise sulla battigia, rami e rametti intrecciati a sacchetti di plastica, cocci di vetro non ancora levigati dalle onde.

Il mare di un verde-grigio screziato di schiuma bianca abbandona sulla riva bolle in rincorsa una dell’altra che sembrano piccole meduse perse in un gioco infantile e sembra urlare al mondo la sua rabbia per la frenata a cui lo costringe il fondale.
Cominciano anche a cadere gocce di pioggia.


Riti pasquali
Il parroco di Rosciate tutti gli anni ripete che la funzione più importante per i fedeli è la veglia pasquale e invita in modo pressante tutti a parteciparvi.
Evidentemente il messaggio qui è diverso perché la sera del sabato in chiesa restano parecchi posti vuoti mentre la domenica mattina la calca è tale che ci si fa largo con estrema difficoltà.
Per non fare torto a nessuno noi partecipiamo ad entrambe.
Certo è che mantenere atteggiamento consono alle circostanze diventa difficile quando per tenere acceso il braciere posto sul piazzale, più che legna e carbon
e serve un liquido infiammabile non meglio identificato, quando il vento si diverte a lanciarti addosso briciole infuocate cambiando direzione ogni volta che cambi la tua posizione, quando l’incenso non vuol saperne di cominciare a mandare fumo. Perfetto sincronismo in seguito, al punto che abbiamo corso il rischio di non poter sentire la lettera di S. Paolo ai Romani se con voce baritonale il lettore non si fosse imposto, soverchiando le parole del parroco.
E nel frattempo già le campane suonavano a gran festa annunciando la resurrezione nonostante fossimo ancora un poco in ritardo.
Un’ultima segnalazione: dovevano essere celebrati anche tre battesimi. Per le due bimbe i genitori hanno scelto il nome di due sante ma per il maschietto il nome scelto è stato Brando. Lontanissimo da me il pensiero di esprimere qualsiasi giudizio relativamente ai nomi: mi sono solo chiesta dove avessero tratto ispirazione e l’unico riferimento a cui ho pensato è stato quello di un famoso attore. Dovrò controllare perché ero convinta che Brando fosse il cognome.
Oppure l’intenzione era di farne un feroce combattente.
Probabilmente anche il parroco deve essere rimasto un po’ perplesso perché pur chiamando il bimbo Brando per tutta la celebrazione, al momento di bagnargli la fronte con un filo di voce oltre al fatidico nome ha aggiunto anche un Antonio (che tra parentesi è il nome suo). E non è stato possibile non ricordare Don Camillo al battesimo del figlio di Peppone, a quel Camillo aggiunto dopo Lenin.
I genitori a dire il vero sono rimasti impassibili ma che altro potevano fare lì sull’altare?
Mi resterà sempre il dubbio che sia stato un colpo di mano del parroco, almeno finchè non avrò il coraggio di chiederglielo.

Note finali
Qui l’aria deve essere sicuramente più pulita che da me perché i tronchi degli alberi sono completamente tappezzati di licheni, verdi, grigi, gialli. Le betulle e i platani hanno i tronchi bianco-beige, proprio adatti alla Biston betularia originaria anche quando sono in età avanzata.
C’è poi acqua dovunque: oltre al Sile che sfocia a ovest c’è il Piave che sfocia ad est e nel mezzo un largo canale, il Cavetta a farne il collegamento; a questi si aggiungono una miriade di canaletti e canalini che solcano tutto il territorio e che generalmente vengono tenuti sgombri dalle canne ma si rivestono di tante foglioline verde chiaro,”le pulci d’acqua” e di giacinti acquatici.
Un paradiso per le rane e le zanzare che d’estate più o meno rumorosamente possono interrompere il riposo, un paradiso per i reumatismi che data la mia età cominciano ad affliggere tutte le articolazioni.
Ma tutto sommato perdersi nella nebbia, guardare l’acqua scorrere lentamente, osservare i cerchi che la pioggia disegna allargarsi a formare figure di interferenza sospende il tempo e la frenesia dei giorni normali appare un ricordo lontano.
Domani si ricomincia: bagagli da preparare, borse traboccanti di vestiti da mettere in lavatrice, tutto da risistemare, nervosismo e arrabbiature…ma domani potrebbe anche non arrivare.

Ritorno
Cronico ritardo sui tempi a cui ormai nessuno fa più caso.

La pioggia battente di stanotte deve aver stanato tutti gli aironi dai loro rifugi: alcuni immobili e gonfi non ti guardano nemmeno, incuranti del traffico alle loro spalle, altri più slanciati si alzano a compiere ampi giri quasi planando.
Un arrivederci a tempi con temperature più miti.
Sullo sfondo Venezia coi suoi campanili, facili da riconoscere Burano e Torcello
Una fiumana d’auto che scorre, dimentica delle norme del codice stradale.
E poi il blocco: mezz’ora per percorrere cinque chilometri; casello di Peschiera e decisione avventata: uscita e subito coda.
Due ore per percorrere una ventina di chilometri mentre sullo sfondo l’autostrada sembra ormai sgombra.
Indicazioni stradali approssimative, giri e rigiri e siamo sempre più o meno allo stesso punto: rientro in autostrada e viaggiando a settanta all’ora sembra di volare.
Arrivo e record probabilmente imbattibile: ben cinque ore per percorrere 250 Km

giovedì 20 marzo 2008

Auguri

A tutti i lettori i più cari auguri di

Buona Pasqua

e un arrivederci alla settimana prossima


Mi aspetta la trasferta all'abitazione al mare: riposo assoluto come può esserlo quello che comporta tutti i preparativi, figli dallo sguardo arcigno perchè loro avevano altri programmi e li obblighiamo sempre a venirci dietro, auto sulla quale non si può fare affidamento ma si spera regga tutto il viaggio, gatto al seguito con tutti i suoi problemi perchè non lo si può abbandonare qui, tempo che nel nord est prevede bora e pioggia, arrivo in una casa disabitata da sette mesi con l'incognita del riscaldamento che non funziona quasi mai quindi magari staremo al freddo e senza acqua calda, un giardino da sistemare a colpi di machete, probabili infiltrazioni invernali con conseguente crescita di muffe varie (servissero ancora potrei portarmele a casa per il laboratorio), risentimento acuto nei confronti degli altri comproprietari (la nostra quota è meno di quaranta metri quadrati, il resto di mia suocera e dei miei cognati) che quando vanno al mare trovano già tutto sistemato ma guai a far cenno velatamente alla faccenda. Mettiamo in conto anche imprevisti nuovi perchè ogni anno ce ne sono.

Magari riuscirò anche a vedere il mare..non basta guardare dalla finestra perchè distiamo almeno un chilometro (a mio suocero non piaceva la confusione e quindi la casa è quasi in aperta campagna, e se ciò non comportasse la coabitazione con miliardi di zanzare non sarebbe neanche un inconveniente durante l'estate, ma in primavera è essere dispersi nel nulla).

Descritto così sembra più la discesa di Dante all'inferno che la gita pasquale..ma chi mi conosce sa che sono solo io ad essere un'eterna brontolona e che la realtà è sicuramente più piacevole.

Pensiero pasquale


Quando ti sembra che tutto ti crolli addosso

quando il terreno ti frana sotto i piedi

quando stai precipitando e angosciato non trovi nessun appiglio, nessun aiuto

quando chi ti circondava ti ha lasciato solo con le tue debolezze e le tue miserie

e vorresti gridare "basta! mi arrendo, esistenza feroce mi hai sconfitto"


sappi


che tanti altri si sentono come te

rileggi la Passione

se persino il Figlio di Dio si è sentito abbattuto, è stato tradito e abbandonato

e, pur potendo arretrare, è andato avanti

anche tu devi trovare la forza di farlo.

Perchè dopo la notte c'è l'alba,

dopo la Passione, dopo la sconfitta c'è stata la Resurrezione.

Il filo della speranza non può essere spezzato,

sarà sottile, sarà fragile, ma tanti esili fili intrecciati fanno una corda tenace.

Solo 40 ore di buio a fronte di un'eternità di luce.

mercoledì 19 marzo 2008

Politica

Resoconto di una serata anomala.

Consorte: " Domani non c'è scuola, quindi potresti venire alla riunione X, così ti distrai un po'"

E si parte: destinazione paese di periferia, tema trattato la famiglia, relatori una senatrice e un deputato.

Seduta in mezzo a tante persone sconosciute, aspetto pazientemente che il consorte, salutato l'amico di gioventù, discusso del più e del meno con i diversi conoscenti, conferito con il responsabile organizzativo del partito, scambiate due chiacchiere persino con l'autista e i carabinieri, si decida a venirmi a recuperare (ecco perchè in genere alle sue riunioni non vado mai).

Nota positiva: per lo meno i relatori sono in perfetta sintonia con quanto penso, le risposte ai quesiti, le stesse che darei io (nella sostanza perchè come dialettica sono molto più bravi di me).

Partenza verso altro paese, stavolta il tema trattato è l'economia.

Arriviamo giusto il tempo per il dibattito tra statalismo e liberismo, giusto il tempo per salutare altri due deputati e portarne a casa uno.

Riflessione sulla politica: la mia conoscenza è molto limitata, probabilmente esistono storture, privilegi, interessi privati prioritari rispetto al bene pubblico però i deputati che conosco io non sono così. Sono persone che credono in quello che fanno e si impegnano per gli altri, sono persone che partecipano ai lavori parlamentari con assiduità, che, la sera, tornano sul territorio a contatto con la gente che li ha eletti non solo in campagna elettorale, le cui cene a volte sono un panino tra uno spostamento e l'altro.

La facile demagogia, il trascinare la folla in movimenti più o meno strumentalizzati non irrobustiscono la democrazia. Diffido molto dei "guru" liberatori dalle caste.

Mentre sui sedili anteriori si dibatte di chissà cosa, io guardo fuori dal finestrino: e mi dispiace essermi persa tante volte il paesaggio notturno: strade semideserte, lampioni ad illuminare il vuoto, macchie di alberi fioriti come bagliori nel buio.

Sembra un mondo disabitato, anche l'aria sembra magica.

martedì 18 marzo 2008

Dentista


Pomeriggio ore 16.15: appuntamento dal dentista per la terzogenita.

Poichè tutti si defilano sempre quando ci sono incombenze domestiche, non resta altro da fare che armarsi di santa pazienza e passare due ore e mezza nello studio del nostro dentista.

Non dovrei lamentarmi perchè è passato del tempo dalla mia ultima visita quando ogni due-tre settimane, vuoi per carie, vuoi per "baffo", vuoi per apparecchi vari, ero praticamente ospite fissa.

Non che si siano diradate le visite, solo che almeno i grandi adesso si arrangiano.

Conosco ormai a memoria tutto lo studio: salendo, sui gradini delle scale, si possono osservare bellissimi esemplari di ammonite; all'entrata ti accoglie un corridoio piuttosto lugubre e l'odore caratteristico degli studi medici; la sala d'attesa ridipinta di arancione è più radiosa, grazie ad una parete di vetri. Quadri alle pareti di dubbio gusto, riviste di motori o di pettegolezzi (tutte molto interessanti), giochi e lavagnette per distrarre i bambini, musica di sottofondo di un'imprecisata emittente, interrotta ogni mezz'ora da brevi notizie.

Durante le infinite attese, in questa stanza, ho preparato lezioni, verifiche, domande per interrogazioni; ho corretto compiti e pianificato settimane intere sull'agenda.

Sempre meglio qui che stesa sulla poltrona sotto lampade accecanti, fra gli stintillii metallici dei ferri, tra luci ultraviolette per sterilizzare strumenti, ronzii del trapano della sala accanto e un acquario virtuale sul quale concentrare la propria attenzione per sentire il dolore più ovattato.

Non voglio nemmeno pensare al mal di denti, alle devitalizzazioni, alle estrazioni dei terzi molari messi di sbieco a premere sugli altri denti, agli ascessi purulenti o anche al semplice detartraggio.

E infatti, salutando il dentista cerco di tenere la bocca appena appena aperta, prima che colga chissà quale intervento da effettuarsi con urgenza.

Non che assomigli al destista della "Piccola bottega degli orrori", film per altro spassosissimo, però con i dentisti non si sa mai.

lunedì 17 marzo 2008

Riconoscimento rocce




Da poco abbiamo concluso in quinta lo studio delle rocce, con la descrizione delle loro caratteristiche fondamentali e, in laboratorio, l'osservazione degli aspetti più significativi.

Oggi siamo tornati in laboratorio: ho affidato a ciscun alunno un campione.

Si doveva procedere al riconoscimento, descrivendo su un foglio da consegnare come e perchè si era arrivati ad identificare la roccia.

Dopo un primo sbandamento (ma profe sono tutte uguali), vedendo con quale impegno e entusiasmo gli studenti si sono "lanciati" nell'impresa, felici di essere la classe-cavia di questo nuovo tipo di verifica, mi sono pentita di non averlo fatto anche l'anno scorso, quando abbiamo studiato i tessuti e osservato i vetrini al microscopio (me ne ricorderò per la prossima quarta).

Nel complesso, la prova è stata positiva: soltanto in tre non sono stati sufficienti.

Hanno ragione le mie colleghe: col procedere dell'età sto diventando troppo buona.

domenica 16 marzo 2008

30 anni

Anniversario rapimento Aldo Moro.
Discussione a tavola: possiamo noi dire sia stato giusto o sbagliato non cedere ai brigatisti?
La vita di un uomo vale l'integrità dello Stato?
Ha significato chiedersi l'evoluzione di una scelta diversa?
Chi può affermare sia stata la scelta più opportuna, seppur dolorosa?
Tristezza per l'angoscia del prigioniero, per la disperazione della moglie e dei figli, per una vita spezzata.
Noi, studenti liceali, per le strade, forse smarriti a gestire un tumulto interno, forse alla ricerca di risposte dagli adulti.
Commento disincantato a rompere un'atmosfera: "Certo che per voi ogni occasione era buona per non fare scuola"
Cinismo o semplicemente il riflesso di questi tempi?
Succede ai messaggi che cerco di trasmettere, agli ideali in cui credo, di finire nell'arido deserto a morire infelici.
Ma a volte anche i deserti fioriscono, magari è solo questione di tempo.

sabato 15 marzo 2008

Torta di cioccolato



E' sabato pomeriggio, fuori è tutto grigio e la temperatura è bassa. Il giardino avrebbe bisogno di un po' di cure ma rimando ad una giornata più gradevole.

Dedichiamo quindi l'oretta di pausa alla preparazione di una torta.

Quella che faccio più spesso e mi viene meglio è la torta di cioccolato, seguendo la ricetta che mi ha passato qualche anno fa una collega del Sarpi.

Come cuoca, ad ascoltare i miei estimatori casalinghi, lascio molto a desiderare.
Il piatto più elaborato che ho mai preparato sono le lasagne, circa due volte all'anno.
Per il resto nei giorni feriali si va a surgelati e la domenica polenta e arrosto, scelti perchè basta accendere il fuoco e poi procedono da soli.
Capita talvolta di scodellare cibi immangiabili: le sogliole cotte nel forno a microonde possono servire giusto a chi deve stare a dieta, cuocere le tagliatelle aggiungendo zucchero al posto del sale conferisce loro uno strano sapore (per fortuna metto pochissimo sale e quindi c'era pochissimo zucchero e sono state mangiate lo stesso), le varianti rispetto alle ricette canoniche sono degli azzardi ma nella mia cucina non ci sono mai gli ingredienti giusti quando servono.

La torta di cioccolato, dopo la prima volta, quando per un errore di valutazione dei tempi di cottura non si riusciva a rompere nemmeno con il batticarne, invece è veramente buona.

In un pentolino vanno fusi insieme 2 etti di cioccolato fondente e 1,5 etti di burro. Nel frattempo bisogna mescolare energicamente 2 etti di zucchero a velo, 4 tuorli, un cucchiaio di Maizena e una bustina di vanillina. A parte vanno montati a neve i 4 albumi. Si amalgano il cioccolato fuso al resto e con estrema delicatezza, girando un cucchiaio di legno sempre nella stessa direzione si incorporano gli albumi. Meno si è violenti e più soffice verrà la torta. L'impasto va posto in forno preriscaldato a 180° e fatto cuocere per 30-40 minuti.

Dopo questo post di cucina on line preparerò un intervento tecnico sul cioccolato, perchè dopo tutto sono un'insegnante di scienze.

venerdì 14 marzo 2008

La stanza dei bottoni


Ore 13 meno due secondi.

Pronta a scattare, come al solito del resto, perchè mentre ancora la campanella sta suonando, devo essere in auto.

Tempo a disposizione un'ora circa.

Partenza più o meno a razzo, la mia auto non rispetterà mai i parametri di consumo del costruttore, direzione centro città.

Troppa fretta per rispettare l'arancione, e poi avevo già quasi impegnato l'incrocio, e nel giro di circa due minuti sono nei pressi del Lussana ad aspettare il secondogenito da portare a casa. Il quale sostiene sempre che devo essere io a rubare sui minuti perchè si "precipita" fuori da scuola ma nonostante questo non arriva mai e nel frattempo i minuti avanzano sull'orologio.

Cambio di direzione e via verso il paesello con autobus che vanno al rallentatore, semafori che devono avere sensori speciali per far scattare il rosso giusto quando arrivo io, attraversamenti pedonali stracolmi di studenti e i soliti lavori in corso che non mancano mai.

Parcheggio, entrata in cucina e accensione del fornello.

"Sclerata" solita alla più piccola che non ha ancora apparecchiato il tavolo, sogliole gettate nell'olio a friggere, occhiata all'orologio: sono già le tredici e ventisette.

Pranzo luculliano in circa trenta secondi, obbligando tutti ad essere altrettanto rapidi se vogliono che lavi i piatti e basta questo per ritrovare il lavello pieno. Con una mano lavo i piatti e con l'altra bevo il caffè, e dovrei assolutamente evitarlo per la pressione, per il cuore, per il "nervoso".

Ripartenza, sono le tredici e quaranta e finalmente alle quattordici in punto busso alla porta della stanza dei bottoni.

Da quest'anno abbiamo il nuovo dirigente, persona squisita ed estremamente disponibile, col quale, dato il mio ruolo di responsabile commissione Pof, devo regolarmente convenire onde stendere il documento per l'anno prossimo. Documento la cui stesura mi sembra sempre più un obiettivo irraggiungibile e non voglio immaginare gli infiniti collegi per la sua approvazione.

Chissà se il nostro preside ha mangiato nel frattempo e quasi mi dispiace aver fissato l'appuntamento a quest'ora, perchè a vederlo mi sembra un poco provato. Dopo due minuti capisco anche perchè: al di là della parete un non meglio identificato gruppo di aspiranti artisti sta provando un non meglio identificato spettacolo con strumenti che invece si identificano immediatamente: batteria e chitarre a tutto volume.

Con stoica sopportazione il preside riesce anche a ragionare in mezzo a tutto quel fracasso mentre io cerco di capire almeno qualcosa delle correzioni al documento sui criteri di valutazione, qualcosa sull'organizzazione dei recuperi per l'anno prossimo.

Mi sforzo anche di prendere appunti perchè il documento originale è tutto da rivedere, con spostamenti di interi paragrafi.

Compaiono le partizioni: questa è la parte 1, questa sarà la 2, questa la 3 ma poi c'è un'altra 2 che diventa 2B rispetto alla 2A di prima e poi anche la 2C e la 2D. Ormai ho perso completamente l'orientamento nel labirinto che sta diventando il documento e la musica continua, e continua.

Cerco di seguirla per individuare una possibile melodia, impresa disperata, mentre il nostro dirigente come nulla fosse continua a illustrarmi chissà cosa ormai.

Alle 15 comincia la riunione dei dipartimenti quindi, raccattati tutti i fogli, rimandando alla serata la decodificazione di quelli che ormai sembrano solo geroglifici, finalmente esco dalla stanza dei bottoni.

La riunione con i colleghi di scienze sarà particolarmente noiosa ma almeno senza sottofondo musicale.

Mentre esco riguardo il nostro dirigente, condannato a rimanere nel suo ufficio, e penso alla mitologia greca: accanto a Tantalo, accanto a Sisifo, accanto a Prometeo troverebbe benissimo posto anche lui. Non lo conosco così a fondo ma per subire tale supplizio chissà quali gravi colpe deve aver commesso.

Certo è che ha una pazienza e una sopportazione infinite.

giovedì 13 marzo 2008

Visita Ditta Lorenzi


Per concludere il corso pomeridiano "La chimica a tavola" oggi era in programma la visita al salumificio Lorenzi a Comun Nuovo.
I 13 ragazzi e l'assistente di laboratorio dovevano trovarsi alle 14.20 direttamente presso la ditta.
Tutta la fase preparatoria, tipo orario dell'autobus per gli appiedati, trasporto su auto privata o sulle motociclette per chi poteva contarci, era stata curata nei minimi particolari a tal punto, che, come al solito, almeno il 50% delle pianificazioni è saltato allegramente.
Ormai sono rassegnata a veder saltare le previsioni, alle continue cancellazioni sull'agenda perchè il programmare tutto in anticipo serve solo a dare l'illusione di essere i padroni della propria esistenza: appurato che questa è un'illusione, come tante altre, non me la prendo più.
Gli avvenimenti rotolino uno sull'altro, mi scanserò, se è il caso, per non essere travolta. (tutta una finta perchè mi innervosisco lo stesso).
Nella mia pianificazione assoluta, partendo da casa, mi ero già fatta accompagnare sul luogo per verificare tappa, tragitto e tempi di percorrenza.
Era solo sfuggito il particolare che il traffico della domenica non è equivalente a quello del giovedì pomeriggio e che sul percorso in quattro giorni sono stati aperti altrettanti cantieri.
Nonostante tutto sono arrivata puntuale, anche perchè di solito parto con larghissimo anticipo.
Ad aspettarci il dott. Rigamonti, laureato in agraria, competente nel suo settore nonostante a vederlo sembrasse uno dei miei studenti.
Ricompattato il gruppo, con soli dieci minuti di ritardo, è iniziata la visita.

E' la visita ad un salumificio: vi arrivano i pezzi di carne, devono essere appesi ad uncini per la pesatura, tagliati ancora freschi perdono sangue, l'odore della carne non richiama la primavera, la temperatura deve essere mantenuta bassa per evitare putrefazioni accelerate.

Non potevamo aspettarci qualcosa di diverso...però tra quei ganci acuminati, tra quelle celle frigorifere sinistre, tra macchine per siringature di prosciutti con aghi iniettanti salamoia lunghi almeno quaranta centimetri, macchianri per tritare, per insaccare, per impastare, per sterilizzare, il primo e persistente mio pensiero è stato: "contesto ideale per ambientare un bel thriller".
Magari, sentiti gli interventi e i commenti dei soliti alunni che non maturano neanche posti al sole, anche le vittime erano già lì a disposizione. (prendetela come una battuta ma evitate di indagare fino a che punto sia solo una battuta)

Secondo pensiero: "Mi sa che Kafka per scrivere la Colonia Penale si è ispirato ad un salumificio".

Avrebbe meritato un po' più di tempo la descrizione dell'attività di laboratorio dove vengono controllate la composizione chimica e la carica microbica presente nei prodotti, sia al momento del confezionamento sia dopo la data di scadenza. (tra l'altro unico locale caldo visitato)

Essendo pomeriggio l'attività era fortemente ridotta ma un filmato finale ci ha mostrato tutte le fasi della lavorazione di prosciutto cotto, mortadella, salame, pancetta e wurstel.

In perfetto orario siamo ritornati all'aria aperta e tiepida, ciascuno verso la propria meta.

Il mio giudizio sull'attività è positivo, quello degli alunni non è dato saperlo perchè alla domanda diretta in genere non rispondono mai la verità.

mercoledì 12 marzo 2008

Annalisa




Ho appena sentito per telefono la mia penultima nipote, appena rientrata in Italia, e le ho promesso di dedicarle un post.

Due anni fa, con il programma intercultura, è stata per sei mesi circa ospite di una famiglia cilena e appena finito il liceo artistico, ha deciso che fosse il momento giusto per ritornare a far la vagabonda. Non so quanto il tipo di scuola possa influire sulle persone già per loro natura un poco strambe, certo è che gli studenti del liceo artistico è abbastanza facile riconoscerli anche solo dall'aspetto. Se lasciati liberi poi di effettuare scelte, coraggiose o azzardardate a seconda di chi giudica, non ci si stupisce che appena finita scuola si sia impegnata in una serie di lavoretti estivi giusto per accumulare il capitale necessario a partire.

Così per due - tre mesi è andata su e giù per l'America meridionale. Breve ritorno a casa, forse per due giorni. Ripartenza per la Svezia e non ho capito se toccherà anche la Norvegia prima di fermarsi qualche mese in Australia. Poi penserà all'università.

Da questa pagina, le mando un affettuoso saluto.

Un po' di invidia? Credo di no: tra le mie due anime, quella conservatrice e razionale e quella rivoluzionaria e sentimentale, ha sempre vinto la prima.

martedì 11 marzo 2008

Il ritorno




Il ritorno dello Jedi? No, il ritorno del gatto.

Ieri sera, sul tardi, riparto per poter finalmente recuperare il gatto.

Riparto, perchè di tentativi di rientro a casa ce ne erano già stati nei giorni precedenti, tutti evidentemente con risultato negativo.

Questo perchè il calcoletto sembra non volersi sciogliere a nessun costo ed avere una spiccata predisposizione per infilarsi a bloccare l'uretra.

Ormai avevo deciso, perchè va bene l'amore per gli animali, va bene non spezzare il cuore dell'ultima figlia, legittima proprietaria del gatto, ma esiste una gerarchia di priorità e valori e su questo non posso transigere.

Accettare quindi la proposta delle due veterinarie di fare una ecografia e l'eventuale intervento chirurgico onde rimuovere il calcolo era proprio fuori discussione.

O con l'idonea alimentazione, sulla quale comunque nutro forti dubbi, il precipitato di calcio si scioglie oppure farà il suo corso la selezione naturale.

Sembrerà cinico ma ci sono decisioni che vanno prese con una certa determinazione, con buona pace delle veterinarie mielose all'inverosimile e più simili al gatto e alla volpe di Pinocchio che ad altro.
Risultato: gatto dimesso.

Il soggiorno dal veterinario gli è nuociuto parecchio, perchè prima non lo si sentiva mai e adesso continua a miagolare. Lo devono anche aver tenuto a dieta ferrea perchè l'unico modo per farlo tacere è dargli da mangiare.

"Va tenuto in casa per almeno quindici giorni": mi è bastata la notte e la mattinata perchè, notoriamente calmissima, presa da leggera impazienza non lo rimandassi nel suo habitat naturale, libero di girare per il giardino come ha sempre fatto.

Finestre spalancate, per fortuna oggi c'è il sole, a far dimenticare le tracce del suo soggiorno.

Rientrerà quando avrà di nuovo il dono della continenza.

Insegnamento da trarsi da tutta la vicenda: invece che fermarmi al second'anno con all'attivo una decina di esami, mi conveniva forse finire il corso di laurea in veterinaria?

No, sicuramente no, vuoi mettere la soddisfazione ad interrogare gli alunni, sempre così preparati, piuttosto che passare la vita in un ambulatorio veterinario?

lunedì 10 marzo 2008

Sistematica

Oggi lezione in laboratorio.

Probabilmete le mie classi sono le uniche in tutto il Liceo a dover studiare la sistematica.

Questo perchè la loro insegnante è profondamente convinta che uscire dal liceo scientifico senza avere un'idea di quale sia la differenza tra una lucertola e una stella di mare, tra una conifera e una felce, tra una muffa e un lichene sia imperdonabile.


Quanto siano contenti gli alunni di doversi imparare a memoria un'infinità di nomi è meglio non chiederlo, però l'attività di laboratorio di solito li vede partecipare spumeggianti (un'ora di meno in classe nel bilancio della loro giornata).

Così, quando abbiamo studiato i Protisti e si sono dovuti allevare per una settimana i Parameci l'hanno fatto con scrupolosa osservanza delle disposizioni date. Ripagati poi dal rotolare frenetico sul vetrino dei nostri ciliati.

Per oggi dovevano invece coltivare muffe e procurarsi ogni genere di vegetale.

Complice il tempo settembrino i campioni portati in laboratorio erano molto scarsi e va fatto un encomio speciale all'alunno che mi ha portato mezzo bosco, con terriccio e probabili vermi compresi.

Di significativo per tutti gli altri non c'era molto oppure sarà stata la "luna storta" dell'insegnante a non far apprezzare l'impegno.

Per lo meno hanno osservato le varipinte colorazioni delle muffe e toccato almeno una volta un muschio, una felce e strobili a diverso grado di maturazione.

Peccato per le primule, i narcisi, i ciclamini e i fiori di altre bulbose non meglio identificate che sono finiti sventrati alla ricerca di ovari, pistilli e gametofiti.

Con tutti i fiori che ci sono potevano però almeno per quelli essere un po' meno parchi.

Speriamo nell'altra classe seconda.

domenica 9 marzo 2008

Veleni



Preparando l'ennesima verifica di chimica leggo dal testo: le api hanno veleno acido, le vespe veleno basico.

Decisamente troppo generico per soddisfare chi, anni fa, ha seguito un corso di aggiornamento al Museo Caffi relativo ai veleni nel regno animale.

Diligentemente di quel corso mi sono appuntata i contenuti, ma trovare gli appunti sarebbe un'impresa disperata anche per Indiana Jones, tra mucchi di tutto sparsi dappertutto.
Inutile anche cercare la dispensa usata l'anno scorso per il conseguimento dell'autorizzazione per l'acquisto di presidi sanitari nocivi, tossici e molto tossici (giusto per mescolarli con opportuni reagenti di laboratorio nel caso mi cogliesse l'impulso di avvelenare qualcuno).
Non sia mai che ci si arrenda così presto.

Arruolato il figlio maggiore parte la ricerca in google, anche se dovrà essere interrotta presto perchè man mano i figli crescono, diventano sempre meno servizievoli.
Dovrei pubblicare un annuncio per l'assunzione di un segretario il quale dovrebbe però accontentarsi, come compenso, della mia vicinanza. Ma dubito fortemente che detto annuncio abbia successo.

Riassumo quanto di più significativo è emerso, in relazione alla composizione dei veleni.

Ape: mellitina (peptide non meglio identificato), cardiopeptide, ialuronidasi, fosfolipasi, esterasi (tutti enzimi demolitori) e acidovanilmandelico (acido alfa4diidrossi3metossibenzenacetico: peccato quest'anno non abbia studenti di quarta cui chiedere di disegnarmi la formula).
Vespa: istamina, serotonina, acetilcolina, dopamina, noradrenalina, ialuronidasi, fosfolipasi, colinesterasi, proteasi.
Già che c'ero ho dato un'occhiata anche ai veleni di animali che potrebbe capitare di incontrare.
Vipera: fosfolipasi, amminoacidoossidasi, deossiribonucleasi, ribonucleasi, endopeptidasi, enzimi trombinosimile (effetto coagulazione del sangue)
Latrodectus tredecimguttatus (con 13 macchie rosse, altrimenti detta malmignatta, uno dei due ragni italiani seriamente pericolosi, parente della vedova nera, diffusa nel centro-sud): alfalatrotossina, che determina una liberazione massiccia di acetilcolina con distruzione delle vescicole sinaptiche (semplificando: blocco del sistema nervoso)
Meduse: ipnossina, talassina, congestina identificate da C. Richer che per questo fu insignito del premio Nobel nel 1913. Trovare notizie più precise non è stato possibile anche per la diserzione del mio aiutante (in realtà ha resistito anche troppo).
Bene, adesso che ci siamo documentati possiamo dire che quanto riportato sul testo di chimica corrisponde al vero.
Serva questo per far capire agli studenti cosa significa non accettare a priori quanto viene detto o viene letto, soprattutto se la fonte è la loro insegnante di scienze.

sabato 8 marzo 2008

Mimose


Mimosa ovunque stamane: negozi colorati di giallo, banchi colorati di giallo, lavagne colorate di giallo.

Auguri scambiati per rito, perduti nel tempo il 1908, il 1909, il 1912, rimane una giornata piegata ad altri interessi.

Non voglio la "festa" di un giorno, non voglio polemiche a oltranza. Su altri sentieri si costruiscono dignità e rispetto.

Ho un solo rammarico.


Tutti i fiori sono splendidi, ma la mimosa per me è molto speciale.

Tanti, tanti anni fa era uso far trascorrere ai bimbi i mesi invernali in "colonie" sulle coste liguri, ove il clima più dolce poteva contribuire a risolvere malattie respiratorie.

Così per tre anni consecutivi (dai sei agli otto anni) da dicembre a febbraio me ne stavo tra le pinete di Bordighera e Varazze, lontana da tutti e da tutto, a respirare aria salubre tra tanti coetanei festosi (la camerata, la sera, era un unico pianto), tra signorine risolute e infermiere solerti (metà del tempo l'ho trascorso in infermeria fabbricando anticorpi contro ogni tipo di malattia).

Ma ad un tratto si colorava tutto di giallo, il profumo delle mimose era ovunque: inarrestabile la primavera, avvicinandosi, ti portava in dono il rientro a casa.

Sarei tornata lo stesso, anche senza la fioritura delle mimose, ma quello era il segnale più chiaro e questo legame infantile e affettivo è rimasto.

Ma per la "festa" della donna, non potevano scegliere qualche altro fiore?

venerdì 7 marzo 2008

Quando la fine?














Anche oggi immagini di dolore ci scorrono davanti, così come ieri, come la settimana scorsa, come sempre.
Non è la Madonna di Michelangelo, liscia, bianca, perfetta che stringe tra le braccia il figlio morto, ma dai suoi occhi filtrano il dramma e la disperazione, l'agitazione che l'attornia le arriva ovattata, la mente ghiacciata rifiuta i pensieri, sa solo stringere suo figlio.
E non fa differenza se il figlio è ebreo o palestinese, l'angoscia muta è la stessa, la lacerazione dell'identità la medesima.
Sa chiedersi solo perchè, infiniti perchè che si rincorrono nella terra di latte e miele.
Quest'estate mi sono fermata solo sette giorni; da turista è impossibile in così breve tempo leggere la realtà circostante.
Però le abitazioni scrostate o incompiute, le divise smunte dei soldati, i ragazzi che assillanti volevano venderti la loro acqua gelata li ho visti solo a Betlemme, gli agglomerati di case sorti dal nulla a predare territori spartiti erano costruiti da alcuni soltanto, solo al nostro autista, che era arabo, è stato impedito l'accesso all'aeroporto.
A Gerusalemme, invece, i ragazzi-soldato strappati da casa e obbligati alla leva sembravano allegri fare foto ricordo al muro del pianto, rimuovendo per poche ore l'incubo di trovarsi in un check-in distrutti dalla tensione e dalla stanchezza a dover decidere se sparare a chi ti viene incontro, perchè forse imbottito di esplosivo. O, alle fermate degli autobus, la gente far la coda allontanando il pensiero che forse quello sia l'ultimo viaggio e soldati a terra per individuare sotto le automobili possibili bombe.
Esiste una via d'uscita quando rancore ed odio si alternano nel cuore dell'uomo, quando il confine tra giustizia e ingiustizia si sfuma a tal punto da trovarsi circondati solo da nebbia?
Non so la risposta, non conosco rimedi.
Vorrei solo che nessuna mamma mai stringesse tra le braccia un figlio morto.

giovedì 6 marzo 2008

Assemblea di Istituto


Oggi nessuna lezione: in Istituto si sono svolte le attività sostitutive dell'Assemblea prevista dai lontani Decreti delegati del '74.

I ragazzi si sono suddivisi in gruppi per approfondire tematiche tipo "ballo, giochi da tavolo, carte, arti marziali, playstation".

Potrebbe sembrare triste e desolante osservare come sono finite le Assemblee Generali a noi, generazione delle assemblee volanti nell'intervallo, vissuti, dopo la prima ondata di rivoluzione (troppo piccoli per capire cosa stesse succedendo), in quel rigurgito di tempi caldi tra il '75 e il '78.

Prendiamo atto che alla maggioranza dei nostri studenti interessano questi nuovi argomenti, interessa disperdersi per i corridoi, interessa una giornata di barbose lezioni in meno.

Per me, però, non è stata una mattinata sprecata: per buona sorte sono stata assegnata come sorvegliante ai gruppi del ballo (il mio, in particolare, l'hip hop, certamente scelto in base al fisico e all'età) radunati in auditorium per la visione del film "Billy Elliot", che non avevo mai visto.

Valeva veramente la pena.

La figura del padre è stata tratteggiata in modo sublime.

Dovessi scegliere la scena più bella tra le drammatiche, opto per l'abbraccio tra padre e figlio grande sul piazzale della miniera, quando per procurarsi i soldi, il padre ha deciso di rinnagare i suoi principi, mentre la scena più bella tra quelle serene è di nuovo di un abbraccio: tra padre e figlio piccolo cadendo dalla staccionata sul finire del film.

Rimane un po' l'amarezza per la sorte dei minatori e la loro lotta vana, rimane la speranza con il volo del cigno interrotto a mezz'aria.

Anche questa giornata, quindi, non è stata inutile e poi Cajkovskij assieme a Litz è uno dei miei autori preferiti

mercoledì 5 marzo 2008

Il meteo di R. Regazzoni


BgTv è una emittente locale che difficilmente guardo (come tutte le emittenti, locali o nazionali) soprattutto per mancanza di tempo e per rimanere tranquilla in quanto ciò che viene detto generalmente mi irrita.

Però c'è una trasmissione cui cerco di non rinunciare: le previsioni meteo curate da Roberto Regazzoni in onda dalle 20.35 alle 20.40 tutti i giorni.

La puntata inizia con una carrellata di fotografie, alcune molto belle, che i telespettatori inviano da tutta la provincia, seguono i suoi commenti e infine, nell'ultimo minuto, le previsioni vere e proprie.

E' molto arguto nelle sue osservazioni, dice le stesse cose che ripeto ai miei alunni ( ad esempio quando inizia la primavera meteorologica, quale è la differenza tra il vero bucaneve e l'elleboro), racconta gli stessi aneddoti che racconto io (come mai i merli da bianchi sono diventati neri).

Ciò che però mi diverte è che è un perfetto "menagramo": infatti si augura sempre che venga il freddo, che nevichi o piova, che l'inverno duri a lungo e questo è esattamente il contrario di quello che vorrei io.

Ama tanto la neve da portarne un sacchetto pieno in studio da rovesciare sulla sua scrivania e tutto gongolante guardarla rammollire e fondere.

Per fortuna, nonostante tutti i suoi riti, il più delle volte la neve se ne sta ben lontana e questo suo continuo sbagliare le previsioni me lo rende simpaticissimo.